Don't Starve
di
Wilson, sedicente scienziato, é al lavoro sull'invenzione della sua vita. Purtroppo per lui, l'ultima tessera del puzzle non riesce ad incastrarsi e finisce - di fatto - in un vicolo cieco. Corre così in suo soccorso un misterioso gentiluomo che, in cambio della conoscenza infinita, gli ruba l'anima. Anzi, l'intera persona. Insomma, non é ben chiaro - almeno inizialmente - come mai Wilson, dopo aver firmato il patto, venga catapultato in un mondo nuovo a lui ostile. "Don't Starve", non morire di fame, questi gli unici consigli del nostro anfitrione. In modo del tutto lapidario, il fantomatico tutorial termina qui, lasciando Wilson - e quindi noi - completamente allo sbaraglio, senza alcuna spiegazione o consigli di sorta, costringendoci ad apprendere - errore dopo errore - i rudimenti di base della sopravvivenza.
Don't Starve é un titolo basato sull'urgenza, sul continuo recupero di materia prima per sfamarsi e per costruire accampamenti sempre migliori. Vogliamo fare una premessa: quello che stiamo esaminando é un prodotto che può non piacere a tutti. Ha un linea di difficoltà piuttosto ripida ed un sistema di avanzamento poco flessibile e, sotto molti aspetti, piuttosto ripetitivo. Purtroppo, spiegare a parole l'esperienza di Don't Starve non é compito facile. In linea di massima, il vostro scopo sarà quello di sopravvivere il più a lungo possibile, procacciando il cibo e macinando - giorno dopo giorno - sempre più Punti Esperienza per sbloccare il resto del gioco.
La libertà donata al giocatore é pressocché totale. Il mondo, calcolato col metodo procedurale, verrà ricreato casualmente ad ogni Nuova Partita. Questo si tradurrà in un ambiente sempre diverso, mai scontato, tanto nei suoi abitanti quanto nelle materie che potrà offrirci. Sin da subito, potrete notare nella zona alta dello schermo tre - importantissimi - segnalini da tenere costantemente d'occhio: lo status di stomaco, testa e cuore. Per poter resistere a lungo, prima ancora di imparare a costruirci delle armi, dovremo procacciarci il nostro stesso cibo: piante e ortaggi, ad esempio, ma anche veri e propri animali da sbranare o far finire in trappola. Con uno scorrere del tempo (scusateci il gioco di parole) in tempo reale, ci verrà poi naturale prepararci una tabella di marcia mentale con la quale tenerci occupati ogni giorno. Prima di avventurarci nelle lande più interne, ad esempio, faremmo bene a metter su un accampamento di tutto rispetto che possa tenere al sicuro noi e i nostri bisogni primari. Se inizialmente saremmo costretti ad esplorare ogni radura in cerca di semplici bacche o di qualche coniglietto sacrificale, in seguito capiremo come sia ancora meglio crearci un terreno personale che ci rifornisca di frutta fresca ad intervalli regolari. Ed é solo uno dei tantissimi esempi che potremmo fare.
Don't Starve é una gemma ricca di sorprese, capace di lasciare a bocca aperta anche dopo settimane e settimane di meticolose ricerche. proprio il fascino della continua scoperta a tenere perennemente acceso l'interesse da parte dell'acquirente, a patto che quest'ultimo non si faccia scoraggiare dai continui, inesorabili fallimenti. Perché, sì, nonostante lo squisito stile grafico (che rimanda vagamente alle opere di Tim Burton), Don't Starve é un gioco cattivo e assolutamente senza pietà. A qualcuno potrà sembrare assurdo, ma un sistema per riprendere la partita, una volta morti, manca totalmente. E, premettiamo, le probabilità di lasciarci le penne é sempre dietro l'angolo. Che sia a causa dei morsi della fame, delle allucinazioni sempre più reali o anche solo per un apparentemente innocuo gruppo di nemici: una volta andati all'altro mondo perderete tutto e sarete costretti - voglia permettendo - a ripetere per l'ennesima volta dei procedimenti che speravate di esservi lasciati definitivamente alle spalle.
Don't Starve fa parte di quella categoria di prodotti, come dicevamo, che fa dell'elevata difficoltà uno dei fattori principali che ne siglano il successo. Ironia della sorte, riuscirà più facile immedesimarvi nella (dis)avventura di Wilson che in qualunque altro prodotto tripla-A abbiate provato negli ultimi tempi. Il lento sistema di evoluzione della nostra base, lo "scavenging" più selvaggio, l'eterna ansia provata nello spingersi troppo oltre i propri confini... Don't Starve aveva promesso di regalarci un simulatore di sopravvivenza e, dobbiamo ammetterlo, é stato di parola.
