Everybody's Gone to the Rapture
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Dopo Dear Esther e Amnesia: A Machine for Pigs, gli sviluppatori di The Chinese Room ci riprovano con un titolo che punta ancora una volta su un'esperienza audio visiva dal forte impatto emotivo, questa volta in esclusiva per PS4.
Dopo qualche ora passata a scorrazzare nella campagna inglese degli anni '80 siamo pronti a darvi il nostro giudizio su quello che a tutti gli effetti si può definire come uno dei prodotti più controversi dell'intera line up playstation.
Yaughton, una ridente cittadina inglese nella contea dello Shropshire. L'anno é il 1984, e il contesto all'interno del quale ci troviamo a muovere i nostri primi passi sembra davvero particolare. Gli orologi segnano tutti la stessa ora, le 6.07 del mattino. L'aria e i colori che si respirano sono quelli di un luogo pacifico, isolato dal frastuono del mondo e immerso in un verde quasi pittorico.
In contrasto a questa bellezza c'é però un silenzio quasi assordante, che ti disturba i nervi. Nessun uccello cinguetta piacevoli melodie, nessun essere umano ti incrocia per strada sorridendoti. Tutto intorno é immobile. Andando a curiosare negli angoli delle strade, scopriamo che la bellezza di un luogo così onirico é stata inghiottita da una cupa e sgradevole paura. Gli oggetti che troviamo, le porte delle case lasciate aperte, le valigie trovate per strada e molti altri indizi ci fanno intuire che la popolazione é scappata da qualcosa… o da qualcuno. Eppure non si vede nessuno, non si scorge una traccia umana, come se allo scoccare di quelle fatidiche 6.07 tutti fossero scoparsi. Intorno a noi solo uccelli morti e fazzoletti sporchi di sangue.
Da questo incipit - decisamente inquietante - parte la storia di Everybody's Gone to the Rapture, titolo che esattamente come successo per i precedenti prodotti del team The Chinese Room, più che una vera e propria esperienza ludica, punta ad offrire una sorta di viaggio narrativo ed emozionale, attraverso il racconto di vicende legati ai personaggi di questo paesino.
Il nostro compito sarà quindi sostanzialmente quello di girovagare per le strade di questo paese inglese e scoprire cosa é successo. A ridurre all'osso la descrizione dell'esperienza, non ci sarebbe altro da aggiungere a questa recensione. Di fatto il giocatore si troverà a seguire una strana luce gialla che gli indicherà quali luoghi visitare o i punti di interesse che dovrà raggiungere.
Una volta raggiunti si attiveranno delle cut scene in cui delle ombre di colore giallo, attraverso dei flashback, ci racconteranno avvenimenti antecedenti alla tragedia, attraverso la narrazione distribuita su sei differenti personaggi principali e quindi sfruttando prospettive differenti ma legate ovviamente da un sottile filo invisibile.
Proprio la componete narrativa é il primo grande limite di un prodotto che, probabilmente peccando un po di superbia, non riesce a raggiungere i livelli dei suoi predecessori. La storia pur partendo da un incipit decisamente affascinante a metà tra il drammatico e fantascientifico, si evolve in maniera molto lenta e piuttosto scontata, riducendo veramente all'osso i colpi di scena e lasciando ovviamente senza spiegazione (ma questo non é necessariamente un difetto) un finale piuttosto criptico ed enigmatico.
Trattandosi di un'elemento estremamente importante in un contesto come quello creato per questo gioco, il problema della narrazione va purtroppo ad inficiare sull'attenzione e la curiosità del giocatore, che nonostante la relativa brevità della storia (circa 4 ore per completare il gioco) rischia di non coinvolgere pienamente.
Un vero peccato perché l'ottimo doppiaggio in lingua italiana é riuscito a dare spessore e personalità a dei personaggi che vengono rappresentati unicamente tramite delle ombre di luce, e quindi affidando unicamente alla voce il loro strumento per trasmettere emozione.
Nonostante questo limite, fortunatamente ci saranno anche dei piccoli sprazzi in cui le emozioni prenderanno il sopravvento, lasciando agli occhi il piacere di godersi dei paesaggi e delle scenografie davvero belle da vedere.
