Doom 3: Resurrection Of Evil
di
Alessandro 'Alenet' Cossu
IL RITORNO DEL MOSTRO
Otto mesi fa, giorno più giorno meno, fece la sua comparsa sui computer di mezzo globo la terza rivisitazione dell'immortale classico padre, checché se ne dica, di tutti gli sparatutto partorito dalla geniale mente di John Carmack, quel Doom 3 che tanto ha fatto discutere; pur spaccando in due critica e pubblico (c'è stato chi lo ha accusato di essere solo un modesto sparatutto senz'anima),
è innegabile che il titolo targato ID si sia rivelato, tecnicamente parlando, un capolavoro che siede oggi ai vertici della storia del ludo. La mancanza di locazioni all'aperto ed alcuni livelli ammantati di un buio eccessivo hanno fatto storcere il naso a moltissimi utenti ed altrettanti critici, i quali hanno frettolosamente bollato l'opera di Carmack come un mostro mangia-hardware che mal sfruttava le frecce al suo arco. In risposta a tali critiche il successo, a livello mondiale, di Doom 3 parla da solo; eccoci quindi a bearci di una corposa espansione che tinteggia nuovamente di sangue i nostri impauriti monitor.
Gli uomini, si sa, non sono soliti imparare dai propri errori. Dopo il fallimento, e relativo disastro, occorsi nel 2045, durante il tentativo di adottare una non meglio specificata tecnologia aliena per ottimizzare le risorse di Marte, la UAC nella figura della dottoressa Elizabeth McNeil tenta una nuova scalata al potere riprendendo gli studi nonché gli esperimenti sul teletrasporto cominciati dal folle e satanico dottore del titolo originale. Un preziosissimo manufatto alieno (ancora più letale del ';cubo delle anime' visto in Doom 3) è finito ancora una volta nelle mani sbagliate e l'Inferno stesso, con il suo sanguinoso vortice di mostruosi famigli, degni del miglior incubo di H. Giger, tenderà le sue adunche mani intorno ad uno sparuto gruppo di scienziati che, una volta di troppo, hanno osato violare leggi troppo lontane dall'umana comprensione. Il tutto arricchito da inquietanti elementi: una misteriosa stele che racchiude un segreto che non dovrebbe essere rivelato, una pericolosa tecnologia per il teletrasporto ed il classico, meschino desiderio umano di ricchezza e potere che si scontrerà dolorosamente con gli orrori di un inferno senza fine. Ed è proprio qui, in questa bolgia dantesca, che entreremo in scena noi: nei panni mimetici di un marine senza nome e senza voce (che non è lo stesso di D3) saremo chiamati a sgominare le infernali schiere (ri)create per noi dalla ID Software.
Dopo aver settato i consueti parametri, quali grafica, sonoro & comandi, ecco che un tanto spettacolare quanto breve FMV ci catapulta su quello che sarà, secondo Carmack, il suolo marziano del 2048, all'interno della bistrattata base scientifica UAC di Mars City. Qui, agli ordini della lentigginosa dottoressa McNeil, inizieremo la nostra battaglia per la sopravvivenza nostra e di quei pochi fortunati che ancora non sono stati trasformati in demoni dal viso smunto. Tecnicamente, ancora una volta, siamo allo stato dell'arte della signorina Grafica. Un uso intensivo di Bump Mapping, unito ad un sistema di calcolo delle luci e delle ombre in tempo reale, fanno di D3ROE un esempio da seguire ed un nuovo punto di riferimento per gli sparatutto che verranno. L'engine utilizzato (proprietario della ID) è lo stesso che mosse Doom 3, tirato a lucido e perfezionato. Esplosioni particellari e lens flare saranno all'ordine del giorno, regalandoci brividi di terrore per ogni passo faticosamente conquistato. Come nel titolo originale nulla anche in questa espansione è lasciato al caso: dai bossoli che cadono copiosi dalla nostra arma, passando per schizzi di sangue ed animazioni facciali da primato. Anche il motore fisico è stato riveduto e corretto per offrirci un grado di realismo senza precedenti.
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L'implementazione del levitatore al plasma ionizzato (mutuato senza troppa fantasia da HL2) è l'epitome di tale sorprendente motore, grazie al quale ogni oggetto si comporta, se sottoposto a sollecitazioni, come ci aspetteremmo nella realtà. Rimanendo in tema di armi nuove e vecchie si segnala la presenza, oltre all'intero arsenale visto in D3, della micidiale e spettacolare doppietta, nonché di un, in verità, orripilante manufatto. Questo oggettino, fonte del contendere, è in grado tra le altre cose di rallentare il tempo permettendoci movimenti repentini che spesso faranno la differenza nelle situazioni più concitate. Sul fronte audio si segnala la presenza delle medesime musiche ascoltate in D3, rivestite da una nuova aura rockeggiante che ben si sposa con la frenesia del titolo in esame. Il doppiaggio in italiano, spauracchio di moltissime blasonate produzioni, riesce a non cadere nel ridicolo; ottima anche la localizzazione nella lingua del BelPaese di tutti i menù e di tutti i sottotitoli. Ancora sottotono invece alcuni sound fx delle armi: in particolare il mitra e la pistola, come già sottolineato nell'analisi di D3. Sul fronte dei comandi, puntuali e precisi nel 99% dei casi, si è riscontrata un'anomalia nelle situazioni più concitate: il nostro marine tende a metterci un po' troppo nel girare il cranio quando è sotto pressione con conseguente riempimento di sberle.
