Desperados 2
di
Ferdinando Saggese
Effettivamente è strano che un'ambientazione carismatica come quella western non sia stata sfruttata a dovere anche in ambito videoludico. Duelli, sparatorie, banditi e belle donne; gli ingredienti per divertire ci sono tutti, eppure di titoli se ne sono visti pochi, pochissimi. È quindi con un certo piacere che accogliamo sui nostri schermi "Desperados 2: Cooper's Revenge", seguito dell'apprezzato RTS western "Desperados: Wanted Death or Alive", sviluppato da Spellbound la bellezza di sette anni fa. È bene chiarirlo subito chi si aspetta un west poetico e decadente alla Sergio Leone rimarrà sicuramente deluso. La trama di "Cooper's Revenege" è poco più di un pretesto per collegare tra loro missioni impregnate di machismo alla John Wayne, battute ad effetto ed atteggiamenti da supereroe.
Detto questo possiamo cominciare ad analizzare il gameplay. Nonostante siano passati sette lunghi anni, le meccaniche di gioco non sono cambiate di una virgola e non è necessariamente un male. Per chi non lo sapesse, "Desperados: Wanted Death or Alive" strizzava dichiaratamente l'occhio alla serie "Commandos"; il giocatore era chiamato a guidare un piccolo gruppo di unità specializzate in missioni di infiltrazione. Il gioco premiava l'azione ragionata, ovvero la capacità del giocatore di elaborare complessi piani di attacco combinando le abilità di ogni unità a disposizione. Ebbene, in "Desperados 2" non è cambiato praticamente nulla, unità disponibili comprese. Rivedere lo spavaldo John Cooper e la bella Kate O'Hara fa sempre piacere, proprio come incontrare nuovamente Doc McCoy, Pablo e quel buzzurro di Sanchez; l'unica new entry, l'indiano Hawckeye, si aggregherà al quintetto titolare nel corso dell'avventura. La prima cosa che salta all'occhio è sicuramente la nuova veste poligonale del titolo Spellbound. Eh sì, gli sviluppatori hanno iniziato a pensare tridimensionalmente, regalando alla loro creazione un motore grafico in linea con gli standard odierni. Purtroppo la terza dimensione ha suggerito di affiancare alla classica visuale isometrica una telecamera in terza persona che, non solo non arricchisce significativamente il gameplay, ma solleva alcuni dubbi sul game design di cui ci occuperemo in seguito.
Ogni missione prevede una prima fase di studio nella quale il giocatore deve interpretare la mappa ed osservare i movimenti dei nemici al fine di elaborare la strategia migliore. Ogni personaggio ha a disposizione un set di mosse personalizzato; ad esempio John è abilissimo nel lancio del coltello mentre Kate, una seduttrice nata, sferra calci dolorosissimi (per pietà non vi dico dove). Il gioco consiste nel coordinare le azioni di ogni personaggio in modo da sbarazzarsi degli avversari con segretezza e discrezione. Le unità nemiche si comportano come sentinelle, sono piuttosto sveglie e reagiscono realisticamente alle nostre azioni ma purtroppo hanno una percezione limitatissima di quello che avviene attorno a loro. Ogni avversario dispone, infatti, di una visuale ristretta (circa 30°), non si lava le orecchie da almeno un anno e, nella maggior parte delle situazioni, basterà camminare al di fuori del suo campo visivo perché non ci scopra. È davvero un peccato che il grande lavoro svolto dagli sviluppatori nel calcolare le fonti sonore e l'esposizione alla luce sia stato sacrificato sull'altare della giocabilità.
