Project Zero: Maiden of Black Water
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C'é voluto poco più di un anno ma alla fine Nintendo ha ascoltato le nostre preghiere e ha portato anche in Europa Project Zero: Maiden of Black Water. Si tratta del quinto capitolo dell'apprezzata serie survival horror Fatal Frame/Project Zero, poco fortunata in termini di vendite e di conseguenza, anche di distribuzione, con alcuni episodi distribuiti in occidente, altri solo in USA ed altri ancora mai usciti dai confini giapponesi. Nonostante una vita tutt'altro che semplice, gli appassionati del genere hanno sempre trovato in questa particolare saga molti elementi in grado di affascinarli e che le hanno permesso di distinguersi da altri prodotti. Con ancora la pelle d'oca e la sensazione disturbante di non essere soli nel nostro studio, poggiamo i gamepad WiiU per raccontarvi della nostra terrificante esperienza con Project Zero: Maiden of Black Water.
Togliamoci subito un paio di dubbi critici. Al momento Project Zero: Maiden of Black Water é un'esclusiva Wii U, prodotta e pubblicata da Nintendo, e proprio come accaduto con Bayonetta 2, é praticamente impossibile che il titolo trovi il modo di approdare su altre piattaforme. Se siete appassionati della serie e del genere, fareste meglio a procurarvi la sventurata console della grande N quindi, difficilmente ve ne pentirete vista la mole di giochi di spessore, ma qui stiamo divagando. Il titolo é stato sviluppato da Koei Tecmo ma il team responsabile del gioco é sostanzialmente lo stesso che ha lavorato ai precedenti capitoli, con tanto di Makoto Shibata e Keisuke Kikuchi che tornano in veste di direttore e produttore. Questo rende Maiden of Black Water il quinto episodio a tutti gli effetti, fedele alla tradizione della serie e quindi da non perdere se siete fan.
Ora che abbiamo messo in chiaro le cose, proviamo a descrivervi senza cadere in antipatici spoiler i presupposti narrativi di questo Fatal Frame/Project Zero. Avremo tre protagonisti principali: Yuuri é una ragazza dotata di poteri speciali che le permettono di entrare in contatto con gli spiriti dei morti, e vederne gli ultimi ricordi. Le sue capacità di sensitiva le regalano visioni anche dei sogni dei vivi. Insomma, una vita piena di incubi e che l'hanno fatta cadere in depressione. Ren é un professore esperto di folclore intento a fare ricerche per il suo nuovo libro. Ed infine, più avanti nel gioco, ci verrà presentata Miu, figlia di Miku, protagonista di Prject Zero 1 e 3, a sua volta dotata di poteri simili a quelli di Yuuri. Le vicende narrate in Maiden of Black Water ruotano interamente attorno al monte Hikami, un luogo maledetto, dove le persone si recano per togliersi la vita.
Le investigazioni dei protagonisti porteranno alla luce torbidi segreti e spiriti malvagi, mettendo assieme un mosaico narrativo degno della serie e del classico genere survival horror. Dobbiamo dire che la storia, soprattutto nella prima parte, arranca un po', ma é riuscita comunque a spingerci a riaccendere la console più volte invogliati ad andare avanti per scoprire tutti i torbidi segreti delle Black Water e del monte Hikami. Aiuta anche la buona caratterizzazione di alcuni personaggi, ed in particolare di Rui, l'assistente di Ren, segretamente innamorata del professore. Non sarà l'unica ad accompagnarci nelle nostre spedizioni sul monte, ma sarà quella meglio tratteggiata e protagonista di alcuni tra i momenti più terrificanti del gioco.
