El Shaddai Ascension of the Metatron
di
Luce e ombra, scienza e credo, arte e tecnica.. Eccellenza e mediocrità. Si dice che a volte gli opposti si attraggono, ma in questo caso li vediamo unirsi e danzare vorticosamente davanti ai nostri occhi. Non é facile parlare nel modo giusto di El Shaddai, un titolo in grado di stupire e spiazzare il giocatore sotto molteplici aspetti.. sia in positivo che in negativo. Si tratta infatti di una delle opere digitali più singolari e bizzarre degli ultimi anni, ed il suo innegabile fascino é destinato a dividere nettamente le opinioni del pubblico. Opera di Takeyasu Sawaki, co-creatore di Okami e Devil May Cry, El Shaddai é un titolo eclettico, schizofrenico, incostante, che fino alle ultime battute vivrete in bilico tra amore ed odio, e solo dopo i (veri) titoli di coda potrete dire davvero se vi é piaciuto o meno.
Il gioco ci mette nei panni di Enoch, personaggio biblico assurto all'immortalità per volere di Dio, secondo quanto dicono i testi sacri. Ci viene mostrata una sorta di “untold story” ispirata all'apocrifo Libro di Enoch, in cui divinità, demoni e figure bibliche si mischiano in maniera forse più bizzarra che blasfema. Il nostro biondissimo protagonista, le cui fattezze ricordano vagamente quelle del Brad Pitt di Troy (argh!) una volta investito di poteri celesti sarà quindi impegnato in una missione millenaria volta alla sconfitta di sette angeli caduti, che ovviamente sono divenuti altrettanti demoni. Enoch dovrà fermarli tutti prima che scendano sulla terra e la corrompano, al che verrà spazzata via da un'enorme diluvio. Ad aiutarci ci saranno alcuni arcangeli, ma soprattutto un bizzarro Lucifero (evidentemente non ancora divenuto demone) rappresentato come un sinistro giovanotto armato di cellulare, con il quale comunicherà ogni nostra mossa a Dio. O meglio ad El Shaddai, uno dei nomi ebraici della divinità cristiana.
Ci troviamo quindi davanti ad un moderno action (quelli che in passato si chiamavano “picchiaduro a scorrimento” per intenderci) che alterna sezioni alla Devil May Cry con tanto di platforming occasionale a più sporadiche fasi in 2D. La singolarità del titolo in questione però é da ricercarsi nell'approccio inusuale al genere, sia per quanto riguarda il gameplay che nella presentazione audiovisiva. Innanzitutto il combat system risulta così essenziale e basico da apparire quasi involuto: addirittura c'é un solo tasto per l'attacco, ed in un panorama action dominato dai complessi God of War, Ninja Gaiden e Devil May Cry, l'approccio essenziale di El Shaddai stride fortemente.
L'immediatezza degli scontri e il basso numero di tasti utilizzati nascondono una certa profondità celata, che però viene fuori prepotentemente solo giocando a livello Hard o Extra, inizialmente non selezionabili. Inoltre l'incedere é scandito dalla presenza di alcuni “falsi” boss, i sette demoni appunto, che inizialmente sono impossibili da sconfiggere e si divertono a schernire il protagonista per poi spedirlo in altri livelli surreali, una volta portato a segno un attacco particolarmente devastante. Ciò rende imprevedibile la progressione ad una prima tornata, infatti non sempre é facile capire se ci si trova davanti ad uno scontro “vero” o ad una cutscene interattiva che ci porterà in un altro livello. Tra l'altro, il tema biblico ed il numero dei boss dovrebbe far già capire uno dei sottotesti proposti da El Shaddai, suggerito ulteriormente dai messaggi che potremo trovare nel corso del gioco: i demoni rappresentano implicitamente i sette peccati capitali, dall'ozio alla superbia passando per la lussuria.
