Descent 3
di
Redazione Gamesurf
Un vero video giocatore non può non aver provato nella sua "carriera" Descent almeno per qualche minuto: questo innovativo videogame risale ai tempi del ben più noto Doom della ID Software, e in quel periodo si trattava di un vero gioco tridimensionale, prerogativa principe di questo titolo ancora oggi che il 3D ha subito grosse innovazioni grazie all'impiego delle nostre costose schede video
Per l'appunto si tratta di uno sparatutto a 360 ma, giacché non siamo appiedati ma viaggiamo a bordo di una navicella, ci possiamo muovere in tutte le direzioni possibili
Questo da un lato toglie alcune limitazioni, poiché possiamo raggiungere in concreto tutti i luoghi che vediamo, mentre dall'altro impone all'utilizzatore finale di cercarsi una configurazione dei controlli che, ovviamente, rischia di risultare piuttosto macchinosa e che potrebbe non rendere appagante il gioco dalle prime battute
IL MIO NOME E' MATERIAL DEFENDER 132
Questo gioco é contraddistinto nella saga di Descent dal numero "tre" anche se, ad onore di cronaca, c'é da citare "l'intromissione" di quello che fu allora definito come terzo episodio: Descent Freespace, il quale era ambientato totalmente nello spazio anziché in claustrofobici cunicoli che ne caratterizzarono le prime due versioni. Questa esperienza ha sicuramente giovato alla realizzazione del nuovo episodio: l'engine grafico, infatti, riesce a gestire due "sottomotori" rispettivamente per gli ambienti indoor e outdoor, al fine di ottenere la migliore resa video, che spezza quella sensazione di claustrofobia potendo così "catturare" l'attenzione di un pubblico più vasto. Certamente quello delle battaglie in ambienti esterni é un grande pregio, ma sicuramente non é l'unico, e come negli sparatutto treddì di ultima generazione anche la trama e l'impostazione di gioco vogliono la loro parte... anche l'era del "cerca la chiave" si é evoluta
Ci ritroviamo alla fine di Descent 2 mentre la nostra navicella allo sbando nello spazio sta per essere inghiottita (o, per meglio dire, arrostita) da una stella quando all'ultimissimo momento una nave spaziale, di una corporazione terrestre fino ad allora sconosciuta, ci salva davvero in extremis. In cambio del salvataggio i nostri salvatori pretendono che ritorniamo sul pianeta "post terran", dove ha sede uno dei laboratori della PTMC, la solita potente corporazione industriale che passa sopra tutte le regole esistenti, per cercare le tracce di un certo Dottor Swaitzer che sembra essere l'unico in grado di annullare l'effetto di un potentissimo virus che in pochi secondi rende i robot privi di ogni apparente controllo e posseduti da una disarmante aggressività
Per l'appunto si tratta di uno sparatutto a 360 ma, giacché non siamo appiedati ma viaggiamo a bordo di una navicella, ci possiamo muovere in tutte le direzioni possibili
Questo da un lato toglie alcune limitazioni, poiché possiamo raggiungere in concreto tutti i luoghi che vediamo, mentre dall'altro impone all'utilizzatore finale di cercarsi una configurazione dei controlli che, ovviamente, rischia di risultare piuttosto macchinosa e che potrebbe non rendere appagante il gioco dalle prime battute
IL MIO NOME E' MATERIAL DEFENDER 132
Questo gioco é contraddistinto nella saga di Descent dal numero "tre" anche se, ad onore di cronaca, c'é da citare "l'intromissione" di quello che fu allora definito come terzo episodio: Descent Freespace, il quale era ambientato totalmente nello spazio anziché in claustrofobici cunicoli che ne caratterizzarono le prime due versioni. Questa esperienza ha sicuramente giovato alla realizzazione del nuovo episodio: l'engine grafico, infatti, riesce a gestire due "sottomotori" rispettivamente per gli ambienti indoor e outdoor, al fine di ottenere la migliore resa video, che spezza quella sensazione di claustrofobia potendo così "catturare" l'attenzione di un pubblico più vasto. Certamente quello delle battaglie in ambienti esterni é un grande pregio, ma sicuramente non é l'unico, e come negli sparatutto treddì di ultima generazione anche la trama e l'impostazione di gioco vogliono la loro parte... anche l'era del "cerca la chiave" si é evoluta
Ci ritroviamo alla fine di Descent 2 mentre la nostra navicella allo sbando nello spazio sta per essere inghiottita (o, per meglio dire, arrostita) da una stella quando all'ultimissimo momento una nave spaziale, di una corporazione terrestre fino ad allora sconosciuta, ci salva davvero in extremis. In cambio del salvataggio i nostri salvatori pretendono che ritorniamo sul pianeta "post terran", dove ha sede uno dei laboratori della PTMC, la solita potente corporazione industriale che passa sopra tutte le regole esistenti, per cercare le tracce di un certo Dottor Swaitzer che sembra essere l'unico in grado di annullare l'effetto di un potentissimo virus che in pochi secondi rende i robot privi di ogni apparente controllo e posseduti da una disarmante aggressività
Descent 3
Descent 3
Il gioco in se stesso è piuttosto difficile e potrebbe portare verso un iniziale stato di noia, dovuto ad un tutorial piuttosto povero e alle comprensibili difficoltà di movimento in più rispetto ad un normale sparatutto, ma superate queste fasi il gioco prende sicuramente un'altra piega. L'ottima fattura dei livelli, nonché la loro dimensione, è una sicura garanzia di longevità di questo prodotto che sicuramente non si riesce a portare a termine in un paio di giorni. Peccato il multiplayer, sicuramente il prodotto non ha una grossa vocazione in questo senso (attualmente poi la nicchia di mercato è certamente "distratta" da altri prodotti) ma non lo relegherei nemmeno agli ultimi posti della categoria. Nel caso abbiate già giocato alle versioni precedenti direi che l'acquisto sia obbligato, se non altro per l'ottimo ringiovanimento ottenuto con il mix tra ambienti chiusi e quelli all'esterno.