Devil's Third
di
Roberto Vicario
Questa non é stata una delle recensioni più semplici da scrivere, ve lo possiamo assicurare. Probabilmente, se avete già sbirciato il voto, potreste tranquillamente pensare l'esatto contrario, ma il rapporto che abbiamo avuto con il codice review di Devil's Third é stato estremamente complesso e difficile da digerire.
Vi starete probabilmente chiedendo il motivo, e noi ve lo raccontiamo in questa accurata recensione.
La storia di Devil's Third, come vi avevano già raccontato all'interno del nostro hands on single player, parte dal una teoria alquanto particolare chiamata scientificamente "sindrome di Kessler". Questa teoria parla di cadute a catena di satelliti che provocano delle pericolosissime collisioni con effetti domino devastanti.
Nel gioco noi impersoneremo Ivan, un soldato di origini russe, pelato, grezzo come non mai, amante della batteria e completamente tatuato con della simbologia giapp/cinese, assoldato dal governo americano per indagare su queto pericolso attentato che ha messo in ginocchio il mondo. Vi sembra già assurdo così? aspettate, e mettetevi comodi.
La storia di Devil's Third si sviluppa nell'arco di un certo numero di missioni, all'interno della quale ci viene chiesto di farci strada attraverso un cospicuo numero di nemici, per poi culminare nella più classica delle boss fight. Una struttura che Itagaki-San conosce molto bene, dato che é strettamente derivata da suoi precedenti lavori sulla serie di Ninja Gaiden.
Durante l'avventura scopriremo ovviamente nuove informazioni sul gruppo terroristico dietro l'attacco, sul passato di Ivan, su strane mutazioni genetiche, metalli molto particolari e altro ancora. Non vogliamo svelarvi altro, e lasciare a voi il “piacere” di scoprire quella che (qui parlo a livello personale) senza ombra di dubbio é la trama più trash, assurda e mal raccontata sin qu in questo 2015... al netto anche di qualche segreto.
Non sappiamo esattamente cosa sia passato per la testa di Itagaki, forse idee incontrollate e buttate dentro come fossero un flusso di coscienza, ma guardare e ascoltare (i dialoghi sono davvero imbarazzanti!) Devil's Third é come sperare di gustarsi un finto b-movie diretto da Tarantino o Rodriguez, per poi scoprire essere girato da Uwe Boll (con tutto il rispetto quest'ultimo).
Sicuramente Itagaki non é mai stato famoso per la componente narrativa, ma mentre nei suoi precedenti lavori veniva quasi usata semplicemente come collante tra un livello e l'altro, qui invece diventa una parte fondamentale dell'avventura, con addirittura la pretesa di raccontare passato e movente del protagonista che per quanto simpatico nei modi, ha comunque la profondità di una foglio di carta velina. Non parliamo poi dei personaggi secondari o dei villain principali: entrano a caso nell'azione, dicono cose a caso e muoio con altrettanta rapidità.
Tuttavia, la storia videoludica ci insegna che a volte il trash diventa culto, nicchia. Ecco, non ci meraviglieremmo se anche questo gioco, alla fine della fiera, entrasse a far parte di questa foltissima schiera.
Superato il complesso, ma doveroso, scoglio della componente narrativa, passiamo al gameplay. In queste settimane che ci hanno portato dall'hands on alla review, abbiamo provato a tornare sui nostri passi. Rigiocare anche con difficoltà differenti i livelli che già avevamo completato, ma nonostante questo sforzo non riusciamo a trovare davvero nessun elemento che ci spinga a consigliarvi il gioco.
Come sicuramente ricorderete il titolo mischia elementi da action in terza persona ad altri più vicini all'FPS. Ivan ha infatti la possibilità di utilizzare armi bianche - racimolate qua e la all'interno dei livelli - e armi da fuoco dotate di un discreta varietà (con anche due modalità di fuoco). La visuale sarà, tendenzialmente, sempre in terza persona salvo nel momento in cui decideremo di prendere la mira con le armi da fuoco, scelta che ci porterà ovviamente ad una visuale in pieno stile FPS.
