Divinity: Original Sin 2
La saga di Original Sin ha conquistato una moltitudine di cuori durante il corso delle sue pubblicazioni, specialmente quelli che sono cresciuti a pane e Baldur’s Gate per merenda. Il secondo titolo della saga RPG, sviluppato sempre da Larian Studio, ha seguito fedelmente le orme del suo predecessore occupando per primi gli scaffali delle offerte PC, solo per passare in seguito a quelli delle console sfruttando la formula della Definitive Edition.
Oltre quindi a ricevere una modifica sostanziale nella configurazione dei comandi, il passaggio su console propone ai giocatori l’intera quantità di contenuti usciti fino a oggi su PC, insieme ad alcuni rework effettuati sulla modalità Arena. Il capolavoro della software house belga ha fatto parlare di sé in lungo e in largo, ottenendo diversi riconoscimenti meritati che lo hanno elevato a “miglior RPG degli ultimi anni”.
PORTING RAGIONATI
Ogni giocatore che si rispetti esprime pochi desideri quando si rivolge al proprio media preferito, ma uno di questi recita sicuramente: fa che questa edizione per console venga fatta in modo ragionato e funzionale. L’esperienza maturata nel tempo ci ha insegnato come spesso l’operazione di “porting” segua più l’impronta del passaggio in copia 1:1, lasciando quindi venire a galla una serie di problematiche impattanti sia per quanto riguarda i comandi, spesso adattati male al pad, che per quanto concerne il comparto tecnico.
Come eccezione alla regola, Larian Studio ci ha dimostrato che un porting su console può essere fatto a regola d’arte. Dopo averci piacevolmente sorpreso con la Enhanced Edition del primo Original Sin (qui la nostra recensione del 2015), torniamo a scendere in campo nelle terre di Rivellon, questa volta alle prese con nuove avventure dalla scrittura sorprendente, in grado di rapirci e coccolarci all’interno di una spirale di eventi difficile da raccontare semplicemente con le parole.
Il viaggio svolto durante il corso della campagna presenta diverse chiavi di lettura, ognuna rappresentata dal background di ogni personalità inserita nella vicenda, che a seconda delle nostre scelte compie un cammino, scrive una storia, insomma vive ogni respiro cercando di mantenere alto il morale con l’intenzione di portare la pellaccia a casa tutta intera. Si parte come sempre dall’editor, si sceglie una classe imparandone punti di forza e debolezza, mentre si decide se partire con un background “vuoto” oppure sceglierne uno tra quelli proposti.
Non è importante mantenerne la classe, che anche in quel caso può essere scelta a piacimento, ma è importante mantenerne la storia seguendo via via un caleidoscopio di situazioni, che potranno essere portate a termine solo se assecondate nel modo e momento giusto. L’avvincente epopea fantasy che vi apprestate a vivere, al netto della storia principale e delle innumerevoli side quest di contorno, è pronta a sequestrarvi in casa per almeno un centinaio di ore, tutte frutto di viaggio libero da schemi, dove è possibile parlare o uccidere chiunque (attenti a ciò che desiderate però!).
La struttura del gioco riprende i grandi classici a cui si ispira, impostando come accennato poco sopra un sistema di abilità, talenti e punti caratteristica utili a delineare nel complesso il vostro stile d’approccio ideale. Potete scegliere di abbracciare la via del guerriero sfruttando le abilità coriacee degli uomini lucertola, oppure varcare la via delle ombre diventando ladri provetti nei panni di un elfo. È stata inserita anche una classe non-morta particolarmente interessante da giocare, visto che si porta dietro delle caratteristiche capaci di rendere il gioco da una parte più complesso (cosa fareste incontrando per strada uno scheletro parlante?) e, dall’altro, forse più semplice grazie alle sue resistenze naturali a veleno e affini.
Intrighi, giochi di potere e scorribande diventeranno subito il vostro pane quotidiano, all’interno di un mondo che “reagisce” alla vostra presenza rispondendo attivamente a ogni valutazione compiuta in qualsiasi ambito.