Gli scontri si risolvono in un button mashing ragionato: cambiare il ritmo delle mazzate ha ripercussioni positive in quanto si può colpire il nemico quando é scoperto, inoltre tenendo premuto il tasto si carica un attacco devastante (che funge anche da counter) ma al prezzo di rimanere vulnerabili per qualche secondo. Il tutto é accompagnato dal tasto di salto/planata (con cui si possono iniziare degli attacchi aerei), e dalla parata/special, che se premuta assieme all'attacco genera un colpo speciale, generalmente un montante utile a dare inizio ad una juggle a mezz'aria.
Il gioco ci mette nei panni di Enoch, personaggio biblico assurto all'immortalità per volere di Dio, secondo quanto dicono i testi sacri. Ci viene mostrata una sorta di “untold story” ispirata all'apocrifo Libro di Enoch, in cui divinità, demoni e figure bibliche si mischiano in maniera forse più bizzarra che blasfema. Il nostro biondissimo protagonista, le cui fattezze ricordano vagamente quelle del Brad Pitt di Troy (argh!) una volta investito di poteri celesti sarà quindi impegnato in una missione millenaria volta alla sconfitta di sette angeli caduti, che ovviamente sono divenuti altrettanti demoni. Enoch dovrà fermarli tutti prima che scendano sulla terra e la corrompano, al che verrà spazzata via da un'enorme diluvio. Ad aiutarci ci saranno alcuni arcangeli, ma soprattutto un bizzarro Lucifero (evidentemente non ancora divenuto demone) rappresentato come un sinistro giovanotto armato di cellulare, con il quale comunicherà ogni nostra mossa a Dio. O meglio ad El Shaddai, uno dei nomi ebraici della divinità cristiana.
Ci troviamo quindi davanti ad un moderno action (quelli che in passato si chiamavano “picchiaduro a scorrimento” per intenderci) che alterna sezioni alla Devil May Cry con tanto di platforming occasionale a più sporadiche fasi in 2D. La singolarità del titolo in questione però é da ricercarsi nell'approccio inusuale al genere, sia per quanto riguarda il gameplay che nella presentazione audiovisiva. Innanzitutto il combat system risulta così essenziale e basico da apparire quasi involuto: addirittura c'é un solo tasto per l'attacco, ed in un panorama action dominato dai complessi God of War, Ninja Gaiden e Devil May Cry, l'approccio essenziale di El Shaddai stride fortemente.
L'immediatezza degli scontri e il basso numero di tasti utilizzati nascondono una certa profondità celata, che però viene fuori prepotentemente solo giocando a livello Hard o Extra, inizialmente non selezionabili. Inoltre l'incedere é scandito dalla presenza di alcuni “falsi” boss, i sette demoni appunto, che inizialmente sono impossibili da sconfiggere e si divertono a schernire il protagonista per poi spedirlo in altri livelli surreali, una volta portato a segno un attacco particolarmente devastante. Ciò rende imprevedibile la progressione ad una prima tornata, infatti non sempre é facile capire se ci si trova davanti ad uno scontro “vero” o ad una cutscene interattiva che ci porterà in un altro livello. Tra l'altro, il tema biblico ed il numero dei boss dovrebbe far già capire uno dei sottotesti proposti da El Shaddai, suggerito ulteriormente dai messaggi che potremo trovare nel corso del gioco: i demoni rappresentano implicitamente i sette peccati capitali, dall'ozio alla superbia passando per la lussuria.
Gli scontri si risolvono in un button mashing ragionato: cambiare il ritmo delle mazzate ha ripercussioni positive in quanto si può colpire il nemico quando é scoperto, inoltre tenendo premuto il tasto si carica un attacco devastante (che funge anche da counter) ma al prezzo di rimanere vulnerabili per qualche secondo. Il tutto é accompagnato dal tasto di salto/planata (con cui si possono iniziare degli attacchi aerei), e dalla parata/special, che se premuta assieme all'attacco genera un colpo speciale, generalmente un montante utile a dare inizio ad una juggle a mezz'aria.