Dirt Track Racing: Sprint Car

di Redazione Gamesurf
GUARDA COME TI SISTEMO LE VALVOLE
Distribuzione del peso, dimensione e mescola dei pneumatici, rigidità delle sospensioni, carico aerodinamico, ampiezza dello sterzo sono solo alcuni dei parametri personalizzabili dall'utente attraverso semplici e intuitive barre colorate e ciascuno di essi, se fatte le dovute prove cronometrate, influenza i risultati della corsa
Il vero elemento vincente, che rende merito al lavoro svolto dalla Ratbag, lo si trova proprio nella guida del mezzo, capace di raggiungere un livello di realismo per certi versi imbarazzante. Qualora si decida infatti di impostare il livello di difficoltà al massimo (si va da 0 a 100) si capisce immediatamente di avere tra le mani un vero e proprio simulatore, talmente esigente da rendere non solo assolutamente indispensabile l'utilizzo di un volante (o comunque di un controllo analogico), ma tale da richiedere anche un'esperienza che di certo non tutti possiedono

Se a ciò si aggiunge una non indifferente abilità degli avversari, qualora si ponga anch'essa al livello più elevato, risulta definitivamente chiaro che Dirt Track Racing: Sprint Car non é affatto un gioco per tutti. Sebbene infatti riducendo la difficoltà a livelli meno estremi la guida diventi molto più permissiva, é indubbio il fatto che questo gioco non ha comunque molto altro da offrire al giocatore medio, privo di quella passione per una tipo di competizione comunque decisamente anomala
E GLI EFFETTI SPECIALI?
Abbiamo già accennato all'essenzialità grafica di Dirt Track Racing: Sprint Car parlando del menu di gioco, non resta dunque che confermare tale impressione anche per il più importante motore grafico tridimensionale. Seppure fornita dei più validi effetti 3D moderni, la grafica di questo prodotto non riesce affatto a stupire, piazzandosi invece su di un livello di assoluta mediocrità. Aldilà della indiscussa fluidità delle immagini (a dir poco indispensabili in giochi come questi) mancano infatti altri particolari degni di nota e tutto finisce nell'anonimato