Evolution GT
di
Gabriele Cazzulini
EVOLUTION O REVOLUTION?
"E' una rivolta?" "No, Maestà. E' una rivoluzione". Fu questa la risposta che diede il 14 luglio 1789 un ufficiale della guardia reale per comunicare a Luigi XVI che la Bastiglia era stata espugnata. Sulla copertina ("packshot" come amano dire gli anglofili) è stampata la scritta "evolution", la stessa che fa da titolo a"L'evoluzione delle specie", curioso trattato biologico che enuncia la teoria per la quale una specie si evolve gradualmente nel tempo attraverso un processo di selezione naturale. Che Evolution GT (EGT) intende presentarsi come la creatura più sofisticata dei giochi di guida appartenenti alla popolazione dei pc? La colonna sonora pompata dai subwoofer di questi bolidi videoludici grida a squarciagola le note della Marsigliese? Se ancora oggi la rivoluzione francese presenta tanti, troppi lati oscuri, e l'evoluzione delle specie resta sotto il fuoco incrociato di fieri oppositori, il cantuccio in cui ritirarsi chiudendo la porta è il divertimento. Sarà così anche per EGT?
DALLA GUIDA AL GUIDATORE: BE THE DRIVER!
Prima la carta d'identità, poi il condimento delle osservazioni. 33 autovetture ufficiali di scuderie a maggioranza europee; 11 circuiti ufficiali con numerose varianti di pista suddivisi in 3 tipi: piste da competizione, urbane ed extra-urbane. Cosa farne? Arrivare primo. Tagliare il traguardo. Superare, sorpassare, evitare collisioni. Sono tutti imperativi che EGT declina al passato. I nuovi verbi sono tratti dalla radice del verbo "migliorare" e hanno un nuovo complemento oggetto: abilità. Vale la pena di elencarle tutte: intimidazione, fiducia, concentrazione, giudizio retrospettivo (?), anticipazione, precisione nello sterzo, controllo dell'acceleratore, tempismo in frenata e astuzia. Ogni pilota è in realtà una curva di distribuzione di questi talenti, misurati in punti esperienza (xp). Goodbye Km/h! Ora c'è XP, che non è l'allusione ad un sistema operativo, ma all'indicatore dei progressi del pilota nel corso del gioco. Con questo preambolo alquanto innovativo, EGT apre le porte delle più canoniche competizioni automobilistiche. Lasciando la gara mordi-e-fuggi ai pivellini neo-patentati, la vera polpa del gioco è la modalità carriera, che comprende un'intera stagione, singole sfide, sana pratica per i rimandati all'esame di guida, ed ecco la salsa: lo spazio per gestire i punti xp assegnandoli tra le varie abilità. Ci sono anche tre modalità multiplayer: gara singola, torneo e sopravvivenza. Ma è solo un condimento scialbo perché azzera tutto il sapore delle abilità.
SU STRADA
EGT non è CEPU, ma c'è lo stesso un tutor: Gabriele Tarquini, campione di guida e qui maestro di volante. Nonostante il prestigio del prof. Tarquini, c'è qualche scricchiolio sul sedile di guida. Su strada lo sterzo è pesante, i freni rispondono in ritardo, insomma il controllo non è dei migliori. Anche il senso della velocità è scollato rispetto al tachimetro. Sono piccole ma sensibili striature che rovinano il tessuto di gioco. Ma che non possono essere risolte semplicemente sfruttando le abilità del pilota e i difetti degli avversari.
GRAFICA: QUANDO LA MEDIOCRITA' SALE IN CATTEDRA
Dov'è la salvietta per pulire le lenti dei miei occhiali? Ah, gli aloni non c'entrano? E' proprio fatta così la grafica di EGT: vaporosa come una lente su cui sono spruzzate gocce d'acqua. Manca un capo e una coda, che non facciano apparire le vertebre intermedie come una sequenza casuale. Le scenografie troppo simili a fondali di cartapesta, il clima immobile e artificiale. Il motore grafico di EGT non s'ingrippa mai, anche perché non ne ha motivo. Tagliato il traguardo della fluidità, sulla pista restano le perdite di uno stile visivo a tratti confuso e, purtroppo, qualunquista. C'è l'effetto rewind, cioè il riavvolgimento limitato del tempo per correggere manovre errate; c'è il sereno e la pioggia; ci sono auto tutte con licenze ufficiali e tracciati ufficiali. Cosa manca? L'estetica capace di comunicare un'emozione; il gusto del design; il piacere di guardare oltre che guidare. E' un gioco di corse e allora? Il piacere della guida non è puramente meccanico, tanto meno in un prodotto ossequiosamente arcade come EGT. Se il cervello non gode, perché anche l'occhio deve godere solo a metà?
AL TRAGUARDO: DA RIFARE
La personalità del pilota non è più un elemento appiattito sul fondale. Questa è una sacro santa verità che EGT ha la forza di affermare. Peccato sia la sola, specialmente in una stagione di "evoluzione" tecnologica che permette anche alle dotazioni hardware minime di godere di qualche ritocco in più, soprattutto per gli scenari. Ma il filone dei giochi di guida su pc sembra essere marchiato dalla mediocrità...
