Dollhouse: Behind the Broken Mirror, la recensione di un horror pieno di crepe

Soedesco ci riprova, a distanza di sei anni, ma ancora una volta Dollhouse non si dimostra all'altezza

Dollhouse Behind the Broken Mirror la recensione di un horror pieno di crepe

Dollhouse: Behind the Broken Mirror è un'avventura horror in prima persona sviluppata e pubblicata da Soedesco. Racconta la storia di Eliza de Moor, un tempo cantante di successo, che si ritrova apparentemente intrappolata negli incubi generati dalla sua stessa mente: l'amnesia di cui soffre e per la quale è in cura presso un istituto, le impedisce di rimettere insieme i pezzi del suo passato per capire esattamente chi sia. Perciò, supportata dal dottor Stern, viaggerà fino al villaggio di Ravenhill e soprattutto alla Dollhouse: per capire cosa stia succedendo. Posto riesca a sopravvivere a incubi che sembrano molto di più del semplice frutto di una mente spezzata e alla deriva.

Non è chiaro se e quali legami abbia con il più vecchio Dollhouse, sempre a opera di Soedesco. Ricordo di averlo giocato e trovato piuttosto brutto, tanto da non essere riuscita a finirlo. La speranza era che questo gioco, legami o meno con il precedente, potesse dimostrare di aver mosso tutti i passi in avanti necessari per quantomeno rendersi godibile. Dopo sei o sette ore, necessarie per finirlo esplorando ogni angolo possibile, la risposta è che sebbene qualcosa sia cambiato rispetto al disastro del 2019, siamo ancora ben lontani dal considerarlo un gioco sufficiente.

Dollhouse: Behind the Broken Mirror, la recensione di un horror pieno di crepe

Dollhouse: Behind the Broken Mirror è un horror senza mordente

A cominciare dalla storia, le cui basi sarebbero anche interessanti ma il modo in cui sono narrate, tra regia, sceneggiatura, animazioni e performance stesse dei doppiatori, distrugge qualsiasi pretesa di qualità. Un peccato, perché per quanto non sia originale alla radice costruire un'esperienza basata sulle bambole (uno fra i trope horror per eccellenza), l'idea attorno aveva del potenziale: comprende tragedie familiari ed esperimenti ben poco etici inclusi nel pacchetto, come ci si potrebbe aspettare dal genere, tuttavia fallisce nell'esposizione generale e nel tentativo di costruire una tensione che resiste per i primi minuti di gioco, prima di tornare in un blando oblio.

Ad affossare ulteriormente il coinvolgimento è la mancanza di doppiaggio della protagonista, fatto salvo per l'inizio dove la si vede cantare a un pubblico invisibile, e soprattutto il fatto che nei filmati lei non sia mai presente: lo specifico perché, essendo un gioco in prima persona, viene da pensare che i video siano tutti dal suo punto di vista. Invece no, la telecamera ruota attorno alla scena, spesso cambia inquadrature e in questa incomprensibile giostra emerge come Eliza non appaia al suo interno nonostante il dottor Stern si stia rivolgendo proprio a lei. Capisco possa essere una scelta fatta per risparmiare risorse ma funzionerebbe se il punto di vista fosse, appunto, quello di Eliza; il fatto che tutte le scene siano dinamiche non solo ci priva di quella poca immedesimazione che avremmo potuto provare ma mette anche in evidenza come di lei non ci sia alcuna traccia. Uno scivolone non da poco.

Passando al gameplay in sé... Si regge in piedi meno volte di quante inciampi. Poiché entrare in un reame di bambole può soltanto significare che quelle stesse non resteranno immobili a lungo, Eliza si doterà di quattro diverse armi nel corso del gioco (tutte opzionali a parte la prima, piuttosto semplici però da ottenere). Il gunplay in tal senso non può essere definito diveramente da "atroce": il suono è terribile, il feedback dei colpi a malapena discreto e l'animazione stessa legnosa. I tempi di caricamento per ciascuna arma tranne l'Harmonica sono molto lunghi, considerato che due su quattro sono revolver, e ogni tanto sono capitate situazioni troppo congestionate per gestirle a dovere. Se e quando Eliza viene ferita, il pad vibra fastidiosamente e la sua velocità d'azione rallenta per breve tempo, obbligando a premeere in modo convulso lo scatto per allontanarci quanto più possibile da qualsiasi minaccia.

