Fear Effect 2: Retro Helix
di
NO KIDS PLEASE
Riguardo i contenuti e l'atmosfera generale del gioco c'é un aspetto che é destinato a lasciare il segno. Forse tra qualche anno non ricorderete più gli anonimi puzzle che avete risolto e con tutta probabilità anche il gameplay di Retro Helix avrà ormai formato un'inestricabile melassa ludica con i concept di tutti gli altri survival horror che hanno affollato il driver della vostra PlayStation, ma non dimenticherete il crudo stupore di alcune fulminanti scene di morte in full motion video, né la sfacciataggine delle allusioni sessuali, più esplicite che sottintese, né tanto meno il viscerale cinismo dell'ambientazione in perfetto stile Blade Runner: Fear Effect 2 non é un gioco per bambini, per fortuna
Al contrario, vi sbatte in faccia con spudoratezza una serie di argomenti così detti "per soli adulti" che molti titoli del genere, pur indulgendo senza problemi in cadaveri in putrefazione e mutazioni genetiche, non osano affrontare. Per questo Retro Helix é incisivo e coinvolgente, ma solo per chi ha un'età tale da rintracciare concetti come la banalità della morte in scene che, per un bambino, sono solo una fine feroce e repentina del suo alter ego, oppure il cinismo della società ipotizzata nel gioco (non troppo distante dalla nostra, dopotutto) dove il denaro spinge tutti a servirsi di tutti con gretto utilitarismo, o le sfumature psicopatologiche della personalità dei protagonisti, Hana, Deke e Glas, lontani mille miglia dagli stereotipi degli eroi senza macchia e senza infamia di altri giochi o film d'azione
Approposito delle sbandierata relazione lesbica che dovrebbe unire le protagoniste Hana e Rain, a parte ogni considerazione su questo elemento come furbo strumento di marketing, bisogna notare come questo aspetto sia stato sviluppato con un certo gustoso autocompiacimento da parte della Kronos Digital Entertainment cosa che, indipendentemente da ogni altra riflessione, lo eleva dallo status di squallida concessione al vouyerismo, stile copertina di Panorama per intenderci, ad apertura narrativa in grado di dire qualcosa di più delle solite machofesserie in stile action movie.
Riguardo i contenuti e l'atmosfera generale del gioco c'é un aspetto che é destinato a lasciare il segno. Forse tra qualche anno non ricorderete più gli anonimi puzzle che avete risolto e con tutta probabilità anche il gameplay di Retro Helix avrà ormai formato un'inestricabile melassa ludica con i concept di tutti gli altri survival horror che hanno affollato il driver della vostra PlayStation, ma non dimenticherete il crudo stupore di alcune fulminanti scene di morte in full motion video, né la sfacciataggine delle allusioni sessuali, più esplicite che sottintese, né tanto meno il viscerale cinismo dell'ambientazione in perfetto stile Blade Runner: Fear Effect 2 non é un gioco per bambini, per fortuna
Al contrario, vi sbatte in faccia con spudoratezza una serie di argomenti così detti "per soli adulti" che molti titoli del genere, pur indulgendo senza problemi in cadaveri in putrefazione e mutazioni genetiche, non osano affrontare. Per questo Retro Helix é incisivo e coinvolgente, ma solo per chi ha un'età tale da rintracciare concetti come la banalità della morte in scene che, per un bambino, sono solo una fine feroce e repentina del suo alter ego, oppure il cinismo della società ipotizzata nel gioco (non troppo distante dalla nostra, dopotutto) dove il denaro spinge tutti a servirsi di tutti con gretto utilitarismo, o le sfumature psicopatologiche della personalità dei protagonisti, Hana, Deke e Glas, lontani mille miglia dagli stereotipi degli eroi senza macchia e senza infamia di altri giochi o film d'azione
Approposito delle sbandierata relazione lesbica che dovrebbe unire le protagoniste Hana e Rain, a parte ogni considerazione su questo elemento come furbo strumento di marketing, bisogna notare come questo aspetto sia stato sviluppato con un certo gustoso autocompiacimento da parte della Kronos Digital Entertainment cosa che, indipendentemente da ogni altra riflessione, lo eleva dallo status di squallida concessione al vouyerismo, stile copertina di Panorama per intenderci, ad apertura narrativa in grado di dire qualcosa di più delle solite machofesserie in stile action movie.