A livello di gameplay ci troviamo di fronte a un prodotto nient’affatto banale, capace di rinnovare un sistema di combattimento a turni con intelligenza, riscrivendo e sistemando la formula utilizzata in passato con il primo capitolo del brand. Original Sin 2 ti permette di sfruttare lo scenario a 360°, innescando esplosioni grazie a barili pieni di petrolio, oppure sfruttando delle pozzanghere d’acqua come conduttore al fine di scatenare il potere del fulmine delle nostre magie. Alcuni ostacoli ambientali possono essere sfruttati come coperture, oppure evitati con astuzia per evitare di finire nella morsa di creature guidate da un’intelligenza artificiale reattiva e bilanciata a seconda della difficoltà scelta a inizio gioco. Ogni piccolo tassello serve a comporre un puzzle ricco di sfaccettature e stili diversi, uniti in un unico prodotto che non si ferma solo a quanto citato, ma eleva il pericolo sfruttando persino la verticalità delle ambientazioni.
Come spesso accade per avventure di questo stampo, il divertimento aumenta in relazione al numero di giocatori presenti in partita. A differenza di quanto possibile su PC, gli utilizzatori della versione console di Original Sin 2 possono condividere l’esperienza in una modalità cooperativa a schermo condiviso, che si divide in due nel momento in cui uno dei giocatori decide di prendere una strada alternativa. Considerato che il gruppo è composto da quattro membri, i due seguaci restanti diventano un doppio da portare in coppia, rendendo quindi l’esplorazione o l’eventuale combattimento inatteso meno difficile da portare a compimento. Questa possibilità rende il gioco più dinamico, regalando diversi momenti soddisfacenti a seconda dei casi.
EDIZIONE DEFINITIVA 2.0
L’edizione confezionata in occasione del porting su console non solo vede una riscrittura del codice, a livello di adattamento, ma sfrutta l’occasione per aggiungere delle caratteristiche importanti a cui possono accedere (gratuitamente) anche i possessori della versione PC.
La configurazione dei comandi ha subito un piacevole adattamento alle potenzialità ridotte del pad, visto e considerato che ogni tasto viene utilizzato con intelligenza al fine di concedere al giocatore libero accesso a tutte le informazioni di cui ha bisogno. Dopo aver memorizzato i tasti grazie al tutorial, selezionare le varie voci si rivelerà semplicissimo da fare, coadiuvata dalla comodità di aprire il menu grazie all’uso dei grilletti superiori L2 e R2.
Dal punto di vista prettamente grafico, il gioco adesso riceve un aggiornamento sulle risoluzioni, ottenendo persino un supporto HDR e 4K a seconda dello schermo su cui verrà eseguito il gioco. Tale editing visivo viene supportato anche dalla sistemazione di alcuni indicatori su schermo, al fine di rendere l’esperienza più chiara e adatta alle comodità del salotto.
Ascoltando i feedback dei giocatori gli sviluppatori hanno anche sistemato alcune linee di dialogo, se non altro per rendere più chiara la risoluzione di alcune missioni nella parte avanzata della campagna. Giocare in singolo, o in compagnia, non è solo l’unica cosa possibile in questo capitolo della saga. Per l’occasione Larian Studio ha rielaborato la modalità Arena con lo scopo principale di offrire nuove sfide ai giocatori, allargando notevolmente la mole di attività con modalità divertenti da svolgere in compagnia.
Oltre al deathmatch classico, dove lo scontro è tutti contro tutti, troviamo anche una modalità Kill the King dove ogni squadra deve scortare un NPG e impedire agli avversari di ucciderlo. L’insieme di aggiornamenti inserisce delle dinamiche assimilabili a dei power-up, che grazie a forzieri di diverse tipologie o traits acquistabili dopo ogni round, rendono l’esperienza sul campo un pelino più impegnativa ma allo stesso tempo più soddisfacente da portare a termine. È persino possibile combattere con il proprio compagno di divano grazie allo scambio del controller, con la modalità Hot Seat, nonché accedere ad ulteriori sedici personaggi, tra cui qualche inedito come Zandalor o Radeka.
Se poi contiamo che ogni modalità può essere giocata in tredici mappe differenti, ognuna con una configurazione diversa, il titolo acquista ulteriore longevità diventando praticamente una killer application senza troppe difficoltà. Un ma deve pur esserci e, in questo caso, si nasconde dietro alla forte appartenenza che Original Sin 2 sventola con orgoglio di fronte ai giocatori.
Se da un lato l’appassionato del genere non vedrà l’ora di perdersi per Rivellon, dall’altro il neofita potrebbe soffrire sulle prime battute lo schema del gioco, che anche in modalità Storia (quindi difficoltà zero) non è poi così facile da seguire.
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Redazione