Divinity 2 - Ego Draconis
di
Vedo i draghi
Se dovessimo nominare una sola creatura che rappresenti nell'immaginario collettivo il mondo del fantasy, probabilmente tutti saremo concordi nel nominare il drago. Possente, dotato di poteri magici, feroce e talvolta saggio, l'enorme rettile scavalca le frontiere di ogni tradizione, trovando un posto d'onore (sebbene con differente aspetto) in tutte le culture popolari. No, non abbiamo deciso di annoiarvi con un trattato di zoologia fantastica, ma ci sembrava giusto dedicare l'inizio del nostro articolo alla figura del drago, protagonista di Divinity 2: Ego Dragonis, ultima fatica degli studi Larian che molti di voi ricorderanno per il buon Divine Divinity apparsi nel 2002 suoi nostri PC.
Oltre alla naturale versione per Personal Computer, é arrivata a corredo anche la prima escursione del team belga su console dove, negli ultimi mesi, i giochi di ruolo di stampo occidentale hanno dimostrato di poter proporre divertimento e profondità d'azione. Ed é proprio qui che Divinity 2 vuole lasciare il segno, mischiando azione e componenti ruolistiche in un mondo prettamente fantasy. Se in passato i draghi rappresentavano la nostra peggiore nemesi, adesso ci troveremo a dover, gioco forza, convivere con la loro essenza. Si, perché questa volta il nostro eroe porterà dentro di sé non solo il pesante fardello di dover salvare il mondo dal classico super-cattivo, ma dovrà anche imparare a gestire e a servirsi dello spirito della creatura mitica.
I nostri primi passi nel mondo di Rivellon ci vedranno nei panni di un giovane novizio della gilda degli ammazzadraghi, elite di guerrieri votata alla ricerca e allo sterminio dei pericolosissimi lucertoloni. Ben presto però, dopo aver terminato la nostra iniziazione, affioreranno verità che metteranno in dubbio tutte le certezze di una vita. Se prima i draghi erano il peggior nemico e il simbolo stesso del male, ora la loro forza dovrà diventare l'arma per salvare Rivellon dalla catastrofe e dalle mire del perfido Damian. Come reagiremo a questo repentino cambio di tutti i valori che sino a poco tempo fa consideravamo paradigmi inamovibili?
Due ali e tre dimensioni
Eccoci dunque alle prese con questo nuovo action-RPG in terza persona, dove nostra premura sarà cercare di trovare il bandolo di una intricata matassa fatta di misteri, sangue e lotte per il potere assoluto. Certo, nulla di clamorosamente innovativo ma un buon viatico per farci immergere in questa nuova avventura che cerca spazio tra titoli come The Elder Scrolls IV: Oblivion e Dragon Age: Origins, andando a rimpinguare il panorama dei giochi di ruolo fantasy che si sta piacevolmente espandendo anche su console.
Come dicevamo, il primo amore per i Larian é stato indubbiamente il PC, motivo che ci ha fatto muovere con particolare curiosità verso questo passaggio su Xbox 360 che, per molti sviluppatori, ha rappresentato un discreto scoglio da superare. Divinity 2: Ego Draconis é un prodotto palesemente costruito per calzare a pennello sull'architettura di un buon Personal Computer, ma il lavoro compiuto riesce a renderlo fruibile e soddisfacente anche in ambito console, sebbene questa rimanga una seconda opzione (ma non certo una scelta meno dignitosa). Nostro impegno sarà quello di muoverci in un mondo aperto e di portare a termine una nutrita lista di missioni dove, oltre a quelle principali a cui saremo legati per motivi di trama, si affaccia una nutrita schiera di quest secondarie (di cui alcune molto ben studiate) che potremo svolgere o ignorare, in base alle nostre preferenze.
