Devil Blade Reboot, rasentare la perfezione del genere shmup – Recensione PC

La recensione dello sparatutto a scorrimento di Shigatake Games, un cult prima d’ora mai uscito dal Giappone che si erge con classe e stile tra i massimi esponenti del genere

di Jacopo Retrosi

Lo beccai per puro caso tra le novità in tendenza di Steam. Le premesse sembrano interessanti: il reboot di uno shmup indipendente per la prima PlayStation del 1996 e mai uscito dal Giappone; dai trailer sembra figo, il prezzo è buono. Lo prendo. E fu così che mi ritrovai tra le mani uno dei migliori sparatutto a scorrimento che abbia mai provato.

Devil Blade Reboot è uno shmup a scorrimento verticale di tipo bullet hell con veste grafica in “pseudo-3D” (vale a dire caratterizzato da sprite che simulano ambienti tridimensionali, tipico di molte produzioni 32-bit della seconda metà degli anni ‘90) e realizzato tramite Shooter Game Builder, che origina dalla raccolta Dezaemon Plus, un tool creato nel 1996 e studiato per la creazione di shooter amatoriali, tra cui per l’appunto Devil Blade. 

Devil Blade Reboot incarna lo stile dell’originale e ne riprende livelli e meccaniche di base, ma ne espande a dismisura i confini in termini di esecuzione, funzionalità e contenuti. La principale feature di questa riedizione è senza dubbio il Berserk System, un intrigante sistema di punteggio che incrementa il moltiplicatore dei punti al diminuire della distanza dai nemici abbattuti. Un’idea piuttosto innovativa, che premia i giocatori più aggressivi, simile a quanto già visto in produzioni come Danmaku Unlimited o Graze Counter (solo che lì erano i proiettili a fare cassa), e assicura che non ci sia un attimo di stanca sin dalla primissima schermata di gioco.

Il Berserk System però da solo non funzionerebbe senza un’infrastruttura adeguata a sostenerlo, e siamo lieto di riportare che in termini di gameplay Devil Blade Reboot è uno dei più fini esempi di shmup su cui abbiamo mai avuto il piacere di mettere le grinfie sopra. La campagna è di quelle brevi, i 6 stage si possono portare a termine in una mezz’oretta, ma stupisce sin dal suo avvio con pattern ricercati e molto bilanciati, tra rapide salve in direzione della navicella, colpi a boomerang, laser e fucilate anticipati da una scia colorata, un tripudio di effetti che riescono a impegnare il giocatore senza sovraccaricarlo, merito di ottimi contrasti tra sfondo e pallottole, attacchi ben telegrafati e in generale un “flow” di gioco davvero ben riuscito. 

L’accessibilità è garantita da quattro livelli di difficoltà, con scudi e bombe dispensati con generosità per ovviare ad eventuali errori di calcolo, due modalità di fuoco (concentrato e ad ampio raggio), controlli completamente rimappabili e anche un sistema di auto-bombardamento dello schermo al setting più basso per i meno abbienti o i meno reattivi. Le classifiche e i trofei sono un ottimo incentivo per cimentarsi in sessioni multiple, ma se si preferiscono stimoli più “concreti” c’è anche un sistema di crediti che consente di acquistare con i punti accumulati giocando una serie di extra niente male, come continua aggiuntivi, immagini per la galleria, wallpaper, e persino modalità aggiuntive.

Tra queste l’immancabile selettore di livello per fare pratica e una Retro Mode ispirata all’originale Devil Blade, che ne riprende metodiche e scenografie con l’aggiunta del Berserk System. Un’altra chicca? Il gioco è stato tradotto in numerose lingue, tra cui l’italiano; non capita molto spesso. Magnifiche la veste grafica in pixel art, ricca di dettagli e dall’ottima composizione, e la colonna sonora rockeggiante di hasu, una frenetica sinfonia che delinea il ritmo e si sposa alla perfezione con le atmosfere esplosive del titolo.