Il vero punto forte di Project Zero: Maiden of Black Water non é nella narrazione, comunque, quanto più nell'atmosfera, davvero da brividi, angosciante e incredibilmente dark. Non é sicuramente un titolo per una domenica pomeriggio spensierata, per intenderci. Depressione, tendenze suicida e famigliari scomparsi sono all'ordine del giorno, senza contare la continua angoscia trasmessa dalla sensazione di essere costantemente circondati da oscure presenze spirituali, spesso vittime di avvenimenti terribili. Interessante come gli sviluppatori si siano premurati di rendere importanti anche i nemici più tradizionali, attraverso una semplice meccanica di gameplay. Una volta sconfitto uno spirito fotografandolo con la nostra Camera Obscura (più avanti vi illustriamo meglio le meccaniche di combattimento), avremo qualche istante per avvicinarci ai resti della sua presenza prima che sparisca del tutto e toccandolo assisteremo spesso ad un filmato che ci racconterà i suoi ultimi momenti da vivo. Ciò dona maggiore contesto e spessore narrativo al titolo.
Project Zero ripropone gli stilemi della serie, caratterizzandosi con un gameplay lento, basato sull'esplorazione dei livelli, raccolta di innumerevoli annotazioni e diari da leggere e ovviamente sull'eliminazione di fantasmi utilizzando una macchina fotografica speciale. Chiama Camera Obscura, questa scatta delle foto che indeboliscono ed infine uccidono una volta per tutte gli spiriti maligni. La novità é che questa meccanica ora sfrutta il Gamepad di Wii U. In pratica, ogni volta che ci sarà una presenza ostile, un segnale rosso a schermo ci evidenzierà la sua provenienza e dovremo sollevare la periferica attivando con il pulsante apposito la Camera. Attraverso lo schermo e grazie ai sensori di movimento del Gamepad, potremo puntare l'avversario, cercando di centrarlo nell'obiettivo e con il giusto tempismo, scattando una foto, lo indeboliremo fino a farlo fuori del tutto. Ad ogni colpo andato a segno, scateneremo delle reazioni, che si tradurranno in nuovi punti da far rientrare nel target, e più ne terremo al centro dell'obiettivo, maggiore sarà il danno inflitto.
Avremo a disposizione anche dei colpi speciali, diversi in base al personaggio, e legati all'equipaggiamento della Camera Obscura, potenziabile con l'avanzare del gioco. Le nostre azioni in-game ci restituiranno infatti dei punti da spendere nel menu apposito, non solo per acquistare item utili a tenerci in vita, ma anche per migliorare le capacità della nostra unica arma di sopravvivenza. Le presenze sono una costante sebbene non sempre una minaccia. Esplorando le ambientazioni compariranno infatti dei fantasmi e se saremo sufficientemente rapidi nel fotografarli otterremo dei punti. Questo elemento non solo arricchisce il gameplay con una feature accessoria che farà la gioia dei completisti, ma incrementa l'atmosfera e l'ansia. Se siete sensibili alle tematiche di spiriti e compagnia, davvero, Maiden of Black Water vi regalerà momenti da brivido.
Per quanto l'idea di trasformare il nostro Gamepad in una macchina fotografica sia intrigante, all'atto pratico, i fantasmi si muovono talmente tanto ed in tutte le dimensioni, che ci siamo ritrovati molto presto ad aiutarci con l'analogico di destra nell'aggiustare la mira. Il risultato é che il gameplay torna ad essere quello di sempre ed i sensori di movimento della periferica Wii U sono rimasti praticamente inutilizzati. Il gameplay non ne risente particolarmente, ma é chiaro che qualcosa non é andata nel verso giusto in fase di game design. Inoltre il pad viene sfruttato molto poco a parte questa funzione, qualche altra idea sarebbe stata bene accetta al fine di rendere più unica l'esperienza su Wii U. Se amate la serie ed i survival horror in generale, comunque, Project Zero: Maiden of Black Water vi saprà intrattenere a dovere, mentre dobbiamo avvisare i meno avvezzi al genere di una certa legnosità dei controlli. Il titolo é poco fluido e a tratti inutilmente macchinoso, come provenisse da un passato videoludico che ci siamo lasciati dietro ormai da diversi anni.