Seppur già vista, la scelta fatta da Valhalla Games non é poi così brutta; peccato però che un sistema potenzialmente dinamico e divertente si va a scontrare con una serie di scelte che già concettualmente sono sbagliate.
Le animazioni dei personaggi sono pochissime ed estremamente ripetitive, il feeling delle armi é pessimo, e giocare con il gamepad un titolo del genere é una delle cose più scomode che abbiamo mai dovuto fare (passando al pad pro qualcosa migliora!).
La cosa peggiore però un level design assolutamente incomprensibile. La possibilità di saltare e muoversi relativamente in alto, poteva essere una caratteristica in grado di dare più respiro alla manovra di gioco, invece ci troviamo davanti ad un piattezza sin troppo marcata con sezioni piuttosto piccole, poco articolare e spoglie di contenuti, che vengono collegate da porte (manco fossimo in Resident Evil 2) e lunghi ed inspiegabili corridoi in cui non succede assolutamente nulla.
A questo poi si aggiunge una telecamera e una gestione delle collisioni da mani nei capelli. Tutti elementi che minano profondamente la solidità di un gameplay che, inserendo diverse tipologie di nemici, cerca di rendere più varia una formula che comunque rimane senza mordente.
Non contenti, gli sviluppatori hanno poi deciso di inserire brevi - ma alquanto disastrose - sezioni di guida e di shooting su mezzi che piuttosto che alternare il ritmo di gioco, creano ancora più imbarazzo nel giocatore.
In tutto questo ovviamente non ci possiamo dimenticare le boss fight. Proprio alcune di queste sono forse l'unico elemento che salviamo di una imbarazzante compagna singolo giocatore.
Soprattutto quelle combattute all'arma bianca, nonostante un sistema molto basilare fatto di due attacchi, schivata e parata (scordatevi le combo!), ci hanno leggermente divertito. Un piccolo sussulto nella più triste desolazione.
Il gioco offre anche la possibilità di raccogliere dei trofei, 6 per ogni livello, oppure di affrontare le missioni già superate in modalità score attack per confrontare poi il nostro risultato con quello degli altri giocatori all'interno di leaderboards mondiali… ovviamente se avete il coraggio di riprendere in mano livelli già giocati.
A risollevare in piccolissima (e sottolineiamo piccolissima) parte il gameplay di Devil's Third ci pensa la modalità multiplayer. Settima scorsa abbiamo pubblicato un hands on in cui vi spiegavamo per filo e per segno le tante modalità presenti all'interno delle opzioni di gioco.
In questi giorni, nonostante una certa difficoltà nell'entrare all'interno delle partite, abbiamo cercato di testare più a fondo il gameplay del titolo, e dobbiamo ammettere che a differenza del single player, qui gli sviluppatori cercano quanto meno di offrire una prodotto divertente e godibile.
Il tempo ed i ritmi sono scanditi in maniera abbastanza fluida, e adattare lo stile di gioco alla modalità scelta é una cosa che abbiamo decisamente apprezzato. Alla stesso tempo, la crescita del personaggio é interessante e piuttosto valida. Dobbiamo anche ammettere che nonostante la presenza delle golden egg, valuta acquistabile sotto forma di micro transazioni in game, non vanno ad incidere particolarmente sull'esperienza di gioco, trasformandosi più in scorciatoie temporali che veri e propri vantaggi.
Un vero peccato quindi constatare che un esperienza potenzialmente valida viene in larga parte vanifica da un level design che ancora una volta non permette al giocatore di fare realmente quello che vorrebbe, con scelte, ancora una volta concettualmente, lontane da un qualsivoglia senso.
A questo poi si aggiunge un matchmaking praticamente assente che potrebbe essere eccessivamente frustrante per i giocatori alle prime armi; e la mancanza di una party chat mitigata da una scomodissima tastiera in cui scrivere i nostri messaggi.
Arriviamo alla fine di questo faticoso percorso parlandovi ovviamente di quello che probabilmente più di ogni altro é l'elemento che ci ha lasciati perplessi durante le nostre sessioni di gioco con Devil's Third: il comparto grafico.
