Exit 2
di
Complesso, coinvolgente, elitario. Il nuovo puzzle game targato 505 Games raccoglie al volo l'eredità del suo predecessore, aggiungendo il numero 2, 100 nuovi livelli di gioco e qualche variante al gameplay allo schema già noto. Cambiamenti non epocali, dunque, per un sistema di gioco maturo e apprezzato soprattutto dagli amanti dei puzzle game. EXIT 2, infatti, come già il suo fratello maggiore al quale, per diversi aspetti, mostra di assomigliare come una goccia d'acqua, appartiene ad un tipo di giochi decisamente di nicchia dove l'azione, intesa come la vuole la maggior parte dei videogiocatori, giovanissimi o meno, è quasi assente ed è richiesta, invece, una dose di pazienza e di logica decisamente non alla portata di tutti. D'altronde, se c'è chi preferisce Dostoevskji a Stephen King, e un film di Kusturica ad uno di Ridley Scott, ben vengano titoli in grado di soddisfare un pubblico più riflessivo e posato di quello che, normalmente, frequenta FPS, corse di auto truccate e picchiaduro.
Come nel primo capitolo della serie, anche quello uscito in esclusiva per la piccola console di Sony, il giocatore dovrà indossare l'impermeabile e il cappello a tesa larga di Mr. ESC, una sorta di Dick Tracy dell'escapologia, pronto ad intervenire nelle situazioni più spinose per trarre in salvo il solito gruppetto di civili sprovveduti. I meccanismi e le situazioni sono del tutto analoghe. Per mezzo di una serie di comandi, il nostro eroe dovrà farsi strada attraverso un centinaio di livelli bidimensionali, irti di piattaforme mobili, contrappesi, ostacoli, massi da spostare e cunicoli.
Nella maggior parte dei casi, Mr. ESC sarà in grado di portare a termine il lavoro con le sue sole forze, scortando un numero predeterminato di vittime fino all'uscita di sicurezza e concludendo, in questa maniera, il livello. Capiterà però, man mano che si procede e la difficoltà, di conseguenza aumenta, che ci si debba servire dell'aiuto di qualcuna delle vittime, costrette a collaborare attraverso un'intuitiva interfaccia punta e clicca per raggiungere l'agognata salvezza. Ecco allora venire alla luce le diverse abilità dei personaggi che dobbiamo salvare. I tipi muscolosi, per esempio, saranno in grado di spostare da soli massi che richiederebbero, in alternativa, due persone. I bambini, invece, potranno intrufolarsi attraverso passaggi angusti, mentre i cani saranno in grado di attraversare a nuoto i fossati. La combinazione di diverse tecniche ed azioni, ovviamente, aggiunge una componente fortemente logica alla tecnica d'approccio al gioco, richiedendo sempre un'accurata pianificazione per raggiungere l'obiettivo, prima che l'inesorabile conto alla rovescia raggiunga lo zero, costringendoci a ricominciare daccapo il livello.
Al di là di qualche inceppamento nei comandi, che meritavano di essere rivisti già all'epoca del primo capitolo, e di un'eccessiva ingerenza delle animazioni del protagonista, cui siamo costretti inevitabilmente ad assistere anche quando le attiviamo per errore, e che rubano tempo prezioso a quello assegnatoci per finire, il punto di forza, ma anche il tallone d'Achille del gioco è proprio nel gameplay, totalmente orientato verso un approccio enigmistico, in grado di stimolare al massimo chi è appassionato di questa disciplina, e di tenere alla larga come una malattia fastidiosa tutti gli altri, ossia la stragrande maggioranza del pubblico da console portatile.
D'altronde è chiaro fin dal principio che EXIT 2 è un gioco pensato senza compromessi. A partire dalla grafica scarna che potrebbe girare su un Amiga 500, o dal sonoro all'osso, composto di jingle dimenticabili e di voci predefinite, quella del protagonista in particolare, che finiranno per ripetere e ripetere sempre le stesse cose, spingendovi ad un moto di gratitudine verso Sony per aver previsto un comando di annullamento dell'audio così immediato e intuitivo. Fino all'ingegnerizzazione dei livelli, ciascuno pensato come un intricato rompicapo a sé stante, con una progressione di difficoltà che rende il completamento del gioco (perlomeno dei 100 livelli compresi nell'UMD; molti altri possono essere scaricati gratis dalla rete in connessione Internet) una sfida alla portata soltanto degli enigmisti più esperti e pazienti.
Proprio la frustrazione per l'eccessiva difficoltà, specie nei livelli più avanzati, accompagnata da una giocabilità che, lo scrivevo poc'anzi, risente di un sistema di comandi che richiederà ancora molti miglioramenti, rischia di tenere fuori della cerchia di possibili estimatori del gioco chiunque non muoia dalla voglia di scervellarsi in una serie fantasiosa, ma dopo un po' in qualche modo ripetitiva, di platform-puzzle da fondere le meningi.
