Dragon Quest III HD-2D Remake: la recensione di un grande ritorno!
Ritorna il JRPG che ha fatto la storia dei videogame: signori e signore, ecco a voi Dragon Quest III HD-2D Remake!
Dragon Quest III HD-2D Remake: la storia dei JRPG è servita!
C’è un JRPG che ha fatto letteralmente scuola e che arrivò su Nintendo NES (o Famicom se preferite) nel lontano 1988, grazie allo sviluppo della allora indipendente Enix. No, non tutti avemmo modo di giocarlo, perché la distribuzione dell’epoca si limitò a farlo uscire solo in Giappone e Stati Uniti, lasciando gli appassionati in balia del costosissimo mercato “import”, dove in un mondo senza internet alcuni negozi specializzati permettevano di reperire i titoli “NTSC” che poi si facevano girare sulle nostre console nei modi più disparati, ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.
Torniamo dunque al 1988 e all’uscita di Dragon Quest III (Dragon Warrior III sul suolo americano), titolo che nonostante la numerazione rappresenta un prequel dei primi due capitoli della serie e con essi va a formare la celebre trilogia di Erdrick, che poi sarebbe il nome canonico del nostro protagonista anche se, come da tradizione, potremo cambiarlo a nostro piacimento. All’epoca non lo potevamo ancora sapere, ma in cabina di regia c’era un tale Yuji Horii, accompagnato dalle musiche scritte da Koichi Sugiyama che avrebbero fatto letteralmente la storia dei videogame. So bene quello che state pensando, visto che non ho ancora citato uno dei nomi più celebri legati a questa saga, cioè Akira Toriyama, a cui si deve il design di protagonisti e mostri, un vero e proprio marchio di fabbrica che Dragon Quest non ha mai abbandonato legando a doppio filo il proprio nome con il mangaka padre di Dragon Ball.
Dopo tante ore di gioco su PlayStation 5 e sguardi in anteprima siamo finalmente giunto al momento della recensione di uno dei progetti che più ci ha solleticato durante i mesi passati, cioè Dragon Quest III HD-2D Remake, progetto iniziale che fa da apripista all’uscita nel 2025 del remake dei primi due episodi, andando quindi a ricreare la trilogia originale, ma questa volta pubblicandola in ordine cronologico. Naturalmente stiamo parlando di un JRPG classico e altro non potrebbe essere, in quanto proprio Dragon Quest III ha rappresentato un punto di ispirazione che, con il passare del tempo, avrebbe aiutato alla creazione di saghe come Final Fantasy, che all’epoca non esisteva ancora e vedrà i propri natali grazie al lavoro di Square, all’epoca rivale di Enix e non ancora fusa con essa. I gamer più giovani devono aspettarsi un titolo tanto classico quanto in grado di segnare le strade che per decenni verranno percorse dal genere dei giochi di ruolo nipponici.
Se siete alla ricerca di un titolo che sappia stupirvi per trovate e profondità della trama, probabilmente non sarà questo il caso, vista la tantissima acqua passata sotto i ponti dal 1988, ma non mancheranno alcuni spunti interessanti ancora oggi. Iniziamo interpretando un giovane eroe o, quantomeno, un aspirante tale che è chiamato a ripercorrere le orme del suo famoso padre Ortega, nel tentativo di mettere fine al ritorno dell’ultrademone Padramos. Naturalmente l’avventura porterà diverse sorprese e qualche colpo di scena, ma siamo davanti alla classica “quest dell’eroe” a cui ormai siamo stati abituati in tutti questi anni.
Il gameplay si basa su esplorazione e combattimenti a turni contro nemici casuali che non potremo vedere se non a sconto iniziato e potremo gestire il nostro party composto da noi e un massimo di altri tre compagni. I combattimenti permettono di scegliere tra le classiche opzioni, con attacchi, difese, uso di oggetti, colpi speciali e magie, cercando di sfruttare le debolezze degli avversari che potremo notare grazie al fatto che quando infliggeremo danni efficaci a un mostro, vedremo la cifra dei suoi punti vita persi scritta in rosso, mentre se sarà colorata di blu sapremo di essere poco efficienti.
