Delta Force: Land Warrior
di
Redazione Gamesurf
Sebbene le sensazioni portanti siano ben trasmesse, non pochi dettagli vanno a inficiare un realismo che avrebbe meritato una miglior rappresentazione. Anzitutto, colpire un nemico direttamente alla testa, su una gamba o addirittura a una mano provocherà i medesimi effetti: la morte istantanea. L'interazione col l'ambiente é poi estremamente limitata, ma soprattutto l'intelligenza artificiale si dimostra realizzata con eccessiva superficialità. I movimenti dei nemici sono limitati a schemi predefiniti e affrontando una stessa missione più volte noteremo esattamente gli stessi comportamenti. I tempi di reazione sono poi estremamente lunghi e, come se non bastasse, la mira degli avversari lascia molto a desiderare. Solo il multiplayer, insomma, può garantire una sfida effettiva
UN NUOVO MOTORE
Una delle novità più importanti introdotte in Land Warrior é certamente motore grafico, che unisce la tecnologia Voxel a elementi poligonali accelerati dalle schede grafiche. L'ambiente di base é così costituito dai Voxel, appunto: colline, montagne, pianure ed elementi accessori come la vegetazione risulta costruita con questa particolare tecnica e i risultati sono apprezzabili. Il resto é invece costruito con i poligoni a cui siamo abituati. Il risultato globale, purtroppo, é solo sufficiente, soprattutto se confrontato con gli standard qualitativi attuali. Gli edifici, in particolare, mostrano evidenti lacune architettoniche, risultando oltretutto spogli nei loro interni e poco credibili. I dettagli sono praticamente inesistenti, al contrario non pochi i bug di collisione e compenetrazione tra vari poligoni, come non se ne vedevano da tempo. Le animazioni, infine, sono mal realizzate e offrono poche gratificazioni visive. Davanti a uno spettacolo appena sufficiente, però, c'é da considerare la relativa agilità del motore grafico, che riesce a destreggiarsi anche con macchine ormai superate. Risultati migliori sono stati raggiunti nel comparto audio, dove gli effetti sono convincenti e il sistema di riproduzione tridimensionale ben gestito.
UN NUOVO MOTORE
Una delle novità più importanti introdotte in Land Warrior é certamente motore grafico, che unisce la tecnologia Voxel a elementi poligonali accelerati dalle schede grafiche. L'ambiente di base é così costituito dai Voxel, appunto: colline, montagne, pianure ed elementi accessori come la vegetazione risulta costruita con questa particolare tecnica e i risultati sono apprezzabili. Il resto é invece costruito con i poligoni a cui siamo abituati. Il risultato globale, purtroppo, é solo sufficiente, soprattutto se confrontato con gli standard qualitativi attuali. Gli edifici, in particolare, mostrano evidenti lacune architettoniche, risultando oltretutto spogli nei loro interni e poco credibili. I dettagli sono praticamente inesistenti, al contrario non pochi i bug di collisione e compenetrazione tra vari poligoni, come non se ne vedevano da tempo. Le animazioni, infine, sono mal realizzate e offrono poche gratificazioni visive. Davanti a uno spettacolo appena sufficiente, però, c'é da considerare la relativa agilità del motore grafico, che riesce a destreggiarsi anche con macchine ormai superate. Risultati migliori sono stati raggiunti nel comparto audio, dove gli effetti sono convincenti e il sistema di riproduzione tridimensionale ben gestito.
Delta Force: Land Warrior
Delta Force: Land Warrior
Delta Force: Land Warrior si presenta come un titolo a tratti ben riuscito, dove lo spirito di fondo è comunque palpabile, anche se non opportunamente esaltato. Muoversi sui campi di battaglia è subito divertente e costituisce una variante interessante degli sparatutto canonici, senza peraltro raggiungere la complessità strategica di titoli come Rainbow Six. Il comparto tecnico, però, stenta a farsi apprezzare, sia nella realizzazione dell'intelligenza artificiale che in quella meramente estetica: due mancanze che tagliano le gambe a un titolo che avrebbe potuto dimostrarsi competitivo. Allo stato attuale, invece, si ha tra le mani solo un prodotto sufficiente, destinato solamente agli appassionati.