Dynasty Warriors 5: Empires
di
Marco Modugno
Viziati. Troviamo che questo aggettivo, inteso in modo ovviamente non dispregiativo, renda bene l'idea sulle aspettative dei possessori di Xbox 360 di fronte all'uscita di un nuovo gioco. D'altronde, quando si è sperimentata davvero la generazione successiva di videogiochi sulla propria pelle, fin da quel fatidico scorso dicembre in cui i primi acquirenti rimasero abbagliati dai riflessi HD delle carrozzerie delle auto di PGR3, stregati dai colori smaglianti e dai paesaggi di Kameo, impressionati dalla fluidità delle scene di massa di Call of Duty 2, dai chiaroscuri angoscianti di Condemned, è facile che si maturi un certo snobismo informatico, che spinge a giudicare con una certa sufficienza chi promette miracoli tecnici. Quando era ancora più che vivo lo stupore per quanto un motore grafico che sfruttasse a fondo un hardware dedicato fosse in grado di fare, soprattutto se apprezzato su un grande monitor HD, alla portata ormai delle tasche di quasi tutti, a rincarare la dose di "coccole grafiche" ecco arrivare sui nostri schermi LCD titoloni del calibro di GRAW, Oblivion e Prey, capaci di azzerare la nostra salivazione per i mesi a venire. In attesa di altri "pezzi da 90", è ovvio, non potremmo aspettarci nulla di meno, come Gears of War, Lost Planet, il seguito di Brothers in Arms, COD3 e la star Xbox per eccellenza, Halo 3.
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In un contesto simile, avendo tra le mani una console che sta attraversando il suo brillante periodo d'esordio in un tripudio di giochi tutti di qualità medio alta (oltre alle citate "killer application"), la perplessità nel trovarsi di fronte un titolo che si presenta come avanguardia sulla nuova piattaforma di una software house blasonatissima, la nipponica Koei, e che tuttavia non riesce a distinguersi praticamente in nulla, dal punto di vista della grafica, non solo dai titoli simili (penso alla serie Kingdoms Under Fire di Phantagram) usciti per la "vecchia" Xbox nera, ma perfino dalla contemporanea versione sviluppata per la vetusta PS2, è più che giustificata.
A parte qualche effetto di luce e qualche blur qua e là, infatti, la release per 360 di Dynasty Warriors 5: Empires non sembra affatto pensata per una console "next-gen". Al punto di farci sospettare, maligni come siamo, che sia stata pensata originariamente per la Xbox prima serie, per essere poi convertita al nuovo formato in tutta fretta quando la Koei si è resa conto che, altrimenti, il suo gioco avrebbe rischiato di rimanere invenduto sugli scaffali. In quest'ottica troverebbe giustificazione l'assenza di un qualsiasi supporto Live per il multiplayer e l'assoluta omogeneità d'aspetto del gioco visto in bassa oppure in alta definizione, quest'ultima punto di forza della nuova macchina della casa di Redmond.
Forse, con qualche mese in più di sviluppo, si sarebbe potuto fare di meglio. Il rischio però, in questo caso, sarebbe stato quello di un confronto testa a testa con Ninety Nine Nights, titolone hack'n'slash targato Phantagram, che sfoggia, in una demo rilasciata in questi giorni sul Marketplace di Xbox Live, un motore grafico senza sbavature, all'altezza della piattaforma cui è dedicato.
Meglio allora affrettare i tempi e far uscire il titolo nello stesso momento del porting PS2, tentando di rosicchiare una fetta di mercato tra gli utenti di una piattaforma uscita da poco, dove sono ancora disponibili ampi spazi di manovra commerciali.
Il risultato, purtroppo, è deludente come mai, finora, un titolo dedicato alla Xbox 360 lo era stato.
A nulla vale nemmeno il tentativo d'integrare, in un gameplay da sempre ripetitivo, tutto stragi e massacri a fil di spada, buono al più per occupare un pomeriggio di pioggia lontano dai libri di studio o dall'ufficio, un briciolo di strategia, tentando di dare un senso alle reiterate carneficine che costituiscono il "leit motiv" della trama con il tema inedito della conquista della Cina, divisa in territori da annettere uno alla volta e poi difendere.
