Dragon Age II
Un nuovo eroe
L'arrivo nel 2009 di Dragon Age: Origins aveva segnato il piacevolissimo ritorno di BioWare al mondo del fantasy classico, con la creazione di un universo tanto affascinante quanto particolareggiato tra una molteplicità di razze e una storia ricreata alla perfezione come, d'altro canto, il team di sviluppo in questione ci ha sempre abituato. La regione del Ferelden era il nostro teatro, con una invasione in atto da parte dei malvagi Prole Oscura, mostri sanguinari usciti dalle viscere della terra. Certo, con le nostre imprese eravamo riusciti a uccidere l'Arcidemone, mente pensante del Flagello (come sono chiamate dal popolo le varie offensive dei Prole Oscura), ma era impossibile pensare che una simile devastazione avesse lasciato poche traccie nella vita dei fereldiani e, di rimbalzo, su tutto il resto del mondo.
Le prime battute di Dragon Age 2 sono un chiaro segno degli intendi di BioWare, che ha voluto chiaramente ampliare il focus non solo sui fatti narrati, ma anche su una figura preconfezionata carica di carisma. Un po' come é, ed é stato, il comandante Shepard per Mass Effect, ecco arrivare Hawke, protagonista che dovremo guidare nella strada che lo porterà a diventare, da semplice e squattrinato profugo, il personaggio più influente di tutto il regno. Ovviamente, in stile gioco di ruolo, avremo comunque la possibilità di dare la nostra impronta all'eroe che, in base alle nostre scelte, cambierà sesso, aspetto e comportamento, sia sul campo di battaglia che nelle relazioni sociali con il resto del cast, senza contare la possibilità di scegliere tra tre macroclassi: mago, ladro e guerriero.
Dragon Age 2 é si un seguito diretto di Origins, ma sceglie di porsi con astuzia narrativa e uno stile basato sui falskback. Narratore della nostra storia e Varric, nano catturato dalla Chiesa e interrogato sulla vita del Campione, come é comunemente conosciuto Hawke, per scoprirne natali e segreti. Così, seguendo i ricordi di Varric, rivivremo le tappe che hanno fatto diventare il buon Hawke colui che tutti conoscono e rispettano. Il tutto comincia con la devastazione da parte dei Prole Oscura della città di Lothering, nome che sicuramente farà tornare alla mente tanti ricordi ai giocatori del primo capitolo. Il protagonista é impegnato in una fuga disperata in compagnia della famiglia, con alle spalle tutta una vita ormai trasformata in fumo e macerie. L'unica speranza é quella di raggiungere Kirkwall, città dei liberi confini dove ancora il flagello non é arrivato. Inutile dirlo, nella migliore delle ipotesi ci si troverà in mezzo ad una massa di altri disperati come noi, profughi senza più casa e famiglia, disposti a qualsiasi cosa pur di rimanere attaccati alla vita. No, non é la prospettiva più rosea che si possa desiderare, ma non ci resta che rimboccarci le maniche e vendere cara la pelle!
Una spada più leggera
BioWare non ha però voluto mettere mano semplicemente alla trama, ma ha deciso di rivedere in parte anche il gameplay del primo episodio, probabilmente pensando di poter dare vita ad un prodotto capace di attirare anche quella parte di utenza che, in passato, si era trovata spaesata davanti alla quantità di statistiche e opzioni da utilizzare per avere il massimo dal proprio party, sebbene non si fosse certo in presenza di uno dei sistemi più complessi della storia dei giochi di ruolo. Inutile dire che la marcia di avvicinamento al mercato di Dragon Age 2 é stata costellata dai timori di molti “gidierristi” di ritrovarsi con un prodotto più votato all'action e, ovviamente, uno dei grandi temi che accompagna l'approccio al titolo é capire cosa é realmente cambiato a riguardo.
