Drakengard

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Drakengard

Difatti oltre alla generosa mattanza del nemico (dotato di un'intelligenza artificiale a dir poco scandalosa) il più delle volte occorrerà vagare da un punto all'altro della mappa al fine di raggiungere determinati target (riassumibili in nemici da sopprimere o aree da raggiungere). In soccorso del gameplay arrivano comunque alcune apprezzabili scelte del team di sviluppo (che a onor del vero, per il lungo tempo che ha avuto a disposizione, si è poco dedicato alla ricerca dell'originalità). Una è la componente evolutiva ispirata al genere bandiera Square Enix (al secolo i giochi di ruolo nipponici), l'altra è la possibilità di evocare a sé il vermiglio dragone.

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Nelle battaglie campali infatti (vuoi per risparmiare la barra dell'energia, vuoi per arrivare al traguardo con più celerità) premendo select ci ritroveremo in un battito di ciglia sulle spalle rettiloidi e premendolo nuovamente, con un balzo, torneremo sul polveroso terreno. Non sempre il tutto sarà lasciato al nostro arbitrio; nei livelli come quelli selvosi, infatti, tale alternare sarà obbligatorio (visti gli impedimenti "naturali"). Caim ed il drago ricevono separatamente punti esperienza (espressi in numeri di morti nemiche) e starà al giocatore distribuire saggiamente il modo di affrontare le belligeranze (l'abbondanza delle forze ostili non sarà un problema: ce n'è a sufficienza per ambedue). Vi sono d'altra parte livelli interamente dedicati al maestoso destriero alato, livelli che ricordano senza nemmeno nasconderlo un masterpiece della storia Sega quale fu Panzer Dragoon (la serie simbolo del lodevole e sfortunato Saturn). Il comodo sistema di targeting è il medesimo e proprio come nel capolavoro del mai dimenticato Team Andromeda il drago avrà modo di evolversi, per ben tre volte, nell'aspetto esteriore (nonché nella potenza). Queste ultime sezioni risultano le più godibili e divertenti dell'intero pacchetto Drakengard e sono il suo indiscusso punto di forza (visto il nobile modello di riferimento).

Il fattore sfida non è dei più alti e finire Drakengard (diversamente noto in terre nipponiche come Drag-on-Dragoon) non è certamente un'ardua impresa (dalla durata di venticinque/trenta ore circa). Il copione, i finali multipli ed i capitoli segreti possono essere tuttavia più di un valido motivo per aumentare i giri di lancette dedicati ad esso (senza considerare che è possibile rigiocare, alla stregua di veri e propri stage, le missioni precedentemente superate), soprattutto qualora subentri la voglia, da parte del fruitore, di potenziare armi e suoi comprimari. Le evidenti mancanze di un ibrido di generi dipingono il gioco come discreto ma decisamente non per tutti.

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Drakengard
7

Voto

Redazione

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Drakengard

Drakengard, forte di maestosi FMV e di un buon doppiaggio anglosassone, presenta un narrare che, sebbene a rilento, offre dei buoni spunti. Il dualismo ludico (che vede la locomozione e l'azione svilupparsi a piedi e a cavallo del vermiglio dragone) soffre della ripetitiva mattanza del nemico (dotato di un'intelligenza artificiale scandalosa) e dell'abusata osservazione della mappa e dei rispettivi traguardi da raggiungere (i target evidenziati in giallo tradotti in luoghi da calcare o nemici da sopprimere). Il fattore sfida non è dei più alti e finire Drakengard (diversamente noto in terre nipponiche come Drag-on-Dragoon) non è certamente un'ardua impresa (dalla durata di venticinque/trenta ore circa). Il copione, i finali multipli ed i capitoli segreti possono essere tuttavia più di un valido motivo per aumentare i giri di lancette dedicati ad esso soprattutto qualora subentri la voglia, da parte del fruitore, di potenziare armi e suoi comprimari (senza considerare che è possibile rigiocare, alla stregua di veri e propri stage, le missioni precedentemente superate). Evidenti mancanze dipingono il gioco come discreto ma decisamente non per tutti.

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