Fade to Silence
Capita, in alcuni progetti videoludici, di avere dei guizzi creativi interessanti; idee concettualmente intriganti che si scontrano, troppo spesso, con uno sviluppo a volte travagliato, altre con un'inefficienza da parte degli sviluppatori di concretizzare quelle idee; altre ancora per mancanza di budget. La soluzione, indipendentemente dalla casistica, è spesso quella del progetto fallimentare.
Non sappiamo in quale casistica rientri questo Fade to Silence, ma quello che possiamo tranquillamente dirvi è che il titolo sviluppato da Black Forest Games, parte da solide idee in grado di contemplare elementi survival, gestionali, roguelike e ruolistici. Ambizioni che purtroppo però, vedendo il risultato finale, non sono state assolutamente all’altezza di quello che speravamo di trovare all'interno del codice, una volta lanciato il gioco.
CORRUZIONE E DESOLAZIONE
Nel gioco vestiamo i panni di Ash, un uomo che sembra destinato a non morire mai, tenuto in vita da un legame - apparentemente - indissolubile con una sorta di entità oscura. Entità che in quel modo pare essere collegato ad una forza ancora più grande che ha letteralmente contaminato il mondo di gioco.
Un mondo che vive all’interno di un freddo perenne, in grado di tagliare con le gelide folate la pelle di qualsiasi sopravvissuto, costringendolo ad una strenua lotta per la sopravvivenza. Ash ha però un dono, un potere (probabilmente donato dall’entità che alberga dentro di lui) che gli permette di bonificare la corruzione che contamina la natura intorno a lui, ormai avvolta nell’inverno glaciale.
Una volta risvegliato, il nostro protagonista avrà dalla sua solamente la piccola Allie, sua figlia, e un piccolo rifugio rimasto intatto all’interno di un terreno dove una volta, probabilmente, era edificato un vero e proprio campo di sopravvissuti. Da questo incipit parte l’esperienza del giocatore, che sin dalle prime battute di gioco si troverà a dover affrontare un’avventura inizialmente ostica e spaesante, che chiederà a più riprese di imparare a vivere quel mondo inospitale, come una vera e propria esperienza survival. Fame, freddo e la gestione dell’accampamento sono alcuni degli elementi che bisognerà imparare a gestire nel più breve tempo possibile, pena la morte.
Fade to Silence, come dicevamo in apertura, attinge a piene mani da una serie di generi che abbiamo imparato a conoscere ormai molto bene. L’elemento principale è ovviamente quello survival, in cui il giocatore è chiamato ad esplorare la landa inospitale che fa da scenario all’avventura, procacciando cibo (vegetale e animale una volta costruito l’arco), materiale necessario a costruire nuovi oggetti da lavoro e ovviamente risorse utili alla sopravvivenza del campo, come la fondamentale legna. Una terra che ci vedrà spesso e volentieri costretti a fronteggiare nemici più o meno potenti, con un combat system che scimmiotta, senza troppo successo, quello tipico della serie “Souls”.
Proprio il combat system è uno dei primi, importanti, difetti con cui vi scontrerete durante la vostra avventura in Fade to Silence. Un sistema legnoso, monotono nella sua evoluzione (che di fatto non sussiste) e governato da una serie di animazioni assolutamente insufficienti se comparate a quelle viste in altri giochi di media fascia (non ci spingiamo oltre) in questa generazione. Pensate che è pure presenta una sorta di stealth mode, ma mai realmente efficace e d’impatto all’interno dell’esperienza.
Tornando all’esplorazione, oltre alle citate risorse, nel corso del nostro incessante peregrinare potremo imbatterci anche in una serie di sopravvissuti, spesso legati alla risoluzione di qualche quest prima di poter essere liberati. Una volta superata la richiesta della missione, il personaggio può essere ingaggiato e portato all’interno del campo, per aiutarlo a farlo crescere e prosperare. Qui si incastona l’altro elemento da cui hanno attinto gli sviluppatori del gioco, quello gestionale. Il campo potrà essere costruito, fatto prosperare e allo stesso tempo difeso. Capanne, Opifici, Fucine, Centri Medici e ovviamente tutta una serie di elementi difensivi. Salvare sopravvissuti e ricostruire il campo aumenterà costantemente le nostre chance di sopravvivenza, ma allo stesso tempo richiederà uno sforzo ulteriore in termini di recupero risorse e mantenimento della comunità.
PERSEVERANDO NASCE LA SPERANZA
Tutto semplice quindi? No per nulla. Se c’è una cosa che affascina di Fade to Silence è come il mondo è stato costruito. All’interno del gioco, nonostante gli scivoloni che vi abbiamo già raccontato, e altri che vi racconteremo, tutto ha una sua logica; niente pare essere lasciato al caso e il giocatore deve solamente imparare dai suoi errori per aumentare le chance di sopravvivenza. Il gioco vi permette di affrontare l’avventura in due differenti modalità: Eslorazione e Sopravvivenza. La prima è una sorta di versione super easy (non si sbloccano nemmeno gli obiettivi) e si ha accesso a vite e risorse illimitate.
La vera sfida sta invece nella modalità in cui il gioco è stato pensato. Attivando la difficoltà sopravvivenza, le vite saranno contate, e si chiameranno Fiamme della Speranza, quando l’ultima verrà spenta a seguito di una sciagurata morte, andremo in permadeath, e dovremo ricominciare il gioco. Tutto però non è perduto, alla nostra morte. In nostro aiuto arriverà il Circolo del Tormento: una sorta di albero di potenziamenti che renderà la nostra prossima run migliore. Pensate ad esempio ad un maggior numero di fiamme della speranza, alla possibilità di conservare una slitta per potersi muovere più velocemente sulla mappa o addirittura la possibilità di partire con una buona quantità di risorse nel vostro magazzino. Aiuti che, di volta in volta, renderanno l’inizio di ogni nuova avventura decisamente più gentile. Qualcuno di voi ha detto roguelike? Sì, c’è anche quello!
Insomma, Fate to Silence è una sorta di ratatouille di generi videoludici; un progetto sulla carta tanto affascinante quanto ambizioso, che si è però infranto davanti ad uno sviluppo confusionario e mai realmente in grado di lasciare il segno nel giocatore. Dialoghi sciapi, tecnicamente insufficiente e problematico, trama confusionaria e un protagonista che no riesce ad emergere.
Quello che rimane, dopo le ore passate in compagnia di questo gioco,è un senso di incompletezza. Il fascino della inospitale landa di Fade to Silence vi affascinerà all’impatto, ma è sulla lunga distanza che il vostro interesse potrebbe scemare, sepolto da un cumulo di gelida neve invernale e corrotta.
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Redazione