Potremo gestire in modo completo ogni membro del party, ma anche delegare i combattimenti all’intelligenza artificiale dopo aver dato indicazioni sul comportamento che si vuol far tenere a ogni protagonista, ma per quanto l’IA si sia comportata bene, il divertimento rimane nel gestire le tattiche in prima persona. Inoltre si deve tenere da conto che per utilizzare un oggetto in battaglia, questo dovrà essere messo nella borsa di un personaggio, visto che in tali occasioni non avremo alcun accesso a quella generale; insomma se vorrete utilizzare un’erba curativa, dovrà per forza essere a portata di mano e non nel bagaglio di gruppo. Graditissima la possibilità di velocizzare le battaglie, visto che le tempistiche originali potrebbero facilmente risultare troppo lente per gli standard odierni: io stesso ho giocato a velocità massima e posso assicurare che non si perde nulla della solidità dei combattimenti che rimangono soddisfacenti e anche abbastanza sfidanti già a livello “Drago”, cioè quello mediano.
Un party e decine di variabili
Grandissima importanza è rivolta alla gestione del party, che potremo assoldare in un luogo specifico dove ci verrà consigliato un mix di maghi e guerrieri, ma avremo anche modo di sostituirli con personaggi creati da noi con classi differenti, come l’utilissimo Domamostri, il bizzarro Giullare o il Lottatore. Inutile dire che ogni classe ha le sue particolarità, ma arrivati ad un certo punto della storia avrete modo di cambiare classe, mantenendo parte delle statistiche e le abilità guadagnate e ripartendo al livello 1. La scelta è molto interessante, perché nonostante vi ritroverete ad avere dei compagni decisamente deboli, con un po’ di grinding potrete renderli estremamente competitivi e con skill utili in molteplici occasioni. Oltre a questi “jobs” ogni personaggio, compreso il protagonista, ha una personalità legata al proprio carattere che andranno a modificare la velocità di crescita di specifiche statistiche.
Le personalità si possono variare grazie all’uso di oggetti che troveremo durante l’avventura, ma anche grazie ad alcuni eventi legati alla trama e alle missioni secondarie e starà a noi gestirci in modo da avvantaggiare le “stats” che più riterremo utili alla causa. Come potete ben vedere, le opzioni sono davvero tante e permettono una gestione profonda e accurata del proprio party. Una delle più importanti novità legata al gameplay è la presenza di una arena in cui far combattere i mostri. Esistono, infatti, alcuni mostri non aggressivi e incontrandoli potremo convincerli a combattere per noi in un'apposita arena dove affontare altri team e conquistare ricompense. Il tutto è molto utile per staccare dall’avventura principale e va a ricalcare le meccaniche che abbiamo già visto nello spin off della saga Dragon Quest Monster.
Quasi sempre incontreremo i mostri addomesticabili nelle ore notturne perché, non dimentichiamolo, Dragon Quest III HD-2D Remake ha anche un ciclo “giorno-notte” che va a modificare il gameplay. Se i mostri potrebbero essere più difficili da sconfiggere quando cala il sole, cambierà anche il comportamento dei personaggi non giocanti, con le città che saranno meno vive o con specifici edifici che potrebbero essere vuoti o pieni in base al momento della giornata. Non si tratta di un mondo propriamente “vivo”, ma di una aggiunta di una routine temporale che, a ben vedere, impatta in modo positivo sul gameplay.
Oltre a seguire la trama principale di Dragon Quest III HD-2D Remake, ci sono svariate attività secondarie da compiere e se ci dedicheremo all’esplorazione del mondo di gioco potremmo incontrare città o luoghi che ci riserveranno missioni o sorprese, tra cui alcune scene non presenti nella versione originale e degli elementi collezionabili. Il mio consiglio è quello di prendersi un po’ di tempo per vagare senza meta, così da scoprire i contenuti disponibili ai più attenti esploratori. Il gameplay di Dragon Quest III HD-2D Remake è, nella sua interezza, estremamente godibile e soddisfacente, sia dal punto di vista strutturale che da quello realizzativo, con gli input dati tramite controller che risultano sempre ben calibrati e i personaggi che si muovono agevolmente in qualsiasi ambiente.