La minestra sa ancora di annacquato e la formula finisce per stancare in fretta chiunque, fatta eccezione per i fans più sfegatati del franchise.
Vi starete chiedendo, allora, da dove viene la sufficienza che, in ogni caso, ci siamo sentiti in dovere di attribuire la gioco Koei. La verità vera è che DW5 non è un brutto gioco, a patto di vederlo come un titolo messo a disposizione di chi ha una Xbox 360 e non una PS2 e aveva comunque voglia di provare un capitolo della prolifica serie.
Senza dubbio, infatti, rappresenta il prodotto qualitativamente più elevato e completo della saga, con l'implementazione della sunnominata opzione strategica, che consente ai giocatori meno irruenti di effettuare un minimo (nel vero senso della parola) di pianificazione.
Partendo da una provincia dell'antica Cina a scelta, infatti, dovremo scegliere un leader, fino a tre generali e tre luogotenenti, da assegnare al comando delle nostre armate per coordinarne le operazioni d'attacco e di difesa contro i "vicini". La possibilità, inoltre, di scegliere l'applicazione di una serie (sono circa 75 diverse) di iniziative politiche nei confronti dei territori da voi controllati, che vanno dall'impulso a talune, piuttosto che a talaltre, produzioni artigianali, fino all'applicazione di demagogiche promesse di elargizioni al popolo o al reclutamento di nuovi luogotenenti, fino ad un attimo prima legati all'avversario sconfitto, aumenta il livello d'interattività del gameplay. Regalandovi, almeno finché non intraprenderete la missione di guerra successiva, inevitabilmente improntata al massacro di centinaia di nemici fino a raggiungere ed abbattere il loro leader, obiettivo finale da conseguire per chiudere la quest, l'illusione di poter dominare il destino del vostro impero con qualcosa di diverso del filo della vostra spada.
La magia svanisce all'alba, comunque, non appena prenderete posto alla testa delle vostre truppe per l'assalto a posizioni avversarie che, nonostante una discreta varietà di costumi e ambientazioni, alla fine si assomigliano tutte e vi faranno desiderare l'esistenza di una macro che faccia il "lavoro sporco" al posto vostro, lasciandovi il tempo di andare a prendere una bibita in frigo, nell'attesa di arrivare alla fase strategica successiva.
Non aggiunge particolare spessore nemmeno la presenza di una sparuta opzione multiplayer cooperativa, giocabile solo in split-screen locale. Forse, se qualcuno avesse detto ai ragazzi della Koei che esiste qualcosa chiamato Xbox Live...
Il comparto tecnico, a dire la verità, si avvale di un'IA discreta che impedirà ai vostri luogotenenti, quando li assegnerete ad un compito specifico, di farsi macellare assieme alle loro truppe cacciandosi nella prima imboscata disponibile. Il fatto è che, purtroppo, la struttura stessa del gameplay ci spingerà, il più delle volte, a lasciarli indietro gestendo in prima persona le battaglie e privandoli così di qualsiasi possibilità di mostrarci quante belle cose hanno insegnato loro a fare i programmatori!
Sulla grafica ci siamo ampiamente pronunciati e non è davvero il caso di ripeterci. Meglio si può dire del comparto sonoro che, accanto alle purtroppo abominevoli tracce Japanrock e Japantechno cui i nostri timpani faticano ancora ad abituarsi, ci regala un doppiaggio inglese recitato meglio della media delle fiction della nostra televisione nazionale ed effetti speciali tutto sommato godibili.
Le voci e i suoni della battaglia, però, non bastano da soli a giustificare una spesa superiore a 60 euro e il quinto capitolo dei "guerrieri dinastici" di Koei, in definitiva, sembra appetibile solo per chi ha adorato la serie e ora, mandata in pensione la vecchia PS2 2, l'ha sostituita con una più performante Xbox 360. In questo caso, un revival estemporaneo di una serie giocata e rigiocata può ben valere qualche grosso sacrificio dal punto di vista tecnico. Dopo tutto c'è chi paga fior di euro per scaricarsi dal Marketplace le ROM di titoli degli anni '80!
