Edge of Chaos: Independence War 2
di
JEFFERSON CLAY E' NUOVAMENTE IN MEZZO A NOI
Finalmente dopo più di un anno e mezzo di sviluppo Independence War 2: Edge of Chaos, l'ultima fatica dei Particle System, é tra le nostre mani, pronto a essere sviscerato in ogni sua parte. Per chi non lo sapesse, il primo Indipendence War era un simulatore spaziale ove il giocatore si calava nei panni di un comandante di una nave classe Dreadnaught. Tale nave però non aveva le dimensioni di un caccia, e dunque per governarla erano necessarie quattro persone più un numero imprecisato di tecnici per riparare gli eventuali danni. Questo seguito sconvolge completamente tale struttura, ma mantiene quello che era l'aspetto peculiare del primo titolo: la fisica del mezzo. Ma andiamo con ordine..
SONO CAL JOHNSON, PIRATA SPAZIALE
Come già avrete intuito, non saremo più un membro di un'organizzazione militare, passato attraverso lunghi mesi di addestramenti, bensì un pirata, come tanti altri nello spazio e come tale, non avremo fasi di briefing, tempistiche da rispettare, ma la nostra unica preoccupazione (almeno all'inizio) sarà quella di riuscire a farci conoscere nello spazio, non tanto per questioni di rispetto, quanto per poter stringere alleanze commerciali, così da riciclare il bottino delle nostre scorribande spaziali. La domanda é: Come? La risposta é: Assaltando le navi. Una volta usciti nello spazio basterà infatti dirigerci verso uno dei numerosi scali commerciali della zona per cercare prede da abbattere e navi cargo da saccheggiare. Come si diceva, mano a mano che riusciremo a farci un nome, più di una persona ci contatterà proponendo di barattare i risultati delle nostre azioni, con... armi o schemi di progettazione. Già, niente denaro o altra merce, solo armamenti. D'altra parte siamo un pirata, non un commerciante. Non saremo sempre costretti a vendere ciò che recupereremo nello spazio: se siamo così fortunati da mettere le mani su schemi di progettazione, potremo semplicemente scomporre in molecole la merce acquisita e poi ricomporla secondo i progetti, così da ottenere nuove armi senza troppa spesa. Mano a mano che ci faremo un nome, alcuni clan si faranno avanti, offrendo nuovi scambi commerciali, patti di alleanza oppure proponendo delle missioni profumatamente ricompensate. Se fin qui stavate pensando a un gioco simile a "Elite", adesso vi dovrete ricredere. In primis, come già detto, facendo scambi, si venderà la merce sempre e solo in cambio di armamenti. Scordatevi quindi traversate intergalattiche per smerciare quel carico di roba contrabbandata, anche perché tutti i baratti vengono svolti dall'interno della base (ovviamente però bisogna avere un ruolo attivo nel "recupero" degli oggetti da scambiare). In seconso luogo, é possibile ignorare le missioni per un po' di tempo, ma se si vuole continuare con il gioco, non é possibile snobbarle per sempre. E' un difetto? No, é una caratteristica, anche perché é la struttura stessa del gioco a invogliare a completare le missioni che verranno proposte, dato che in questo modo é possibile scoprire nuovi retroscena della zona spaziale di Hoffer Gap e di coloro che ne detengono il controllo dietro le quinte. Inoltre il completameno delle missioni consente di conseguire nuovi mezzi per poter uscire dal sistema (leggi Capsule Driver)... Già, inizialmente si parte con poco, pochissimo, diciamo pure quasi niente: solo un modesto Tug male accessoriato. Poi, messe le mani su qualche carico interessante e magari dopo aver rubato qualche navetta, comincerà prendere forma lentamente una vera e propria flotta personale
Finalmente dopo più di un anno e mezzo di sviluppo Independence War 2: Edge of Chaos, l'ultima fatica dei Particle System, é tra le nostre mani, pronto a essere sviscerato in ogni sua parte. Per chi non lo sapesse, il primo Indipendence War era un simulatore spaziale ove il giocatore si calava nei panni di un comandante di una nave classe Dreadnaught. Tale nave però non aveva le dimensioni di un caccia, e dunque per governarla erano necessarie quattro persone più un numero imprecisato di tecnici per riparare gli eventuali danni. Questo seguito sconvolge completamente tale struttura, ma mantiene quello che era l'aspetto peculiare del primo titolo: la fisica del mezzo. Ma andiamo con ordine..
SONO CAL JOHNSON, PIRATA SPAZIALE
Come già avrete intuito, non saremo più un membro di un'organizzazione militare, passato attraverso lunghi mesi di addestramenti, bensì un pirata, come tanti altri nello spazio e come tale, non avremo fasi di briefing, tempistiche da rispettare, ma la nostra unica preoccupazione (almeno all'inizio) sarà quella di riuscire a farci conoscere nello spazio, non tanto per questioni di rispetto, quanto per poter stringere alleanze commerciali, così da riciclare il bottino delle nostre scorribande spaziali. La domanda é: Come? La risposta é: Assaltando le navi. Una volta usciti nello spazio basterà infatti dirigerci verso uno dei numerosi scali commerciali della zona per cercare prede da abbattere e navi cargo da saccheggiare. Come si diceva, mano a mano che riusciremo a farci un nome, più di una persona ci contatterà proponendo di barattare i risultati delle nostre azioni, con... armi o schemi di progettazione. Già, niente denaro o altra merce, solo armamenti. D'altra parte siamo un pirata, non un commerciante. Non saremo sempre costretti a vendere ciò che recupereremo nello spazio: se siamo così fortunati da mettere le mani su schemi di progettazione, potremo semplicemente scomporre in molecole la merce acquisita e poi ricomporla secondo i progetti, così da ottenere nuove armi senza troppa spesa. Mano a mano che ci faremo un nome, alcuni clan si faranno avanti, offrendo nuovi scambi commerciali, patti di alleanza oppure proponendo delle missioni profumatamente ricompensate. Se fin qui stavate pensando a un gioco simile a "Elite", adesso vi dovrete ricredere. In primis, come già detto, facendo scambi, si venderà la merce sempre e solo in cambio di armamenti. Scordatevi quindi traversate intergalattiche per smerciare quel carico di roba contrabbandata, anche perché tutti i baratti vengono svolti dall'interno della base (ovviamente però bisogna avere un ruolo attivo nel "recupero" degli oggetti da scambiare). In seconso luogo, é possibile ignorare le missioni per un po' di tempo, ma se si vuole continuare con il gioco, non é possibile snobbarle per sempre. E' un difetto? No, é una caratteristica, anche perché é la struttura stessa del gioco a invogliare a completare le missioni che verranno proposte, dato che in questo modo é possibile scoprire nuovi retroscena della zona spaziale di Hoffer Gap e di coloro che ne detengono il controllo dietro le quinte. Inoltre il completameno delle missioni consente di conseguire nuovi mezzi per poter uscire dal sistema (leggi Capsule Driver)... Già, inizialmente si parte con poco, pochissimo, diciamo pure quasi niente: solo un modesto Tug male accessoriato. Poi, messe le mani su qualche carico interessante e magari dopo aver rubato qualche navetta, comincerà prendere forma lentamente una vera e propria flotta personale