Nulla di trascendentale, sia chiaro, ma sicuramente gli sviluppatori avrebbero potuto cercare di svecchiare ulteriormente la formula, rinnovata in fin dei conti solo con l'implementazione della macchina fotografica a base di sensori di movimento. E dall'acqua. Il grado di "wetness" delle protagoniste sarà infatti un fattore fondamentale. Letteralmente, più saranno bagnate e maggiore sarà il loro legame col mondo spiritico. L'acqua fa infatti da tramite fra i fantasmi ed i vivi, incrementando la quantità di presenze e la loro forza. Ma ciò vale anche al contrario ed infatti i nostri attacchi saranno più efficaci tanto più saremo bagnati. A parte i facili doppi sensi, bisogna dire che questa meccanica ci é parsa troppo sottile, rappresentando più una sfumatura del gameplay che un elemento centrale.
Wii U é current-genPrima di esprimerci nel giudizio finale, vogliamo spendere qualche parola di elogio per il comparto tecnico.
Chiaramente non siamo davanti ad un prodotto in grado di rivaleggiare con i titoli di più alto profilo per la generazione corrente, ma riesce comunque a soddisfare grazie prima di tutto ad ottimi modelli dei protagonisti e ad una serie di effetti semplici ma bene pensati. Le ambientazioni non spiccano per varietà ed il backtracking é un pelo troppo presente, ma fanno il loro dovere ed alcune sono davvero ispirate. L'effetto bagnato é sicuramente un aspetto su cui il team ha lavorato, capace di donare ulteriore profondità al comparto grafico, tra l'altro curato anche tecnicamente, estremamente pulito grazie ai 1080p. Peccato per una fluidità non sempre perfetta e per la telecamera che tende ad incastrarsi nelle situazioni più dinamiche.Il comparto sonoro invece soffre di alti e bassi.
In generale l'atmosfera é buona, ma il campionario di effetti é decisamente poco vario e troppo "vecchio" se ci passate il termine. Anche le musiche non riescono a spiccare con temi o melodie particolari. Un elemento sicuramente importantissimo per i meno avvezzi alla lingua inglese. Il gioco non é stato tradotto in italiano, ciò significa che potete godervi il doppiaggio sia giapponese (consigliato per la sincronia col labiale) che inglese, e quest'ultima sarà l'unica lingua disponibile per sottotitoli, menu e quant'altro. Un vero peccato non si sia fatto un piccolo sforzo in più per aiutare un prodotto di già difficile posizionamento sul mercato.Nulla da temere sul fronte longevità, visto che la campagna principale vi porterà via una decina abbondante di ore, mentre vi attendono diversi elementi sbloccabili, come la campagna con protagonista Ayane di Dead or Alive e svariati vestiti con i quali divertirvi.
Il monte maledetto
Togliamoci subito un paio di dubbi critici. Al momento Project Zero: Maiden of Black Water é un'esclusiva Wii U, prodotta e pubblicata da Nintendo, e proprio come accaduto con Bayonetta 2, é praticamente impossibile che il titolo trovi il modo di approdare su altre piattaforme. Se siete appassionati della serie e del genere, fareste meglio a procurarvi la sventurata console della grande N quindi, difficilmente ve ne pentirete vista la mole di giochi di spessore, ma qui stiamo divagando. Il titolo é stato sviluppato da Koei Tecmo ma il team responsabile del gioco é sostanzialmente lo stesso che ha lavorato ai precedenti capitoli, con tanto di Makoto Shibata e Keisuke Kikuchi che tornano in veste di direttore e produttore. Questo rende Maiden of Black Water il quinto episodio a tutti gli effetti, fedele alla tradizione della serie e quindi da non perdere se siete fan.
Se amate gli horror forse é giunto il momento di comprarvi una Wii U
Ora che abbiamo messo in chiaro le cose, proviamo a descrivervi senza cadere in antipatici spoiler i presupposti narrativi di questo Fatal Frame/Project Zero. Avremo tre protagonisti principali: Yuuri é una ragazza dotata di poteri speciali che le permettono di entrare in contatto con gli spiriti dei morti, e vederne gli ultimi ricordi. Le sue capacità di sensitiva le regalano visioni anche dei sogni dei vivi. Insomma, una vita piena di incubi e che l'hanno fatta cadere in depressione. Ren é un professore esperto di folclore intento a fare ricerche per il suo nuovo libro. Ed infine, più avanti nel gioco, ci verrà presentata Miu, figlia di Miku, protagonista di Prject Zero 1 e 3, a sua volta dotata di poteri simili a quelli di Yuuri. Le vicende narrate in Maiden of Black Water ruotano interamente attorno al monte Hikami, un luogo maledetto, dove le persone si recano per togliersi la vita.