Ricordiamo che come da tradizione per la serie, troveremo sparse per il mondo delle chiese o delle figure ecclesiastiche che ci forniranno vari servizi, come la resurrezione, la cura da malus o maledizioni e il salvataggio della partita, che potrà avvenire su diversi diari di viaggio, ma anche tramite salvataggio rapido riscrivibile che ci servirà se dovessimo chiudere la partita senza avere una chiesa nei paraggi, magari mentre siamo impegnati nell’esplorazione di uno dei tanti e ben disegnati dungeon.
Le due dimensioni delle nuove generazioni
Se proprio vogliamo trovare un elemento che si poteva migliorare ed invece è stato lasciato come nel passato, possiamo parlare delle compravendite nei negozi. Soprattutto quando ci si trova a dover vendere un gran numero di oggetti inutili presenti nella borsa si sente la mancanza di un sistema che eviti di venderli uno a uno, ma purtroppo da questo punto di vista in casa Square Enix non si è pensato a nessuna miglioria. Naturalmente, grande attenzione è stata riposta nella realizzazione della veste tecnica. Mentre per altri titoli, vedi Romancing Saga 2, Square Enix ha scelto di utilizzare il 3D, per Dragon Quest III ha preferito non snaturarne lo stile e puntare sulle due dimensioni.
D’altro canto stiamo parlando di uno stile che non è più relegato all’idea di “retro gaming”, ma che ha saputo conquistarsi una nuova giovinezza grazie a tantissimi titoli di qualità, dove la stessa Square Enix è sempre stata in prima fila. Tecnicamente parlando, Dragon Quest III HD-2D Remake prende a piene mani tanto dal progetto originale, quanto da titoli più recenti, senza scordare le uniche edizioni di Dragon Quest III giunte in Europa, cioè quelle per mobile e Nintendo Switch nel 2019. Se per Octopath Traveler tutto era in pixel art e in Star Ocean: Second Story R si era preferito far muovere i personaggi “pixellosi” in ambienti in tre dimensioni in HD, in Dragon Quest III HD-2D Remake troviamo tutti gli sprite in stile 16 bit, mentre le ambientazioni godono di una resa in alta definizione e una resa “2.5D” in cui muoversi a proprio piacimento, ma sempre dalla stessa telecamera fissa.
Indubbiamente è stato fatto un enorme lavoro di recupero del materiale originale, ma più che di un minuzioso e attento restauro dobbiamo parlare di un attentissimo processo di creazione fatta da zero ed eseguita tenendo a mente i parametri dell’epoca. Il risultato è semplicemente spettacolare e salvo il navigare in alcuni menù, non si ha mai la sensazione di essere dentro un titolo “del passato”, ma si gode a piene mani di una realizzazione attentissima, sia nel disegno che nelle animazioni, tanto dei nostri eroi quanto degli avversari. I colori sono brillanti e l'illuminazione altrettanto ben realizzata, con una resa davvero sorprendente di torce e altri elementi irradianti, mentre forse si è un po’ esagerato nel rendere “luccicanti” gli specchi d’acqua, ma stiamo comunque parlando una minima sbavatura.
La colonna sonora, storica quanto il gioco stesso, è stata riarrangiata ed eseguita dall’Orchestra Sinfonica Metropolitana di Tokyo, rendendola ancora più epica dell'originale, per quanto avremmo apprezzato la possibilità di switchare a quella del 1988. Aggiungiamo anche la possibilità di dotare i nostri personaggi di diverse voci e di godere di un doppiaggio inglese e giapponese, in abbinato a un’ottima traduzione in italiano di tutti i testi e il quadro del comparto tecnico è tanto completo quanto soddisfacente.
Con Dragon Quest III HD-2D Remake, Square Enix ha mostrato ancora una volta come le due dimensioni non sono assolutamente morte e che non sono nemmeno appannaggio delle produzioni indipendenti (sempre sia lodate, sia chiaro). Dragon Quest III HD-2D Remake è un kolossal del JRPG e una pietra miliare della storia dei videgoame e sfrutta l’HD-2D al massimo delle sue possibilità, donando nuova vita a un titolo che non possiamo che consigliare a tutti, persino a coloro che all’epoca ebbero modo di mettere mano su quella famigerata copia import di Dragon Warrior III. Potrete immergervi per circa 50 ore (facendo una media) in un mondo fantasy classico che ancora oggi ha davvero tanto da dire e senza alcun dubbio saprà rapirvi.