Niente odora più di sopravvivenza di un gioco che, fin dall'inizio, ti fa capire di avere milioni di scadenze da rispettare. Un classico sistema di creazione degli oggetti, poi, aggiunge quel pizzico di pepe in più che non fa mai male, soprattutto in un titolo che promette di rubare decine e decine di ore, una volta entrati nella sua ottica. Si parte vestiti di stracci e senza difese per poi ritrovarsi subito a raccogliere erba, sterpaglie, sassi, semi e così creare le nostre prime armi (piuttosto primitive), la nostra prima accetta e così via. Una volta in possesso dell'accetta, capiremo quanto sarà utile tagliare legna e poi prepararla per creare un falò per la notte, al fine di tenere lontane le mortali bestie che, quatte quatte, approfittano del buio per fare di noi uno squisito manicaretto. Dal semplice falò passeremo ad un braciere più stabile e duraturo, dai tristissimi stracci di partenza tireremo fuori delle più utili armature, dalla roccia reperita in giro sostituiremo le nostre staccionate in legno con difese ben più solide, e così via. Non é la prima volta che lo diciamo, ma ci sembra importante ribadirlo: Don't Starve é un'avventura infinita e pregna di un perenne fascino di scoperta. Nonostante abbia comunque dei limiti, non offrendo sistemi di creazione liberi (come Minecraft o Terraria), riesce comunque a tenere sempre viva la sua fiaccola. Con il passare dei giorni, non solo apprenderemo sempre più tecniche per restare vivi, ma scopriremo anche che sarà possibile crearsi un allevamento di api, pescare in riva al lago, lanciare incantesimi, cambiare personaggio o incappare addirittura in un cambio di stagione, con tutti i pro e contro del caso. E se vi piace auto-infliggervi dolore, nel menù troverete anche una modalità apposita per i giocatori (ancora) più impavidi..
La versione PS4, che é poi quella che abbiamo testato con mano, presenta dei controlli completamente rivisitati per l'occasione. Ci fa piacere notare come, a differenza di molti altri prodotti PC trasportati in seguito su console, la navigazione nei menù e le possibilità di gioco in generale non siano state assolutamente minate dal riadattamento al joypad. I dorsali richiamano i due rispettivi menù (creazione oggetti e inventario), mentre é ora possibile comandare il protagonista liberamente con lo stick, invece che cliccando nella direzione desiderata. Il risultato, per quanto abbastanza differente dall'opera originale, risulta comunque comodo. Prova superata.
Don't Starve é un titolo basato sull'urgenza, sul continuo recupero di materia prima per sfamarsi e per costruire accampamenti sempre migliori. Vogliamo fare una premessa: quello che stiamo esaminando é un prodotto che può non piacere a tutti. Ha un linea di difficoltà piuttosto ripida ed un sistema di avanzamento poco flessibile e, sotto molti aspetti, piuttosto ripetitivo. Purtroppo, spiegare a parole l'esperienza di Don't Starve non é compito facile. In linea di massima, il vostro scopo sarà quello di sopravvivere il più a lungo possibile, procacciando il cibo e macinando - giorno dopo giorno - sempre più Punti Esperienza per sbloccare il resto del gioco.
La libertà donata al giocatore é pressocché totale. Il mondo, calcolato col metodo procedurale, verrà ricreato casualmente ad ogni Nuova Partita. Questo si tradurrà in un ambiente sempre diverso, mai scontato, tanto nei suoi abitanti quanto nelle materie che potrà offrirci. Sin da subito, potrete notare nella zona alta dello schermo tre - importantissimi - segnalini da tenere costantemente d'occhio: lo status di stomaco, testa e cuore. Per poter resistere a lungo, prima ancora di imparare a costruirci delle armi, dovremo procacciarci il nostro stesso cibo: piante e ortaggi, ad esempio, ma anche veri e propri animali da sbranare o far finire in trappola. Con uno scorrere del tempo (scusateci il gioco di parole) in tempo reale, ci verrà poi naturale prepararci una tabella di marcia mentale con la quale tenerci occupati ogni giorno. Prima di avventurarci nelle lande più interne, ad esempio, faremmo bene a metter su un accampamento di tutto rispetto che possa tenere al sicuro noi e i nostri bisogni primari. Se inizialmente saremmo costretti ad esplorare ogni radura in cerca di semplici bacche o di qualche coniglietto sacrificale, in seguito capiremo come sia ancora meglio crearci un terreno personale che ci rifornisca di frutta fresca ad intervalli regolari. Ed é solo uno dei tantissimi esempi che potremmo fare.