"E' una rivolta?" "No, Maestà. E' una rivoluzione". Fu questa la risposta che diede il 14 luglio 1789 un ufficiale della guardia reale per comunicare a Luigi XVI che la Bastiglia era stata espugnata. Sulla copertina ("packshot" come amano dire gli anglofili) è stampata la scritta "evolution", la stessa che fa da titolo a"L'evoluzione delle specie", curioso trattato biologico che enuncia la teoria per la quale una specie si evolve gradualmente nel tempo attraverso un processo di selezione naturale. Che Evolution GT (EGT) intende presentarsi come la creatura più sofisticata dei giochi di guida appartenenti alla popolazione dei pc? La colonna sonora pompata dai subwoofer di questi bolidi videoludici grida a squarciagola le note della Marsigliese? Se ancora oggi la rivoluzione francese presenta tanti, troppi lati oscuri, e l'evoluzione delle specie resta sotto il fuoco incrociato di fieri oppositori, il cantuccio in cui ritirarsi chiudendo la porta è il divertimento. Sarà così anche per EGT?
DALLA GUIDA AL GUIDATORE: BE THE DRIVER!
Prima la carta d'identità, poi il condimento delle osservazioni. 33 autovetture ufficiali di scuderie a maggioranza europee; 11 circuiti ufficiali con numerose varianti di pista suddivisi in 3 tipi: piste da competizione, urbane ed extra-urbane. Cosa farne? Arrivare primo. Tagliare il traguardo. Superare, sorpassare, evitare collisioni. Sono tutti imperativi che EGT declina al passato. I nuovi verbi sono tratti dalla radice del verbo "migliorare" e hanno un nuovo complemento oggetto: abilità. Vale la pena di elencarle tutte: intimidazione, fiducia, concentrazione, giudizio retrospettivo (?), anticipazione, precisione nello sterzo, controllo dell'acceleratore, tempismo in frenata e astuzia. Ogni pilota è in realtà una curva di distribuzione di questi talenti, misurati in punti esperienza (xp). Goodbye Km/h! Ora c'è XP, che non è l'allusione ad un sistema operativo, ma all'indicatore dei progressi del pilota nel corso del gioco. Con questo preambolo alquanto innovativo, EGT apre le porte delle più canoniche competizioni automobilistiche. Lasciando la gara mordi-e-fuggi ai pivellini neo-patentati, la vera polpa del gioco è la modalità carriera, che comprende un'intera stagione, singole sfide, sana pratica per i rimandati all'esame di guida, ed ecco la salsa: lo spazio per gestire i punti xp assegnandoli tra le varie abilità. Ci sono anche tre modalità multiplayer: gara singola, torneo e sopravvivenza. Ma è solo un condimento scialbo perché azzera tutto il sapore delle abilità.
SU STRADA
EGT non è CEPU, ma c'è lo stesso un tutor: Gabriele Tarquini, campione di guida e qui maestro di volante. Nonostante il prestigio del prof. Tarquini, c'è qualche scricchiolio sul sedile di guida. Su strada lo sterzo è pesante, i freni rispondono in ritardo, insomma il controllo non è dei migliori. Anche il senso della velocità è scollato rispetto al tachimetro. Sono piccole ma sensibili striature che rovinano il tessuto di gioco. Ma che non possono essere risolte semplicemente sfruttando le abilità del pilota e i difetti degli avversari.
GRAFICA: QUANDO LA MEDIOCRITA' SALE IN CATTEDRA
Dov'è la salvietta per pulire le lenti dei miei occhiali? Ah, gli aloni non c'entrano? E' proprio fatta così la grafica di EGT: vaporosa come una lente su cui sono spruzzate gocce d'acqua. Manca un capo e una coda, che non facciano apparire le vertebre intermedie come una sequenza casuale. Le scenografie troppo simili a fondali di cartapesta, il clima immobile e artificiale. Il motore grafico di EGT non s'ingrippa mai, anche perché non ne ha motivo. Tagliato il traguardo della fluidità, sulla pista restano le perdite di uno stile visivo a tratti confuso e, purtroppo, qualunquista. C'è l'effetto rewind, cioè il riavvolgimento limitato del tempo per correggere manovre errate; c'è il sereno e la pioggia; ci sono auto tutte con licenze ufficiali e tracciati ufficiali. Cosa manca? L'estetica capace di comunicare un'emozione; il gusto del design; il piacere di guardare oltre che guidare. E' un gioco di corse e allora? Il piacere della guida non è puramente meccanico, tanto meno in un prodotto ossequiosamente arcade come EGT. Se il cervello non gode, perché anche l'occhio deve godere solo a metà?
AL TRAGUARDO: DA RIFARE
La personalità del pilota non è più un elemento appiattito sul fondale. Questa è una sacro santa verità che EGT ha la forza di affermare. Peccato sia la sola, specialmente in una stagione di "evoluzione" tecnologica che permette anche alle dotazioni hardware minime di godere di qualche ritocco in più, soprattutto per gli scenari. Ma il filone dei giochi di guida su pc sembra essere marchiato dalla mediocrità...
Evolution GT
6.5
Voto
Redazione
Evolution GT
Strano gioco, questo Evolution GT. La sua filosofia ribalta il senso comune: per vincere non basta guidare; prima dei cavalli del motore, serve l'abilità del pilota. Allora il veicolo si trasforma in un'arma per sfidare altri piloti. Un elenco sufficientemente ampio di tracciati, urbani e non; una giocabilità sufficientemente efficace nei controlli e nella longevità; un tessuto tecnico sufficientemente stirato. E allora? L'ingegnosità ideale culmina nella mediocrità del prodotto reale?