Un primo approccio con il passaggio di piattaforma é visibile nella gestione dei controlli che ci vede passare da mouse e tastiera al meno flessibile gamepad. Questo é un fattore che da sempre penalizza le console in alcune esperienze di gioco, ma va dato atto ai Larian di essersi impegnati per creare qualcosa di sufficientemente customizzabile in modo da mettere a proprio agio i giocatori. Oltre ai classici movimenti, saremo legati all'utilizzo del salto con il grilletto destro e al dorsale sinistro per selezionare oggetti o parlare con i personaggi non giocanti. A dire la verità, queste due scelte non ci sono parse affatto comode, ma hanno il pregio di liberare totalmente i tasti e la croce direzionale, così da dare al giocatore la possibilità di assegnare ad ogni pulsante (e ad ogni direzione della croce) la funzione preferita. Potremo dunque decidere come selezionare un certo tipo di abilità speciale o attacco secondo la nostra personale preferenza soluzione che, dopo qualche sessione di gioco, riesce a mostrare la sua comodità. Il gameplay non é dunque perfetto, ma un po' di pratica rende il tutto sufficientemente fruibile.
Cartoline da Rivellon
L'altro elemento che maggiormente rischiava di risultare penalizzato nell'arrivo su Xbox 360 era l'impatto grafico. Il mondo di Rivellon é stato creato in modo da fornire ampi spazi liberamente esplorabili, limitando i caricamenti che, per logiche necessità, faranno capolino solo nei passaggi tra le varie macrosezioni e l'ingresso nei tanti edifici esplorabili. Tra ambientazioni abbastanza classiche ma di buon impatto visivo, dobbiamo purtroppo segnalare una fluidità non perfetta che, troppo spesso, si distacca da quelli che dovrebbero essere i 30 frame al secondo di base. Il motore grafico ci permette spesso un colpo d'occhio pregevole ed esteso, ma i poligoni messi in campo non sembrano essere così pesanti da spiegare rallentamenti e bug assortiti anche perché, a ben vedere, alcune mancanze sono riscontrabili anche in momenti in cui non abbiamo visto particolari affollamenti a schermo. I modelli poligonali non sono malvagi, ma fluidità e animazioni mostrano il fianco, dimostrando che gli sviluppatori sono più avvezzi al mondo del PC. Anche il sonoro non é del tutto soddisfacente, nonostante la presenza di buone musiche e un piacevole doppiaggio in inglese (tutti i testi sono però in italiano): anche da questo punto di vista sono infatti riscontrabili diversi bachi(comunque meno rispetto alla parte visiva), come brani che s'interrompono o volumi sballati.
Certo, tutti gli appassionati di giochi di ruolo sanno che, oltre le apparenze, ha enorme importanza la struttura ruolistica e narrativa su cui si basa la nostra avventura virtuale. Divinity 2 cerca di far sue peculiarità action e di installarle su una crescita del personaggio fatta di statistiche e abilità da gestire e migliorare con la classica metodologia di aumentare il proprio livello tramite punti esperienza. Durante i nostri primi passi nel gioco dovremo scegliere sesso e aspetto del nostro protagonista (le opzioni sono abbastanza limitate), per poi fare l'ormai scontata scelta tra l'essere guerrieri, ranger o maghi. Questo segnerà il nostro cammino, anche se potremo sempre sviluppare in futuro abilità non propriamente legate alla classe d'appartenenza. Insomma, anche un guerriero potrà trovare utilizzare un arco per colpire a distanza goblin o quant'altro.
Uno dei poteri più interessanti del nostro personaggio sarà la telepatia. Come ogni ammazzadraghi che si rispetti, potremo leggere nella mente altrui per carpirne i segreti o semplicemente scoprire qualche informazione utile. Indubbiamente una bella comodità, ma i Larian hanno fatto in modo che non se ne possa abusare, inserendo un costo da pagare in punti esperienza per ogni volta che vorremo utilizzare la telepatia. Questo ci costringerà a fare i nostri calcoli per decidere se sarà il caso o no di perdere esperienza in favore di una rapida lettura nell'intelletto altrui. L'azione potrebbe svelarci qualche segreto, oppure potrebbe rivelarsi un buco nell'acqua e farci ascoltare un pensiero frivolo e privo d'interesse. Una scommessa che darà un certo peso alle nostre decisioni, rendendo interessante il cercare di capire a priori se un personaggio ci sta nascondendo qualcosa o ha solo esagerato con birra e sidro.
