Fable: The Journey
di
Simone Azzarello
Un lungo e (ad ampi tratti) appassionante viaggio.
Basterebbe quest'unica riga per descrivere Fable: The Journey; nuovo episodio dell'apprezzata serie creata da Peter Molyneux, storico game designer che ha recentemente dato l'addio alla sua creatura e a Microsoft per dedicarsi allo sviluppo indipendente.
Come il titolo suggerisce, é proprio nell'esperienza del viaggio che va ricercato il significato del gioco; aspetto che Lionhead é riuscita a ricreare in maniera convincente, dando al giocatore una costante sensazione di progressione all'interno di un mondo vario e ottimamente realizzato.
Fable: The Journey é uno spin-off che sfrutta Kinect come unico metodo di controllo, abbandonando la classica fase open world in favore di una progressione su binari e un sistema di combattimento basato unicamente sugli attacchi magici.
Se questi due aspetti limitano in maniera evidente la liberta di movimento (e d'azione) é altrettanto vero che storia e narrazione assumono un ruolo -mai così- centrale nella serie, immergendo il giocatore in una sorta di favola interattiva che l'accompagna dall'inizio alla fine.
Nel gioco vestirete i panni di Gabriel, un giovane ragazzo che, durante uno sfortunato viaggio in calesse, salverà Theresa da un'antica minaccia che si é risvegliata per distruggere Albion; scoprendo ben presto di essere l'unico in grado di sventarla...
La misteriosa veggente, personaggio storico della serie rimasto fino ad oggi nell'ombra, gioca un ruolo fondamentale all'interno della storia e molti dettagli verranno rivelati sul suo passato.
Co-protagonista (insieme a Theresa) é Stella; puledra a cui Gabriel é legato da un profondo rapporto d'amicizia che si svilupperà ulteriormente nel corso dell'avventura. Stella inoltre, in delle aree specifiche che ricordano molto da vicino quelle viste in Kinectimals, dovrà essere pulita, nutrita e curata, elementi che contribuiscono a rafforzare il legame con l'animale.
Il titolo, proprio come la natura del viaggio “impone”, alterna due fasi ben distinte: una a bordo del calesse e una a piedi.
Le fasi a bordo del calesse, leggermente predominanti, sono le uniche ad averci convinto pienamente, riuscendo a trarre un reale ed evidente vantaggio dall'implementazione di Kinect. La progressione guidata risulta ben “mascherata” dal percorso obbligato da seguire mentre i comandi gestuali ben implementati garantiscono un gran livello di immedesimazione.
Le sezioni a piedi invece, pur essendo ben realizzate, mostrano il limite strutturale di Kinect per quanto riguarda gli spostamenti del personaggio; limite che é stato “superato”, in modo intelligente a nostro avviso, attraverso una progressione automatica che, sacrificando la libertà, evita al giocatore le “acrobazie” richieste da altri titoli (chi ha detto Rise of Nightmares?).
Entrambe le fasi condividono invece l'ottimo e divertente sistema di combattimento che, grazie alla combinazione dei vari attacchi magici, offre una valida alternativa al classico pad. Le varie magie, gestiti da entrambe le mani, richiedono una certa precisione per essere lanciate e la loro combinazione é determinate per ottenere un maggior quantitativo di punti esperienza.
Come la serie ci ha abituati, l'esperienza torna anche in questo episodio “alternativo” per Kinect. Una serie di potenziamenti delle magie e della carrozza possono essere infatti acquistati raccogliendo punti esperienza nel corso del gioco.
Durante le fasi a cavallo é possibile raccogliere una serie di gemme colorate, mentre (ma questo anche quando si é sul calesse) uccidendo i vari nemici si otterranno punti esperienza. Infine, anche l'interazione con Stella, a cui abbiamo precedentemente accennato, sarà d'aiuto per acquistare i vari potenziamenti a disposizione.
Il vero “elemento di rottura” rispetto al passato é la totale assenza delle scelte morali, marchio di fabbrica della serie che, visto la natura ben delineata della trama, difficilmente avrebbe trovato un'implementazione sensata. Torna invece, anche se meno presente, l'ironia tipica della serie.
A non essere cambiata é la difficoltà, ancora una volta [ed era assurdo pensare ad una virata verso l'alto in occasione di un episodio Kinect ndr] su livelli davvero troppo bassi per garantire un livello di sfida adeguato per il giocatore più esperto.
