Fable 3
di
Luca Gambino
La rimozione dell'HUD ha portato dirette conseguenze anche sul piano dei combattimenti, dal momento che l'impossibilità di avere sempre sotto controllo il proprio stato di salute ha costretto i programmatori Lionhead ad utilizzare lo stratagemma più in voga negli FPS da qualche anno a questa parte, ovvero quello dell'auto "riparazione" del nostro eroe, con un notevole dispendio di pozioni curative e, di conseguenza, con un livello di difficoltà tutt'altro che proibitivo. Altra differenza con Fable 2 é la richiesta d'acquisto di armi unicamente presso le grandi città, dal momento che sono scomparsa del tutto la presenza dei venditori ambulanti che spesso si incontravano nel peregrinare del nostro giovane eroe. Al contrario, in Fable 3, la richiesta di spostamenti a piedi da una zona all'altra della mappa é virtualmente ridotta al minimo indispensabile, grazie alla presenza del "Santuario". Premendo il tasto Start del pad, ci ritroveremo all'interno di una zona completamente slegata dall'ambiente circostante, dove troveremo oltre a Jasper, il nostro fedele servitore, una sorta di "diorama" del mondo percorribile da cui potremo avere facile accesso a tutte le aree di nostro interesse, potendo sempre avere sott'occhio le missioni da svolgere in quel territorio, i tesori da trovare e tutte le informazioni utili per completare il gioco al 100%.
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All'interno del Santuario potremo agilmente accedere a tutte le opzioni che riguardano il nostro personaggio, dal camerino alla sala dei trofei, a quello delle armi e delle magie, dove potremo "provare" le diverse combinazioni tra le magie sbloccabili nel corso del gioco (provate per esempio quella del tornado e la palla di fuoco). Le armi trasportabili dal giocatore non vanno oltre la spada (o martello) e un arma a raggio lungo (a scelta tra fucile e pistola). Le armi ovviamente potranno essere upgradate nel corso del gioco, rispondendo all'aumentare del livello dei nemici. La tipologia degli scontri possibili sarà quindi vincolata dalle armi in nostro possesso, potendo generalmente centrare i nostri nemici da una distanza di sicurezza (tramite la pressione del tasto LT le armi entrano in "modalità mira"), oppure tramite il classico corpo a corpo a suon di spadate, rotolate laterali e lanci di magie. La IA avversaria non rappresenta un grosso problema, dal momento che non assisteremo mai a comportamenti coerenti con una reale situazione di pericolo, ma questo rimane perfettamente in linea con lo spirito del gioco.
Uno spirito che mai come in questo caso poggia però su altre basi che vanno oltre quelle del combattimento puro e semplice. Fable 3 infatti può essere pensato idealmente come un titolo diviso in due parti. La prima parte ci vedrà protagonisti della fuga dal castello di famiglia, lasciandoci alle spalle un fratello despota e apparentemente votato al male, impegnandoci a riconquistare la popolazione di Albion per scatenarla poi per riconquistare il trono. Nella seconda parte, una volta saliti al potere, saremo chiamati non solo a far fronte alle promesse fatte, ma anche a confrontarsi con una economia alla sbando e a prendere decisioni che potrebbero non essere gradite dal popolo (aprire un bordello o risistemare un orfanotrofio?). Oltre a, ovviamente, una terribile minaccia all'orizzonte che mette in pericolo la nostra stessa esistenza. Al giocatore viene quindi chiesto di prendere tutto un insieme di decisioni più o meno cruciali che porteranno poi alla sopravvivenza stessa del proprio popolo o al suo totale annientamento, chiedendogli spesso di prendere decisioni che, sul breve periodo, potrebbero renderlo alquanto impopolare.
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Essere quindi un Re giusto, fedele al proprio popolo, magari rimettendoci anche di tasca propria (potrete infatti versare soldi del vostro fondo nelle casse pubbliche), oppure rimangiarvi tutte le vostre promesse, mirando a solo a rinforzare il vostro esercito per far fronte all'immane minaccia che avanza inesorabile, giorno dopo giorno? A voi la scelta. Certo, dispiace che Lionhead abbia optato per fornire al giocatore limitati poteri decisionali, costringendolo a scelte forse troppo "nette" precludendogli la possibilità di interpretare la propria linea politica con toni più sfumati e inclini a soddisfare quanta più gente possibile, ma ci rendiamo conto che probabilmente le variabili da inserire sarebbero state virtualmente infinite.