Nonostante la "stupidità artificiale" dei nemici sia piuttosto evidente, sono necessarie diverse prove prima di raggiungere un risultato soddisfacente; merito di un design dei livelli "sadico", che non mancherà di mettere in crisi anche gli strateghi più esperti. "Desperados 2" è come una scalata, ogni passo, per quanto piccolo, va ponderato e se risulterà vincente sarà bene assicurarlo con un quicksave. La cosa che colpisce è che ogni situazione può essere affrontata in diversi modi. Ogni azione, se combinata con le altre, può generare effetti differenti, e ricaricare un salvataggio per provare una soluzione diversa, magari stravagante, è un impulso forte a cui non sempre si riesce a resistere. Le combinazioni di personaggi ed unità sono davvero tante ed ogni situazione assumerà un sapore diverso a seconda di come vorremo affrontarla. Liberarsi di un gruppo di banditi con le bombette puzzolenti? Bello. Adesso provo con la dinamite!
Per invogliare il giocatore a cercare strade alternative, alla Spellbound hanno pensato bene di sviluppare un comodo sistema di "macro" per registrare delle azioni rapide. Una volta elaborata la nostra strategia potremo, infatti, memorizzare gli ordini e richiamarli al momento opportuno tramite la pressione di un solo tasto. Il sistema semplifica notevolmente tutte quelle situazioni in cui è necessario coordinare due gruppi distinti, magari lontani sulla mappa di gioco. Un'altra novità è la possibilità di impostare un'azione predefinita ogni volta che qualcuno entra nel campo visivo di una nostra unità. Purtroppo quest'opzione è "targettata", ovvero necessità di un bersaglio specifico perché si attivi, e risulta comoda solo in alcune (per la verità poche) situazioni.
Come abbiamo anticipato, la terza dimensione ha permesso agli sviluppatori di implementare un'inedita visuale in terza persona che si integra decisamente male con le meccaniche di gioco di "Desperados 2". È innegabile che un'inquadratura alle spalle del personaggio possa risultare molto utile in alcuni frangenti, ma compiere prodezze balistiche con il fucile da cecchino di Doc rischia di contaminare eccessivamente l'anima strategica del prodotto. In almeno un paio di occasioni l'approccio fracassone è preferibile a quello ragionato e questo potrebbe indispettire più di un appassionato. In secondo luogo la visuale a livello del suolo può generare situazioni paradossali in quanto evidenzia le carenze sensitive dei personaggi gestiti dal computer. Se potevamo "perdonare" la visuale ridotta degli avversari in un ambiente isometrico, non possiamo fare lo stesso quando, attivata la terza persona, il nostro rivale non riesce a localizzarci solo perché stazioniamo al di fuori del suo campo visivo. Trovarsi in piedi nel deserto, per giunta in pieno sole, e restare impuniti non fa certo piacere.
La lunga gestazione del titolo lo ha in qualche modo "invecchiato" dal punto di vista tecnico. Il rendimento del motore grafico utilizzato dagli sviluppatori soffre di qualche problema di clipping e la qualità grafica è decisamente altalenante; al numero non esaltante di poligoni a schermo fa da contrappeso la buona realizzazione delle animazioni, mentre la qualità delle texture oscilla pericolosamente tra il bello e il bruttino. Nonostante queste limitazioni il design dei personaggi è curato e i grafici sono riusciti a realizzare delle locazioni convincenti e ben illuminate. Il sonoro (cavallo di battaglia di "Wanted Death or Alive) è di buon livello; i brani di sottofondo sono piacevoli anche se ripetitivi e il doppiaggio italiano è abbastanza curato. Certo, la scelta di alcune voci lascia perplessi, ma nel complesso non possiamo che apprezzare il lavoro svolto in questo senso. Unica nota negativa, la documentazione che accompagna il gioco è piuttosto scarna; un manuale di 18 pagine non è sufficiente a descrivere un gioco complesso come questo, soprattutto in assenza di un vero tutorial.
In conclusione, "Desperados 2: Cooper's Revenge" è un titolo lungo è difficile che necessita un impegno costante perché lo si possa apprezzare appieno. Il numero di missioni proposte è di tutto rispetto ed ognuna richiederà almeno un oretta per essere portata a termine con successo. Alcuni passaggi potrebbero invogliare qualcuno a mollare, ma se avrete pazienza e costanza, il titolo Spellbound sarà capace di coinvolgervi profondamente. Unico consiglio; se avete intenzione di giocare "Desperados 2" al massimo livello di difficoltà fatelo da subito, le differenze tra una modalità e l'altra non sono, infatti, sufficienti ad invogliare il giocatore a ricominciare tutto daccapo.