Che Wii U non sia un fulmine di guerra in quanto a potenza grafica é cosa risaputa, ma nonostante questo la console di Nintendo ha saputo mostrare i muscoli in più di un'occasione grazie a titoli come Bayonetta 2, giusto per citarne uno a caso.
Troviamo quindi inaccettabile quello che i nostri occhi hanno dovuto guardare. Texture in bassa definizione, modelli poligonali spigolosi, cura nei dettagli che neanche due generazioni fa era così povera ed un frame rate che al primo momento di caos inizia subito ad inciampare. Questi sono solo alcuni dei protagonisti di uno spettacolo che vi assicuriamo regala moltissimo imbarazzo. Non parliamo poi delle compenetrazioni poligonali che rendono ancora meno credibili e assurde alcune situazioni di gioco.
Persino il doppiaggio in lingua originale soffre di diversi problemi, ma tutto sommato nella sua totale imperfezione, l'accento russo di Ivan fa quasi sorridere. Per i meno anglofoni, sono comunque presenti i sottotitoli in lingua inglese.
Insomma, Devil's Third non é un gioco che ci sentiamo di consigliare. Sappiamo perfettamente che questi prodotti, spesso, anzi spessissimo, vengono elevati a giochi di nicchia che non vengono capiti o apprezzati nella loro totale imperfezione. I gusti sono gusti e come si dice in questi casi, ognuno ha i suoi.
Rimane comunque il fatto che questo Devil's Third si é trasformato in un grosso buco nell'acqua per Itagaki. I tanti rimandi, cambi di publisher, spostamenti di console e pure fallimenti, hanno probabilmente scalfito in maniera indelebile un progetto che sulla carta poteva anche risultare interessante, ma che probabilmente é stato inghiottito e segnato dalla lucida follia di un game designer che ha continuato a difendere a spada tratta (e ci mancherebbe altro!) un prodotto totalmente imperfetto, forse sbagliando.
Vi starete probabilmente chiedendo il motivo, e noi ve lo raccontiamo in questa accurata recensione.
Follia fuori controllo…
La storia di Devil's Third, come vi avevano già raccontato all'interno del nostro hands on single player, parte dal una teoria alquanto particolare chiamata scientificamente "sindrome di Kessler". Questa teoria parla di cadute a catena di satelliti che provocano delle pericolosissime collisioni con effetti domino devastanti.
Nel gioco noi impersoneremo Ivan, un soldato di origini russe, pelato, grezzo come non mai, amante della batteria e completamente tatuato con della simbologia giapp/cinese, assoldato dal governo americano per indagare su queto pericolso attentato che ha messo in ginocchio il mondo. Vi sembra già assurdo così? aspettate, e mettetevi comodi.
La storia di Devil's Third si sviluppa nell'arco di un certo numero di missioni, all'interno della quale ci viene chiesto di farci strada attraverso un cospicuo numero di nemici, per poi culminare nella più classica delle boss fight. Una struttura che Itagaki-San conosce molto bene, dato che é strettamente derivata da suoi precedenti lavori sulla serie di Ninja Gaiden.
Durante l'avventura scopriremo ovviamente nuove informazioni sul gruppo terroristico dietro l'attacco, sul passato di Ivan, su strane mutazioni genetiche, metalli molto particolari e altro ancora. Non vogliamo svelarvi altro, e lasciare a voi il “piacere” di scoprire quella che (qui parlo a livello personale) senza ombra di dubbio é la trama più trash, assurda e mal raccontata sin qu in questo 2015... al netto anche di qualche segreto.
Non sappiamo esattamente cosa sia passato per la testa di Itagaki, forse idee incontrollate e buttate dentro come fossero un flusso di coscienza, ma guardare e ascoltare (i dialoghi sono davvero imbarazzanti!) Devil's Third é come sperare di gustarsi un finto b-movie diretto da Tarantino o Rodriguez, per poi scoprire essere girato da Uwe Boll (con tutto il rispetto quest'ultimo).