Pur rimanendo estremamente lineare nello svolgersi degli eventi D3ROE non imbriglia il giocatore nel canale pensato per lui dai programmatori ma, anche se questo vincolo effettivamente c'è, un senso di inaspettato e di tetra consapevolezza di morte accompagna l'utente in ogni meraviglioso, terrificante passo che lo porterà sempre più vicino alla meta. Tutto questo coadiuvato da nuovi script di intelligenza artificiale che migliorano i tempi di reazione dell'infernale marmaglia di Doom. Parlando quindi di nemici, demoni e compagnia brutta, oltre agli sgherri infernali già visti nel titolo originale fa la sua apparizione, fra gli altri malvenuti, un demone che omaggia la creatura di H. Giger, Alien, in più di un modo. Non mancheranno, come sempre, ragni testoni, Imp, troll armati di fucile, zombie, mummie e tanti altri allegri compagni di merende. Sul fronte multigiocatore, criticatissimo nel titolo originale, è ora possibile sfidarsi fino ad otto giocatori in LAN e sul web, grazie a server dedicati. Oltre alle modalità già viste in D3, fanno la loro comparsa anche il Capture The Flag ed il Tournament. Prima di affrontare l'orrore del commento finale, si ricorda a tutti che D3REO è disponibile anche in versione X-Box e che, data una certa difficoltà di gioco e la sua natura intrinsecamente violenta, se ne consiglia la fruizione solo ad un pubblico adulto
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Otto mesi fa, giorno più giorno meno, fece la sua comparsa sui computer di mezzo globo la terza rivisitazione dell'immortale classico padre, checché se ne dica, di tutti gli sparatutto partorito dalla geniale mente di John Carmack, quel Doom 3 che tanto ha fatto discutere; pur spaccando in due critica e pubblico (c'è stato chi lo ha accusato di essere solo un modesto sparatutto senz'anima),
è innegabile che il titolo targato ID si sia rivelato, tecnicamente parlando, un capolavoro che siede oggi ai vertici della storia del ludo. La mancanza di locazioni all'aperto ed alcuni livelli ammantati di un buio eccessivo hanno fatto storcere il naso a moltissimi utenti ed altrettanti critici, i quali hanno frettolosamente bollato l'opera di Carmack come un mostro mangia-hardware che mal sfruttava le frecce al suo arco. In risposta a tali critiche il successo, a livello mondiale, di Doom 3 parla da solo; eccoci quindi a bearci di una corposa espansione che tinteggia nuovamente di sangue i nostri impauriti monitor.
Gli uomini, si sa, non sono soliti imparare dai propri errori. Dopo il fallimento, e relativo disastro, occorsi nel 2045, durante il tentativo di adottare una non meglio specificata tecnologia aliena per ottimizzare le risorse di Marte, la UAC nella figura della dottoressa Elizabeth McNeil tenta una nuova scalata al potere riprendendo gli studi nonché gli esperimenti sul teletrasporto cominciati dal folle e satanico dottore del titolo originale. Un preziosissimo manufatto alieno (ancora più letale del ';cubo delle anime' visto in Doom 3) è finito ancora una volta nelle mani sbagliate e l'Inferno stesso, con il suo sanguinoso vortice di mostruosi famigli, degni del miglior incubo di H. Giger, tenderà le sue adunche mani intorno ad uno sparuto gruppo di scienziati che, una volta di troppo, hanno osato violare leggi troppo lontane dall'umana comprensione. Il tutto arricchito da inquietanti elementi: una misteriosa stele che racchiude un segreto che non dovrebbe essere rivelato, una pericolosa tecnologia per il teletrasporto ed il classico, meschino desiderio umano di ricchezza e potere che si scontrerà dolorosamente con gli orrori di un inferno senza fine. Ed è proprio qui, in questa bolgia dantesca, che entreremo in scena noi: nei panni mimetici di un marine senza nome e senza voce (che non è lo stesso di D3) saremo chiamati a sgominare le infernali schiere (ri)create per noi dalla ID Software.
