Dragon Ball Raging Blast 2

di Fabio Fundoni
Un bambino con la coda
Era il 1995 quando Dragon Ball fece la sua prima uscita nelle edicole italiane. Il passo da quei volumetti in bianco e nero alla trasformazione di Goku in oggetto di culto nel nostro paese fu breve, grazie anche alla messa in onda dell'anime parallelo sulle reti Mediaset, vero toccasana, nel nostro paese, per la fortuna di tutte le produzioni animate (non per nulla negli anni '80 era possibile seguire Dragon Ball su Junior TV, sebbene il prodotto fu bellamente ignorato dalla massa). Ed eccoci qui, dopo circa quindici anni a parlare di Dragon Ball: Raging Blast 2, nuova versione videoludica dedicata alle avventure del simpatico Sayan e di tutti i personaggi a suo corredo, tra amici e nemici.



Spike ci riprova, sempre con l'intenzione di sfruttare le qualità delle console di nuova generazione per dare una degna trasposizione alla amatissima saga. Ci troviamo nuovamente nel mondo dei picchiaduro “1 vs 1” in tre dimensioni dove, naturalmente, i personaggi selezionabili attingono a piene mani da tutta la trafila di stagioni e film che hanno esplorato questo universo creato ad arte da Akira Toryama. Dopo il precedente episodio il pubblico chiedeva a gran voce, principalmente, due impegni da parte degli sviluppatori: ampliare i combattenti selezionabili e creare un gameplay più fruibile e divertente rispettoal passato. Sarà riuscito lo studio nipponico a dare vita ai nostri sogni?

Per darci una risposta abbastanza precisa sin dalle prime righe, chiariamo che, a quanto visto, gli Spike hanno decisamente preferito basare i propri sforzi sui miglioramenti legati ai contenuti rispetto a quelli riguardanti combat system e giocabilità. Le premesse non sono affatto male, si parte con ben sessantasei lottatori selezionabili che, con il giusto impegno potrete innalzare sino a centodue, comprese naturalmente trasformazioni varie e forme più o meno particolari dei nostri eroi preferiti, Niente male davvero, anche contando che vedremo delle facce mai viste prima nei videogame dedicate alla serie, notizia davvero buona per i puristi e gli appassionati.

Goku, come sei cresciuto!
Anche per quel che riguarda il punto di vista visivo, quel che si può osservare non dispiacerà affatto ai vari otaku sparsi per l'Italia: la grafica, come del resto accade ormai per tutte le produzioni simili, ha raggiunto quel livello che non solo pareggia i conti con l'anime, ma talvolta lo supera senza troppi problemi, principalmente per quel che riguarda i protagonisti, ottimamente e ricreati e dotati di buone animazioni (anche facciali). Non possiamo però dire lo stesso per le ambientazioni, perennemente vuote e monotone da osservare, sebbene enormi e capaci di portarci sia in cielo che sott'acqua. Certo, siamo ben consci che l'opera originale non ha mai brillato per la ricercatezza dei paesaggi, ma l'attuale tecnologia permette sicuramente sia di inserire qualche soggetto mobile sia di progettare texture più definite. Quantomeno potremo vedere alcuni elementi distruggersi sotto i nostri colpi, sebbene conditi con qualche collisione non proprio perfetta.

Non certo la perfezione, ma il fan non potrà ritenersi insoddisfatto da questo punto di vista, anche perché fa il paio con un altrettanto soddisfacente sonoro, con voci selezionabili sia in inglese che giapponese e musiche piacevoli anche se, alla lunga, ripetitive. Come se non bastasse il titolo é infarcito da un elevatissimo numero di extra, tra foto collezionabili e persino interi OAV; definire tutto questo una manna sarebbe sin poco, ma... c'é un “ma”, appunto. Quando le cose sembrano andare troppo bene, qualche cosa deve necessariamente non funzionare (per fortuna questa non é una regola fissa) e l'ingranaggio che non gira alla perfezione in questo Dragon Ball: Raging Blast 2 é, mestamente, quello del gameplay, ancora una volta sotto alle aspettative.




Senza dubbio non é compito facile quello di rappresentare e rendere decentemente una marea di mosse che vanno dalle più classiche combinazioni sino alle trasformazioni, passando per le varie onde energetiche (si, citiamo così solo per farvi prudere un po' le mani), ma il metodo scelto dal team di sviluppo sembra, più che altro, improntato a voler complicare la vita del giocatore. Decine e decine di combinazioni da imparare tra l'utilizzo dei pulsanti, dei grilletti e delle leve analogiche, per dar vita ad un sistema che, oltre ad essere difficile da ricordare, offre poca continuità tra un'azione e l'altra, a discapito delle combo e minando la fluidità delle partite. Anche volendosi mettere con tanto impegno a seguire il tutorial, ci si troverà nella condizione di doverne ripetere le varie missioni almeno due o tre volte, un po' per l'enorme mole di dati, un po' per la poca chiarezza nello spiegare come comportarsi. Insomma, se un miglioramento doveva esserci rispetto al precedente episodio, le cose non sono andate secondo le attese. Persino le telecamere non aiutano, mostrandoci spesso le ambientazioni da prospettive tutt'altro che utili a capire la posizione nemica.

La storia che non c'é
Le modalità di gioco offrono una discreta varietà che va dai combattimenti più classici alla possibilità di equipaggiare i nostri lottatori con le abilità che sbloccheremo durante le partite, ma registriamo la totale mancanza di una modalità “storia”, sostituita dalle “galassie”. Ogni protagonista avrà infatti la propria galassia composta da una sequenza di combattimenti impostati da affrontare in sequenza dove, oltre a sconfiggere il nemico, potremmo dover soddisfare particolari requisiti (come limiti di tempo). Riportando vittorie sbloccheremo nuove prove per l'eroe selezionato o altri, senza però avere precisi legami con le storie viste tra manga e anime. Spesso ci saranno battaglie di fantasia assolutamente slegate tra loro, facendo dunque perdere il filo alla trama originale che, sebbene ormai sia conosciuta anche dai sassi, ha sempre il suo fascino.

Immancabile poi la possibilità di creare il torneo Tenkaichi o il Cell Game, con varie opzioni da settare a piacimento. Altra novità é la possibilità di combattere in gruppi formati da un massimo di tre lottatori intercambiabili durante la battaglia, in cui dovremo anche tenere conto delle differenze di forza tra i vari personaggi, mettendo in piedi unioni da urlo (Guku in compagnia di Freezer...)e ricordandosi della possibilità di compiere fusioni tra i vari character che lo permetteranno. Non poteva mancare il multiplayer, disponibile sia in locale che online, dove tra sfide veloci e tornei potrete dare vita a lotte che vedranno impegnati sino ad un massimo di sedici utenti.

Dragon Ball: Raging Blast 2 é dunque un prodotto estremamente controverso, ottimo dal punto di vista degli extra e dei contenuti, ma deludente per quanto riguarda il gameplay, cioé quello che tutti speravamo di vedere invece fare il salto di qualità. Un vero peccato, perché l'hardware a disposizione meriterebbe e permetterebbe ben altre realizzazioni come, d'altronde, anche l'opera di Toryama. A questo punto non resta che sperare che in futuro si riesca a fare qualcosa di meglio, magari mantenendo la base di personaggi e tecnica. In un picchiaduro possiamo passare sopra a tutto, ma non ad una giocabilità legnosa e carente. Qualcuno chiami Mister Satan.