Dragon Age: Origins

di Marco Modugno
L'abbinamento di razza e professione, e più avanti nel gioco di ulteriori specializzazioni sbloccate ai livelli superiori, consente a ciascuno di scegliere l'approccio e il background che più gli si confà, coinvolgendoci fin dalle prime battute in un mondo virtuale completo e immersivo. Bastano pochi dialoghi a scelta multipla, magnificamente doppiati in inglese (per chi non mastica la lingua d'Albione ci sono pratici sottotitoli), per capire che ogni scelta comporterà modifiche nel mondo che ci circonda, facendo nascere amicizie e amori, e creando inimicizie mortali che si ripercuoteranno più avanti sul nostro incedere. Quasi tutto é consentito e i rivolgimenti di fronte sono all'ordine del giorno.



I dialoghi e le fasi politiche, comunque, si alternano a momenti d'azione tutt'altro che infrequenti, durante i quali il sangue scorre a fiumi e la sagace gestione di magie e tecniche d'attacco e difesa del nostro alter ego e dei suoi compagni di viaggio (fino a quattro, con la possibilità di assoldarne molti di più, parcheggiandoli momentaneamente al campo base e richiamandoli all'abbisogna, in stile Mass Effect) fa quasi sempre la differenza tra la vittoria e una precoce sepoltura in una tomba poco profonda nella foresta. In ogni momento potrete assumere il controllo diretto di ciascun personaggio, coadiuvati nella versione da PC dalla possibilità di passare alla visuale dall'alto, preclusa ai possessori di console. A facilitare il compito di gestire il gruppo intervengono anche i comandi da tastiera, sicuramente più immediati e intuitivi dei tasti di un game pad.

L'IA dei nemici si pone almeno di mezzo scalino sopra la media, in quasi tutti i casi fatta forse eccezione per le battaglie più affollate (che vedrete verso la fine del gioco: epiche!). Quanto al vostro manipolo, la maggior parte delle volte i PNG che non state direttamente controllando eviteranno d'incastrarsi da qualche parte costringendovi a tornare a riprenderli. La maggior parte delle volte, ho detto... Pratica e immediata, invece, la gestione dei menu, sia che si parli d'equipaggiamento, che di magie o poteri straordinari, assegnabili anche a slot rapidi adatti per tutte le occasioni. Si riescono a gestire facilmente tutti i PG coinvolti, divertendosi ad impostare il loro atteggiamento verso le minacce, più o meno aggressivo, e a studiare per ciascuno la migliore combinazione d'armi o armature da portare in battaglia.

Un aspetto particolarmente apprezzabile del gameplay, inoltre, é il recupero veloce di ferite ed energia che non ci costringe a fermarci a dormire per recuperare dopo ogni combattimento, fatto che ai tempi di Baldur's Gate ha alimentato la nostra frustrazione e diminuito il realismo di gioco (voi vi ci mettereste a schiacciare un pisolino di qualche ora nell'anticamera dell'antro di un beholder?).
Ottimo anche se non da urlo il comparto grafico. La necessità di livellare verso il basso i requisiti tecnici necessari per farlo girare (ma nemmeno tanto, poi; guardate la scheda tecnica dell'hardware), assieme alla vastità delle ambientazioni, spesso piuttosto affollate, ha imposto qualche evidente limite alla palette di colori e alla qualità delle texture che, comunque, non deludono mai del tutto nemmeno i palati più esigenti degli smanettoni di mestiere.




Il motore mantiene sempre un regime di fps degnissimo e questo vale anche nel caso delle scene più animate e convulse. Una nota stonata, però, viene proprio dalla gestione degli schizzi di sangue. Un esperto di BPA (Blood Pattern Analysis) del calibro del buffo e inquietante Dexter dell'omonima serie televisiva non ci metterebbe molto a smontare le dinamiche con le quali il rosso liquido biologico viene spruzzato in ogni dove per tutta la durata del gioco, somigliando più a vernice a tempera irrorata da un aerografo che ad emoglobina liquida espulsa da una ferita appena inferta. Inseguendo la spettacolarità si é scivolati probabilmente proprio sulla buccia di banana dell'eccesso di realismo al quale si mirava.

A livelli eccezionali, di contro, la colonna sonora, che vi farà venire una gran voglia di procurarvi il CD per riascoltarla nell'iPod, a casa quando vi rilassate con un buon romanzo o magari in macchina, durante un viaggio in autostrada. Anche il doppiaggio e gli effetti reggono tranquillamente il paragone con una produzione hollywoodiana di livello alto e, d'altronde, da BioWare non era lecito attendersi di meno.

Al di là di qualche doverosa perplessità per la formula decisamente adulta scelta dagli sviluppatori, rispecchiata anche in alcuni aspetti della trama, che relega in teoria il gioco nella fascia di mercato dei maggiorenni, DAO é un giocone. Gli appassionati di fantasy, orfani di Oblivion, non mancheranno di apprezzarne le mille sfaccettature che lo rendono, se non superiore, quanto meno concorrente ad armi pari del titolo Bethesda. Anche chi, fino a ieri, pensava che non avrebbe mai impugnato una spada a due mani e indossato una cotta di maglia, nemmeno per gioco, corre però seriamente il rischio, se avrà l'ardire di provarlo, di finire talmente coinvolto da ferelden e dai suoi intrighi da iscriversi in fretta e furia ad un corso di scherma storica.
Felice errare, viandanti! Che il Creatore vi sia propizio! E possa la vostra ombra non accorciarsi mai!...

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