Com'é dura l'avventura
A differenza di molti titoli in commercio in questi ultimi anni, Divinity 2: Ego Draconis richiederà ai giocatori una buona dose d'impegno sin dal livello di difficoltà più basso. Giocare a “normale” costringerà a soppesare ogni possibile scontro visto che, la curva d'apprendimento, sarà dapprima semplice per poi gettarci in un mondo pericoloso e selvaggio, fatto di mostri e briganti estremamente agguerriti. Oltretutto dovremo procurarci oggetti ed ingredienti per incantare armi, armature e distillare pozioni, anche perché i negozianti potrebbero risultare abbastanza cari per le nostre tasche. Quantomeno, con il proseguire della storia, potremo migliorare la nostra situazione per quanto riguarda produzione e procacciamento d'oggetti, ma non vogliamo svelarvi troppo a riguardo...
Purtroppo o per fortuna, nemmeno la confezione del gioco fa mistero che, ad un certo punto della trama, inizieremo a poterci trasformare a piacimento in un drago, opzione che ci mostrerà nuovi orizzonti e ci leverà più di una volta dagli impicci. Il gameplay che affronteremo in versione “rettile volante” si rifà ai più classici simulatori di volo, dove tutto sarà controllato da tasti dorsali e leve analogiche, creando una giocabilità forse un po' limitata ma di semplice fruizione. In ogni caso, poter passare dalle battaglie terrestri a schermaglie aeree si é rivelato un buon diversivo per spezzare un'azione che alcuni potrebbero trovare monotona.
Il gioco offre una buona longevità che si attesta su di un minimo di una quarantina d'ore per terminare la trama principale (complice anche l'alto livello di difficoltà di cui si parla prima), andando a salire per chi vorrà esplorare tutto il mondo a disposizione e divertirsi con le molte sub-quest disponibili. Tirando le somme, Divinity 2: Ego Draconis si é rivelato un gioco di ruolo capace di trascinare il giocatore in un mondo fantasy dotato di buona caratterizzazione e interessanti spunti di gioco, minato però da alcuni limiti tecnici che potevano essere eliminati in fase di sviluppo. Tra le nostre mani rimane un gioco più che piacevole che dovrebbe essere tenuto in debita considerazione da tutti gli amanti del fantasy, senza attendersi però un capolavoro. Speriamo che i Larian continuino a lavorare per il futuro, le basi sono state gettate...
Se dovessimo nominare una sola creatura che rappresenti nell'immaginario collettivo il mondo del fantasy, probabilmente tutti saremo concordi nel nominare il drago. Possente, dotato di poteri magici, feroce e talvolta saggio, l'enorme rettile scavalca le frontiere di ogni tradizione, trovando un posto d'onore (sebbene con differente aspetto) in tutte le culture popolari. No, non abbiamo deciso di annoiarvi con un trattato di zoologia fantastica, ma ci sembrava giusto dedicare l'inizio del nostro articolo alla figura del drago, protagonista di Divinity 2: Ego Dragonis, ultima fatica degli studi Larian che molti di voi ricorderanno per il buon Divine Divinity apparsi nel 2002 suoi nostri PC.
Oltre alla naturale versione per Personal Computer, é arrivata a corredo anche la prima escursione del team belga su console dove, negli ultimi mesi, i giochi di ruolo di stampo occidentale hanno dimostrato di poter proporre divertimento e profondità d'azione. Ed é proprio qui che Divinity 2 vuole lasciare il segno, mischiando azione e componenti ruolistiche in un mondo prettamente fantasy. Se in passato i draghi rappresentavano la nostra peggiore nemesi, adesso ci troveremo a dover, gioco forza, convivere con la loro essenza. Si, perché questa volta il nostro eroe porterà dentro di sé non solo il pesante fardello di dover salvare il mondo dal classico super-cattivo, ma dovrà anche imparare a gestire e a servirsi dello spirito della creatura mitica.
I nostri primi passi nel mondo di Rivellon ci vedranno nei panni di un giovane novizio della gilda degli ammazzadraghi, elite di guerrieri votata alla ricerca e allo sterminio dei pericolosissimi lucertoloni. Ben presto però, dopo aver terminato la nostra iniziazione, affioreranno verità che metteranno in dubbio tutte le certezze di una vita. Se prima i draghi erano il peggior nemico e il simbolo stesso del male, ora la loro forza dovrà diventare l'arma per salvare Rivellon dalla catastrofe e dalle mire del perfido Damian. Come reagiremo a questo repentino cambio di tutti i valori che sino a poco tempo fa consideravamo paradigmi inamovibili?