Dopo aver settato i consueti parametri, quali grafica, sonoro & comandi, ecco che un tanto spettacolare quanto breve FMV ci catapulta su quello che sarà, secondo Carmack, il suolo marziano del 2048, all'interno della bistrattata base scientifica UAC di Mars City. Qui, agli ordini della lentigginosa dottoressa McNeil, inizieremo la nostra battaglia per la sopravvivenza nostra e di quei pochi fortunati che ancora non sono stati trasformati in demoni dal viso smunto. Tecnicamente, ancora una volta, siamo allo stato dell'arte della signorina Grafica. Un uso intensivo di Bump Mapping, unito ad un sistema di calcolo delle luci e delle ombre in tempo reale, fanno di D3ROE un esempio da seguire ed un nuovo punto di riferimento per gli sparatutto che verranno. L'engine utilizzato (proprietario della ID) è lo stesso che mosse Doom 3, tirato a lucido e perfezionato. Esplosioni particellari e lens flare saranno all'ordine del giorno, regalandoci brividi di terrore per ogni passo faticosamente conquistato. Come nel titolo originale nulla anche in questa espansione è lasciato al caso: dai bossoli che cadono copiosi dalla nostra arma, passando per schizzi di sangue ed animazioni facciali da primato. Anche il motore fisico è stato riveduto e corretto per offrirci un grado di realismo senza precedenti.
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L'implementazione del levitatore al plasma ionizzato (mutuato senza troppa fantasia da HL2) è l'epitome di tale sorprendente motore, grazie al quale ogni oggetto si comporta, se sottoposto a sollecitazioni, come ci aspetteremmo nella realtà. Rimanendo in tema di armi nuove e vecchie si segnala la presenza, oltre all'intero arsenale visto in D3, della micidiale e spettacolare doppietta, nonché di un, in verità, orripilante manufatto. Questo oggettino, fonte del contendere, è in grado tra le altre cose di rallentare il tempo permettendoci movimenti repentini che spesso faranno la differenza nelle situazioni più concitate. Sul fronte audio si segnala la presenza delle medesime musiche ascoltate in D3, rivestite da una nuova aura rockeggiante che ben si sposa con la frenesia del titolo in esame. Il doppiaggio in italiano, spauracchio di moltissime blasonate produzioni, riesce a non cadere nel ridicolo; ottima anche la localizzazione nella lingua del BelPaese di tutti i menù e di tutti i sottotitoli. Ancora sottotono invece alcuni sound fx delle armi: in particolare il mitra e la pistola, come già sottolineato nell'analisi di D3. Sul fronte dei comandi, puntuali e precisi nel 99% dei casi, si è riscontrata un'anomalia nelle situazioni più concitate: il nostro marine tende a metterci un po' troppo nel girare il cranio quando è sotto pressione con conseguente riempimento di sberle.
Pur rimanendo estremamente lineare nello svolgersi degli eventi D3ROE non imbriglia il giocatore nel canale pensato per lui dai programmatori ma, anche se questo vincolo effettivamente c'è, un senso di inaspettato e di tetra consapevolezza di morte accompagna l'utente in ogni meraviglioso, terrificante passo che lo porterà sempre più vicino alla meta. Tutto questo coadiuvato da nuovi script di intelligenza artificiale che migliorano i tempi di reazione dell'infernale marmaglia di Doom. Parlando quindi di nemici, demoni e compagnia brutta, oltre agli sgherri infernali già visti nel titolo originale fa la sua apparizione, fra gli altri malvenuti, un demone che omaggia la creatura di H. Giger, Alien, in più di un modo. Non mancheranno, come sempre, ragni testoni, Imp, troll armati di fucile, zombie, mummie e tanti altri allegri compagni di merende. Sul fronte multigiocatore, criticatissimo nel titolo originale, è ora possibile sfidarsi fino ad otto giocatori in LAN e sul web, grazie a server dedicati. Oltre alle modalità già viste in D3, fanno la loro comparsa anche il Capture The Flag ed il Tournament. Prima di affrontare l'orrore del commento finale, si ricorda a tutti che D3REO è disponibile anche in versione X-Box e che, data una certa difficoltà di gioco e la sua natura intrinsecamente violenta, se ne consiglia la fruizione solo ad un pubblico adulto
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Doom 3: Resurrection Of Evil
8
Voto
Redazione
Doom 3: Resurrection Of Evil
Dimenticate tutto quello che credete di sapere. I mostri e i demoni esistono e D3 ne è la prova. Il terrore, l'ansia e la paura sgorgheranno da ogni pixel, rovesciandosi come un tumultuoso fiume infernale sulla mano che tiene il mouse e trattenendo il giocatore in un vortice di sangue che metterà a dura prova anche il più smaliziato dei gamers. L'estro di Carmack è tornato sui nostri monitor e D3ROE ne è l'infernale epitome, coronamento di un'avventura ai limiti della Paura. Non giocare a Resurrection Of Evil significa privarsi di quella che è molto più che una semplice appendice di Doom3. Un must assolutamente da provare per tutti coloro che hanno amato il titolo originale.