Devil May Cry 2

Tanto tempo fa...
In un'epoca oscura, quando i demoni governavano la Terra e gli inermi umani erano sottomessi al loro potere...
L'unica speranza dell'umanità era rappresentata da un demone chiamato Sparda. Grazie all'unicità della sua anima, brandendo la spada che onorava il suo nome, Sparda sconfisse i demoni.E adesso la leggenda di Sparda è stata tramandata a suo figlio.
Il suo nome è Dante!



Riuscire a sorprendere il pubblico videoludico con un gioco originale è già una cosa assai complicata; ma riuscire a farlo per ben due volte è un compito quasi impossibile. Capcom ha voluto comunque tentare l'impresa con Devil May Cry 2; ma, ahimé, il risultato ha rispettato appieno il pronostico, deludendo, se pur in parte, così tutti coloro che attendevano questa uscita con ansia.
Pur essendo infatti rinnovato in ogni sua feature rispetto al prequel, Devil May Cry 2 non dimostra di possedere nulla in più rispetto al proprio predecessore: a partire dalla trama, decisamente al di sotto delle aspettative, per poi proseguire con l'ambientazione che, unendo il vecchio al nuovo, lascia decisamente perplessi; ma andiamo con ordine.



Dirigendosi al nord il cacciatore di demoni conoscerà il suo destino

La storia, che si colloca cronologicamente a qualche anno di distanza dalle vicende del primo DMC, è sempre incentrata sul personaggio del buon Dante, che dovrà ancora una volta difendere il mondo degli umani dal ritorno delle forze oscure. Nello svolgere questo compito, però, avrà al suo fianco una nuova partner: la stupenda Trish ha infatti lasciato il posto ad una meno attraente ma ben più concreta Lucia, una donna mezzo demone che aiuterà Dante nello svolgimento delle proprie ';mansioni'; la presenza di Lucia e la possibilità di sceglierla come personaggio rappresentano le prime novità del gioco. Proprio in virtù della possibilità di vestire indifferentemente i panni di Dante o quelli di Lucia, Devil May Cry 2 è diviso in ben due DVD (uno per ciascun attore) nei quali i due protagonisti vivranno due avventure differenti, anche se ovviamente non mancheranno i punti di contatto.
Rispetto al prequel, inoltre, è aumentato in modo consistente il numero di azioni che Dante potrà compiere: Dante potrà infatti saltare sui muri, sparare a più nemici contemporaneamente (cosa impossibile nel prequel) e soprattutto usare armi non convenzionali (come un improbabile lanciarazzi) o straordinari poteri dopo la sua trasformazione in demone. Il team di sviluppo ha infatti deciso di puntare più sulla fase propriamente attiva che su quella esplorativa del gioco, esaltando quindi le doti atletiche e funamboliche del nostro personaggio.

Il caos è all'apice quando il cacciatore corre verso il cielo

Viste le premesse del prequel, da Devil May Cry 2 ci si aspettava decisamente qualcosa in più anche dal punto di vista grafico. Tecnicamente infatti il gioco ha rispettato solo in parte le attese, proponendo comunque una maggiore varietà di ambientazioni che, soprattutto per la loro complessità, risultano sempre assai credibili e mai ripetitive. Ottima anche la qualità delle texture, sia delle strutture ';fisse' (splendida, a tale proposito, la definizione di alcuni edifici in stile gotico) che dei personaggi, decisamente più curati rispetto al primo Devil May Cry; buona a tal proposito anche la pulizia generale delle immagini, a cui è stata data una maggior rilevanza che nel prequel con conseguente assenza di fenomeni di clipping e soprattutto attenuazione dell'aliasing.
Salta invece subito agli occhi l'esiguità della gamma di colori utilizzata: assolutamente dominanti le tinte di grigio e di marrone, con i soli colori accesi dell'abbigliamento di Dante e gli effetti speciali di sicuro effetto a dare un po' di luce e di vivacità all'insieme. Altro elemento negativo è rappresentato dall'accostamento tutt'altro che ottimale delle diverse ambientazioni di gioco. Se infatti nel primo capitolo della serie l'ambientazione storica risultava evidente, in questo nuovo capitolo l'alternanza di strutture antiche con grattacieli ed altre costruzioni moderne rende difficile la collocazione storica della vicenda. Appare invece fondamentalmente legato alla vastità delle ambientazioni il deficitario sistema di inquadratura che, ereditato dal prequel, in DMC2 risulta addirittura peggiorato.