Donkey Kong Country: Tropical Freeze
L’argomento è stato già ampiamente dibattuto, ma è proprio in occasione di uscite come quella di cui vi parliamo in questa recensione che salta nuovamente fuori con una certa prepotenza. Donkey Kong Country: Tropical Freeze è di fatto l’ennesimo titolo che, uscito nel 2014 sulla sfortunata Wii U, non ha potuto godere del successo che invece avrebbe meritato.
Se da una parte l’installato di Wii U ha semplicemente confermato il giro a vuoto che Nintendo ha compiuto con il predecessore di Switch, dall’altro, ha offerto la possibilità alla casa di Kyoto di arricchire la nuova ammiraglia con titoli che - per i più - rappresentano qualcosa di inedito e mai visto.
Una strategia che, a conti fatti, per noi non è affatto sbagliata, e che dimostra tutta la sua bontà anche e soprattutto in questo ennesimo remake. Come sempre però, Nintendo non ha voluto portare su Switch lo stesso identico prodotto, e anche questo Tropical Freeze è stato arricchito con qualche nuova chicca.
LA TATTICA DEL BASTONE E DELLA CAROTA
Di Donkey Kong Country: Tropical Freeze ve abbiano già ampiamente parlato nella recensione scritta dal nostro Paolo Mulas qualche anno fa, ma per coloro che hanno bisogno di un veloce ripasso eccovi le informazioni essenziali.
Il titolo sviluppato da Retro Studios è il seguito di Donkey Kong Country Returns, penultimo capitolo della serie che aveva visto la luce su Wii nel 2010. In questo seguito gli sviluppatori hanno accolto i dubbi che la comunità aveva esposto all’uscita di Returns per offrire un prodotto più vario, esteticamente godibile e soprattutto impegnativo da giocare.
La storia è come sempre un contorno alla componete ludica: nel giorno dei festeggiamenti del compleanno di Donkey, un’orda di pinguini, trichechi e altri animali polari invade l’isola trasformandola in un “paradiso polare”, e scagliando Donkey e la sua famiglia lontano dalla loro terra natia. Viaggiando tra varie isole, Donkey e soci dovranno tornare a casa per riconquistarla.
Ripreso in mano nel 2018, Tropical Freeze conferma tutte quelle sensazioni che già erano emerse 4 anni fa. Rispetto ad altri platform della grande N che negli ultimi anni hanno abbracciato una curva di apprendimento decisamente più morbida, il titolo del gorillone rimane un prodotto ai limiti dell’hardcore gamer. I livelli sono un crescendo di difficoltà, spesso estremamente punitivi e impossibili da affrontare con leggerezza.
È in questo titolo che emergono echi di un passato ormai quasi sbiadito (anche se rinverdito da un prodotto come Cuphead) in cui lo studio dei pattern di movimento, il timing perfetto con cui eseguire determinate azioni e il trial & error, sono elementi importantissimi all'interno del gameplay. Ed è proprio in queste caratteristiche che risiede la forza di Tropical Freeze.
Giocandolo è pienamente percepibile il senso di sfida, le difficoltà che si contrappongono tra il giocatore e la volontà di recuperare tutti i pezzi di puzzle o le lettere KONG disseminate tra i vari livelli per completarli al 100%; il senso di angoscia dato da quei due soli cuori a disposizione del personaggio e, più in generale, la voglia di superare quel dannato segmento in cui si è morti già dieci volte di fila.
Ovviamente il gioco è punitivo ma mai realmente frustrante. Questo è possibile innanzitutto grazie alla presenza giocabile di Diddy, Dixie e (per la prima volta nella serie) Cranky Kong; ogni personaggio del parentado scimmiesco offre a Donkey una duplice funzione una volta saltato sulle sue spalle: aumentare la riserva di cuori da 2 a 4, e permettergli di acquisire una nuova abilità. Diddy sfrutta il jet pack per una breve sospensione in aria, Dixie effettua una sorta di doppio salto, mentre Cranky può rimbalzare su tutte le superfici pericolose grazie al suo bastone.
Come se non bastasse, all’interno di ogni mondo è presente il solito chioso gestito da Funky Kong che offre ai giocatori la possibilità di rifornirsi di oggetti speciali molto utili come: palloncini che non fanno cadere nel vuoto o offrono nuova aria quando ci si trova sott’acqua, vite extra e così via. Ma non fatevi ingannare! Questa è la classica carota con cui i Retro Studios hanno cercato di indorare una pillola estremamente impegnativa che sa regalare davvero un sacco di bastonate.
Tropical Freeze non è solamente l’esaltazione del concetto di level design (grazie agli splendidi livelli in 2.5D), ma anche quella della precisione, del tempismo e soprattutto della pazienza.
UN’ONDATA FUNKY
Ma una volta appurato che la natura del gioco è rimasta pressoché intatta, vi starete chiedendo: quali sono quindi le novità apportate? e noi siamo ovviamente qui per rispondervi.
La più grande aggiunta è sicuramente la nuova modalità “Funky mode”. In questa variante giocheremo solamente nei panni di Funky Kong che, a differenza degli altri personaggi, gode di tutte le abilità dei singoli scimmioni sopra citati. Inutile sottolineare come questa modalità sia stata pensata per rendere fruibile il titolo non solo a coloro che non voglio un prodotto eccessivamente impegnativo, ma anche e soprattutto ai più piccoli che potranno giocare Tropical Freeze senza eccessivi pensieri.
Altra novità molto apprezzata riguarda il comparto grafico che passa finalmente ad un reale full HD, con tanto di elementi grafici ritoccati per l’occasione. In versione docked il titolo viaggia con estremamente fluidità a 1080p, mentre in modalità portatile la risoluzione scala a 720p.
Vale la pena sottolineare come, la nuova componente visiva, rende giustizia ad una direzione artistica finalmente variopinta ( altra critica mossa al precedente Returns), colorata, vivace e dalle tonalità coinvolgenti. La classica ciliegina sulla torta è offerta dalla splendida colonna sonora curata dal grandissimo David Wise.
Detto questo però, il vero motivo per cui vale la pena farsi coinvolgere dal simpatico scimmione è da cercare all’interno di una modalità cooperativa che, grazie alle potenzialità di Switch, viene esaltata e valorizzata. Tutta l’avventura si può giocare al fianco di un amico (che controlla il secondo personaggio) dove si vuole e quando si vuole. Un valore aggiunto non da poco, d’altronde lo sappiamo tutti: le avversità della giungla si affrontano meglio in compagnia di un’ottima spalla!