Duke Nukem Forever

di Giuseppe Schirru
Qualche piccola considerazione sparsa e qualche precisazione prima di cominciare. Ovvero, stiamo mettendo le mani avanti. Serve una certa predisposizione mentale (non comune a tutti), un'avversione irrefrenabile verso la caterva di fps fotocopia che affollano il mercato attuale e feticistico amore nei confronti del vintage per apprezzare un titolo come Duke Nukem Forever. Se non siete dotati dei requisiti poc'anzi citati levate quattro punti al giudizio finale (se siete scarsi in matematica fate finta che sia un quattro), perché quello sfornato da Gearbox é una presa per i fondelli nei confronti del giocatore, operata durante il dopolavoro o le pause caffé (fate vobis), una vecchietta novantaseienne in coma tenuta in vita dai macchinari e mossa da fili metallici che cigolano, specie quando il frame rate pare collassare ancor più e freezarsi immortalando il Duca, rigorosamente in posa plastica.



Perché Duke Nukem Forever non nasce dal progetto di creare un gioco volutamente retrò, ma dall'inverso, dalla riesumazione di un titolo obsoleto passato per troppi cicli di sviluppo e incerottato, imbellettato alla ben'e meglio e gettato nella mischia senza pudore. Il tutto per amore dei fan sfegatati. Una mossa architettata così bene da assumere i toni della perfidia. E sarebbe poco corretto e favore non certo meritato l'evitargli un imbarazzante confronto coi suoi colleghi attuali, da cui uscirebbe inevitabilmente con le ossa rotte.

Ma, casualmente, é da questo slancio di pigrizia programmatoria che sboccia la sua atipicità, che lo rende meritevole e unico di fronte alla massa di fps fotocopia che affollano il mercato videoludico. Ed é da questa circostanza fortuita che DNF assume una sua decorosa identità, dall'assenza di diretti rivali, che lo rendono qualcosa in più che un onanistico tributo al Duca plasmato per i suoi ossequiosi.




Le armature sono per le fig@#!!@te
Curioso a dirsi, ma le (a dir poco) pessime animazioni di Duke durante l'interazione con alcuni elementi del fondale, la possibilità di pisciare nei gabinetti, aprire i rubinetti e quant'altro, susciteranno un sentimento di nostalgia nei giocatori di vecchia data. Che poi gioiranno di fronte all'autoreferenzialità e il sarcasmo del Duca quando, terminato il primo livello (di un videogioco con protagonista lo stesso Duke) e con un pad della 360 in mano esordirà dicendo che era una dozzina d'anni che aspettava il gioco.

La prima mezz'ora é una standing ovation continua nei confronti del protagonista, da troppo assente dalle scene: il Duca vive in una reggia di lusso, é dannatamente popolare, ricco, acclamato dalla folla, e soprattutto ogni donna sbava per lui. Dopo un bel servizietto generosamente offerto dalle sue fidanzate (non ripreso dal cameraman), autografi a qualche bamboccio, un giro turistico tra muri tappezzati da sue foto, statue con seni al vento e continui rimandi al passato (che i fan non tarderanno a riconoscere), l'ennesima invasione aliena spezzerà quest'idillio di tranquillità e popolarità. Sarà ora di imbracciare le armi.