Die Hard Trilogy 2: Viva Las Vegas
di
Redazione Gamesurf
Il momento più frenetico é senz'altro la sezione in prima persona, uno sparatutto in stile The House of The Dead nel quale i movimenti del personaggio saranno pre-calcolati dalla CPU, a noi l'abilità di far fuori i nemici. Una buona varietà di armi e situazioni rendono questa la fase più divertente, se non fosse che il motore grafico stenta, esattamente come nei casi precedenti, a favorire una estetica immersione emotiva
Ogni fase poi cerca di creare un'atmosfera cinematografica più credibile attraverso sequenze calcolate con l'engine del gioco alternate, ogni tanto, a stralci di Computer Grafica dalla qualità assai discutibile. La storia, tuttavia, non viene toccata o modificata per nulla dal gameplay, che risulta poco elastico relativamente alle potenzialità dimostrate: si sarebbe potuto evitare, per esempio, un succedersi meccanico e prevedibile di una sequenza con l'altra, favorendo, invece, uno svolgersi del gioco accompagnato dall'evolversi della trama. Nulla di ciò é stato fatto e ciò che rimane é un titolo che ne contiene tre, ma nessuno dei tre, probabilmente, ne giustificherebbe l'acquisto.
Ogni fase poi cerca di creare un'atmosfera cinematografica più credibile attraverso sequenze calcolate con l'engine del gioco alternate, ogni tanto, a stralci di Computer Grafica dalla qualità assai discutibile. La storia, tuttavia, non viene toccata o modificata per nulla dal gameplay, che risulta poco elastico relativamente alle potenzialità dimostrate: si sarebbe potuto evitare, per esempio, un succedersi meccanico e prevedibile di una sequenza con l'altra, favorendo, invece, uno svolgersi del gioco accompagnato dall'evolversi della trama. Nulla di ciò é stato fatto e ciò che rimane é un titolo che ne contiene tre, ma nessuno dei tre, probabilmente, ne giustificherebbe l'acquisto.
Die Hard Trilogy 2: Viva Las Vegas
Die Hard Trilogy 2: Viva Las Vegas
Mentre Nvidia e 3dfx continuano a sfornare con frequenze sempre maggiori schede grafiche e GPU dalla potenza di una vera e propria workstation, sul mercato si presentano ancora titoli per i quali sarebbe del tutto sufficiente un vecchio computer con un acceleratore grafico di due generazioni fa. I programmatori, in Viva Las Vegas, non hanno sostanzialmente toccato l'impianto tecnico-visivo che risulta tanto vecchio da penalizzare irrimediabilmente tutto il gioco. E questo è un paradosso, perché proprio la sostanziale mediocrità del titolo lo rende divertente, poco impegnativo nel senso migliore del termine, un ritorno al nudo passatempo di una volta. Ma questo, ormai, non è accettabile, soprattutto quando per 100 biglietti da mille ci si porta a casa un vero e proprio spettacolo tecnologico come Quake III o un'avventura veramente rivoluzionaria come The Nomad Soul. Insomma, l'ideale sarebbe provarlo per un po', senza impegno, ma in caso contrario nessuno ci farà poi molto caso.