Digimon Story: Cyber Sleuth
La serie Digimon, fiera antagonista dei Pokemon, è riuscita a ritagliarsi uno spazio soprattutto nel mercato orientale, tanto da ambire ad affrontare ora quello europeo con questo Digimon Story: Cyber Sleuth – Hacker’s Memory (DSCSHM da qui in poi), che si pone di fatto come il seguito del primo Digimon Story: Cyber Sleuth commercializzato un paio di anni fa, anche se l’anno scorso abbiamo accolto Digimon World: Next Order che si discosta nettamente da quanto raccontato nel titolo che ci apprestiamo a recensire in questa pagina.
Così come il predecessore, DSCSHM si colloca in una futuristica Tokyo, dove la popolazione si divide tra la vita reale e uno spazio virtuale dove ciascuno può girovagare mediante un avatar modellato a propria immagine e somiglianza. Questo spazio viene chiamato Eden e qui si possono incontrare altre persone, hacker e anche i nostri amici Digimon.
Ultimamente tuttavia si manifestano strani fenomeni come quello che prende il nome di Sindrome di Eden (che porta i malcapitati ad essere intrappolati in uno stato comatoso), senza contare l’account del povero Keisuke Amazawa che è stato hackerato per poi essere accusato di crimini che non ha commesso.
Ovviamente Keisuke non starà con le mani in mano, mettendosi alla caccia dei veri colpevoli girovagando all’interno di Eden e facendosi aiutare da altri hacker che incontrerà all’interno dello spazio virtuale.
Passo indietro
Quella raccontata è la storia di questo DSCSHM, che oltre a riprendere quanto raccontato nel prequel con anche curiosi intrecci e la riproposizione di personaggi già visti, si rivela comunque godibile, ben narrata grazie a una efficace alternanza di divertenti gag e momenti più seri. I personaggi sono ben caratterizzati, tutti identificabili come i classici stereotipi giapponesi. Non manca il solito fiume di dialoghi che, purtroppo, in questo caso non sono stati localizzati in italiano: dopo il passo avanti fatto nell’ultimo Digimon World (dove la localizzazione nel nostro italico idioma ci aveva semplificato la vita), con DSCSHM si è scelto di compiere una inversione di rotta di fatto facendo un imperdonabile passo indietro, imponendoci quindi i classici sottotitoli inglesi accompagnati a un sonoro in giapponese. Peccato!
Questo DSCSHM eredita in toto il gameplay del prequel, consistendo nell’esplorare le aree e i dungeon, parlare con i vari personaggi che popolano l’Eden, quindi accettare le varie missioni (suddivise tra primarie e secondarie) che consisteranno nel trovare oggetti, affrontare nemici, condurre indagini e così via, anche se va detto che permane la sensazione di ripetitività in quanto c’è effettivamente poco altro da fare rispetto ai combattimenti e a leggere i dialoghi.
Categorie
I Digimon invece rappresentano la parte più interessante del gioco e collezionarli, allenarli e vederli evolvere manterrà a lungo l’interesse verso il gioco.
Al fine di accaparrarvi un Digimon dovrete scansionarlo, cosa che potrete fare sfidandolo con un combattimento. Una volta raggiunto il 100% dei dati potrete convertirlo in un mostriciattolo in carne ed ossa (si fa per dire), mentre se avrete pazienza fino al 200% potrete aggiudicarvi statistiche migliorate. Ma saranno in particolare i molteplici percorsi evolutivi di ciascun mostriciattolo a rendere accattivante continuare a giocare a questo titolo, spingendovi a provare a continuare ad allenare il vostro gregge di mostri.
Il sistema di combattimento è il classico gameplay della serie Digimon, il quale si rifà alla classica morra cinese: i mostriciattoli, infatti, sono suddivisi in categorie come Virus, Data, Vaccine e Free, che portano a una efficacia dei loro attacchi differente a seconda della classe di appartenenza. I Virus, ad esempio, sono letali contro i Data, i quali a loro volta sono particolarmente efficaci contro i Vaccine, i quali infine sono capaci di sovrastare facilmente i Virus. I Free, invece, non presentano particolari punti di forza o debolezza rispetto alle altre categorie. I combattimenti saranno affrontati con party di 3 mostriciattoli, più 8 riserve, che potrete impiegare mediante un sistema a turni dove potrete decidere di attaccare, difendervi, utilizzare oggetti e così via. Ovviamente mettere insieme un party sufficientemente eterogeneo è la chiave del successo e risulta evidente come siamo di fronte a un sistema piuttosto efficace e ben congegnato, anche se va detto che pecca nel non avere proposto nulla di nuovo né per la serie, né per il genere.
Tecnicamente arretrato
Tra le novità, oltre ovviamente ad alcune aree che si aggiungono a quelle preesistenti del prequel, oltre alla mole di 320 mostriciattoli contenuti in questo titolo, bisogna menzionare una nuova modalità di battaglia, nominata Colosseo, in cui l’arena viene suddivisa in una griglia e ciascuna casella è associata a un punteggio che potrete fare vostro nel momento in cui vi metterete piede, di fatto conquistandola. Ovviamente se tenterete di spostarvi in una casella già occupata dovrete affrontare il nemico con uno scontro, e ovviamente vince chi per primo raggiunge un determinato punteggio.
Tecnicamente il gioco si staglia su livelli non propriamente brillanti: forse influenzato dall’uscita in contemporanea su PS4 e PsVita, quest’ultima ha condizionato la qualità dell’immagine dell’ammiraglia Sony che è rimasta penalizzata da ambientazioni spoglie, animazioni legnose e poco varie, il tutto aggravato dalla presenza di una telecamera fissa che si rivela particolarmente ostica nelle fasi di esplorazione dei dungeon, che tra l’altro ben presto vi accorgerete come si assomiglino tutti. In poche parole, sarà ben presto evidente la sensazione di essere di fronte a un titolo della generazione passata di console.
Nemmeno l’audio riesce nell’intento di risollevare il livello tecnico di questo DSCSHM in quanto i pochi brani aggiuntivi si aggiungono a quelli riciclati dal prequel.