Detto questo possiamo cominciare ad analizzare il gameplay. Nonostante siano passati sette lunghi anni, le meccaniche di gioco non sono cambiate di una virgola e non è necessariamente un male. Per chi non lo sapesse, "Desperados: Wanted Death or Alive" strizzava dichiaratamente l'occhio alla serie "Commandos"; il giocatore era chiamato a guidare un piccolo gruppo di unità specializzate in missioni di infiltrazione. Il gioco premiava l'azione ragionata, ovvero la capacità del giocatore di elaborare complessi piani di attacco combinando le abilità di ogni unità a disposizione. Ebbene, in "Desperados 2" non è cambiato praticamente nulla, unità disponibili comprese. Rivedere lo spavaldo John Cooper e la bella Kate O'Hara fa sempre piacere, proprio come incontrare nuovamente Doc McCoy, Pablo e quel buzzurro di Sanchez; l'unica new entry, l'indiano Hawckeye, si aggregherà al quintetto titolare nel corso dell'avventura. La prima cosa che salta all'occhio è sicuramente la nuova veste poligonale del titolo Spellbound. Eh sì, gli sviluppatori hanno iniziato a pensare tridimensionalmente, regalando alla loro creazione un motore grafico in linea con gli standard odierni. Purtroppo la terza dimensione ha suggerito di affiancare alla classica visuale isometrica una telecamera in terza persona che, non solo non arricchisce significativamente il gameplay, ma solleva alcuni dubbi sul game design di cui ci occuperemo in seguito.
Ogni missione prevede una prima fase di studio nella quale il giocatore deve interpretare la mappa ed osservare i movimenti dei nemici al fine di elaborare la strategia migliore. Ogni personaggio ha a disposizione un set di mosse personalizzato; ad esempio John è abilissimo nel lancio del coltello mentre Kate, una seduttrice nata, sferra calci dolorosissimi (per pietà non vi dico dove). Il gioco consiste nel coordinare le azioni di ogni personaggio in modo da sbarazzarsi degli avversari con segretezza e discrezione. Le unità nemiche si comportano come sentinelle, sono piuttosto sveglie e reagiscono realisticamente alle nostre azioni ma purtroppo hanno una percezione limitatissima di quello che avviene attorno a loro. Ogni avversario dispone, infatti, di una visuale ristretta (circa 30°), non si lava le orecchie da almeno un anno e, nella maggior parte delle situazioni, basterà camminare al di fuori del suo campo visivo perché non ci scopra. È davvero un peccato che il grande lavoro svolto dagli sviluppatori nel calcolare le fonti sonore e l'esposizione alla luce sia stato sacrificato sull'altare della giocabilità.
Nonostante la "stupidità artificiale" dei nemici sia piuttosto evidente, sono necessarie diverse prove prima di raggiungere un risultato soddisfacente; merito di un design dei livelli "sadico", che non mancherà di mettere in crisi anche gli strateghi più esperti. "Desperados 2" è come una scalata, ogni passo, per quanto piccolo, va ponderato e se risulterà vincente sarà bene assicurarlo con un quicksave. La cosa che colpisce è che ogni situazione può essere affrontata in diversi modi. Ogni azione, se combinata con le altre, può generare effetti differenti, e ricaricare un salvataggio per provare una soluzione diversa, magari stravagante, è un impulso forte a cui non sempre si riesce a resistere. Le combinazioni di personaggi ed unità sono davvero tante ed ogni situazione assumerà un sapore diverso a seconda di come vorremo affrontarla. Liberarsi di un gruppo di banditi con le bombette puzzolenti? Bello. Adesso provo con la dinamite!