Bianco o nero. A voi decidere. Due facce della stessa medaglia che sono ottimamente riprodotte sullo schermo da un comparto grafico che riprende molto lo stile classico della saga, calcando la mano per evidenziare le miserie e lo stato di abbandono morale e "fisico" delle regioni attraversate dal nostro protagonista. Basta guardare per esempio il centro industriale di Bowerstone per avere uno specchio della decadenza morale con prostitute e mendicanti ad ogni angolo della strada e bambini costretti ad essere schiavizzati nelle fabbriche antistanti il porto. Dispiace vedere che sebbene la qualità estetica del gioco sia tutto sommato migliorata rispetto a Fable 2 si trovino ancora alcuni errori come la selvaggia compenetrazione tra i poligoni che dovrebbe ormai far parte della scorsa generazione. Per il resto ci troviamo di fronte a spazi sempre vasti e variegati che invogliano l'esplorazione alla ricerca di tesori e oggetti collezionabili, puntualmente segnalati dal nostro amato amico a quattro zampe, che trova posto anche qui dopo l'esordio in Fable 2, sebbene il suo ruolo sia stato pesantemente ridimensionato.
Ottimo, come sempre, il comparto audio che trova un buon doppiaggio in italiano e un tema musicale puntuale nel suscitare le giuste emozioni nei momenti più evocativi e topici della trama.
Il terzo capitolo di Fable, sebbene siano evidenti i passi in avanti compiuti dal team di sviluppo, é ancora ad un passo da quella perfezione stilistica e di contenuti a cui Molyneux aspira. La mancanza di variabili sfumate nella gestione della politica porta spesso il giocatore a non vedere applicato correttamente il suo pensiero dovendo piegare la propria volontà sui modelli pre-confezionati da Lionhead, sentendosi quindi all'interno di un abito forse un pò troppo stretto. Inoltre la drastica rimozione dell'hud a schermo ha portato il team di sviluppo a compiere scelte drastiche che hanno portato modifiche al gameplay non sempre azzeccate, ma come lo stesso Molyneux professa fin dal primo episodio di Fable: "per ogni azione, una conseguenza".
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All'interno del Santuario potremo agilmente accedere a tutte le opzioni che riguardano il nostro personaggio, dal camerino alla sala dei trofei, a quello delle armi e delle magie, dove potremo "provare" le diverse combinazioni tra le magie sbloccabili nel corso del gioco (provate per esempio quella del tornado e la palla di fuoco). Le armi trasportabili dal giocatore non vanno oltre la spada (o martello) e un arma a raggio lungo (a scelta tra fucile e pistola). Le armi ovviamente potranno essere upgradate nel corso del gioco, rispondendo all'aumentare del livello dei nemici. La tipologia degli scontri possibili sarà quindi vincolata dalle armi in nostro possesso, potendo generalmente centrare i nostri nemici da una distanza di sicurezza (tramite la pressione del tasto LT le armi entrano in "modalità mira"), oppure tramite il classico corpo a corpo a suon di spadate, rotolate laterali e lanci di magie. La IA avversaria non rappresenta un grosso problema, dal momento che non assisteremo mai a comportamenti coerenti con una reale situazione di pericolo, ma questo rimane perfettamente in linea con lo spirito del gioco.
Uno spirito che mai come in questo caso poggia però su altre basi che vanno oltre quelle del combattimento puro e semplice. Fable 3 infatti può essere pensato idealmente come un titolo diviso in due parti. La prima parte ci vedrà protagonisti della fuga dal castello di famiglia, lasciandoci alle spalle un fratello despota e apparentemente votato al male, impegnandoci a riconquistare la popolazione di Albion per scatenarla poi per riconquistare il trono. Nella seconda parte, una volta saliti al potere, saremo chiamati non solo a far fronte alle promesse fatte, ma anche a confrontarsi con una economia alla sbando e a prendere decisioni che potrebbero non essere gradite dal popolo (aprire un bordello o risistemare un orfanotrofio?). Oltre a, ovviamente, una terribile minaccia all'orizzonte che mette in pericolo la nostra stessa esistenza. Al giocatore viene quindi chiesto di prendere tutto un insieme di decisioni più o meno cruciali che porteranno poi alla sopravvivenza stessa del proprio popolo o al suo totale annientamento, chiedendogli spesso di prendere decisioni che, sul breve periodo, potrebbero renderlo alquanto impopolare.