Le investigazioni dei protagonisti porteranno alla luce torbidi segreti e spiriti malvagi, mettendo assieme un mosaico narrativo degno della serie e del classico genere survival horror. Dobbiamo dire che la storia, soprattutto nella prima parte, arranca un po', ma é riuscita comunque a spingerci a riaccendere la console più volte invogliati ad andare avanti per scoprire tutti i torbidi segreti delle Black Water e del monte Hikami. Aiuta anche la buona caratterizzazione di alcuni personaggi, ed in particolare di Rui, l'assistente di Ren, segretamente innamorata del professore. Non sarà l'unica ad accompagnarci nelle nostre spedizioni sul monte, ma sarà quella meglio tratteggiata e protagonista di alcuni tra i momenti più terrificanti del gioco.
Survival depressive horror
Il vero punto forte di Project Zero: Maiden of Black Water non é nella narrazione, comunque, quanto più nell'atmosfera, davvero da brividi, angosciante e incredibilmente dark. Non é sicuramente un titolo per una domenica pomeriggio spensierata, per intenderci. Depressione, tendenze suicida e famigliari scomparsi sono all'ordine del giorno, senza contare la continua angoscia trasmessa dalla sensazione di essere costantemente circondati da oscure presenze spirituali, spesso vittime di avvenimenti terribili. Interessante come gli sviluppatori si siano premurati di rendere importanti anche i nemici più tradizionali, attraverso una semplice meccanica di gameplay. Una volta sconfitto uno spirito fotografandolo con la nostra Camera Obscura (più avanti vi illustriamo meglio le meccaniche di combattimento), avremo qualche istante per avvicinarci ai resti della sua presenza prima che sparisca del tutto e toccandolo assisteremo spesso ad un filmato che ci racconterà i suoi ultimi momenti da vivo. Ciò dona maggiore contesto e spessore narrativo al titolo.
Project Zero ripropone gli stilemi della serie, caratterizzandosi con un gameplay lento, basato sull'esplorazione dei livelli, raccolta di innumerevoli annotazioni e diari da leggere e ovviamente sull'eliminazione di fantasmi utilizzando una macchina fotografica speciale. Chiama Camera Obscura, questa scatta delle foto che indeboliscono ed infine uccidono una volta per tutte gli spiriti maligni. La novità é che questa meccanica ora sfrutta il Gamepad di Wii U. In pratica, ogni volta che ci sarà una presenza ostile, un segnale rosso a schermo ci evidenzierà la sua provenienza e dovremo sollevare la periferica attivando con il pulsante apposito la Camera. Attraverso lo schermo e grazie ai sensori di movimento del Gamepad, potremo puntare l'avversario, cercando di centrarlo nell'obiettivo e con il giusto tempismo, scattando una foto, lo indeboliremo fino a farlo fuori del tutto. Ad ogni colpo andato a segno, scateneremo delle reazioni, che si tradurranno in nuovi punti da far rientrare nel target, e più ne terremo al centro dell'obiettivo, maggiore sarà il danno inflitto.
Avremo a disposizione anche dei colpi speciali, diversi in base al personaggio, e legati all'equipaggiamento della Camera Obscura, potenziabile con l'avanzare del gioco. Le nostre azioni in-game ci restituiranno infatti dei punti da spendere nel menu apposito, non solo per acquistare item utili a tenerci in vita, ma anche per migliorare le capacità della nostra unica arma di sopravvivenza. Le presenze sono una costante sebbene non sempre una minaccia. Esplorando le ambientazioni compariranno infatti dei fantasmi e se saremo sufficientemente rapidi nel fotografarli otterremo dei punti. Questo elemento non solo arricchisce il gameplay con una feature accessoria che farà la gioia dei completisti, ma incrementa l'atmosfera e l'ansia. Se siete sensibili alle tematiche di spiriti e compagnia, davvero, Maiden of Black Water vi regalerà momenti da brivido.