Non serve poi molto per essere gettati nell'occhio del ciclone, con Hawke e i suoi tre compagni (i party sono infatti composti da un massimo di quattro personaggi) intenti a cercare di avere la meglio su nutriti gruppi di nemici, spesso anche nutritissimi. Si parla di avversari che, mediamente, ci attaccano ad ondate, composte da un numero che va, in media, dai cinque ai trenta elementi. A noi cercare di vincere, sfruttando principalmente l'attacco base, utilizzabile con la pressione di un tasto, e i talenti, sfruttabili con combinazioni dei restanti pulsanti e dei dorsali. Non avremo facoltà di usare le skill all'infinito, ma dovremo tenere d'occhio la barra del vigore (o mana, se saremo maghi) che ci dirà quanto ancora potremo scatenare le nostre migliori qualità.
Così, tra manciate di demoni e banditi, ci troviamo spesso a sfruttare l'attacco principale, in quello che si rivela un po' troppo simile ad un combattimento action, dove si preme quasi furiosamente sul pad. Certo, con diversi talenti a nostra disposizione (soprattutto per quel che riguarda i maghi) le cose tendono a cambiare, suggerendoci di utilizzare la funzione di pausa tattica che ci permetterà di studiare meglio la situazione e dare diversi ordini ai nostri compagni, ma lo spessore del tutto non sale troppo di livello. Anche la calibrazione della difficoltà ha qualche punto che lascia a desiderare, con il livello “normale” talvolta davvero troppo semplice e quelli superiori che si rivelano sfide quasi impossibili. Un altro segnale del tentativo di snellire il sistema riguarda la creazione degli oggetti, non più legata all'avere i dati ingredienti per poter così creare tutto con l'apposita abilità, ma adesso basata sullo scoprire le risorse. Una volta trovate quelle necessarie la prima volta, basterà andare dai negozianti e fare un'ordine, naturalmente pagando. Una discreta comodità rispetto al dover andare in giro con centinaia di boccette e reagenti nello zaino.
L'arrivo nel 2009 di Dragon Age: Origins aveva segnato il piacevolissimo ritorno di BioWare al mondo del fantasy classico, con la creazione di un universo tanto affascinante quanto particolareggiato tra una molteplicità di razze e una storia ricreata alla perfezione come, d'altro canto, il team di sviluppo in questione ci ha sempre abituato. La regione del Ferelden era il nostro teatro, con una invasione in atto da parte dei malvagi Prole Oscura, mostri sanguinari usciti dalle viscere della terra. Certo, con le nostre imprese eravamo riusciti a uccidere l'Arcidemone, mente pensante del Flagello (come sono chiamate dal popolo le varie offensive dei Prole Oscura), ma era impossibile pensare che una simile devastazione avesse lasciato poche traccie nella vita dei fereldiani e, di rimbalzo, su tutto il resto del mondo.
Le prime battute di Dragon Age 2 sono un chiaro segno degli intendi di BioWare, che ha voluto chiaramente ampliare il focus non solo sui fatti narrati, ma anche su una figura preconfezionata carica di carisma. Un po' come é, ed é stato, il comandante Shepard per Mass Effect, ecco arrivare Hawke, protagonista che dovremo guidare nella strada che lo porterà a diventare, da semplice e squattrinato profugo, il personaggio più influente di tutto il regno. Ovviamente, in stile gioco di ruolo, avremo comunque la possibilità di dare la nostra impronta all'eroe che, in base alle nostre scelte, cambierà sesso, aspetto e comportamento, sia sul campo di battaglia che nelle relazioni sociali con il resto del cast, senza contare la possibilità di scegliere tra tre macroclassi: mago, ladro e guerriero.
Dragon Age 2 é si un seguito diretto di Origins, ma sceglie di porsi con astuzia narrativa e uno stile basato sui falskback. Narratore della nostra storia e Varric, nano catturato dalla Chiesa e interrogato sulla vita del Campione, come é comunemente conosciuto Hawke, per scoprirne natali e segreti. Così, seguendo i ricordi di Varric, rivivremo le tappe che hanno fatto diventare il buon Hawke colui che tutti conoscono e rispettano. Il tutto comincia con la devastazione da parte dei Prole Oscura della città di Lothering, nome che sicuramente farà tornare alla mente tanti ricordi ai giocatori del primo capitolo. Il protagonista é impegnato in una fuga disperata in compagnia della famiglia, con alle spalle tutta una vita ormai trasformata in fumo e macerie. L'unica speranza é quella di raggiungere Kirkwall, città dei liberi confini dove ancora il flagello non é arrivato. Inutile dirlo, nella migliore delle ipotesi ci si troverà in mezzo ad una massa di altri disperati come noi, profughi senza più casa e famiglia, disposti a qualsiasi cosa pur di rimanere attaccati alla vita. No, non é la prospettiva più rosea che si possa desiderare, ma non ci resta che rimboccarci le maniche e vendere cara la pelle!
