DREDGE, a pesca di incubi - Recensione PC
L’avventura nautica di Black Salt Games e Team17 ci narra le gioie e gli orrori della pesca d’altura
Pubblicato in questi giorni su PC, Nintendo Switch, PlayStation 4 e 5, Xbox One e Series X|S, DREDGE ci mette nei panni di un umile pescatore ai comandi del suo vascello, impegnato nell’assidua cattura di specie marittime per pagare i debiti, espandere l’attività, aiutare gli isolani, e risolvere l’inquietante mistero celato dietro le mostruosità che infestano le acque dell’arcipelago. Niente di meglio di un po' di talassofobia e del sano horror lovecraftiano per andare a caccia di totani.
Il borgo marittimo di Midolla Maggiore ha urgente bisogno di un pescatore. Il nostro muto protagonista risponde alla chiamata, e per mettere subito in chiaro che con lui non si scherza si sfracella sugli scogli prima ancora di raggiungere il porto. Spiaggiato e senza imbarcazione, non gli resta che prendere in prestito un peschereccio diroccato e rimboccarsi le maniche per ripagare gli abitanti che lo hanno salvato dai flutti.
Le giornate scorrono tranquille: sveglia all’alba, un paio di ronde in cerca del pescato giornaliero nei fondali bassi del golfo, qualche commissione qua e là, rientro alla sera, ripeti. Stranamente siamo gli unici a navigare nei dintorni, il sindaco ci raccomanda spesso di non fare tardi, ma è sempre molto vago sul motivo, e nel cuore della notte in lontananza si possono scorgere banchi di nebbia fin troppo fitti e sinistri bagliori rossastri. D’altro canto, al calar del sole escono allo scoperto nuove specie, alcune redditizie, altre richieste dagli isolani; cosa potrà mai accadere di brutto durante una scorribanda notturna? Non bastano un paio di minuti per rimpiangere la decisione...
La pesca è indubbiamente l’attività principale di DREDGE. Che si tratti di munirsi di canna e lenza, portarsi dietro una rete a strascico o posizionare delle nasse in giro, la fauna ittica è al tempo stesso il fine e lo scopo delle nostre peripezie. Ma il mare è anche pieno di insidie che non possiamo ignorare: salpare di notte ci condurrà lentamente alla pazzia, almeno finché saremo lontani dalle luci della costa. All’aumentare delle paranoie crescerà la frequenza di avvistamenti paranormali, finché questi non decideranno di prendere forma e di trascinarci sul fondo, tra mostri marini, scogli semoventi e trombe d’aria ostili. Riposare riduce rapidamente lo stress, ma prima bisogna raggiungere la riva...
Quello di DREDGE è un mondo decadente, afflitto da un male sconosciuto, dove relitti, rovine e individui affranti la fanno da padrone. Sarà nostro compito districarci al suo interno, aggiornando gradualmente l’attrezzatura per fronteggiare nuove sfide e riportare un po' di pace ai superstiti. Dopo i primi affari con il pescivendolo avremo infatti accesso al cantiere navale e a una draga per scandagliare il fondale in cerca di tesori e materiali, consentendoci di sviluppare equipaggiamento avanzato e di migliorare le prestazioni della barca.
Luci più potenti permettono di resistere più a lungo nell’oscurità, canne e lenze più moderne sono in grado di acchiappare senza problemi pesci da molteplici ambienti e in tempi minori, motori più potenti aumentano la velocità di crociera, reti e nasse più capienti e robuste massimizzano la resa e riducono i costi di riparazione, uno scafo rinforzato resiste meglio agli urti e alle creature che cercano di masticarlo, e incrementano la capienza della stiva, usando un inventario a griglia in stile Resident Evil 4 e un sistema di installazione dell’attrezzatura che ricorda al sottoscritto il buon vecchio Resonance of Fate (dove in pratica puoi ammassare e incastrare pezzi fintanto che si hanno slot liberi dove poterli collocare, non importa quanto poco senso la cosa abbia a vedersi, e i valori finali corrispondo alla somma di quelli delle singole parti)…
Vedere il piccolo motoscafo tenuto insieme con lo sputo diventare un mercantile da battaglia armato fino ai denti (si fa per dire, in DREDGE si combatte solo la psicosi) regala grandi soddisfazioni, e rende le nostre traversate progressivamente più celeri e piacevoli, un requisito essenziale per poter navigare ai quattro angoli della mappa in cerca di risposte e quattrini. Ogni tappa del viaggio coincide con un nuovo bioma, dove trovare specie autoctone, porti dove fare scalo, nuova strumentazione di bordo e personaggi con cui scambiare informazioni (oltre a orrori freschi di pacca da cui svignarsela).
