Die Hard Trilogy 2: Viva Las Vegas
di
Redazione Gamesurf
CHI FA DA SE FA PER TRE
Come un classico tie-in che si rispetti, il primo Die Hard Trilogy si avvaleva di un sistema di gioco multievento, e questo Viva Las Vegas ripercorre fortemente le sue orme. Tre saranno le tipologie di gioco, che consentiranno di organizzare una trama mozzafiato e di coniugare scene di azione con classici inseguimenti automobilistici nel più canonico modello americano. Tre, come Action 3D, Sparatutto, Racing: le tre chiavi di volta per costruire un degno successore per un titolo più che dignitoso
La sezione Action 3D é la prima e principale da giocarsi, ma l'impatto é tutt'altro che esaltante. Si tratta di un tipico gioco alla Tomb Raider, tuttavia il motore grafico impressiona da subito in negativo. La sensazione, infatti, é quella di avere di fronte un titolo vecchio di almeno una generazione, decisamente troppo per pretendere di intrigare il grande pubblico. I poligoni sono pochi, troppo pochi, e le texture scarne e davvero poco significative. I livelli non sono ben congeniati, soprattutto il sistema delle illuminazioni é insufficiente, oscurando in maniera inspiegabile tutta la visuale a partire da qualche metro (virtuale, ovviamente) dopo il protagonista
Ancora, la meccanica di gioco é ormai inflazionata e consiste nel tipico tiralaleva/ammazzainemici che tanto ha fatto discutere negli ultimi episodi di Tomb Raider. Uno sfacelo completo, quindi? In realtà, nonostante una forma e una sostanza appena sufficienti, sull'orlo della mediocrità, il titolo si lascia giocare tranquillamente, risultando gradevole e addirittura divertente. In effetti, il comparto audio dona una spinta determinante, giovando non poco alla frenesia globale del titolo e aiutandoci ad immedesimare il proprio ego nel Bruce Willis che tante e tante volte ci ha conquistato con i suoi film. Intendiamoci, non che ci si trovi di fronte ad una realizzazione imperdibile, ma é comunque confortante la sensazione di apprezzamento dopo un impatto iniziale quasi ridicolo
L'altra sezione da affrontare é quella Racing, nella quale dovremo inseguire le macchine nemiche, uccidere i terroristi o recuperare bombe inesplose. Anche in questa fase valgono i commenti svolti per la parte avventurosa: le realizzazione tecnica é ancora una volta insufficiente, troppo basica e semplice per caratterizzarsi in positivo. Il gameplay, tuttavia, viene in soccorso e gli inseguimenti in auto si rivelano piacevoli almeno nelle prime fasi, a patto di astrarre se stessi e il proprio gusto estetico da quello che il monitor ci presenta
Come un classico tie-in che si rispetti, il primo Die Hard Trilogy si avvaleva di un sistema di gioco multievento, e questo Viva Las Vegas ripercorre fortemente le sue orme. Tre saranno le tipologie di gioco, che consentiranno di organizzare una trama mozzafiato e di coniugare scene di azione con classici inseguimenti automobilistici nel più canonico modello americano. Tre, come Action 3D, Sparatutto, Racing: le tre chiavi di volta per costruire un degno successore per un titolo più che dignitoso
La sezione Action 3D é la prima e principale da giocarsi, ma l'impatto é tutt'altro che esaltante. Si tratta di un tipico gioco alla Tomb Raider, tuttavia il motore grafico impressiona da subito in negativo. La sensazione, infatti, é quella di avere di fronte un titolo vecchio di almeno una generazione, decisamente troppo per pretendere di intrigare il grande pubblico. I poligoni sono pochi, troppo pochi, e le texture scarne e davvero poco significative. I livelli non sono ben congeniati, soprattutto il sistema delle illuminazioni é insufficiente, oscurando in maniera inspiegabile tutta la visuale a partire da qualche metro (virtuale, ovviamente) dopo il protagonista
Ancora, la meccanica di gioco é ormai inflazionata e consiste nel tipico tiralaleva/ammazzainemici che tanto ha fatto discutere negli ultimi episodi di Tomb Raider. Uno sfacelo completo, quindi? In realtà, nonostante una forma e una sostanza appena sufficienti, sull'orlo della mediocrità, il titolo si lascia giocare tranquillamente, risultando gradevole e addirittura divertente. In effetti, il comparto audio dona una spinta determinante, giovando non poco alla frenesia globale del titolo e aiutandoci ad immedesimare il proprio ego nel Bruce Willis che tante e tante volte ci ha conquistato con i suoi film. Intendiamoci, non che ci si trovi di fronte ad una realizzazione imperdibile, ma é comunque confortante la sensazione di apprezzamento dopo un impatto iniziale quasi ridicolo
L'altra sezione da affrontare é quella Racing, nella quale dovremo inseguire le macchine nemiche, uccidere i terroristi o recuperare bombe inesplose. Anche in questa fase valgono i commenti svolti per la parte avventurosa: le realizzazione tecnica é ancora una volta insufficiente, troppo basica e semplice per caratterizzarsi in positivo. Il gameplay, tuttavia, viene in soccorso e gli inseguimenti in auto si rivelano piacevoli almeno nelle prime fasi, a patto di astrarre se stessi e il proprio gusto estetico da quello che il monitor ci presenta
Die Hard Trilogy 2: Viva Las Vegas
Die Hard Trilogy 2: Viva Las Vegas
Mentre Nvidia e 3dfx continuano a sfornare con frequenze sempre maggiori schede grafiche e GPU dalla potenza di una vera e propria workstation, sul mercato si presentano ancora titoli per i quali sarebbe del tutto sufficiente un vecchio computer con un acceleratore grafico di due generazioni fa. I programmatori, in Viva Las Vegas, non hanno sostanzialmente toccato l'impianto tecnico-visivo che risulta tanto vecchio da penalizzare irrimediabilmente tutto il gioco. E questo è un paradosso, perché proprio la sostanziale mediocrità del titolo lo rende divertente, poco impegnativo nel senso migliore del termine, un ritorno al nudo passatempo di una volta. Ma questo, ormai, non è accettabile, soprattutto quando per 100 biglietti da mille ci si porta a casa un vero e proprio spettacolo tecnologico come Quake III o un'avventura veramente rivoluzionaria come The Nomad Soul. Insomma, l'ideale sarebbe provarlo per un po', senza impegno, ma in caso contrario nessuno ci farà poi molto caso.