Una spada più leggera
BioWare non ha però voluto mettere mano semplicemente alla trama, ma ha deciso di rivedere in parte anche il gameplay del primo episodio, probabilmente pensando di poter dare vita ad un prodotto capace di attirare anche quella parte di utenza che, in passato, si era trovata spaesata davanti alla quantità di statistiche e opzioni da utilizzare per avere il massimo dal proprio party, sebbene non si fosse certo in presenza di uno dei sistemi più complessi della storia dei giochi di ruolo. Inutile dire che la marcia di avvicinamento al mercato di Dragon Age 2 é stata costellata dai timori di molti “gidierristi” di ritrovarsi con un prodotto più votato all'action e, ovviamente, uno dei grandi temi che accompagna l'approccio al titolo é capire cosa é realmente cambiato a riguardo.
Non serve poi molto per essere gettati nell'occhio del ciclone, con Hawke e i suoi tre compagni (i party sono infatti composti da un massimo di quattro personaggi) intenti a cercare di avere la meglio su nutriti gruppi di nemici, spesso anche nutritissimi. Si parla di avversari che, mediamente, ci attaccano ad ondate, composte da un numero che va, in media, dai cinque ai trenta elementi. A noi cercare di vincere, sfruttando principalmente l'attacco base, utilizzabile con la pressione di un tasto, e i talenti, sfruttabili con combinazioni dei restanti pulsanti e dei dorsali. Non avremo facoltà di usare le skill all'infinito, ma dovremo tenere d'occhio la barra del vigore (o mana, se saremo maghi) che ci dirà quanto ancora potremo scatenare le nostre migliori qualità.
Così, tra manciate di demoni e banditi, ci troviamo spesso a sfruttare l'attacco principale, in quello che si rivela un po' troppo simile ad un combattimento action, dove si preme quasi furiosamente sul pad. Certo, con diversi talenti a nostra disposizione (soprattutto per quel che riguarda i maghi) le cose tendono a cambiare, suggerendoci di utilizzare la funzione di pausa tattica che ci permetterà di studiare meglio la situazione e dare diversi ordini ai nostri compagni, ma lo spessore del tutto non sale troppo di livello. Anche la calibrazione della difficoltà ha qualche punto che lascia a desiderare, con il livello “normale” talvolta davvero troppo semplice e quelli superiori che si rivelano sfide quasi impossibili. Un altro segnale del tentativo di snellire il sistema riguarda la creazione degli oggetti, non più legata all'avere i dati ingredienti per poter così creare tutto con l'apposita abilità, ma adesso basata sullo scoprire le risorse. Una volta trovate quelle necessarie la prima volta, basterà andare dai negozianti e fare un'ordine, naturalmente pagando. Una discreta comodità rispetto al dover andare in giro con centinaia di boccette e reagenti nello zaino.
Dragon Age II
8.5
Voto
Redazione
Dragon Age II
Nei videogame, come in tutti gli altri campi, ci sono dei dettagli che fanno differire un ottimo prodotto da un capolavoro. Proprio questi dettagli sono mancati a Dragon Age 2 che, scegliendo una strada più "user friendly", lascia sul terreno un po' dello smalto a cui "mamma" BioWare ci ha invece abituato negli anni. Gameplay meno profondo che strizza l'occhio agli action e, purtroppo, evidenti difetti grafici che rovinano un colpod'occhio più che discretto. L'avventura é epica, ma potrebbe deludere lo zoccolo duro dei giocatori di ruolo, con una impalcatura che talvolta indugia sul combattimento a testa bassa. Detto questo, Dragon Age 2 é un degno seguito di Origin e offre una nuova prospettiva per uno degli universi fantasy più affascinanti e variegati di sempre. Da giocare, sperando che gli sviluppatori si prendano qualche mese in più per quel che riguarà il probabile seguito della saga.