Per questo motivo, se il giudizio su quello che rimane comunque uno dei migliori giochi di logica per PSP non può non essere positivo, pensando al gradimento che gli appassionati sicuramente vorranno riservargli, allo stesso tempo intendiamo mettere in guardia l'utente occasionale dal cimentarsi con un titolo riservato ad un tipo ben preciso di utente. Chi gioca solo per distrarsi, e ama farlo senza pensare troppo, si rivolga altrove o, quantomeno, veda di provare il gioco prima d'acquistarlo.
Come nel primo capitolo della serie, anche quello uscito in esclusiva per la piccola console di Sony, il giocatore dovrà indossare l'impermeabile e il cappello a tesa larga di Mr. ESC, una sorta di Dick Tracy dell'escapologia, pronto ad intervenire nelle situazioni più spinose per trarre in salvo il solito gruppetto di civili sprovveduti. I meccanismi e le situazioni sono del tutto analoghe. Per mezzo di una serie di comandi, il nostro eroe dovrà farsi strada attraverso un centinaio di livelli bidimensionali, irti di piattaforme mobili, contrappesi, ostacoli, massi da spostare e cunicoli.
Nella maggior parte dei casi, Mr. ESC sarà in grado di portare a termine il lavoro con le sue sole forze, scortando un numero predeterminato di vittime fino all'uscita di sicurezza e concludendo, in questa maniera, il livello. Capiterà però, man mano che si procede e la difficoltà, di conseguenza aumenta, che ci si debba servire dell'aiuto di qualcuna delle vittime, costrette a collaborare attraverso un'intuitiva interfaccia punta e clicca per raggiungere l'agognata salvezza. Ecco allora venire alla luce le diverse abilità dei personaggi che dobbiamo salvare. I tipi muscolosi, per esempio, saranno in grado di spostare da soli massi che richiederebbero, in alternativa, due persone. I bambini, invece, potranno intrufolarsi attraverso passaggi angusti, mentre i cani saranno in grado di attraversare a nuoto i fossati. La combinazione di diverse tecniche ed azioni, ovviamente, aggiunge una componente fortemente logica alla tecnica d'approccio al gioco, richiedendo sempre un'accurata pianificazione per raggiungere l'obiettivo, prima che l'inesorabile conto alla rovescia raggiunga lo zero, costringendoci a ricominciare daccapo il livello.
Al di là di qualche inceppamento nei comandi, che meritavano di essere rivisti già all'epoca del primo capitolo, e di un'eccessiva ingerenza delle animazioni del protagonista, cui siamo costretti inevitabilmente ad assistere anche quando le attiviamo per errore, e che rubano tempo prezioso a quello assegnatoci per finire, il punto di forza, ma anche il tallone d'Achille del gioco è proprio nel gameplay, totalmente orientato verso un approccio enigmistico, in grado di stimolare al massimo chi è appassionato di questa disciplina, e di tenere alla larga come una malattia fastidiosa tutti gli altri, ossia la stragrande maggioranza del pubblico da console portatile.
D'altronde è chiaro fin dal principio che EXIT 2 è un gioco pensato senza compromessi. A partire dalla grafica scarna che potrebbe girare su un Amiga 500, o dal sonoro all'osso, composto di jingle dimenticabili e di voci predefinite, quella del protagonista in particolare, che finiranno per ripetere e ripetere sempre le stesse cose, spingendovi ad un moto di gratitudine verso Sony per aver previsto un comando di annullamento dell'audio così immediato e intuitivo. Fino all'ingegnerizzazione dei livelli, ciascuno pensato come un intricato rompicapo a sé stante, con una progressione di difficoltà che rende il completamento del gioco (perlomeno dei 100 livelli compresi nell'UMD; molti altri possono essere scaricati gratis dalla rete in connessione Internet) una sfida alla portata soltanto degli enigmisti più esperti e pazienti.
Proprio la frustrazione per l'eccessiva difficoltà, specie nei livelli più avanzati, accompagnata da una giocabilità che, lo scrivevo poc'anzi, risente di un sistema di comandi che richiederà ancora molti miglioramenti, rischia di tenere fuori della cerchia di possibili estimatori del gioco chiunque non muoia dalla voglia di scervellarsi in una serie fantasiosa, ma dopo un po' in qualche modo ripetitiva, di platform-puzzle da fondere le meningi.
Per questo motivo, se il giudizio su quello che rimane comunque uno dei migliori giochi di logica per PSP non può non essere positivo, pensando al gradimento che gli appassionati sicuramente vorranno riservargli, allo stesso tempo intendiamo mettere in guardia l'utente occasionale dal cimentarsi con un titolo riservato ad un tipo ben preciso di utente. Chi gioca solo per distrarsi, e ama farlo senza pensare troppo, si rivolga altrove o, quantomeno, veda di provare il gioco prima d'acquistarlo.