Dragonshard
di
Marco Modugno
Eberron. Ovvero la nuova frontiera di Dungeons & Dragons (intendo la versione pen and paper del famoso RPG, naturalmente), partorita dalla fervida fantasia di Keith Baker, coinvolto a pieno titolo dalla Liquid Entertainment anche nella realizzazione del primo videogioco ad essa ispirato. Dragonshard, appunto. Le schegge di drago citate nel titolo, d'altronde, sono un cardine fondamentale della cosmogonia dell'universo di Eberron, provenienti, secondo la leggenda, dal corpo di un mitico drago, Siberys, disgregatosi in miliardi di frammenti fino a formare un anello di cristalli che ruotano intorno all'orbita del pianeta, a sua volta formatosi dai corpi avvinghiati di altri due leviatani. Di tanto in tanto qualcuna delle magiche schegge precipita al suolo, reliquia contesa tra le genti di Eberron, perennemente in lotta tra di loro.
La vicenda del gioco è ambientata all'epoca di uno di questi conflitti, tra la fazione umana dell'Ordine della Fiamma d'Argento, il popolo degli Uomini Lucertola e gli Umbragen, sinistro popolo di elfi scuri che abita il vasto sottosuolo del pianeta. La posta in gioco è addirittura il cuore di Siberys! Il giocatore potrà assumere il comando, però, solo di una delle prime due fazioni, conducendola alla vittoria attraverso una campagna di sette missioni, ovviamente diverse da un popolo all'altro. Il controllo dei drow, infatti, è riservato al gioco skirmish multiplayer, mentre della quarta fazione, annunciata al momento della pubblicazione delle prime indiscrezioni sul gioco, si è persa ogni traccia.
La brevità delle due campagne single player, fortunatamente, è compensata dall'ottimo comparto online del titolo che, ne siamo certi, saprà attrarre un folto gruppo di appassionati sui server che non mancheranno di spuntare in giro per la rete. Complice, naturalmente, il franchise di D&D che, a distanza di decenni dall'uscita della prima mitica edizione cartacea, non sembra aver perso nulla del suo smalto originale.
Per fortuna, seppur breve, il gioco non manca di regalare agli appassionati di fantasy e ai neofiti, un carico di contenuti ed emozioni non da poco. Prima fra tutti l'integrazione, quasi inedita (ci aveva provato la coreana Phantagram qualche anno fa con il primo Kingdoms Under Fire: un disastro!), tra RTS e RPG. Il primo trova i suoi spazi sulla superficie di Eberron, dove il giocatore potrà costruire strutture, estrarre risorse (le schegge di drago, appunto) e pianificare i suoi assalti contro l'altra fazione, in modo pressoché analogo a quanto avviene nella fortunata serie di Warcraft.
Unica differenza sostanziale è l'assenza di un albero della tecnologia, che lascia molta più libertà di scelta, ma anche margine d'errore. Di contro, il sistema prende per mano il giocatore quando è il momento di costruire uno o più edifici. La griglia dove posizionare strutture e monumenti, infatti, è strettamente determinata. Le prime, ovviamente, producono le diverse unità (chierici, paladini, ecc.) e possono essere aggregate una all'altra in modo da aumentare il livello, e di conseguenza le abilità, delle truppe create. I secondi, invece, altro non sono che dei potenziatori di determinate capacità. Ad esempio un monumento dell'Ordine della Fiamma d'Argento aumenterà la velocità di produzione mentre l'omologo edificio Umbragen doterà le unità della facoltà di rendersi invisibili.
La scelta di una struttura piuttosto che un'altra, quindi, condizionerà in modo decisivo non solo il taglio del vostro esercito (più guerrieri o più maghi, ecc.) ma anche la vostra tattica d'approccio al gioco. Le unità combattenti, poi, saranno guidate in battaglia da capitani, in grado di attirare automaticamente un determinato numero di seguaci, tanto maggiore quanto più alto sarà il loro livello d'esperienza. Ce ne sono quattro diversi per ogni fazione, ispirati alle professioni classiche di D&D. Non manca infine la possibilità di ciascun popolo di evocare gigantesche creature mitiche, tra cui draghi e giganteschi golem da battaglia, i war forged, pronte a dar manforte al vostro esercito nel momento del bisogno.
