Final Fantasy IX

di Daniele Mariani

Quando si tratta di recensire una remastered di qualche vecchia gloria, è sempre difficile riuscire a valutare oggettivamente il prodotto -che mai come in questi casi è la proverbiale “somma delle parti”. Di cosa parlare? Dell’upscaling e della rispolverata grafica? Dei sentimenti e della nostalgia? Oppure discutere se si tratti di una mera operazione commerciale o se la versione realizzata abbia ancora qualcosa da offrire?

Difficile e forse fuorviante soprattutto valutare il gioco in sé, il gameplay e la storia, specie se già disponibile in versione originale su altre piattaforme: sarebbe ingiusto nei confronti del concetto stesso di remastered, che punta invece a fornirne una versione nuova ed arricchita (idealmente su ogni livello, molto spesso unicamente sul piano tecnico). Più interessante, forse, sarebbe valutare l’intera operazione sul piano della “memoria storica”, di come una remastered possa aiutare a rendere una vecchia gloria ancora rilevante: se c’è una cosa che Final Fantasy XII Zodiac Age ci ha insegnato, infatti, è che un vecchio titolo già dimenticato può ancora risultare godibilissimo da giocare, se ripulito da alcune sbavature e fornito nella sua versione più completa.

Si diceva: la memoria storica. Final Fantasy IX è forse il titolo più rappresentativo dell’intera serie grazie ad un equilibrio di ambientazioni rinascimentali, job system, evocazioni, e una narrazione capace di spaziare dal comico (i siparietti fra Zidane e Steiner) all'esistenziale (i background di Vivi e Kuja). Moogle, Chocobo e vaghi rimandi alle 12 costellazioni dello zodiaco (oltre che l’irrinunciabile mega-boss nascosto) non sono altro che la ciliegina sulla torta. Ultimo dell’era PSOne e primo a ricevere una localizzazione in italiano (una vera chimera per l’epoca), è stata una risposta quasi immunitaria alla progressione stilistica dei precedenti capitoli (sempre più cupi, dalle ambientazioni più moderne, e dalle meccaniche originali) culminata con l’ambiguo ottavo capitolo, inspiegabilmente (*wink wink*) saltato in una progressione di remastered/remake altrimenti capace di spaziare ogni episodio dal 4° al 12°.

Cosa aspetta, quindi, il giocatore che pad in mano si approcci a -questa- versione del nono capitolo?

Iniziamo col mettere le cose in chiaro: Final Fantasy IX remastered è l’edizione definitiva per il collezionista di esperienze, porting su PS4 di una versione PC che non presenta alcun contenuto aggiuntivo se non una serie di hack e cheat volti a velocizzare al più possibile l’esperienza di gioco. Dalla possibilità di impostare una modalità AUTO in battaglia fino ai soldi infiniti o al massimizzare con un click il livello di tutti i personaggi, si tratta di una serie di soluzioni pensate apposta per bypassare completamente un gameplay ormai superato su molti aspetti e andando invece al sodo dell’esperienza -assaporando la storia e i dialoghi in poche ore di impegno.

Menzione d’onore, per lo stesso discorso, alla decisione di utilizzare la versione europea come base per questa release di nuova generazione: grazie alla possibilità di selezionare la lingua di gioco fra italiano, inglese, spagnolo, francese e tedesco, il giocatore nostrano potrà avere accesso sia alla versione originale del gioco che alla famosissima localizzazione italiana -passata alla storia per il suo linguaggio PEGI 16, la cura nella scelta dei registri linguistici e una caratterizzazione dei diversi personaggi attraverso l’uso di dialetti regionali. Al singolo giocatore è lasciato il parere su queste soluzioni, che rappresentano tuttavia una possibilità interessante per chi all’epoca abbia giocato solo una delle due versioni.

Sul piano tecnico, purtroppo, stiamo parlando di una edizione che altro non è che il discusso porting della versione PC: la vecchia formula PSOne fatta di modelli poligonali su ambienti pre-renderizzati non si presta per nulla ad un upgrade tecnologico, che sebbene sprema al massimo i modelli di nemici e personaggi lascia tuttavia sgranati gli ambienti circostanti (oltre che i famosi FMV “di sfondo”).