Questione di "wetness"
Per quanto l'idea di trasformare il nostro Gamepad in una macchina fotografica sia intrigante, all'atto pratico, i fantasmi si muovono talmente tanto ed in tutte le dimensioni, che ci siamo ritrovati molto presto ad aiutarci con l'analogico di destra nell'aggiustare la mira. Il risultato é che il gameplay torna ad essere quello di sempre ed i sensori di movimento della periferica Wii U sono rimasti praticamente inutilizzati. Il gameplay non ne risente particolarmente, ma é chiaro che qualcosa non é andata nel verso giusto in fase di game design. Inoltre il pad viene sfruttato molto poco a parte questa funzione, qualche altra idea sarebbe stata bene accetta al fine di rendere più unica l'esperienza su Wii U. Se amate la serie ed i survival horror in generale, comunque, Project Zero: Maiden of Black Water vi saprà intrattenere a dovere, mentre dobbiamo avvisare i meno avvezzi al genere di una certa legnosità dei controlli. Il titolo é poco fluido e a tratti inutilmente macchinoso, come provenisse da un passato videoludico che ci siamo lasciati dietro ormai da diversi anni.
Più sarete bagnati, maggiore sarà il vostro legame con l'aldilà
Nulla di trascendentale, sia chiaro, ma sicuramente gli sviluppatori avrebbero potuto cercare di svecchiare ulteriormente la formula, rinnovata in fin dei conti solo con l'implementazione della macchina fotografica a base di sensori di movimento. E dall'acqua. Il grado di "wetness" delle protagoniste sarà infatti un fattore fondamentale. Letteralmente, più saranno bagnate e maggiore sarà il loro legame col mondo spiritico. L'acqua fa infatti da tramite fra i fantasmi ed i vivi, incrementando la quantità di presenze e la loro forza. Ma ciò vale anche al contrario ed infatti i nostri attacchi saranno più efficaci tanto più saremo bagnati. A parte i facili doppi sensi, bisogna dire che questa meccanica ci é parsa troppo sottile, rappresentando più una sfumatura del gameplay che un elemento centrale.
Wii U é current-genPrima di esprimerci nel giudizio finale, vogliamo spendere qualche parola di elogio per il comparto tecnico.
Tecnologia bagnata
Chiaramente non siamo davanti ad un prodotto in grado di rivaleggiare con i titoli di più alto profilo per la generazione corrente, ma riesce comunque a soddisfare grazie prima di tutto ad ottimi modelli dei protagonisti e ad una serie di effetti semplici ma bene pensati. Le ambientazioni non spiccano per varietà ed il backtracking é un pelo troppo presente, ma fanno il loro dovere ed alcune sono davvero ispirate. L'effetto bagnato é sicuramente un aspetto su cui il team ha lavorato, capace di donare ulteriore profondità al comparto grafico, tra l'altro curato anche tecnicamente, estremamente pulito grazie ai 1080p. Peccato per una fluidità non sempre perfetta e per la telecamera che tende ad incastrarsi nelle situazioni più dinamiche.Il comparto sonoro invece soffre di alti e bassi.
In generale l'atmosfera é buona, ma il campionario di effetti é decisamente poco vario e troppo "vecchio" se ci passate il termine. Anche le musiche non riescono a spiccare con temi o melodie particolari. Un elemento sicuramente importantissimo per i meno avvezzi alla lingua inglese. Il gioco non é stato tradotto in italiano, ciò significa che potete godervi il doppiaggio sia giapponese (consigliato per la sincronia col labiale) che inglese, e quest'ultima sarà l'unica lingua disponibile per sottotitoli, menu e quant'altro. Un vero peccato non si sia fatto un piccolo sforzo in più per aiutare un prodotto di già difficile posizionamento sul mercato.Nulla da temere sul fronte longevità, visto che la campagna principale vi porterà via una decina abbondante di ore, mentre vi attendono diversi elementi sbloccabili, come la campagna con protagonista Ayane di Dead or Alive e svariati vestiti con i quali divertirvi.