Sicuramente Itagaki non é mai stato famoso per la componente narrativa, ma mentre nei suoi precedenti lavori veniva quasi usata semplicemente come collante tra un livello e l'altro, qui invece diventa una parte fondamentale dell'avventura, con addirittura la pretesa di raccontare passato e movente del protagonista che per quanto simpatico nei modi, ha comunque la profondità di una foglio di carta velina. Non parliamo poi dei personaggi secondari o dei villain principali: entrano a caso nell'azione, dicono cose a caso e muoio con altrettanta rapidità.
Tuttavia, la storia videoludica ci insegna che a volte il trash diventa culto, nicchia. Ecco, non ci meraviglieremmo se anche questo gioco, alla fine della fiera, entrasse a far parte di questa foltissima schiera.
Superato il complesso, ma doveroso, scoglio della componente narrativa, passiamo al gameplay. In queste settimane che ci hanno portato dall'hands on alla review, abbiamo provato a tornare sui nostri passi. Rigiocare anche con difficoltà differenti i livelli che già avevamo completato, ma nonostante questo sforzo non riusciamo a trovare davvero nessun elemento che ci spinga a consigliarvi il gioco.
Come sicuramente ricorderete il titolo mischia elementi da action in terza persona ad altri più vicini all'FPS. Ivan ha infatti la possibilità di utilizzare armi bianche - racimolate qua e la all'interno dei livelli - e armi da fuoco dotate di un discreta varietà (con anche due modalità di fuoco). La visuale sarà, tendenzialmente, sempre in terza persona salvo nel momento in cui decideremo di prendere la mira con le armi da fuoco, scelta che ci porterà ovviamente ad una visuale in pieno stile FPS.
Seppur già vista, la scelta fatta da Valhalla Games non é poi così brutta; peccato però che un sistema potenzialmente dinamico e divertente si va a scontrare con una serie di scelte che già concettualmente sono sbagliate.
Le animazioni dei personaggi sono pochissime ed estremamente ripetitive, il feeling delle armi é pessimo, e giocare con il gamepad un titolo del genere é una delle cose più scomode che abbiamo mai dovuto fare (passando al pad pro qualcosa migliora!).
La cosa peggiore però un level design assolutamente incomprensibile. La possibilità di saltare e muoversi relativamente in alto, poteva essere una caratteristica in grado di dare più respiro alla manovra di gioco, invece ci troviamo davanti ad un piattezza sin troppo marcata con sezioni piuttosto piccole, poco articolare e spoglie di contenuti, che vengono collegate da porte (manco fossimo in Resident Evil 2) e lunghi ed inspiegabili corridoi in cui non succede assolutamente nulla.
A questo poi si aggiunge una telecamera e una gestione delle collisioni da mani nei capelli. Tutti elementi che minano profondamente la solidità di un gameplay che, inserendo diverse tipologie di nemici, cerca di rendere più varia una formula che comunque rimane senza mordente.
Non contenti, gli sviluppatori hanno poi deciso di inserire brevi - ma alquanto disastrose - sezioni di guida e di shooting su mezzi che piuttosto che alternare il ritmo di gioco, creano ancora più imbarazzo nel giocatore.
In tutto questo ovviamente non ci possiamo dimenticare le boss fight. Proprio alcune di queste sono forse l'unico elemento che salviamo di una imbarazzante compagna singolo giocatore.
Soprattutto quelle combattute all'arma bianca, nonostante un sistema molto basilare fatto di due attacchi, schivata e parata (scordatevi le combo!), ci hanno leggermente divertito. Un piccolo sussulto nella più triste desolazione.
Il gioco offre anche la possibilità di raccogliere dei trofei, 6 per ogni livello, oppure di affrontare le missioni già superate in modalità score attack per confrontare poi il nostro risultato con quello degli altri giocatori all'interno di leaderboards mondiali… ovviamente se avete il coraggio di riprendere in mano livelli già giocati.
Giochiamo in compagnia!
A risollevare in piccolissima (e sottolineiamo piccolissima) parte il gameplay di Devil's Third ci pensa la modalità multiplayer. Settima scorsa abbiamo pubblicato un hands on in cui vi spiegavamo per filo e per segno le tante modalità presenti all'interno delle opzioni di gioco.
