Enshrouded: la recensione dell'accesso anticipato
Il survival di Keen Games
A Enshrouded va già attribuito un grandissimo merito. Nel momento dell'esplosione del fenomeno Palworld, con il quale condivide il genere, il survival, e ha condiviso la finestra di lancio, è riuscito lo stesso a catturare l'attenzione di più di un milione di giocatori, dati alla mano. Un successo, quindi, la prima tappa di quello che è ormai il percorso consolidato dei giochi pubblicati in accesso anticipato; starà alle successive confermarlo, agli aggiornamenti che nel corso delle settimane verranno rilasciati, donando al già sviluppato bacino di utenza nuovi contenuti, in forma di avventure, meccaniche di gioco, oggetti e chi più ne ha più ne metta.
Ma com'è, oggi, Enshrouded? Enshrouded è un survival, come detto, anzi per dare un'idea generale della sua impostazione è quasi un survival innestato sulla struttura di un action RPG. Sono infatti pochi gli elementi di gioco che abbiano una qualsiasi connotazione legata al concetto di sopravvivenza, e quei pochi hanno un impatto piuttosto contenuto sull'esperienza di gioco complessiva. Nella sua dimensione più evidente e riconoscibile Enshrouded è, invece, una produzione nella quale esplorare un mondo certo pericoloso, per la presenza di nemici di vario tipo e per ostacoli ambientali, ma secondo una ludica che privilegia il combattimento al sostentamento o agli altri bisogni primari.
Enshrouded: survival, ma non troppo
Mangiare, riposare, stare al caldo sono requisiti secondari, che forniscono determinati bonus quando soddisfatti (maggior recupero della resistenza, una barra della salute più lunga), ma che se trascurati non provocano conseguenze negative sul personaggio del giocatore, né ne limitano in alcun modo l'azione. Tra quelli strettamente legati alla tradizione del survival c'è solo un elemento che ha davvero un peso specifico nell'economia del gioco, ed è quello del crafting. Raccogliere materiali, crearne di nuovi, potenziare le piattaforme di creazione è quanto maggiormente tiene impegnato il giocatore. Tale impianto rende possibile non solo, parallelamente al classico aumento di livello, il miglioramento dell'attacco e della difesa dell'avatar, con nuove armi e armature, ma la costruzione di edifici di ogni tipo e dimensione.
Il modello di costruzione degli edifici è una delle cose migliori di Enshrouded, forse la migliore in assoluto. Ancora, è abbastanza slegata dalle dinamiche survival, nel senso che, per esempio, non occorrerà rifugiarsi di notte nella propria base, ed è quindi un po' fine a se stessa. Ma per coloro ai quali piace costruire la propria base, personalizzandola nel dettaglio, erigendo edifici come più gli piace, le possibilità sono davvero tantissime, rese disponibili da un sistema molto comodo e intuitivo.
Non c'è quindi un elemento di gioco in Enshrouded che sia davvero profondo e complesso, e se questo da un lato è un invito difficile da declinare per i nuovi giocatori, dall'altro è anche quanto, al momento, rende la produzione di Keen Games molto debole sul lungo periodo. L'immediatezza è innegabile. Si esplora questo mondo vasto e ricco, ben sostenuto da una tecnica all'altezza e da una direzione artistica certamente un po' generica, ma piacevole; si combatte contro le creature che lo abitano e contro boss non particolarmente ingegnosi; si raccoglie, si crea, si costruisce, ma all'atto pratico, in funzione di cosa?
Persi nel Manto
La lentezza e la vacuità della progressione sono percepibili, non c'è un motore che spinga il giocatore ad andare avanti dopo un po'. Non c'è a livello ludico, perché troppo esili e poco coese sono le componenti del gameplay; non c'è a livello narrativo, perché nonostante ci sia una storia di fondo, quella di una terra avvolta dal mortifero Manto, non ha assolutamente un ruolo portante, e viene raccontata a spizzichi e bocconi dai documenti che si trovano in giro per la mappa. Non può bastare la curiosità, quando questa raramente viene premiata; né l'avanzamento, quasi meccanico, attraverso le varie quest, che si risolvono nel ritrovare un materiale per costruire l'ennesimo oggetto e sbloccare nuove ricette; e nemmeno un combattimento troppo semplice e semplicistico, nel quale basta essere equipaggiati adeguatamente per uscire vincitori, menando colpi senza particolare preoccupazione.
C'è da lavorare, quindi, e tanto, per riempiere Enshrouded di quella sostanza che ora non sembra appartenergli. È un survival ma non troppo, nel quale si esplora un mondo che non custodisce chissà quali segreti, nel quale si costruisce e si produce, ma senza che se ne senta troppo il bisogno, e si combatte in scontri poco appassionanti. Nulla, insomma, che possa reggere l'esperienza dopo qualche ora di gioco.