Lo stesso piacere non lo potranno provare le nostre mani che impugnano il pad della PS4. L'altro grosso limite di questo gioco é infatti l'assenza totale di interazione. A differenza di altri prodotti molto simili come ad esempio The Vanishing of Ethan Carter l'interazione qui é limitata unicamente alla pressione del tasto x per aprire porte e cancelletti, per rispondere a telefoni o sintonizzare delle radio che ci daranno ulteriori indizi su quanto accaduto.Nient'altro.
Una condizione che associata ad una lentezza generale del nostro personaggio rende Everybody's Gone to the Rapture un gioco troppo statico, senza alcun tipo di sussulto.
Un vero peccato insomma, perché sotto l'aspetto tecnico il titolo mostra più luci che ombre. La grafica, mossa dall'ormai famosissimo CryEngine é piuttosto valida, con una cittadina ricreata alla perfezione in ogni suo minimo dettaglio, così da rendere leggermente più piacevoli le nostre passeggiate. Purtroppo anche sotto questo aspetto dobbiamo segnalare la presenza di fastidiosi muri invisibili e soprattutto di un frame rate davvero troppo ballerino. Nonostante questo, nel complesso possiamo tranquillamente sottolineare la bontà del lavoro svolto dagli sviluppatori.
Dove invece Everybody's Gone to the Rapture eccelle é nella colonna sonora che si avvale di alcune tracce drammaticamente d'impatto, ed in grado di enfatizzare il momento che stiamo vivendo. La musica a conti fatti diventa il vero strumento che il titolo utilizza per elevare l'esperienza sensoriale ed emozionale della nostra avventura, ma come avrete facilmente capito, purtroppo non basta a risollevare in toto il progetto.
Una cosa é sicura. Everybody's Gone to the Rapture rimane un prodotto estremamente difficile da giudicare per via della sua stessa natura. Una volta giocato siamo sicuri che molti lo bolleranno come un capolavoro ed altri come un vero e proprio fallimento. Noi di Gamesurf ci posizionano nel mezzo. Il titolo mostra diversi elementi molto interessanti, ma nel complesso ci sembra peccare - come già detto in precedenza - di superbia. Le scelte fatte dagli sviluppatori sono coraggiose e sicuramente azzardate, ma purtroppo mal supportate in fase di realizzazione. Quello che ci rimane tra le mani un prodotto che potrebbe tranquillamente stuzzicare la curiosità di coloro che amano questi meta-giochi, ma difficilmente riuscirà a stupirli.
Dopo qualche ora passata a scorrazzare nella campagna inglese degli anni '80 siamo pronti a darvi il nostro giudizio su quello che a tutti gli effetti si può definire come uno dei prodotti più controversi dell'intera line up playstation.
Una luce di noia…
Yaughton, una ridente cittadina inglese nella contea dello Shropshire. L'anno é il 1984, e il contesto all'interno del quale ci troviamo a muovere i nostri primi passi sembra davvero particolare. Gli orologi segnano tutti la stessa ora, le 6.07 del mattino. L'aria e i colori che si respirano sono quelli di un luogo pacifico, isolato dal frastuono del mondo e immerso in un verde quasi pittorico.
Il nostro compito sarà quindi sostanzialmente quello di girovagare per le strade di questo piccolo paese inglese e scoprire cosa é successo.
In contrasto a questa bellezza c'é però un silenzio quasi assordante, che ti disturba i nervi. Nessun uccello cinguetta piacevoli melodie, nessun essere umano ti incrocia per strada sorridendoti. Tutto intorno é immobile. Andando a curiosare negli angoli delle strade, scopriamo che la bellezza di un luogo così onirico é stata inghiottita da una cupa e sgradevole paura. Gli oggetti che troviamo, le porte delle case lasciate aperte, le valigie trovate per strada e molti altri indizi ci fanno intuire che la popolazione é scappata da qualcosa… o da qualcuno. Eppure non si vede nessuno, non si scorge una traccia umana, come se allo scoccare di quelle fatidiche 6.07 tutti fossero scoparsi. Intorno a noi solo uccelli morti e fazzoletti sporchi di sangue.
Da questo incipit - decisamente inquietante - parte la storia di Everybody's Gone to the Rapture, titolo che esattamente come successo per i precedenti prodotti del team The Chinese Room, più che una vera e propria esperienza ludica, punta ad offrire una sorta di viaggio narrativo ed emozionale, attraverso il racconto di vicende legati ai personaggi di questo paesino.
