Detective Pikachu: il ritorno, il secondo giallo del topo giallo – Recensione Switch
La recensione di Detective Pikachu: il ritorno, nuovo capitolo dell’avventura con protagonista un eccentrico Pikachu caffeinomane uscita su 3DS nel 2016
Con il livello qualitativo dei capitoli principali ai minimi storici, è sempre un piacere accogliere nuovi spin-off della saga di Pokèmon, specie se parliamo del seguito di uno dei fenomeni più curiosi avvenuti al cinema e su 3DS nel 2016. Stiamo parlando di Detective Pikachu, che con "il ritorno" introduce ai possessori di Nintendo Switch le avventure investigative del sorcio elettrico parlante e amante del caffè. Il secondo capitolo che nessuno si aspettava, su una piattaforma vicina al tramonto ma con ancora tanto da dire; la miscela perfetta? Lo scoprirete nella nostra recensione.
La trama di Detective Pikachu: il ritorno
Ambientato 2 anni dopo gli eventi dell’originale (il gioco, non il film), Detective Pikachu: il ritorno vede il ritorno dei protagonisti Tim e Pikachu, ormai divenuti celebri investigatori. Le ricerche del padre del ragazzo, Harry, sono ad un punto morto, ma i due hanno risolto così tanti casi in questo frangente da diventare delle celebrità, tanto da ricevere un premio dal sindaco della città in persona. La pace però è destinata a durare poco...
Che si parli di storia o di gameplay, il target demografico della produzione Creatures Incorporated è piuttosto basso e fa della semplicità il suo marchio di fabbrica. Le varie indagini che compongono la trama ci portano per furti, rovine inesplorate, evasioni dal carcere, casi di corruzione ed altro ancora, ma le atmosfere sono sempre leggere, gli intrecci lineari, motivazioni e sviluppi immediati e fanciulleschi, l’ideale per giocatori giovani, un po' meno per i più smaliziati.
Detective Pikachu: il ritorno, il gameplay
Se vi aspettavate un Phoenix Wright in salsa Pokémon rimarrete sonoramente delusi; viceversa, se amate i mostriciattoli tascabili di Game Freak e volete passare una decina di ore in totale relax, accompagnati dal buffo detective Pikachu e dalle tante scenette che lo vedono protagonista, magari in compagnia di un familiare più piccolo, il titolo Nintendo sfoggia il meglio di sé, almeno finché sono i Pokémon e non i loro compagni umani al centro della scena.
Duole ammetterlo, ma il buon Tim non è neanche lontanamente carismatico quanto il suo partner e la cosa diventa evidente nelle rare occasioni in cui i due si separano. Potendo solo parlare con i presenti e analizzare apposite “scene del crimine”, l’esperienza si tramuta quasi in una classica avventura grafica e questo mette purtroppo a nudo un copione verboso e poco interessante, anche se non masticate il genere.
Opposta la situazione quando invece c’è Pikachu al timone; interagire con i Pokémon è molto più divertente, le conversazioni si fanno più colorate e simpatiche, e gli sporadici minigiochi aggiungono quel tocco di “azione” che non dispiace. Di nuovo, tutto semplicissimo, a prova di bambino, tanto che risulta impossibile fallire una qualunque prova (si viene semplicemente riportati alla schermata precedente), ma nel complesso spassoso, soprattutto quando viene offerta la possibilità di cavalcare un altro Pokémon e sfruttare le sue abilità per sbloccare nuove aree e indizi.
Detective Pikachu: il ritorno, versante tecnico
Sul versante tecnico sono evidenti le origini di un motore grafico nato su 3DS, con modelli poveri di dettagli (le comparse in particolar modo sono aberranti), ambientazioni spoglie e una carenza a tratti desolante di animazioni (non c’è sequenza che regga, è tutta una dissolvenza, persino i filmati); tutto tranne Pikachu. La cura riservata al celebre roditore è davvero encomiabile; se metà del budget riservato al detective in miniatura e alle sue gag fosse stato riservato al resto del gioco oggi parleremmo di un piccolo miracolo.
Buono sia il doppiaggio inglese che quello giapponese, limitato tuttavia a una manciata di dialoghi, con i versetti dei Pokémon che fanno gran parte del lavoro. Niente male la colonna sonora, con una scaletta variegata e alcuni brani davvero interessanti da ascoltare. Poco da aggiungere: l’esperienza è breve e la rigiocabilità minima.