Fin qui l'RTS. E l'RPG, direte voi?
Una delle particolarità del mondo di Eberron, come dicevamo prima, è l'esistenza di un vasto sottosuolo esplorabile, frequentato, nella migliore tradizione giocoruolistica, da abomini, mostri e razze ostili. Ad esso potranno accedere solo i capitani di ciascuna fazione, trasformati all'occorrenza in eroici avventurieri, allo scopo di scoprire segreti da utilizzare poi in superficie, raccogliere tesori spendibili per potenziare strutture ed armate e, è quasi scontato, accumulare esperienza.
Purtroppo le missioni sono abbastanza slegate tra loro e il giocatore di ruolo più smaliziato non potrà non provare una certa frustrazione nel veder scemare, al termine di una missione, le abilità e le attrezzature dei personaggi procurate con tanta fatica. Per fortuna, adoperando i punti ricompensa a fine missione, potrete acquistare nuovi oggetti ed aumentare gli skill degli eroi, mantenendo almeno un certo grado di continuità.
Gli aspetti tecnici del gioco sono all'altezza del franchise. La grafica è pulita e di ottima qualità, anche se non risparmia qualche impuntatura nelle scene di massa, specie quando il gioco gira su macchine meno performanti. Inoltre, potreste fare fatica a distinguere alcune unità, fin troppo simili tra di loro. In compenso, gli effetti di magie e fiammate sono credibili e il movimento dei personaggi e dei mostri realistico. Quanto agli scenari, davvero niente da dire. Le ambientazioni classiche fantasy, dalle paludi alle distese ghiacciate, sono rese in modo molto credibile, come potrete vedere nelle immagini allegate all'articolo. Lo stesso si può dire per il sonoro dove però, a fronte di un comparto musiche ed effetti impeccabile, troviamo discutibile la scelta di imprimere al doppiaggio un taglio caricaturale eccessivo, privando in questo modo il giocatore di un certo grado di coinvolgimento nella trama.
Migliorata anche, rispetto alle prime impressioni della nostra preview di qualche settimana fa, l'IA di amici e nemici. I tanto decantati livelli multipli d'intelligenza artificiale, di differente sensibilità e reattività a sceconda che si tratti di un coboldo, di un mind flayer o del boss di fine livello, si percepiscono in maniera netta. Nel senso che un beholder si comporterà, nei confronti dei vostri eroi, in maniera assai più "smart" del goblinoide medio!
Non c'è che dire, la forza del marchio D&D si fa sentire, regalandoci un prodotto innovativo con delle qualità indiscutibili. Purtroppo l'altra faccia della medaglia sta, oltre che nei piccoli difetti d'implementazione, nell'eccessiva brevità del gioco single player. Le due campagne, 14 missioni in tutto, verranno terminate dalla maggior parte dei giocatori in una settimana al massimo di gioco discontinuo. Dopodiché il divertimento sarà appannaggio dei soli fortunati possessori di connessioni ADSL, che potranno cimentarsi nel multiplayer online in grado di prolungare, la longevità del gioco. Anche qui però, considerata l'imminente uscita dell'attesissimo D&D Online, pericoloso concorrente degli ormai acclamatissimi Guild Wars e World of Warcraft, l'afflusso di giocatori sui server potrebbe non bastare a creare una vera e propria comunità persistente in stile Neverwinter Nights.
In ogni caso, pur difettando di alcune delle qualità che competono ad un capolavoro, Dragonshard offre agli appassionati del genere fantasy un'alternativa credibile e blasonata ai tanti cloni di Warcraft. La simbiosi tra RTS e RPG appare riuscita e coinvolgente e il gioco ha senz'altro i numeri per divertire e per meritare di essere messo alla prova, perlomeno da tutti quelli che, come noi, non si vergognano di ammettere di aver trascorso ore e ore delle proprie serate a far rotolare dadi colorati o a muovere miniature su un tavolo del proprio tinello.