A tutti gli altri consigliamo pazienza o, quantomeno, di sfruttare l'opzione del noleggio preventivo, o del farselo prestare dal solito amico "compra-tutto", per poter valutare molto attentamente l'ipotesi di un eventuale acquisto.
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In un contesto simile, avendo tra le mani una console che sta attraversando il suo brillante periodo d'esordio in un tripudio di giochi tutti di qualità medio alta (oltre alle citate "killer application"), la perplessità nel trovarsi di fronte un titolo che si presenta come avanguardia sulla nuova piattaforma di una software house blasonatissima, la nipponica Koei, e che tuttavia non riesce a distinguersi praticamente in nulla, dal punto di vista della grafica, non solo dai titoli simili (penso alla serie Kingdoms Under Fire di Phantagram) usciti per la "vecchia" Xbox nera, ma perfino dalla contemporanea versione sviluppata per la vetusta PS2, è più che giustificata.
A parte qualche effetto di luce e qualche blur qua e là, infatti, la release per 360 di Dynasty Warriors 5: Empires non sembra affatto pensata per una console "next-gen". Al punto di farci sospettare, maligni come siamo, che sia stata pensata originariamente per la Xbox prima serie, per essere poi convertita al nuovo formato in tutta fretta quando la Koei si è resa conto che, altrimenti, il suo gioco avrebbe rischiato di rimanere invenduto sugli scaffali. In quest'ottica troverebbe giustificazione l'assenza di un qualsiasi supporto Live per il multiplayer e l'assoluta omogeneità d'aspetto del gioco visto in bassa oppure in alta definizione, quest'ultima punto di forza della nuova macchina della casa di Redmond.
Forse, con qualche mese in più di sviluppo, si sarebbe potuto fare di meglio. Il rischio però, in questo caso, sarebbe stato quello di un confronto testa a testa con Ninety Nine Nights, titolone hack'n'slash targato Phantagram, che sfoggia, in una demo rilasciata in questi giorni sul Marketplace di Xbox Live, un motore grafico senza sbavature, all'altezza della piattaforma cui è dedicato.
Meglio allora affrettare i tempi e far uscire il titolo nello stesso momento del porting PS2, tentando di rosicchiare una fetta di mercato tra gli utenti di una piattaforma uscita da poco, dove sono ancora disponibili ampi spazi di manovra commerciali.
Il risultato, purtroppo, è deludente come mai, finora, un titolo dedicato alla Xbox 360 lo era stato.
A nulla vale nemmeno il tentativo d'integrare, in un gameplay da sempre ripetitivo, tutto stragi e massacri a fil di spada, buono al più per occupare un pomeriggio di pioggia lontano dai libri di studio o dall'ufficio, un briciolo di strategia, tentando di dare un senso alle reiterate carneficine che costituiscono il "leit motiv" della trama con il tema inedito della conquista della Cina, divisa in territori da annettere uno alla volta e poi difendere.
La minestra sa ancora di annacquato e la formula finisce per stancare in fretta chiunque, fatta eccezione per i fans più sfegatati del franchise.
Vi starete chiedendo, allora, da dove viene la sufficienza che, in ogni caso, ci siamo sentiti in dovere di attribuire la gioco Koei. La verità vera è che DW5 non è un brutto gioco, a patto di vederlo come un titolo messo a disposizione di chi ha una Xbox 360 e non una PS2 e aveva comunque voglia di provare un capitolo della prolifica serie.
Senza dubbio, infatti, rappresenta il prodotto qualitativamente più elevato e completo della saga, con l'implementazione della sunnominata opzione strategica, che consente ai giocatori meno irruenti di effettuare un minimo (nel vero senso della parola) di pianificazione.