Il nostro compito sarà quindi sostanzialmente quello di girovagare per le strade di questo paese inglese e scoprire cosa é successo. A ridurre all'osso la descrizione dell'esperienza, non ci sarebbe altro da aggiungere a questa recensione. Di fatto il giocatore si troverà a seguire una strana luce gialla che gli indicherà quali luoghi visitare o i punti di interesse che dovrà raggiungere.
Una volta raggiunti si attiveranno delle cut scene in cui delle ombre di colore giallo, attraverso dei flashback, ci racconteranno avvenimenti antecedenti alla tragedia, attraverso la narrazione distribuita su sei differenti personaggi principali e quindi sfruttando prospettive differenti ma legate ovviamente da un sottile filo invisibile.
Proprio la componete narrativa é il primo grande limite di un prodotto che, probabilmente peccando un po di superbia, non riesce a raggiungere i livelli dei suoi predecessori. La storia pur partendo da un incipit decisamente affascinante a metà tra il drammatico e fantascientifico, si evolve in maniera molto lenta e piuttosto scontata, riducendo veramente all'osso i colpi di scena e lasciando ovviamente senza spiegazione (ma questo non é necessariamente un difetto) un finale piuttosto criptico ed enigmatico.
Trattandosi di un'elemento estremamente importante in un contesto come quello creato per questo gioco, il problema della narrazione va purtroppo ad inficiare sull'attenzione e la curiosità del giocatore, che nonostante la relativa brevità della storia (circa 4 ore per completare il gioco) rischia di non coinvolgere pienamente.
Un vero peccato perché l'ottimo doppiaggio in lingua italiana é riuscito a dare spessore e personalità a dei personaggi che vengono rappresentati unicamente tramite delle ombre di luce, e quindi affidando unicamente alla voce il loro strumento per trasmettere emozione.
Nonostante questo limite, fortunatamente ci saranno anche dei piccoli sprazzi in cui le emozioni prenderanno il sopravvento, lasciando agli occhi il piacere di godersi dei paesaggi e delle scenografie davvero belle da vedere.
Lo stesso piacere non lo potranno provare le nostre mani che impugnano il pad della PS4. L'altro grosso limite di questo gioco é infatti l'assenza totale di interazione. A differenza di altri prodotti molto simili come ad esempio The Vanishing of Ethan Carter l'interazione qui é limitata unicamente alla pressione del tasto x per aprire porte e cancelletti, per rispondere a telefoni o sintonizzare delle radio che ci daranno ulteriori indizi su quanto accaduto.Nient'altro.
Una condizione che associata ad una lentezza generale del nostro personaggio rende Everybody's Gone to the Rapture un gioco troppo statico, senza alcun tipo di sussulto.
Una piacevole campagna
Un vero peccato insomma, perché sotto l'aspetto tecnico il titolo mostra più luci che ombre. La grafica, mossa dall'ormai famosissimo CryEngine é piuttosto valida, con una cittadina ricreata alla perfezione in ogni suo minimo dettaglio, così da rendere leggermente più piacevoli le nostre passeggiate. Purtroppo anche sotto questo aspetto dobbiamo segnalare la presenza di fastidiosi muri invisibili e soprattutto di un frame rate davvero troppo ballerino. Nonostante questo, nel complesso possiamo tranquillamente sottolineare la bontà del lavoro svolto dagli sviluppatori.
Dove invece Everybody's Gone to the Rapture eccelle é nella colonna sonora che si avvale di alcune tracce drammaticamente d'impatto, ed in grado di enfatizzare il momento che stiamo vivendo. La musica a conti fatti diventa il vero strumento che il titolo utilizza per elevare l'esperienza sensoriale ed emozionale della nostra avventura, ma come avrete facilmente capito, purtroppo non basta a risollevare in toto il progetto.
Una cosa é sicura. Everybody's Gone to the Rapture rimane un prodotto estremamente difficile da giudicare per via della sua stessa natura. Una volta giocato siamo sicuri che molti lo bolleranno come un capolavoro ed altri come un vero e proprio fallimento. Noi di Gamesurf ci posizionano nel mezzo. Il titolo mostra diversi elementi molto interessanti, ma nel complesso ci sembra peccare - come già detto in precedenza - di superbia. Le scelte fatte dagli sviluppatori sono coraggiose e sicuramente azzardate, ma purtroppo mal supportate in fase di realizzazione. Quello che ci rimane tra le mani un prodotto che potrebbe tranquillamente stuzzicare la curiosità di coloro che amano questi meta-giochi, ma difficilmente riuscirà a stupirli.