Dynasty Warriors: Gundam Reborn

Dynasty Warriors Gundam Reborn

Varietà Sotto Il Profilo Tecnico



Abbandonata la scelta del Cell-Shading, adoperata in DWG3, Omega Force é tornato ad una grafica più classica: questo significa che, salvo qualche dettaglio e qualche animazione, di base per i modelli dei Suit é sufficiente gettare a DWG e DWG2 per ritrovare su per giù gli stessi elementi - anche se naturalmente sono presenti anche tutti i Suit di DWG3 più altri totalmente nuovi. Diverso ragionamento per quanto riguarda gli ambienti: tornano gli spazi cosmici, e stavolta sono anche mischiati a zone con terreno solido: questo vuol dire che anche nella stessa mappa i Suit si troveranno volta per volta a “fluttuare” o a “correre”. Il risultato é certamente gradevole e più vario che non in precedenza.

La maggior parte degli episodi che non siano direttamente giocati sono raccontati sottoforma di dialoghi o con l'ausilio di schermate bidimensionali: in modalità Ultimate non é necessario niente di più, mentre in modalità Ufficiale sono presenti anche alcuni filmati in computer grafica - sebbene stranamente non sia stato realizzata una opening. Molto buone le musiche, sebbene nei menù possano diventare un po' ripetitive. Il gioco é interamente doppiato in Giapponese e sottotitolato in Inglese: la traduzione é molto “americana” e presenta alcuni arrangiamenti ibridi - uno su tutti Amuro Rei che é invece trascritto come Amuro Ray (ma almeno non come Peter Ray...).

Squadra Che Pareggia Si Cambia Poco



Per quanto sin dal primo DWG sia stato evidente che il gameplay della serie Musou si sposi alla perfezione con la saga dei Mobile Suit, il brand cross-over non ha mai raggiunto picchi di eccellenza. vero che dopo il primo - sperimentale - episodio la serie é andata in crescendo, ma sia nella seconda sia nella terza incarnazione c'é stata la sensazione che “mancasse qualcosa”. Alla regola non sfugge neppure Reborn: per quanto sia tornata la modalità Ufficiale, infatti, le serie proposte sono ancora una minima parte nel multiverso Gundam, mentre la modalità Ultimate offre sì numerose missioni, ma manca di una vera e propria storyline portante.
vimager4, 5, 6

Certo é che per gli appassionati c'é di che sbizzarrirsi: oltre all'obiettivo basilare di completare tutte le missioni al massimo livello di difficoltà, infatti, ci sono numerosi altri obiettivi da conseguire, rappresentati dalle “carte” che potrete raccogliere nel gioco. Queste vanno dal combattere un certo numero di battaglie alla guida di un Suit, all'abbattimento di un certo numero di nemici con uno specifico pilota, fino a cose molto più specifiche. Dal menù di gioco é possibile vedere tutti questi obiettivi e farsi due conti di quanto lavoro ci sia da fare per completarli. Anche le singole missioni offrono degli obiettivi opzionali che non sempre sono conseguibili nell'arco della singola partita - per esempio il completare la missione con differenti Suit.

In sostanza, come i precedenti capitoli anche Dynasty Warriors Gundam Reborn risulta essere un titolo orientato maggiormente ai fan del gameplay “Musou” di Omega Force piuttosto che a i veri e propri cultori della serie animata - e a dirla tutta presenta anche un livello di difficoltà medio piuttosto basso. Il gran numero di missioni, di piloti, di Suit e di obiettivi da conseguire, unito ad un gameplay comune variato e sempre frenetico, lo rendono però ancora una volta un prodotto più che onesto.

Dynasty Warriors: Gundam Reborn
Char contro Full Frontal

Dynasty Warriors: Gundam Reborn
7.5

Voto

Redazione

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Dynasty Warriors: Gundam Reborn

Il termine Reborn non porta ad una vera e propria rinascita del brand Dynasty Warriors Gundam, che si conferma un titolo più che onesto ma appetibile soprattutto per i fan del gameplay di Omega Force piuttosto che per gli appassionati dell'opera animata. Questo soprattutto per la natura episodica della modalità Ultimate e per la presenza di sole sei Saga in quella Ufficiale: il gameplay c'é e propone alcuni miglioramenti, la longevità é garantita, ma il feeling é quello di un prodotto che ha ancora una volta un certo margine di crescita.

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