La vicenda del gioco è ambientata all'epoca di uno di questi conflitti, tra la fazione umana dell'Ordine della Fiamma d'Argento, il popolo degli Uomini Lucertola e gli Umbragen, sinistro popolo di elfi scuri che abita il vasto sottosuolo del pianeta. La posta in gioco è addirittura il cuore di Siberys! Il giocatore potrà assumere il comando, però, solo di una delle prime due fazioni, conducendola alla vittoria attraverso una campagna di sette missioni, ovviamente diverse da un popolo all'altro. Il controllo dei drow, infatti, è riservato al gioco skirmish multiplayer, mentre della quarta fazione, annunciata al momento della pubblicazione delle prime indiscrezioni sul gioco, si è persa ogni traccia.
La brevità delle due campagne single player, fortunatamente, è compensata dall'ottimo comparto online del titolo che, ne siamo certi, saprà attrarre un folto gruppo di appassionati sui server che non mancheranno di spuntare in giro per la rete. Complice, naturalmente, il franchise di D&D che, a distanza di decenni dall'uscita della prima mitica edizione cartacea, non sembra aver perso nulla del suo smalto originale.
Per fortuna, seppur breve, il gioco non manca di regalare agli appassionati di fantasy e ai neofiti, un carico di contenuti ed emozioni non da poco. Prima fra tutti l'integrazione, quasi inedita (ci aveva provato la coreana Phantagram qualche anno fa con il primo Kingdoms Under Fire: un disastro!), tra RTS e RPG. Il primo trova i suoi spazi sulla superficie di Eberron, dove il giocatore potrà costruire strutture, estrarre risorse (le schegge di drago, appunto) e pianificare i suoi assalti contro l'altra fazione, in modo pressoché analogo a quanto avviene nella fortunata serie di Warcraft.
Unica differenza sostanziale è l'assenza di un albero della tecnologia, che lascia molta più libertà di scelta, ma anche margine d'errore. Di contro, il sistema prende per mano il giocatore quando è il momento di costruire uno o più edifici. La griglia dove posizionare strutture e monumenti, infatti, è strettamente determinata. Le prime, ovviamente, producono le diverse unità (chierici, paladini, ecc.) e possono essere aggregate una all'altra in modo da aumentare il livello, e di conseguenza le abilità, delle truppe create. I secondi, invece, altro non sono che dei potenziatori di determinate capacità. Ad esempio un monumento dell'Ordine della Fiamma d'Argento aumenterà la velocità di produzione mentre l'omologo edificio Umbragen doterà le unità della facoltà di rendersi invisibili.
La scelta di una struttura piuttosto che un'altra, quindi, condizionerà in modo decisivo non solo il taglio del vostro esercito (più guerrieri o più maghi, ecc.) ma anche la vostra tattica d'approccio al gioco. Le unità combattenti, poi, saranno guidate in battaglia da capitani, in grado di attirare automaticamente un determinato numero di seguaci, tanto maggiore quanto più alto sarà il loro livello d'esperienza. Ce ne sono quattro diversi per ogni fazione, ispirati alle professioni classiche di D&D. Non manca infine la possibilità di ciascun popolo di evocare gigantesche creature mitiche, tra cui draghi e giganteschi golem da battaglia, i war forged, pronte a dar manforte al vostro esercito nel momento del bisogno.
Fin qui l'RTS. E l'RPG, direte voi?
Una delle particolarità del mondo di Eberron, come dicevamo prima, è l'esistenza di un vasto sottosuolo esplorabile, frequentato, nella migliore tradizione giocoruolistica, da abomini, mostri e razze ostili. Ad esso potranno accedere solo i capitani di ciascuna fazione, trasformati all'occorrenza in eroici avventurieri, allo scopo di scoprire segreti da utilizzare poi in superficie, raccogliere tesori spendibili per potenziare strutture ed armate e, è quasi scontato, accumulare esperienza.