Don't Starve é una gemma ricca di sorprese, capace di lasciare a bocca aperta anche dopo settimane e settimane di meticolose ricerche. proprio il fascino della continua scoperta a tenere perennemente acceso l'interesse da parte dell'acquirente, a patto che quest'ultimo non si faccia scoraggiare dai continui, inesorabili fallimenti. Perché, sì, nonostante lo squisito stile grafico (che rimanda vagamente alle opere di Tim Burton), Don't Starve é un gioco cattivo e assolutamente senza pietà. A qualcuno potrà sembrare assurdo, ma un sistema per riprendere la partita, una volta morti, manca totalmente. E, premettiamo, le probabilità di lasciarci le penne é sempre dietro l'angolo. Che sia a causa dei morsi della fame, delle allucinazioni sempre più reali o anche solo per un apparentemente innocuo gruppo di nemici: una volta andati all'altro mondo perderete tutto e sarete costretti - voglia permettendo - a ripetere per l'ennesima volta dei procedimenti che speravate di esservi lasciati definitivamente alle spalle.
Don't Starve fa parte di quella categoria di prodotti, come dicevamo, che fa dell'elevata difficoltà uno dei fattori principali che ne siglano il successo. Ironia della sorte, riuscirà più facile immedesimarvi nella (dis)avventura di Wilson che in qualunque altro prodotto tripla-A abbiate provato negli ultimi tempi. Il lento sistema di evoluzione della nostra base, lo "scavenging" più selvaggio, l'eterna ansia provata nello spingersi troppo oltre i propri confini... Don't Starve aveva promesso di regalarci un simulatore di sopravvivenza e, dobbiamo ammetterlo, é stato di parola.
Niente odora più di sopravvivenza di un gioco che, fin dall'inizio, ti fa capire di avere milioni di scadenze da rispettare. Un classico sistema di creazione degli oggetti, poi, aggiunge quel pizzico di pepe in più che non fa mai male, soprattutto in un titolo che promette di rubare decine e decine di ore, una volta entrati nella sua ottica. Si parte vestiti di stracci e senza difese per poi ritrovarsi subito a raccogliere erba, sterpaglie, sassi, semi e così creare le nostre prime armi (piuttosto primitive), la nostra prima accetta e così via. Una volta in possesso dell'accetta, capiremo quanto sarà utile tagliare legna e poi prepararla per creare un falò per la notte, al fine di tenere lontane le mortali bestie che, quatte quatte, approfittano del buio per fare di noi uno squisito manicaretto. Dal semplice falò passeremo ad un braciere più stabile e duraturo, dai tristissimi stracci di partenza tireremo fuori delle più utili armature, dalla roccia reperita in giro sostituiremo le nostre staccionate in legno con difese ben più solide, e così via. Non é la prima volta che lo diciamo, ma ci sembra importante ribadirlo: Don't Starve é un'avventura infinita e pregna di un perenne fascino di scoperta. Nonostante abbia comunque dei limiti, non offrendo sistemi di creazione liberi (come Minecraft o Terraria), riesce comunque a tenere sempre viva la sua fiaccola. Con il passare dei giorni, non solo apprenderemo sempre più tecniche per restare vivi, ma scopriremo anche che sarà possibile crearsi un allevamento di api, pescare in riva al lago, lanciare incantesimi, cambiare personaggio o incappare addirittura in un cambio di stagione, con tutti i pro e contro del caso. E se vi piace auto-infliggervi dolore, nel menù troverete anche una modalità apposita per i giocatori (ancora) più impavidi..
La versione PS4, che é poi quella che abbiamo testato con mano, presenta dei controlli completamente rivisitati per l'occasione. Ci fa piacere notare come, a differenza di molti altri prodotti PC trasportati in seguito su console, la navigazione nei menù e le possibilità di gioco in generale non siano state assolutamente minate dal riadattamento al joypad. I dorsali richiamano i due rispettivi menù (creazione oggetti e inventario), mentre é ora possibile comandare il protagonista liberamente con lo stick, invece che cliccando nella direzione desiderata. Il risultato, per quanto abbastanza differente dall'opera originale, risulta comunque comodo. Prova superata.