Due ali e tre dimensioni
Eccoci dunque alle prese con questo nuovo action-RPG in terza persona, dove nostra premura sarà cercare di trovare il bandolo di una intricata matassa fatta di misteri, sangue e lotte per il potere assoluto. Certo, nulla di clamorosamente innovativo ma un buon viatico per farci immergere in questa nuova avventura che cerca spazio tra titoli come The Elder Scrolls IV: Oblivion e Dragon Age: Origins, andando a rimpinguare il panorama dei giochi di ruolo fantasy che si sta piacevolmente espandendo anche su console.
Come dicevamo, il primo amore per i Larian é stato indubbiamente il PC, motivo che ci ha fatto muovere con particolare curiosità verso questo passaggio su Xbox 360 che, per molti sviluppatori, ha rappresentato un discreto scoglio da superare. Divinity 2: Ego Draconis é un prodotto palesemente costruito per calzare a pennello sull'architettura di un buon Personal Computer, ma il lavoro compiuto riesce a renderlo fruibile e soddisfacente anche in ambito console, sebbene questa rimanga una seconda opzione (ma non certo una scelta meno dignitosa). Nostro impegno sarà quello di muoverci in un mondo aperto e di portare a termine una nutrita lista di missioni dove, oltre a quelle principali a cui saremo legati per motivi di trama, si affaccia una nutrita schiera di quest secondarie (di cui alcune molto ben studiate) che potremo svolgere o ignorare, in base alle nostre preferenze.
Un primo approccio con il passaggio di piattaforma é visibile nella gestione dei controlli che ci vede passare da mouse e tastiera al meno flessibile gamepad. Questo é un fattore che da sempre penalizza le console in alcune esperienze di gioco, ma va dato atto ai Larian di essersi impegnati per creare qualcosa di sufficientemente customizzabile in modo da mettere a proprio agio i giocatori. Oltre ai classici movimenti, saremo legati all'utilizzo del salto con il grilletto destro e al dorsale sinistro per selezionare oggetti o parlare con i personaggi non giocanti. A dire la verità, queste due scelte non ci sono parse affatto comode, ma hanno il pregio di liberare totalmente i tasti e la croce direzionale, così da dare al giocatore la possibilità di assegnare ad ogni pulsante (e ad ogni direzione della croce) la funzione preferita. Potremo dunque decidere come selezionare un certo tipo di abilità speciale o attacco secondo la nostra personale preferenza soluzione che, dopo qualche sessione di gioco, riesce a mostrare la sua comodità. Il gameplay non é dunque perfetto, ma un po' di pratica rende il tutto sufficientemente fruibile.
Cartoline da Rivellon
L'altro elemento che maggiormente rischiava di risultare penalizzato nell'arrivo su Xbox 360 era l'impatto grafico. Il mondo di Rivellon é stato creato in modo da fornire ampi spazi liberamente esplorabili, limitando i caricamenti che, per logiche necessità, faranno capolino solo nei passaggi tra le varie macrosezioni e l'ingresso nei tanti edifici esplorabili. Tra ambientazioni abbastanza classiche ma di buon impatto visivo, dobbiamo purtroppo segnalare una fluidità non perfetta che, troppo spesso, si distacca da quelli che dovrebbero essere i 30 frame al secondo di base. Il motore grafico ci permette spesso un colpo d'occhio pregevole ed esteso, ma i poligoni messi in campo non sembrano essere così pesanti da spiegare rallentamenti e bug assortiti anche perché, a ben vedere, alcune mancanze sono riscontrabili anche in momenti in cui non abbiamo visto particolari affollamenti a schermo. I modelli poligonali non sono malvagi, ma fluidità e animazioni mostrano il fianco, dimostrando che gli sviluppatori sono più avvezzi al mondo del PC. Anche il sonoro non é del tutto soddisfacente, nonostante la presenza di buone musiche e un piacevole doppiaggio in inglese (tutti i testi sono però in italiano): anche da questo punto di vista sono infatti riscontrabili diversi bachi(comunque meno rispetto alla parte visiva), come brani che s'interrompono o volumi sballati.