In questi giorni, nonostante una certa difficoltà nell'entrare all'interno delle partite, abbiamo cercato di testare più a fondo il gameplay del titolo, e dobbiamo ammettere che a differenza del single player, qui gli sviluppatori cercano quanto meno di offrire una prodotto divertente e godibile.
Il tempo ed i ritmi sono scanditi in maniera abbastanza fluida, e adattare lo stile di gioco alla modalità scelta é una cosa che abbiamo decisamente apprezzato. Alla stesso tempo, la crescita del personaggio é interessante e piuttosto valida. Dobbiamo anche ammettere che nonostante la presenza delle golden egg, valuta acquistabile sotto forma di micro transazioni in game, non vanno ad incidere particolarmente sull'esperienza di gioco, trasformandosi più in scorciatoie temporali che veri e propri vantaggi.
Un vero peccato quindi constatare che un esperienza potenzialmente valida viene in larga parte vanifica da un level design che ancora una volta non permette al giocatore di fare realmente quello che vorrebbe, con scelte, ancora una volta concettualmente, lontane da un qualsivoglia senso.
A questo poi si aggiunge un matchmaking praticamente assente che potrebbe essere eccessivamente frustrante per i giocatori alle prime armi; e la mancanza di una party chat mitigata da una scomodissima tastiera in cui scrivere i nostri messaggi.
Arriviamo alla fine di questo faticoso percorso parlandovi ovviamente di quello che probabilmente più di ogni altro é l'elemento che ci ha lasciati perplessi durante le nostre sessioni di gioco con Devil's Third: il comparto grafico.
Che Wii U non sia un fulmine di guerra in quanto a potenza grafica é cosa risaputa, ma nonostante questo la console di Nintendo ha saputo mostrare i muscoli in più di un'occasione grazie a titoli come Bayonetta 2, giusto per citarne uno a caso.
Troviamo quindi inaccettabile quello che i nostri occhi hanno dovuto guardare. Texture in bassa definizione, modelli poligonali spigolosi, cura nei dettagli che neanche due generazioni fa era così povera ed un frame rate che al primo momento di caos inizia subito ad inciampare. Questi sono solo alcuni dei protagonisti di uno spettacolo che vi assicuriamo regala moltissimo imbarazzo. Non parliamo poi delle compenetrazioni poligonali che rendono ancora meno credibili e assurde alcune situazioni di gioco.
Persino il doppiaggio in lingua originale soffre di diversi problemi, ma tutto sommato nella sua totale imperfezione, l'accento russo di Ivan fa quasi sorridere. Per i meno anglofoni, sono comunque presenti i sottotitoli in lingua inglese.
Insomma, Devil's Third non é un gioco che ci sentiamo di consigliare. Sappiamo perfettamente che questi prodotti, spesso, anzi spessissimo, vengono elevati a giochi di nicchia che non vengono capiti o apprezzati nella loro totale imperfezione. I gusti sono gusti e come si dice in questi casi, ognuno ha i suoi.
Rimane comunque il fatto che questo Devil's Third si é trasformato in un grosso buco nell'acqua per Itagaki. I tanti rimandi, cambi di publisher, spostamenti di console e pure fallimenti, hanno probabilmente scalfito in maniera indelebile un progetto che sulla carta poteva anche risultare interessante, ma che probabilmente é stato inghiottito e segnato dalla lucida follia di un game designer che ha continuato a difendere a spada tratta (e ci mancherebbe altro!) un prodotto totalmente imperfetto, forse sbagliando.
Devil's Third
4
Voto
Redazione
Devil's Third
Devil's Third é un prodotto imperfetto sotto tutti gli aspetti. Non c'é un singolo elemento che si salvi in maniera chiara e netta all'interno del codice del gioco. Probabilmente si é arrivati a questa situazione per colpa di uno sviluppo super travagliato, che ha esaurito anche le energie degli stessi sviluppatori. Tuttavia questa non può essere una scusa, e le giustificazioni nei confronti del consumatore servono a poco. Devil's Third rimane un gioco che non vi consigliamo in nessun modo.