Europa Universalis 2
di
GRANDE STRATEGIA E GRANDE POLITICA
A differenza dal sopra citato Civilization III, in cui in pratica il gioco sta tutto nel fondare città, prendere risorse e rosicchiare centimetri di terreno all'avversario, qui tutte le variabili di gioco girano tutte attorno alle regioni predefinite (chessò, la Morea, la Castiglia, la Borgogna, l'Essex e così via). Ognuna di loro presenta centri di produzione, centri commerciali, popolazione e disponibilità finanziare per produrre eserciti e navi. Il tempo in Europa Universalis scorre costantemente, secondo il metodo dell'"azione continua": si va dalla corrispondenza di 5 minuti= 1 mese a 1 minuto= 2 anni, per chi ha fretta di "vedere ciò che succede". Ed infatti, specie quando si ha scelto imprudentemente una nazione che al concerto della storia conta come il due di coppe a briscola (per esempio, Bisanzio ad inizio 1400), giocare a Europa Universalis II pare come dare una scora ad un'ipotetica pagina di Le Monde Diplomatique. Sulla parte basa dello schermo, infatti, sfileranno in continuazione una serie di news accurate su alleanze guerre, paci, conquiste, trattati commerciali che le altre entità politiche stanno stringendo tra di loro. Noi ci sentiremo più piccoli e ci concentreremo su singoli obiettivi. Infatti in questo tourbillon di stati saremo in diretta concorrenza con altri sette gestiti dal computer, e tutti riceveremo alcuni punti vittoria calcolati secondo i nostri successi diplomatici, militari ed economici. Per dare un senso più afferrabile alle nostre partite, possiamo anche accedere ad obiettivi secondari e relativi punti vittoria. Questi vanno da missioni estremamente semplici come il controllo per alcuni danni di una provincia già in nostro possesso, ad assurdità come la scoperta dell'impero Inca entro poco tempo quando si è dall'altra parte del mondo. Se reggeremo la Repubblica di Venezia, per esempio, sarà un obiettivo intermedio possibile il controllo del Veneto, difficile ma ottenibile la conquista di Costantinopoli, impossibile la concorrenza alla Spagna nella colonializzazione di una qualche regione del Sud America.
IL PRINCIPE DELLA DIPLOMAZIA
Purtroppo le variabili in Europa Universalis II tendono ad andare ognuna per conto loro, mettendo il giocatore in situazioni di forte instabilità. Occorrerà infatti controllare la religione, lo sviluppo tecnico interno, la stabilità politica, il morale delle truppe e, dulcis in fundo, le casse dello stato. Chi brama campagne di conquista alla Civilization III o alla Cossacks sappia che i fondi del proprio tesoro tendono a prosciugarsi dopo due o tre mosse, causando il giocatore alla paralisi più completa, in balia di creditori e di avversari che invece non mollano l'osso. Ecco, è questa in pratica la più grande differenza tra un gioco votato alla gestione, come Europa Universalis II, ed un classico titolo a turni o strategico in cui è più importante il fattore militare. Ma non dimentichiamoci l'elemento di maggiore appeal del gioco scandinavo: la diplomazia. Alleanze de revanche, matrimoni pilotati, minacce e regali contribuiranno a creare un certo clima internazionale attorno al nostro stato. Agire da "cani sciolti" porterà invece sempre all'isolamento politico, mentre essere sussiegosi con tutti imbriglierà in una contorta tele di alleanze e trattati che alla fine toglierebbe qualsiasi libertà di azione. Assolutamente fondamentale è poi creare un "casus belli" prima di intraprendere una qualsiasi campagna militare: ne va dei punti di stabilità interna e di prestigio internazionale. Per evitare il problema, basterebbe settare l'intelligenza artificiale della cpu su "aggressiva" ma, in questo caso, la vostra libertà di manovra tra attacchi esterne e province in eterna ribellione sarà ancora più ridotta. Come avete capito, Europa Universalis II non è per tutti: ha una formula ludica complessa, con regole interne criptiche, ed un appeal grafico che, sebbene pulito, non va oltre quello di un qualunque atlante storico multimediale. Per fortuna la colonna sonora si compone di pezzi orchestrali che spaziano dal rondò veneziano a Bach a Thomas Morley, secondo le epoche che si stanno attraversando. Un po' di aulica concentrazione, in mezzo al turbinio della Grande Politica Internazionale.