Una novità riguarda invece il comparto tecnico del gioco, sorretto per la prima volta dall'Unreal Engine. Il motore di Epic Games, rimpiazzando il datato motore proprietario di Lionhead (probabilmente in “sala trucco” in vista di un probabilissimo Fable 4 per next gen), riesce ad offrire un comparto tecnico di buon livello che, aiutato anche dalla struttura su binari, ci regala il Fable più bello di sempre a livello visivo. Una serie di difetti minori, limitabili attraverso l'installazione su hard disk, riguardano un leggero ritardo nel caricamento delle texture e qualche scatto improvviso durante le fasi a cavallo.
I risultati migliori arrivano ancora una volta dal lato artistico. I ragazzi di Lionhead hanno dimostrato una grande abilità nel caratterizzare le ambientazioni, dando quell'impronta “fiabesca” che da sempre contraddistingue la serie, puntando leggermente verso toni più cupi rispetto al passato.
Buono anche il comparto audio, con musiche in grado di dare la giusta enfasi alle varie situazioni e un doppiaggio italiano ben realizzato.
Alle circa 10 ore necessarie per finire il gioco si aggiunge la modalità Arcade che offre la possibilità di rigiocare le varie sezioni del gioco cercando di battere il punteggio dei propri amici.
Fable: The Journey é un titolo che corre il rischio di tutti gli spin-off: essere penalizzato da chi non é in grado di capirne la natura. Il titolo di Lionhead Studios, anche con i limiti strutturali imposti da Kinect, racconta un viaggio (ad ampi tratti) appassionante che consigliamo a tutti di intraprendere. Una storia ben raccontata che inizia con la tenerezza di una favola, coinvolge lungo tutto il gioco e lascia con un brivido sul finale. E se non ha l'impatto mediatico di un “titolo con il numeretto” poco importa; anzi, a noi proprio nulla.
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Basterebbe quest'unica riga per descrivere Fable: The Journey; nuovo episodio dell'apprezzata serie creata da Peter Molyneux, storico game designer che ha recentemente dato l'addio alla sua creatura e a Microsoft per dedicarsi allo sviluppo indipendente.
Come il titolo suggerisce, é proprio nell'esperienza del viaggio che va ricercato il significato del gioco; aspetto che Lionhead é riuscita a ricreare in maniera convincente, dando al giocatore una costante sensazione di progressione all'interno di un mondo vario e ottimamente realizzato.
Fable: The Journey é uno spin-off che sfrutta Kinect come unico metodo di controllo, abbandonando la classica fase open world in favore di una progressione su binari e un sistema di combattimento basato unicamente sugli attacchi magici.
Se questi due aspetti limitano in maniera evidente la liberta di movimento (e d'azione) é altrettanto vero che storia e narrazione assumono un ruolo -mai così- centrale nella serie, immergendo il giocatore in una sorta di favola interattiva che l'accompagna dall'inizio alla fine.
Nel gioco vestirete i panni di Gabriel, un giovane ragazzo che, durante uno sfortunato viaggio in calesse, salverà Theresa da un'antica minaccia che si é risvegliata per distruggere Albion; scoprendo ben presto di essere l'unico in grado di sventarla...
La misteriosa veggente, personaggio storico della serie rimasto fino ad oggi nell'ombra, gioca un ruolo fondamentale all'interno della storia e molti dettagli verranno rivelati sul suo passato.
Co-protagonista (insieme a Theresa) é Stella; puledra a cui Gabriel é legato da un profondo rapporto d'amicizia che si svilupperà ulteriormente nel corso dell'avventura. Stella inoltre, in delle aree specifiche che ricordano molto da vicino quelle viste in Kinectimals, dovrà essere pulita, nutrita e curata, elementi che contribuiscono a rafforzare il legame con l'animale.
Il titolo, proprio come la natura del viaggio “impone”, alterna due fasi ben distinte: una a bordo del calesse e una a piedi.
Le fasi a bordo del calesse, leggermente predominanti, sono le uniche ad averci convinto pienamente, riuscendo a trarre un reale ed evidente vantaggio dall'implementazione di Kinect. La progressione guidata risulta ben “mascherata” dal percorso obbligato da seguire mentre i comandi gestuali ben implementati garantiscono un gran livello di immedesimazione.
