Dragon's Crown

di Massimiliano Pacchiano
Nelle floride sale giochi degli anni'90, tra un Daytona USA, uno Street Fighter Alpha ed un Die Hard Arcade, spiccava un gioco piuttosto inusuale e profondo per l'epoca: si trattava di Dungeons & Dragons: Tower of Doom, splendido picchiaduro con risvolti ruolistici che venne ben presto affiancato dal suo sequel, Shadow Over Mystara. Tali capolavori si basavano principalmente sui “giochi di mazzate” più in voga della Capcom, quali The Punisher e Cadillac & Dinosaurs, ma aggiungevano una complessità ed una profondità tipica dei giochi di ruolo. A dirla tutta si trattava dell'evoluzione del vecchio nonché bellissimo King of Dragons, ma complice la licenza ufficiale della SSI (detentrice dei diritti di Dungeons & Dragons) e dell'avanzato hardware CPS2, stavolta l'aspetto audiovisivo era ai massimi livelli, ed era possibile equipaggiare oggetti magici, acquistare equipaggiamenti, scegliere tra diversi personaggi con poteri diametralmente opposti (ad esempio il chierico poteva uccidere tutti i non-morti nei paraggi con una singola mossa), scegliere le quest tramite bivi sapientemente piazzati e soprattutto giocare in 4 assieme, grazie alla possibilità di linkare due cabinati (idea probabilmente ispirata al classico Cadash della Taito).



Ebbene, perché questo lungo preambolo che sa tanto di lezione scolastica? Perché Dragon's Crown é sostanzialmente un omaggio alla trilogia picchia-fantasy di Capcom, riprendendone a piene mani lo stile di gioco e la presentazione generale. Vanillaware si é sempre distinta per giochi dal sapore epicheggiante, basti pensare ad Odin Sphere, GrimGrimoire o Muramasa, ma stavolta passa dall'action-platform-rpg artistico al gioco di mazzate finemente pennellato. Infatti ciò che salta immediatamente all'occhio é lo splendido stile grafico, un vero e proprio dipinto animato che ancor più delle scorse produzioni Vanillaware riesce a stupire, visto che finalmente possiamo ammirare delle opere visive di George Kamitani in alta definizione. E stavolta l'artista/game designer nipponico ha anche calcato la mano in maniera notevole: sicuro di rivolgersi ad un pubblico più smaliziato, abbandona i personaggi “piccoli e carini” (sebbene ci fossero ammiccamenti anche lì) per dedicarsi ad enormi guerrieri catafratti (cit.) in armature decisamente imponenti, amazzoni e maghe sin troppo succinte con fianchi spropositati e scollature esagerate, tanto che ci si chiede come possano essere efficaci in battaglia indossando tali mìse.

Già ben prima dell'uscita, il gioco aveva fatto parlare di sé proprio per gli attributi fisici dei personaggi femminili, generando un putiferio di accuse sessiste riguardanti la liceità ed il buon gusto dello stile grafico. Persino noi eravamo fortemente dubbiosi in tal proposito, tuttavia a gioco finito non possiamo fare a meno di notare che anche diversi personaggi maschili hanno caratteristiche fisiche esasperate ed improntate ad estremizzare i tratti che le donne trovano sexy: spalle e pettorali enormi, sguardi languidi, corpi muscolosi e, in un paio di casi, “pacchi dono” bene in vista. Quindi per quanto ci riguarda, par condicio nel sessismo: 1 a 1 e palla al centro.
Ci sarebbe poi da discutere sul fatto che le donne nel videogioco (come in altri media) possano a volte esser viste come “oggetti sessuali”. Non ci addentreremo in tale discussione, ma é indubbio che se da una parte può essere una furba mossa commerciale per attirare l'attenzione e/o aumentare le vendite, d'altro canto si tratta di un “Potere” che l'universo femminile esercita da sempre su quello maschile, nel bene e nel male. Nella vita reale molte donne non si fanno troppi scrupoli ad utilizzare tale potere per i propri fini, salvo poi condannarlo quando sono altre donne ad usarlo. Ma non fa niente, noi le amiamo così, con le loro contraddizioni.



Ma abbandoniamo queste frivole discussioni per dedicarci a ciò che più conta: la sostanza di gioco. Dragon's Crown é un picchiaduro di eccellente fattura che ha moltissimi punti in comune con i vecchi classici Capcom summenzionati, ma che presenta una componente RPG molto più sviluppata: non solo sarà possibile armare ed accrescere l'esperienza del personaggio scelto, ma potremo dotarlo di potenziamenti, mosse ed abilità rappresentate da particolari tarocchi. Avremo anche un sistema di looting vero e proprio, oltre alla possibilità di gestire un party e di resuscitare i nostri alleati. Ovviamente durante l'avventura potremo trovare nuove armi e ed equipaggiamenti, ma non sapremo con certezza ciò che abbiamo tra le mani finché non li faremo “valutare” alla fine di ogni livello o nell'apposito negozio. Le stats degli oggetti saranno infatti nascoste, e potremo decidere di rivenderli alla cieca, tenerli o farli valutare per poterli poi equipaggiare o rivendere.