Essere quindi un Re giusto, fedele al proprio popolo, magari rimettendoci anche di tasca propria (potrete infatti versare soldi del vostro fondo nelle casse pubbliche), oppure rimangiarvi tutte le vostre promesse, mirando a solo a rinforzare il vostro esercito per far fronte all'immane minaccia che avanza inesorabile, giorno dopo giorno? A voi la scelta. Certo, dispiace che Lionhead abbia optato per fornire al giocatore limitati poteri decisionali, costringendolo a scelte forse troppo "nette" precludendogli la possibilità di interpretare la propria linea politica con toni più sfumati e inclini a soddisfare quanta più gente possibile, ma ci rendiamo conto che probabilmente le variabili da inserire sarebbero state virtualmente infinite.
Bianco o nero. A voi decidere. Due facce della stessa medaglia che sono ottimamente riprodotte sullo schermo da un comparto grafico che riprende molto lo stile classico della saga, calcando la mano per evidenziare le miserie e lo stato di abbandono morale e "fisico" delle regioni attraversate dal nostro protagonista. Basta guardare per esempio il centro industriale di Bowerstone per avere uno specchio della decadenza morale con prostitute e mendicanti ad ogni angolo della strada e bambini costretti ad essere schiavizzati nelle fabbriche antistanti il porto. Dispiace vedere che sebbene la qualità estetica del gioco sia tutto sommato migliorata rispetto a Fable 2 si trovino ancora alcuni errori come la selvaggia compenetrazione tra i poligoni che dovrebbe ormai far parte della scorsa generazione. Per il resto ci troviamo di fronte a spazi sempre vasti e variegati che invogliano l'esplorazione alla ricerca di tesori e oggetti collezionabili, puntualmente segnalati dal nostro amato amico a quattro zampe, che trova posto anche qui dopo l'esordio in Fable 2, sebbene il suo ruolo sia stato pesantemente ridimensionato.
Ottimo, come sempre, il comparto audio che trova un buon doppiaggio in italiano e un tema musicale puntuale nel suscitare le giuste emozioni nei momenti più evocativi e topici della trama.
Il terzo capitolo di Fable, sebbene siano evidenti i passi in avanti compiuti dal team di sviluppo, é ancora ad un passo da quella perfezione stilistica e di contenuti a cui Molyneux aspira. La mancanza di variabili sfumate nella gestione della politica porta spesso il giocatore a non vedere applicato correttamente il suo pensiero dovendo piegare la propria volontà sui modelli pre-confezionati da Lionhead, sentendosi quindi all'interno di un abito forse un pò troppo stretto. Inoltre la drastica rimozione dell'hud a schermo ha portato il team di sviluppo a compiere scelte drastiche che hanno portato modifiche al gameplay non sempre azzeccate, ma come lo stesso Molyneux professa fin dal primo episodio di Fable: "per ogni azione, una conseguenza".
Fable 3
8.5
Voto
Redazione
Fable 3
Fable 3 é forse l'esempio più emblematico della perenne insoddisfazione di Peter Molyneux. La volontà di poter dare pieni poteri di gestione del proprio regno si scontra con una mancanza di variabili che legano il giocatore a svolgere il compito seguendo non tanto la propria volontà quanto piuttosto quella decisamente ristretta dei programmatori. Quello che ne consegue é che sebbene Fable 3 si riveli per larga parte della sua durata un titolo divertente, capace di tenere incollato il giocatore davanti al monitor in attesa del gran finale, si tradisce proprio quando dovrebbe esprimere il meglio di sé. Un peccato perché il terzo capitolo della Favola di Peter Molyneux aveva davvero tutte le carte in regola per rappresentare quel gioco perfetto che, lo dice lo stesso Molyneux, non sembra essere capace di realizzare. Ottimo, imperdibile, assolutamente da avere e vivere fino all'ultima sequenza può bastare, Peter?