Purtroppo le missioni sono abbastanza slegate tra loro e il giocatore di ruolo più smaliziato non potrà non provare una certa frustrazione nel veder scemare, al termine di una missione, le abilità e le attrezzature dei personaggi procurate con tanta fatica. Per fortuna, adoperando i punti ricompensa a fine missione, potrete acquistare nuovi oggetti ed aumentare gli skill degli eroi, mantenendo almeno un certo grado di continuità.
Gli aspetti tecnici del gioco sono all'altezza del franchise. La grafica è pulita e di ottima qualità, anche se non risparmia qualche impuntatura nelle scene di massa, specie quando il gioco gira su macchine meno performanti. Inoltre, potreste fare fatica a distinguere alcune unità, fin troppo simili tra di loro. In compenso, gli effetti di magie e fiammate sono credibili e il movimento dei personaggi e dei mostri realistico. Quanto agli scenari, davvero niente da dire. Le ambientazioni classiche fantasy, dalle paludi alle distese ghiacciate, sono rese in modo molto credibile, come potrete vedere nelle immagini allegate all'articolo. Lo stesso si può dire per il sonoro dove però, a fronte di un comparto musiche ed effetti impeccabile, troviamo discutibile la scelta di imprimere al doppiaggio un taglio caricaturale eccessivo, privando in questo modo il giocatore di un certo grado di coinvolgimento nella trama.
Migliorata anche, rispetto alle prime impressioni della nostra preview di qualche settimana fa, l'IA di amici e nemici. I tanto decantati livelli multipli d'intelligenza artificiale, di differente sensibilità e reattività a sceconda che si tratti di un coboldo, di un mind flayer o del boss di fine livello, si percepiscono in maniera netta. Nel senso che un beholder si comporterà, nei confronti dei vostri eroi, in maniera assai più "smart" del goblinoide medio!
Non c'è che dire, la forza del marchio D&D si fa sentire, regalandoci un prodotto innovativo con delle qualità indiscutibili. Purtroppo l'altra faccia della medaglia sta, oltre che nei piccoli difetti d'implementazione, nell'eccessiva brevità del gioco single player. Le due campagne, 14 missioni in tutto, verranno terminate dalla maggior parte dei giocatori in una settimana al massimo di gioco discontinuo. Dopodiché il divertimento sarà appannaggio dei soli fortunati possessori di connessioni ADSL, che potranno cimentarsi nel multiplayer online in grado di prolungare, la longevità del gioco. Anche qui però, considerata l'imminente uscita dell'attesissimo D&D Online, pericoloso concorrente degli ormai acclamatissimi Guild Wars e World of Warcraft, l'afflusso di giocatori sui server potrebbe non bastare a creare una vera e propria comunità persistente in stile Neverwinter Nights.
In ogni caso, pur difettando di alcune delle qualità che competono ad un capolavoro, Dragonshard offre agli appassionati del genere fantasy un'alternativa credibile e blasonata ai tanti cloni di Warcraft. La simbiosi tra RTS e RPG appare riuscita e coinvolgente e il gioco ha senz'altro i numeri per divertire e per meritare di essere messo alla prova, perlomeno da tutti quelli che, come noi, non si vergognano di ammettere di aver trascorso ore e ore delle proprie serate a far rotolare dadi colorati o a muovere miniature su un tavolo del proprio tinello.
Dragonshard
7.5
Voto
Redazione
Dragonshard
Riuscito cocktail di strategia e gioco di ruolo, forte ad un comparto tecnico che supera senza problemi anche l'esame più rigoroso, Dragonshard rappresenta una ventata fresca di novità in un mercato che, dopo i fasti di Baldur's Gate e dei suoi epigoni, stava scivolando, anche per colpa dei sempre più frequenti porting diretti da console, verso l'hack and slash puro, nel quale la definizione "gioco di ruolo" era appropriata come le scarpe da tennis ad una cena di gala. Ben venga allora l'introduzione della componente RTS, che dà un senso alle esplorazioni sotterranee dei dungeon consentendo finalmente ai giocatori di mettere a frutto i loro "sporchi" guadagni d'avventurieri. Il gioco, pur non meritando la definizione di capolavoro, coinvolge e fa divertire come non ci succedeva da mesi. E questo non è poco, di questi tempi.