Le sezioni a piedi invece, pur essendo ben realizzate, mostrano il limite strutturale di Kinect per quanto riguarda gli spostamenti del personaggio; limite che é stato “superato”, in modo intelligente a nostro avviso, attraverso una progressione automatica che, sacrificando la libertà, evita al giocatore le “acrobazie” richieste da altri titoli (chi ha detto Rise of Nightmares?).
Entrambe le fasi condividono invece l'ottimo e divertente sistema di combattimento che, grazie alla combinazione dei vari attacchi magici, offre una valida alternativa al classico pad. Le varie magie, gestiti da entrambe le mani, richiedono una certa precisione per essere lanciate e la loro combinazione é determinate per ottenere un maggior quantitativo di punti esperienza.
Come la serie ci ha abituati, l'esperienza torna anche in questo episodio “alternativo” per Kinect. Una serie di potenziamenti delle magie e della carrozza possono essere infatti acquistati raccogliendo punti esperienza nel corso del gioco.
Durante le fasi a cavallo é possibile raccogliere una serie di gemme colorate, mentre (ma questo anche quando si é sul calesse) uccidendo i vari nemici si otterranno punti esperienza. Infine, anche l'interazione con Stella, a cui abbiamo precedentemente accennato, sarà d'aiuto per acquistare i vari potenziamenti a disposizione.
Il vero “elemento di rottura” rispetto al passato é la totale assenza delle scelte morali, marchio di fabbrica della serie che, visto la natura ben delineata della trama, difficilmente avrebbe trovato un'implementazione sensata. Torna invece, anche se meno presente, l'ironia tipica della serie.
A non essere cambiata é la difficoltà, ancora una volta [ed era assurdo pensare ad una virata verso l'alto in occasione di un episodio Kinect ndr] su livelli davvero troppo bassi per garantire un livello di sfida adeguato per il giocatore più esperto.
Una novità riguarda invece il comparto tecnico del gioco, sorretto per la prima volta dall'Unreal Engine. Il motore di Epic Games, rimpiazzando il datato motore proprietario di Lionhead (probabilmente in “sala trucco” in vista di un probabilissimo Fable 4 per next gen), riesce ad offrire un comparto tecnico di buon livello che, aiutato anche dalla struttura su binari, ci regala il Fable più bello di sempre a livello visivo. Una serie di difetti minori, limitabili attraverso l'installazione su hard disk, riguardano un leggero ritardo nel caricamento delle texture e qualche scatto improvviso durante le fasi a cavallo.
I risultati migliori arrivano ancora una volta dal lato artistico. I ragazzi di Lionhead hanno dimostrato una grande abilità nel caratterizzare le ambientazioni, dando quell'impronta “fiabesca” che da sempre contraddistingue la serie, puntando leggermente verso toni più cupi rispetto al passato.
Buono anche il comparto audio, con musiche in grado di dare la giusta enfasi alle varie situazioni e un doppiaggio italiano ben realizzato.
Alle circa 10 ore necessarie per finire il gioco si aggiunge la modalità Arcade che offre la possibilità di rigiocare le varie sezioni del gioco cercando di battere il punteggio dei propri amici.
Fable: The Journey é un titolo che corre il rischio di tutti gli spin-off: essere penalizzato da chi non é in grado di capirne la natura. Il titolo di Lionhead Studios, anche con i limiti strutturali imposti da Kinect, racconta un viaggio (ad ampi tratti) appassionante che consigliamo a tutti di intraprendere. Una storia ben raccontata che inizia con la tenerezza di una favola, coinvolge lungo tutto il gioco e lascia con un brivido sul finale. E se non ha l'impatto mediatico di un “titolo con il numeretto” poco importa; anzi, a noi proprio nulla.
Fable: The Journey
8
Voto
Redazione
Fable: The Journey
Fable: The Journey é un titolo che corre il rischio di tutti gli spin-off: essere penalizzato da chi non é in grado di capirne la natura. Il titolo di Lionhead Studios, anche con i limiti strutturali imposti da Kinect, racconta un viaggio (ad ampi tratti) appassionante che consigliamo a tutti di intraprendere. Una storia ben raccontata che inizia con la tenerezza di una favola, coinvolge lungo tutto il gioco e lascia con un brivido sul finale. E se non ha l'impatto mediatico di un “titolo con il numeretto” poco importa; anzi, a noi proprio nulla.