Partendo da una provincia dell'antica Cina a scelta, infatti, dovremo scegliere un leader, fino a tre generali e tre luogotenenti, da assegnare al comando delle nostre armate per coordinarne le operazioni d'attacco e di difesa contro i "vicini". La possibilità, inoltre, di scegliere l'applicazione di una serie (sono circa 75 diverse) di iniziative politiche nei confronti dei territori da voi controllati, che vanno dall'impulso a talune, piuttosto che a talaltre, produzioni artigianali, fino all'applicazione di demagogiche promesse di elargizioni al popolo o al reclutamento di nuovi luogotenenti, fino ad un attimo prima legati all'avversario sconfitto, aumenta il livello d'interattività del gameplay. Regalandovi, almeno finché non intraprenderete la missione di guerra successiva, inevitabilmente improntata al massacro di centinaia di nemici fino a raggiungere ed abbattere il loro leader, obiettivo finale da conseguire per chiudere la quest, l'illusione di poter dominare il destino del vostro impero con qualcosa di diverso del filo della vostra spada.
La magia svanisce all'alba, comunque, non appena prenderete posto alla testa delle vostre truppe per l'assalto a posizioni avversarie che, nonostante una discreta varietà di costumi e ambientazioni, alla fine si assomigliano tutte e vi faranno desiderare l'esistenza di una macro che faccia il "lavoro sporco" al posto vostro, lasciandovi il tempo di andare a prendere una bibita in frigo, nell'attesa di arrivare alla fase strategica successiva.
Non aggiunge particolare spessore nemmeno la presenza di una sparuta opzione multiplayer cooperativa, giocabile solo in split-screen locale. Forse, se qualcuno avesse detto ai ragazzi della Koei che esiste qualcosa chiamato Xbox Live...
Il comparto tecnico, a dire la verità, si avvale di un'IA discreta che impedirà ai vostri luogotenenti, quando li assegnerete ad un compito specifico, di farsi macellare assieme alle loro truppe cacciandosi nella prima imboscata disponibile. Il fatto è che, purtroppo, la struttura stessa del gameplay ci spingerà, il più delle volte, a lasciarli indietro gestendo in prima persona le battaglie e privandoli così di qualsiasi possibilità di mostrarci quante belle cose hanno insegnato loro a fare i programmatori!
Sulla grafica ci siamo ampiamente pronunciati e non è davvero il caso di ripeterci. Meglio si può dire del comparto sonoro che, accanto alle purtroppo abominevoli tracce Japanrock e Japantechno cui i nostri timpani faticano ancora ad abituarsi, ci regala un doppiaggio inglese recitato meglio della media delle fiction della nostra televisione nazionale ed effetti speciali tutto sommato godibili.
Le voci e i suoni della battaglia, però, non bastano da soli a giustificare una spesa superiore a 60 euro e il quinto capitolo dei "guerrieri dinastici" di Koei, in definitiva, sembra appetibile solo per chi ha adorato la serie e ora, mandata in pensione la vecchia PS2 2, l'ha sostituita con una più performante Xbox 360. In questo caso, un revival estemporaneo di una serie giocata e rigiocata può ben valere qualche grosso sacrificio dal punto di vista tecnico. Dopo tutto c'è chi paga fior di euro per scaricarsi dal Marketplace le ROM di titoli degli anni '80!
A tutti gli altri consigliamo pazienza o, quantomeno, di sfruttare l'opzione del noleggio preventivo, o del farselo prestare dal solito amico "compra-tutto", per poter valutare molto attentamente l'ipotesi di un eventuale acquisto.
Dynasty Warriors 5: Empires
6
Voto
Redazione
Dynasty Warriors 5: Empires
Peccato Koei! Il debutto del quinto capitolo della fortunata serie di titoli hack'n'slash, ambientati in una Cina medievale mitologica, avviene senza troppi lustrini e paillettes, in una veste dimessa e poco attraente che ricorda un po' troppo la contemporanea versione per PS2. Se lo zoccolo duro di pubblico ancora aggrappato ai neri pad della veterana console Sony può essere soddisfatto di quello che si presenta senza dubbio come il più completo gioco della saga, i possessori di Xbox 360, abituati a ben altre gratificazioni tecniche per i loro palati schizzinosi, storceranno il naso di fronte al porting frettoloso e poco innovativo di un gioco che non trova certo nella trama e nel gameplay i suoi punti di forza. Di fronte ad un titolo simile, per di più venduto a prezzo pieno, dire che si sarebbe potuto fare meglio è a dir poco pleonastico. Ci sarà un numero 6?