Enter the Matrix
di
Come detto poi si può anche fare ricorso alle arti marziali, di cui i nostri personaggi, grazie all'acquisizione di dati dal programma apposito, sono dei veri esperti: è qui che il gioco mostra il meglio di se, grazie ad un buon sistema di combo, molto vario, con il quale è possibile alternare calci e pugni in combinazioni diverse tra loro, cercando di ottenere risultati sempre adeguati alla determinata situazione; calci e pugni, oltre che a disarmare e stordire i nostri oppositori, potranno anche frantumare oggetti, aprire porte e quindi consentirci di interagire bruscamente con alcuni elementi del fondale circostante. Sono inoltre presenti alcune prese, efficaci e di grande effetto scenico. Ma veniamo alle sparatorie, vero e proprio neo del gameplay che, data la loro grande frequenza, rovinano il titolo non poco. Dopo i primi livelli che possiamo definire un semplice allenamento, col proseguo dell'avventura le sparatorie si faranno sempre più fitte e richiederanno quindi approcci differenti. Il sistema di schivata dei proiettili, impreciso e casuale fa perdere la pazienza in più frangenti e non esita a sfociare in frustrazione. L'unico modo per uscire indenni da intricate situazioni in cui numerose guardie ci sparano addosso tonnellate di piombo è quello di evitare i proiettili con il focus inserito, eseguendo capriole e tuffi, oltre che utilizzando gli strife laterali. Ma quando il fuoco arriva da tutte le direzioni e anche i movimenti laterali si rivelano completamente inutili solo salti e capriole ci aiuteranno. Ma l'indegna coincidenza dei comandi di salti e prese in situazioni di focus, tutti concentrati nel tasto X, fa si che mentre cerchiamo di scappare eseguendo una capriola nelle vicinanze di un avversario, ci ritroveremo a perdere secondi preziosi eseguendo un'involontaria presa, sprecando prezioso focus e diventando facili bersagli dei proiettili. Ma questo non è, ahinoi, l'unico problema che scaturisce dalle sparatorie: anche la mira automatica del nostro personaggio, quella, per essere chiari, che ci consente di sparare mentre corriamo, è molto imprecisa, casuale, e costerà la perdita di enormi quantitativi di munizioni gettate letteralmente alle ortiche, specie utilizzando le armi a ripetizione.
Altro problema, anche abbastanza fastidioso è causato dalla gestione dei salvataggi. Non è infatti possibile salvare in qualsiasi momento, ma si può effettuare il salvataggio solo dopo aver completato il livello. I livelli, peraltro non eccessivamente lunghi sono comunque ostici, specie dopo la prima mezz'ora di gioco, e i problemi precedentemente menzionati riguardo la casualità e l'imprecisione nelle frequenti sparatorie, ci costringeranno a ripetere più e più volte un livello. E fin qui nulla di scandaloso, dato che questo sistema di salvataggio è presente anche in capolavori come Sprinter Cell, ad esempio. Però, mentre in quest'ultimo, una volta capiti gli errori ed acquisita una certa pratica era possibile andare avanti, in Enter The Matrix, anche dopo aver capito i propri errori bisognerà attendere l'anomalia del sistema, un minore accanimento dei nostri avversari, un'animazione errata, o quant'altro non dipendente dalla nostra condotta di gioco ci favorisca e ci consenta di andare avanti. Questa tuttavia non è una sensazione generalizzata a tutte le fasi di gioco, anche se le situazioni poco chiare saranno parecchie e in più di un'occasione ci costringeranno a spegnere xbox in preda alla frustrazione.
Veniamo ora all'analisi del comparto sonoro, decisamente sottotono rispetto a quello presente nel film. A parte qualche musichetta in comune (peraltro scialba), non c'è neanche l'ombra degli Staind, dei Deftones, dei Linkin Park, dei POD e di qualunque altro artista abbia composto la splendida colonna sonora del film. A parte le musiche, anche gli effetti sonori si rivelano una mezza delusione, con una scarsa varietà nel campionamento e con effetti non sempre adeguati, come in alcuni casi che, per la rottura di un vetro si ode un rumore sordo, che non c'entra nulla.