Fable
di
table2
Il contrasto alla base del prodotto, tra bene e male, non obbliga il giocatore a far trionfare l'uno su l'altro. L'opera dei Lionhead insiste su quest'aspetto, sicuramente uno dei pilastri portanti del gameplay e grande innovazione, ma fa sorridere come l'implementazione risulti superficiale e a tratti inutile ai fini dell'avventura. Certo, ci sono quattro finali diversi, ma il tutto induce a chiedersi se oltre a una differente accoglienza del pubblico (i png ci accoglieranno differentemente a seconda del nostro modo di comportarci) ci sia qualcosa di più concreto sotto. Sull'effettiva consistenza di questa sfaccettatura del gameplay è difficile esprimersi in termini assolutamente certi: da un lato è lodevole il tentativo di incanalare il giocatore in uno specifico contesto nel quale poter vagliare delle scelte, dall'altro la superficialità dell'implementazione stessa lascia a desiderare. Perchè quello che importa non è il giudizio che a primo acchito qualcuno potrebbe formulare, in linea di principio, ma la conoscenza approfondita di questa funzione porta a pensare che dietro ci sia una certa superficialità di fondo. Superficialità che contamina anche altri aspetti dell'avventura, alcuni banalmente evitabili come la troppa semplicità del prodotto (manca un selettore della difficoltà), altri dannatamente evidenti come la scarsa longevità.
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Non finisce qua: il problema di Fable è che riesce a coinvolgere lo spettatore grazie a raffinate soluzioni grafiche e sonore, rendendolo partecipe di uno spettacolo tanto maestoso quanto freddo e distaccato. Fable è un gioco freddo, che nonostante il velo delle apparenze mostra una trama abbozzata, qualche colpo di scena telefonato e poco altro. Manca quel qualcosa che può fare grande un gioco, il tocco di classe: in Shenmue poteva essere l'intrigo amoroso di Ryo Azuki con Nozomi, in Ico il rapporto tra questi e Yorda mentre qua, il tutto si riduce a regalare un anellino a una perfetta sconosciuta e portarla a vivere nella nostra angusta casetta. Eppure Fable gode di un timbro artistico fuori dall'ordinario e superiore ai suoi diretti avversari: grazie alla ricca ispirazione musicale, grazie alla perizia nel ricreare ambientazioni al limite tra il fantastico e il favoloso, risulta corto ma intenso, coinciso come un epigramma e sublime come una fredda poesia. Sul piano stilistico siamo su livelli altissimi. L'orizzonte visivo è ampio e l'impatto visivo quasi disarmante, anche se la problematicità di un numero di poligoni elevatissimo affiora con alcuni rallentamenti nelle fasi di gioco più concitate. Niente per cui storcere il naso, sia chiaro. L'equilibrio tra la realizzazione tecnica e la raffinatezza stilistica, che traspare in accenti fantasy dalle indubbie qualità evocative, rende Albion quel paradiso che solo le più fervide menti avrebbero potuto immaginare. Un tale spettacolo visivo eguagliato soltanto da quello audio, con una colonna sonora semplicemente sublime.
E' un vero peccato che la grave mutilazione del titolo, peraltro ravvisabile in più e più parti, abbia prodotto un gioco tutt'altro che perfetto, che anzi secerne piccoli difetti in ogni sua sfaccettatura. Eppure, nonostante tutto, Fable è uno di quei giochi che vale la pena di essere provato. Anche solo per potersi vantare di averlo fatto. Perché fable può essere un viaggio lungo un giorno, se si va spediti verso la meta, ma anche un viaggio lungo tutta la vita, se ci si ferma ad ammirare ed assaporare tutte le sfaccettature di una fantastica terra quale Albion, che si riflettono in un gameplay che di sicuro segnerà più di una riga nelle leggendarie pagine della storia videoludica citate poc'anzi. Da avere.
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Il contrasto alla base del prodotto, tra bene e male, non obbliga il giocatore a far trionfare l'uno su l'altro. L'opera dei Lionhead insiste su quest'aspetto, sicuramente uno dei pilastri portanti del gameplay e grande innovazione, ma fa sorridere come l'implementazione risulti superficiale e a tratti inutile ai fini dell'avventura. Certo, ci sono quattro finali diversi, ma il tutto induce a chiedersi se oltre a una differente accoglienza del pubblico (i png ci accoglieranno differentemente a seconda del nostro modo di comportarci) ci sia qualcosa di più concreto sotto. Sull'effettiva consistenza di questa sfaccettatura del gameplay è difficile esprimersi in termini assolutamente certi: da un lato è lodevole il tentativo di incanalare il giocatore in uno specifico contesto nel quale poter vagliare delle scelte, dall'altro la superficialità dell'implementazione stessa lascia a desiderare. Perchè quello che importa non è il giudizio che a primo acchito qualcuno potrebbe formulare, in linea di principio, ma la conoscenza approfondita di questa funzione porta a pensare che dietro ci sia una certa superficialità di fondo. Superficialità che contamina anche altri aspetti dell'avventura, alcuni banalmente evitabili come la troppa semplicità del prodotto (manca un selettore della difficoltà), altri dannatamente evidenti come la scarsa longevità.
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Non finisce qua: il problema di Fable è che riesce a coinvolgere lo spettatore grazie a raffinate soluzioni grafiche e sonore, rendendolo partecipe di uno spettacolo tanto maestoso quanto freddo e distaccato. Fable è un gioco freddo, che nonostante il velo delle apparenze mostra una trama abbozzata, qualche colpo di scena telefonato e poco altro. Manca quel qualcosa che può fare grande un gioco, il tocco di classe: in Shenmue poteva essere l'intrigo amoroso di Ryo Azuki con Nozomi, in Ico il rapporto tra questi e Yorda mentre qua, il tutto si riduce a regalare un anellino a una perfetta sconosciuta e portarla a vivere nella nostra angusta casetta. Eppure Fable gode di un timbro artistico fuori dall'ordinario e superiore ai suoi diretti avversari: grazie alla ricca ispirazione musicale, grazie alla perizia nel ricreare ambientazioni al limite tra il fantastico e il favoloso, risulta corto ma intenso, coinciso come un epigramma e sublime come una fredda poesia. Sul piano stilistico siamo su livelli altissimi. L'orizzonte visivo è ampio e l'impatto visivo quasi disarmante, anche se la problematicità di un numero di poligoni elevatissimo affiora con alcuni rallentamenti nelle fasi di gioco più concitate. Niente per cui storcere il naso, sia chiaro. L'equilibrio tra la realizzazione tecnica e la raffinatezza stilistica, che traspare in accenti fantasy dalle indubbie qualità evocative, rende Albion quel paradiso che solo le più fervide menti avrebbero potuto immaginare. Un tale spettacolo visivo eguagliato soltanto da quello audio, con una colonna sonora semplicemente sublime.
E' un vero peccato che la grave mutilazione del titolo, peraltro ravvisabile in più e più parti, abbia prodotto un gioco tutt'altro che perfetto, che anzi secerne piccoli difetti in ogni sua sfaccettatura. Eppure, nonostante tutto, Fable è uno di quei giochi che vale la pena di essere provato. Anche solo per potersi vantare di averlo fatto. Perché fable può essere un viaggio lungo un giorno, se si va spediti verso la meta, ma anche un viaggio lungo tutta la vita, se ci si ferma ad ammirare ed assaporare tutte le sfaccettature di una fantastica terra quale Albion, che si riflettono in un gameplay che di sicuro segnerà più di una riga nelle leggendarie pagine della storia videoludica citate poc'anzi. Da avere.