Il filone narrativo principale è molto rarefatto e non ci viene quasi mai raccontato direttamente, ma possiamo ricostruirne i pezzi raccogliendo messaggi in bottiglia alla deriva, analizzando resti e rottami sommersi, e interagendo con i (pochi) abitanti che ancora resistono sulle isole, tagliati dal resto mondo, arrangiandosi come possono (e un po' svitati). Dialoghi e testi sono ben caratterizzati (in un ottimo italiano, tra l’altro), i personaggi e il loro background interessanti, e prestare attenzione rivela una storia di fondo piuttosto intrigante, che aggiunge un po' di contesto al motivo dietro il nostro vagabondare in cerca di artefatti misteriosi.
Arrivati a questo punto non possiamo non elogiare l’eccellente lavoro di ottimizzazione svolto da Black Salt Games, che ha tarato nei minimi particolari l’esperienza proposta, rendendola semplicemente una gioia da giocare. Ogni meccanica in DREDGE è immediata e intuitiva, ogni transazione, ogni menu, ogni voce, a portata di click e risolvibile in un battito di ciglia, senza momenti morti, senza che nulla tolga tempo e spazio al puro gameplay. Raramente capita di imbattersi in un titolo così incentrato su tragitti brevi da ripetere a oltranza e micromanagement intensivo delle risorse, eppure così scattante e reattivo, tanto da non farti accorgere di quanto trascorso a riordinare pesci nella stiva o a consultare la mappa. DREDGE dà valore al tempo del giocatore, e lo fa nel migliore dei modi, risultando estremamente rilassante.
Già, rilassante. Nonostante si venga chiamati a completare brevi minigiochi e puzzle ambientali in canali stretti e tortuosi, mentre piovre giganti, lumaconi succhiacervelli e piranha sghignazzanti ci danno la caccia, si è sempre ai comandi con piglio pacato, con la situazione sotto controllo, pazzia dilagante permettendo. Dopotutto non ci sono scadenze (tranne quella del pesce che va a male se passa intere giornate in cambusa), e le magnifiche atmosfere marittime (e non) aiutano a calarsi nella parte; anche quando le tenebre avvolgono la nave, oppure sporgendosi in basso si possono scorgere i bagliori di chissà quale bestiaccia abissale. È tutto molto affascinante, e al contempo inquietante.
Non mancano situazione concitate, come quando si è impegnati a recuperare scartoffie dal fondale e sentiamo qualcosa avvicinarsi di soppiatto, pregando che la draga si sbrighi per poter levare le ancore. In momenti così l’ottimo sound design vende magnificamente l’idea di essere persi tra le onde, osservati da entità non meglio identificate, con gli effetti sonori che ben descrivono sia le fonti più mondane, quasi confortanti, come il ronzio dell’attrezzatura di bordo, o il rumore bianco della marea, che quelle più innaturali e “fuori posto”, creando un mix accattivante da cui è difficile scollarsi. Mancano suoni più “corposi” come in un Wind Waker a caso, ma guidando una pesante barca a motore in un mare piatto come una tavola, dove non piove né tira quasi mai vento, forse è normale non sentire lo scafo scricchiolare dopo uno scossone o l’infrangersi delle mareggiate sugli scogli.
Sulla stessa lunghezza d’onda (il gioco di parole non era voluto, pardon NdR) la buona colonna sonora, che alterna melodie diurne placide e misurate, ma con un sottofondo d’inquietudine, che riflettono lo stato in cui versa il mondo di gioco, a temi più cupi con il calar della notte, che si fanno assordanti in prossimità di minacce, specie quando paura e stanchezza hanno ormai raggiunto l’apice. Non da meno la veste grafica in cel-shading, che fa da sfondo a splendide ambientazioni, variegate ed evocative, assieme all’ottima realizzazione della distesa oceanica, dei suoi fondali frastagliati e degli abomini che lo popolano. La versione PC da noi provata vanta prestazioni eccellenti (complici i requisiti modesti), caricamenti pressoché nulli, e numerose opzioni per personalizzare ulteriormente la fruibilità dell’esperienza.
Portare a termine l’avventura richiede circa una decina di ore, ma ci sono numerosi segreti da scovare e missioni secondarie da portare a termine, oltre a 128 creature da catalogare, quindi potete potenzialmente raddoppiare la cifra. L’unica pecca ravvisabile è un gameplay che, pur mantenendo costante l’introduzione di nuove meccaniche e varianti sul tema, non si spinge mai troppo oltre la premessa iniziale, e offre un livello di sfida piuttosto basso, rischiando di risultare monotono. Questo però gioca a favore di chi magari ha dei dubbi sull’acquisto: DREDGE mostra tutta la sua mano grossomodo nella prima mezz’ora di gioco. Se non riesce a convincervi per allora, probabilmente non lo farà in seguito; in caso contrario vi conquisterà.