La mira assistita, attiva di default ma disattivabile in ogni momento dal menu, è più un fastidio che un aiuto perché ogni tanto non sa bene se vuole puntare alla testa o al torso dei nemici, arrivando anche a fare resistenza alle nostre indicazioni. Insomma, per essere una delle componenti fondamentali del gioco - perché si spara e da un certo punto in avanti lo si fa anche tanto - è sviluppata in maniera tanto grezza da non lasciare alcuna soddisfazione. L'idea di sintetizzare personalmente i proiettili utilizzando oggetti trovati in giro non è nuova a questo genere e Dollhouse: Behind the Broken Mirror prende a piene mani da esponenti del calibro di Resident Evil. Se si esplora con attenzione e si fa un buon uso delle risorse a disposizione non ci si sentirà mai a corto di proiettili: questo perché, come citato poco sopra, da un certo punto in avanti il gioco si popola talmente tanto di nemici che ho ringraziato di aver messo da parte decine e decine di proiettili.

Dollhouse: Behind the Broken Mirror, la recensione di un horror pieno di crepe

A seconda di chi affrontiamo e dell'arma utilizzata, le bambole vengono distrutte con più o meno rapidità e, come da manuale, i colpi in testa sono quelli che infliggono più danni - anche se a onor del vero non sempre si nota questa differenza. Le minacce si percepiscono, a orecchio, dal cambio di musica che segue la loro presa di coscienza della nostra presenza, per cui si sa sempre del pericolo con piccolo anticipo.

Oltre al combattimento, si esplora ma al di là delle risorse e qualche documento che illustra i pregressi dietro a questo incubo a occhi aperti, il resto segue un percorso lineare, scenario dopo scenario, fino a una finale piuttosto tiepido e non meglio eseguito del resto della storia. A nostra disposizione c'è un inventario espandibile di quattro spazi alla volta trovando delle specifiche valigette e non avendo un baule, o un suo surrogato, dove depositare gli eccessi non è male prendersi del tempo per guardarsi in giro e aumentare il numero di slot a disposizione.

Enigmi veri e propri non sono pervenuti, fatta eccezione un paio di cui uno incomprensibile e che si fa prima a risolvere in un continuo prova e fallisci, senza scervellarsi troppo per capire un senso particolarmente convoluto. A parte questo non si può dire ci sia un momento davvero interessante in Dollhouse: Behind the Broken Mirror. Si prosegue in modo guidato lungo i diversi scenari, si insulta non poco l'idea di legare la progressione, a un certo punto, a minigiochi assolutamente mal pensati e implementati, si prosegue fino alla fine e ci si ritrova con ben poco tra le mani.

Graficamente, infine, si aggiunge l'ultimo chiodo sulla bara. Se le bambole all'inizio potevano, nel loro essere grottesche, funzionare, piano piano anche quell'aspetto scompare per lasciare spazio ad asseti riciclati ancora e ancora, ambientazioni blande e/o povere di dettagli e in generale poca amalgama tra le varie aree. Quasi fossero dei pezzi presi e cuciti assieme in qualche modo per provare a dare una coesione a un'avventura più frammentata del suo titolare specchio. Non mancano nemmeno sporadici bug ma, se non altro, sono meno di quanti ce ne si aspetterebbe.

Dollhouse: Behind the Broken Mirror

Versione Testata: PS5

4.5

Voto

Redazione

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Dollhouse: Behind the Broken Mirror

Dollhouse: Behind the Broken Mirror è un prodotto mezzo gradino sotto l'insufficienza, che dimostra come dalla precedente esperienza si sia appreso poco e ancor meno si sia deciso di migliorare. Privo di una storia coinvolgente, al netto delle premesse interessanti, con un gameplay e soprattutto un gunplay dimenticabili, l'esplorazione ridotta all'osso e le minacce rappresentate dalle bambole che nemmeno troppo alla lunga smettono di avere l'effetto spaventoso che invece dovrebbero, il gioco ci trascina nella sua confusa spirale per diverse ore, al termine delle quali restiamo con un pugno di mosche in mano a chiederci cosa sia esattamente successo.

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