Una delle cose più interessanti del gioco però é la possibilità di resuscitare le spoglie che troveremo durante l'avventura, trasformando tali mucchietti di ossa in nuovi alleati che ci potranno affiancare nella battaglia. Questi potranno andare a riempire uno dei quattro slot utilizzabili, che di volta in volta potremo assegnare a giocatori umani o a personaggi gestiti dall'intelligenza artificiale. Quest'ultima non é propriamente il massimo, ma svolge il suo dovere: gli alleati si limitano a seguirci e ad attaccare i nemici, senza fare particolari casini. I personaggi disponibili sono: Guerriero, Nano, Maga, Amazzone, Elfa o Stregone, ma all'interno dello stesso party potranno anche esserci più personaggi della stessa classe, che assumeranno semplicemente una colorazione diversa.

Ad affiancare noi e il nostro party avremo anche un ladrone chiamato Rannie che ci seguirà tenendosi bene al di fuori delle battaglie; egli sarà utile quando ci sarà da scassinare forzieri, aprire porte (che spesso conducono a stanze extra) o esaminare gli ambienti in cerca di tesori. Tutto ciò avviene semplicemente utilizzando il puntatore mosso dallo stick destro e cliccando col tasto L1. A gioco avanzato sbloccheremo anche un altro utilizzo per il puntatore, che ha a che fare con delle Rune magiche e che può rivelare piacevoli sorprese. Ad ogni modo tutte queste funzioni “punta e clicca” sembrano studiate appositamente in virtù dell'imminente porting per PsVita, dove presumibilmente tali interazioni verranno gestite tramite touch screen.



Il gioco si snoda lungo 9 livelli base, ma questi presentano bivi e stanze alternative che é possibile trovare rigiocandoli, magari proprio nelle occasioni in cui le varie quest ci richiederanno di visitare un determinato posto già battuto. E' possibile selezionare tali livelli tramite un spettacolare mappa rotante, ma é presente anche un Hub iniziale che ci permetterà di visitare la Taverna (per gestire il party), la fattucchiera Morgana (che di fatto funge da negozio per gli equipaggiamenti), la Gilda degli Avventurieri (per accettare le side-quest e ottenere i tarocchi/skills), ed altri punti di interesse, tra cui il Tempio, la Torre del Mago ed il Castello. La trama di fondo del gioco, che verrà introdotta tra una missione e l'altra, parla della leggendaria Corona del Drago, artefatto in grado di esercitare un potere di controllo sui draghi. A quanto pare il Re é sparito alla ricerca di tale oggetto, e starà a noi tentare di scoprire che fine ha fatto. Il sistema di controllo é piuttosto intuitivo e permette di compiere molte azioni con l'utilizzo di pochi tasti: ad esempio con lo stesso pulsante potremo compiere diversi tipi di attacco se associato ai movimenti dello stick: dalla combo base alla spallata passando per la scivolata a terra, l'uppercut e persino la parata (basta tenerlo premuto da fermi). Non manca il tasto del salto, che associato al primo permette di compiere diversi attacchi aerei; con un ulteriore tasto é anche possibile effettuare un attacco più potente, che però ha degli effetti collaterali: ad esempio con alcuni dei personaggi perderemo temporaneamente la nostra arma e saremo costretti lottare per un po' a mani nude prima di poterla raccogliere nuovamente.

Il gioco prosegue immerso in un'ambientazione fantasy molto suggestiva, tra mostri e creature tipicamente fantasy rivisitate in maniera singolare da Kamitani: le caratteristiche fisiche dei personaggi sono volutamente esagerate, tanto quelle degli umani quanto quelle delle creature. A detta sua é una scelta dettata dalla volontà di differenziarsi in qualche modo dai canoni del fantasy classico, ma é innegabile che si sia puntato all'originalità proprio per attrarre l'attenzione del pubblico in mezzo ad un mare di produzioni che condividono un'ambientazione simile. Insomma, sembra di vedere dei dipinti animati e sotto steroidi di Boris Valleyo, con un tocco di sensibilità nipponica e delicatezza nel tratto che fa la differenza. Tutto é in 2D, ma i numerosissimi livelli di parallasse ed alcune deformazioni delle superfici restituiscono una notevole sensazione di profondità, un po' come accadeva in Rayman Legends. La cura insomma é altissima, ed alcuni dei boss sono davvero imponenti e spettacolari, nonché dotati di meccaniche piuttosto interessanti. Citiamo solo quello in cui il nemico di turno potrà trasformare delle giovani fanciulle in sue letali seguaci, se non stiamo attenti a proteggerle.

La durata di gioco é piuttosto alta, visto che siamo davanti ad una struttura ciclica che ci farà ripetere i livelli con diverse varianti (come già accennato, più quest possono svolgersi in uno stesso stage), inoltre finendo la campagna base sbloccheremo nuovi livelli di difficoltà che a loro volta ci consentiranno di alzare il level cap ed accrescere così la potenza dei nostri personaggi. Proprio per questo motivo il gioco potrebbe diventare ripetitivo, soprattutto se non affrontato in multiplayer dove invece dà il meglio. A tal proposito vi avvertiamo che l'online é sbloccabile solo dopo aver visitato almeno le versioni base dei nove livelli presenti, mentre il multiplayer sulla stessa console é possibile sin dall'inizio. Di contro, quando ci sono tre o quattro partecipanti alcuni scontri possono diventare a tratti caotici, rendendo precaria l'intelligibilità dell'azione a video. Il sonoro ci offre una serie di brani fantasy decisamente notevoli, affiancate da effetti di ottimo livello. L'unico parlato degno di nota é rappresentato dal convincente narratore, ma la localizzazione in italiano é del tutto assente. Attenti quindi, se non conoscete un minimo di inglese vi perderete tutta la parte narrativa e potreste far fatica ad afferrare alcune meccaniche.