Destroy All Humans! 2

di Francesco Romagnoli
Ricordando ancora con nostalgia i momenti di divertimento spensierato passati sul primo Destroy All Humans! non possiamo che rallegrarci al pensiero di affrontare una seconda avventura sotto la regia di Pandemic. Già dalle schermate di presentazione riassaporiamo lo humour e lo stile simpatico che aveva caratterizzato il primo capitolo, all'insegna sempre dei b-movie in stile anni ';50/'60. La narrazione riprende gli eventi dove li avevamo lasciati, o quasi. Ora sappiamo che Cryptosporidium è riuscito ad insediarsi alla casa bianca ed è diventato nientepòpòdimeno che il presidente degli Stati Uniti. Mentre il protagonista si sta godendo gli agi dovuti alla sua posizione, i russi si accorgono che l'alieno soggioga il paese. Decidono così di intervenire e fanno scendere in campo il KGB (di nuovo altri uomini in nero), il proprio servizio segreto, in modo tale da ristabilire la normalità.


Capiamo subito che di normale in questa trama c'è ben poco ma sta di fatto che Cripto anche questa volta dovrà rimboccarsi le maniche e "riconquistare di nuovo il mondo". Ci voleva una scusa per non farlo partire immediatamente con il potentissimo arsenale racimolato alla fine di Destroy All Humans! e così la trama vede la nostra astronave madre distrutta da un razzo russo e la nostra navicella che deve essere riparata. I poteri psichici al contrario li potremo sfruttare, nel modo che ci illustra il tutorial, sin da subito. C'è la telecinesi, la capacità di leggere nella mente, la possibilità di ordinare agli umani di seguirci o quella che ci vede prendere i panni di qualche hippie o di altre persone per poter evitare di allertare la gente che chiederebbe immediatamente l'intervento dalle forze dell'ordine.
Il travestimento è uno dei poteri più sfruttati in questo secondo capitolo. Certo, c'è anche la possibilità di non usufruirne così spesso, ma questo significa mettersi a dover fare i conti molto spesso con poliziotti, con i membri del KGB che ci danno la caccia e persino con l'esercito in forze.

La cosa a dir la verità si fa un po' ripetitiva dopo un po' e si prediligerebbe un po' di azione immediata piuttosto che dover percorrere dei gran tragitti sotto le mentite spoglie di una donzella dai capelli lunghi e i vestiti a fiori. Anche le armi sono su per giù le stesse, con qualche piccola aggiunta. Sono ovviamente potenziabili, e questo offre il classico risvolto "rpgistico" al gioco, che ci spinge ad andare in giro per gli scenari alla ricerca dei bonus che fungono da moneta di scambio per poter acquistare i vari add-on, siano questi per le armi, per il nostro Jet-Pack (che all'inizio ci offrirà solamente la possibilità di qualche balzello), o per la nostra navicella. Le missioni cercano di essere quanto più variegate ma non c'è niente che esuli dal classico schema "action 3d" visto nei giochi alla GTA: infiltrati di nascosto e rapisci quello, raccogli informazioni e vai da quell'altro, distruggi un certo numero di obiettivi entro un certo tempo...Dopo un po' di schemi l'azione nel complesso comincia però ad annoiare e la ripetitività non riesce ad esser smorzata dall'umorismo, che comunque rimane la caratteristica che maggiormente distingue questa serie dagli altri titoli simili. La storia, lo abbiamo capito, è strampalata, ma la caratterizzazione del nostro alieno, come del nostro superiore, divenuto un personaggio digitale dopo la distruzione dell'astronave madre, e degli altri protagonisti riesce sempre a strapparci un sorriso. Certo, non c'è più la freschezza e l'originalità dell'opera prima, le gag a volte suonano forzate, ma si tratta sicuramente della peculiarità che ci spinge a voler proseguire.


Questa volta non rimarremo tra i confini degli Stati Uniti ma trasferiremo il nostro potenziale distruttivo anche in Giappone, nel Regno Unito ed in Russia. Le ambientazioni sono abbastanza ampie, e la grafica non è male. Certo, essendo passato un anno e non vedendo particolari miglioramenti si potrebbe rimanere un po' delusi, soprattutto in considerazione del fatto che si nota un leggero peggioramento nella cura riposta nel definire i vari livelli. Si possono girare i livelli in lungo ed in largo alla ricerca di locazioni nascoste ed oggetti segreti ma non si rimane particolarmente affascinati dal mondo che ci circonda. Se si utilizza la navicella per gli spostamenti più rapidi il calo di definizione è ancora più marcato, cominciano a comparire abbondanti dosi di fogging e le persone e i mezzi su schermo diminuiscono drasticamente (tranne i carri armati dell'esercito che non finiscono mai di comparire in forze nei momenti meno opportuni). Il discorso migliora dal punto di vista dell'audio. La colonna sonora è discreta, si sposa alla perfezione con l'ambientazione e non si fa mai invasiva. Ma sono i dialoghi a farla da padrone grazie ad un'interpretazione sempre all'altezza (le voci sono le stesse del primo episodio) che per fortuna sono stati lasciati in lingua originale, venendo comunque sottotitolati in italiano.

Come si evince da quanto letto sino ad ora, le novità non sono certo tante ma ce n'è qualcuna che vale comunque la pena di menzionare: la prima è la presenza di qualche minigioco (simpatico e poco altro) col quale trastullarci tra una missione e l'altra. La seconda invece è la possibilità di giocare in 2 in modalità cooperativa mediante split-screen. Non che sia la fine del mondo o che il divertimento vada raddoppiandosi, però ci si può divertire per un po' con un amico.
Bisogna rimarcare però che in tal caso la longevità del gioco cala ulteriormente, dato che in due il gioco si fa più facile (a meno che il vostro compagno non sia un emerito incompetente) e dato che l'intelligenza artificiale non è certo il punto forte di questo videogioco.
Prendiamo quindi Destroy All Humans per quello che è: un seguito che cerca di cavalcare l'onda del successo del predecessore ma che, ad un anno e più di distanza, non introduce nulla di particolarmente accattivante per farsi ricordare se non la solita dose di humor degli studi Pandemic, in grado di farci sorridere per qualche oretta spensierata. Il divertimento vero e proprio però è un'altra cosa.