Eighteen Wheeler American Pro Trucker

di Redazione Gamesurf
L'ennesima conversione "possibile" da coin-op a Dreamcast arriva finalmente sul mercato, solamente nipponico e delude. Poco più di una riga di recensione e già siamo arrivati alle conclusioni? Quasi

18 STRATI DI MORBIDEZZA
Pensato e sviluppato dalla spalla di Yu Suzuki, Horoshi Kataoka, e dal reparto AM2 nella sua interezza, Eighteen Wheeler pone il giocatore alla guida di uno di quegli enormi balenotteri che riempono e spaventano la superstrade. Il gioco é quindi un surrogato di un gioco di guida, surrogato perché non si può, a tutti gli effetti, paragonare Eighteen Wheeler con un prodotto della risma di Metropolis Street Racer o Ferrari F355 Challenge, dato che pone maggiore enfasi sull'ambientazione e sull'esperienza tutta particolare del trovarsi al volante di un T.I.R., piuttosto che sullo studio esagerato di un modello fisico di guida particolarmente profondo

La situazione appare ancor più chiara una volta che, acceso il Dreamcast e caricato il gioco, ci si ritrova di fronte alla sua natura più spiccatamente arcade. La AM2, nonostante le tante promesse ventilate nei mesi scorsi, proprio in relazione alla versione nipponica del gioco, sembra non aver voluto dedicare troppo tempo all'espansione del concetto di gioco che sta alla base di Eighteen Wheeler, aggiungendo un paio di modalità di gioco e spendendo il resto del tempo di sviluppo nel riportare sul GD Rom l'aspetto grafico nella sua interezza. Se si può dire che sono riusciti nell'impresa di convertire con praticamente nessun difetto evidente l'aspetto tecnico del gioco, non si può essere altrettanto entusiasmati da una profondità praticamente inesistente
Ma andiamo comunque con ordine

OPZIONE DI RESCISSIONE
Le modalità di gioco principali di Eighteen Wheeler sono quattro: Arcade, Score Attack, Parking Mode, Versus. Nel primo e più importante modo si devono affrontare quattro stage, dalla east alla west coast americana. Dopo aver selezionato una tra le quattro motrici, che si differenziano tra di loro per velocità di punta, resistenza e "snodabilità", ci si butta finalmente in pista. La prima manciata di secondi viene impiegata per rendersi conto che esiste una sorta di cambio manuale obbligato da utilizzare, si tratta, in effetti, della stessa soluzione che si utilizzava anni fa nei più svariati coin-op di guida, ovvero con una marcia alta e una bassa. Nulla di estremamente complesso quindi
La corsa é suddivisa in checkpoint, come nella migliore tradizione, e proprio quando si pensa di aver preso la mano con il divertente modello di guida affibiato ai Bestioni, arriva la doccia fredda: é già finita la prima missione. Neanche un paio di minuti di gioco e il tutto é già arrivato alla conclusione. Contando che in tutti gli stage sono quattro e aggiungendo alla conta un massimo di una decina di minuti di ulteriori tentativi nel caso non si raggiunga la fine nel tempo a disposizione (perlomeno a livello normal), ci si rende velocemente conto che, volendo prenderla alla larga, in massimo mezz'ora di gioco Eighteen Wheeler é già arrivato alla sua morte naturale