Certo, tutti gli appassionati di giochi di ruolo sanno che, oltre le apparenze, ha enorme importanza la struttura ruolistica e narrativa su cui si basa la nostra avventura virtuale. Divinity 2 cerca di far sue peculiarità action e di installarle su una crescita del personaggio fatta di statistiche e abilità da gestire e migliorare con la classica metodologia di aumentare il proprio livello tramite punti esperienza. Durante i nostri primi passi nel gioco dovremo scegliere sesso e aspetto del nostro protagonista (le opzioni sono abbastanza limitate), per poi fare l'ormai scontata scelta tra l'essere guerrieri, ranger o maghi. Questo segnerà il nostro cammino, anche se potremo sempre sviluppare in futuro abilità non propriamente legate alla classe d'appartenenza. Insomma, anche un guerriero potrà trovare utilizzare un arco per colpire a distanza goblin o quant'altro.
Uno dei poteri più interessanti del nostro personaggio sarà la telepatia. Come ogni ammazzadraghi che si rispetti, potremo leggere nella mente altrui per carpirne i segreti o semplicemente scoprire qualche informazione utile. Indubbiamente una bella comodità, ma i Larian hanno fatto in modo che non se ne possa abusare, inserendo un costo da pagare in punti esperienza per ogni volta che vorremo utilizzare la telepatia. Questo ci costringerà a fare i nostri calcoli per decidere se sarà il caso o no di perdere esperienza in favore di una rapida lettura nell'intelletto altrui. L'azione potrebbe svelarci qualche segreto, oppure potrebbe rivelarsi un buco nell'acqua e farci ascoltare un pensiero frivolo e privo d'interesse. Una scommessa che darà un certo peso alle nostre decisioni, rendendo interessante il cercare di capire a priori se un personaggio ci sta nascondendo qualcosa o ha solo esagerato con birra e sidro.
Com'é dura l'avventura
A differenza di molti titoli in commercio in questi ultimi anni, Divinity 2: Ego Draconis richiederà ai giocatori una buona dose d'impegno sin dal livello di difficoltà più basso. Giocare a “normale” costringerà a soppesare ogni possibile scontro visto che, la curva d'apprendimento, sarà dapprima semplice per poi gettarci in un mondo pericoloso e selvaggio, fatto di mostri e briganti estremamente agguerriti. Oltretutto dovremo procurarci oggetti ed ingredienti per incantare armi, armature e distillare pozioni, anche perché i negozianti potrebbero risultare abbastanza cari per le nostre tasche. Quantomeno, con il proseguire della storia, potremo migliorare la nostra situazione per quanto riguarda produzione e procacciamento d'oggetti, ma non vogliamo svelarvi troppo a riguardo...
Purtroppo o per fortuna, nemmeno la confezione del gioco fa mistero che, ad un certo punto della trama, inizieremo a poterci trasformare a piacimento in un drago, opzione che ci mostrerà nuovi orizzonti e ci leverà più di una volta dagli impicci. Il gameplay che affronteremo in versione “rettile volante” si rifà ai più classici simulatori di volo, dove tutto sarà controllato da tasti dorsali e leve analogiche, creando una giocabilità forse un po' limitata ma di semplice fruizione. In ogni caso, poter passare dalle battaglie terrestri a schermaglie aeree si é rivelato un buon diversivo per spezzare un'azione che alcuni potrebbero trovare monotona.
Il gioco offre una buona longevità che si attesta su di un minimo di una quarantina d'ore per terminare la trama principale (complice anche l'alto livello di difficoltà di cui si parla prima), andando a salire per chi vorrà esplorare tutto il mondo a disposizione e divertirsi con le molte sub-quest disponibili. Tirando le somme, Divinity 2: Ego Draconis si é rivelato un gioco di ruolo capace di trascinare il giocatore in un mondo fantasy dotato di buona caratterizzazione e interessanti spunti di gioco, minato però da alcuni limiti tecnici che potevano essere eliminati in fase di sviluppo. Tra le nostre mani rimane un gioco più che piacevole che dovrebbe essere tenuto in debita considerazione da tutti gli amanti del fantasy, senza attendersi però un capolavoro. Speriamo che i Larian continuino a lavorare per il futuro, le basi sono state gettate...