Per invogliare il giocatore a cercare strade alternative, alla Spellbound hanno pensato bene di sviluppare un comodo sistema di "macro" per registrare delle azioni rapide. Una volta elaborata la nostra strategia potremo, infatti, memorizzare gli ordini e richiamarli al momento opportuno tramite la pressione di un solo tasto. Il sistema semplifica notevolmente tutte quelle situazioni in cui è necessario coordinare due gruppi distinti, magari lontani sulla mappa di gioco. Un'altra novità è la possibilità di impostare un'azione predefinita ogni volta che qualcuno entra nel campo visivo di una nostra unità. Purtroppo quest'opzione è "targettata", ovvero necessità di un bersaglio specifico perché si attivi, e risulta comoda solo in alcune (per la verità poche) situazioni.
Come abbiamo anticipato, la terza dimensione ha permesso agli sviluppatori di implementare un'inedita visuale in terza persona che si integra decisamente male con le meccaniche di gioco di "Desperados 2". È innegabile che un'inquadratura alle spalle del personaggio possa risultare molto utile in alcuni frangenti, ma compiere prodezze balistiche con il fucile da cecchino di Doc rischia di contaminare eccessivamente l'anima strategica del prodotto. In almeno un paio di occasioni l'approccio fracassone è preferibile a quello ragionato e questo potrebbe indispettire più di un appassionato. In secondo luogo la visuale a livello del suolo può generare situazioni paradossali in quanto evidenzia le carenze sensitive dei personaggi gestiti dal computer. Se potevamo "perdonare" la visuale ridotta degli avversari in un ambiente isometrico, non possiamo fare lo stesso quando, attivata la terza persona, il nostro rivale non riesce a localizzarci solo perché stazioniamo al di fuori del suo campo visivo. Trovarsi in piedi nel deserto, per giunta in pieno sole, e restare impuniti non fa certo piacere.
La lunga gestazione del titolo lo ha in qualche modo "invecchiato" dal punto di vista tecnico. Il rendimento del motore grafico utilizzato dagli sviluppatori soffre di qualche problema di clipping e la qualità grafica è decisamente altalenante; al numero non esaltante di poligoni a schermo fa da contrappeso la buona realizzazione delle animazioni, mentre la qualità delle texture oscilla pericolosamente tra il bello e il bruttino. Nonostante queste limitazioni il design dei personaggi è curato e i grafici sono riusciti a realizzare delle locazioni convincenti e ben illuminate. Il sonoro (cavallo di battaglia di "Wanted Death or Alive) è di buon livello; i brani di sottofondo sono piacevoli anche se ripetitivi e il doppiaggio italiano è abbastanza curato. Certo, la scelta di alcune voci lascia perplessi, ma nel complesso non possiamo che apprezzare il lavoro svolto in questo senso. Unica nota negativa, la documentazione che accompagna il gioco è piuttosto scarna; un manuale di 18 pagine non è sufficiente a descrivere un gioco complesso come questo, soprattutto in assenza di un vero tutorial.
In conclusione, "Desperados 2: Cooper's Revenge" è un titolo lungo è difficile che necessita un impegno costante perché lo si possa apprezzare appieno. Il numero di missioni proposte è di tutto rispetto ed ognuna richiederà almeno un oretta per essere portata a termine con successo. Alcuni passaggi potrebbero invogliare qualcuno a mollare, ma se avrete pazienza e costanza, il titolo Spellbound sarà capace di coinvolgervi profondamente. Unico consiglio; se avete intenzione di giocare "Desperados 2" al massimo livello di difficoltà fatelo da subito, le differenze tra una modalità e l'altra non sono, infatti, sufficienti ad invogliare il giocatore a ricominciare tutto daccapo.
Desperados 2
7.5
Voto
Redazione
Desperados 2
"Desperados 2: Cooper's Revenge è un titolo curato e divertente. Il livello di difficoltà ed alcune caratteristiche un po' forzate (visuale in terza persona) potrebbero scoraggiare qualcuno, ma sono convinto che l'ambientazione western e l'originale formula di gioco riusciranno facilmente a fare breccia nel cuore di tutti gli appassionati di strategia. Se avete del tempo da dedicagli, "Desperados 2: Cooper's Revenge" potrebbe rivelarsi un ottimo acquisto.