Final Fantasy X-2
di
Antonio '[R-W]' Norfo
table_img_2
table2
Inizialmente più per intuito che per riflessione andremo ad attaccare (al pari dei nemici) quasi immediatamente, rendendo tanto frenetici quanto intriganti gli incontri casuali. Con la dovuta dimestichezza si impara presto a padroneggiare il fulmineo Battle System e si entra nel campo pseudo-tattico facendo uso e abuso delle varie Chains e riuscendo a calcolare i giusti ritmi per sorprendere in controtempo i nemici (senza per questo rinunciare all'enfasi ed alla rapidità). A dimostrare ulteriormente che Final Fantasy X-2 ripudia tutto quanto sia stasi sta una maggiore dose d'azione presente anche nell'esplorazione degli ambienti dove sarà possibile (attraverso la pressione del tasto cerchio al momento e al posto giusto) saltare, scendere e scalare con una frequenza neppure tanto bassa. Altra metamorfosi è incarnata nella struttura a missioni che, oltre a ritmare il racconto in maniera differente dal passato, rappresenta un mezzo mascherante per ovviare ad alcune mancanze narrative. L'essenza del copione, infatti, è complessivamente effimera e non regge il confronto con i massimi esponenti della serie e del genere (fortunatamente non ne ha nemmeno le pretese). Il team di sviluppo supervisionato da Yoshinori Kitase (Producer) ha inoltre messo a disposizione (come da consuetudine) svariate sottostorie che complessivamente aumentano non di poco la varietà e la grande libertà d'azione che il corso dell'avventura, assolutamente non lineare, offre sin dall'inizio. Tuttavia si consideri che al fine di completare il gioco al 100%, vedendone il finale migliore, occorre non effettuare sbalzi tra un capitolo e l'altro (i capitoli narrativi sono cinque).
0
Ultimarlo nella sua interezza al primo colpo è sì possibile, ma particolarmente difficile (soprattutto se si è disattenti ai dettagli) ed è per questo che verrà particolarmente utile ed apprezzabile la possibilità di iniziare il gioco più volte (nella modalità Plus) conservando la propria Inventory e le abilità apprese nelle precedenti sedute.
A lifetime of memories
Il titolo eredita il lussuoso motore grafico di Final Fantasy X, stilisticamente e tecnicamente una fra le meraviglie dell'hardware Playstation 2 (anche a quasi tre anni dalla sua prima apparizione). Il ruolo degli addetti non si è limitato al mero copia e incolla ma emerge nelle migliorie apportate quali la maggior verosimiglianza delle movenze labiali delle protagoniste (ben visibili nelle simpatiche smorfie di Rikku), i cali di clipping oramai quasi del tutto assenti ed un effetto aliasing ampiamente ridotto soprattutto all'interno dei combattimenti. Inoltre le tre protagoniste e tutti i personaggi subalterni godono tutti di un'eccellente texturizzazione e di un altrettanto ottimo numero di poligoni, ennesimo vanto di un reparto visivo sopra la media. Ad assecondare la trama stanno invero le innumerevoli scelte stilistiche come gli allegri cromatismi, la sontuosità di alcune vedute paesaggistiche (la cui visione sarà accompagnata da una telecamera dinamica pregevolissima) e l'indubbio fascino che scaturisce dalle architetture di fantasia (valido esempio sono le "Floating Ruins", esplorabili nei primi frangenti di gioco). Le locazioni visitabili appartengono in parte alla Spira conosciuta (spesso con cambiamenti morfologici ben evidenziati) e in parte alla Spira ignota (nuovi angoli di quelle misteriose lande ci sveleranno i loro segreti). E' sull'ambito del sonoro che emergono le prime debolezze giacchè i pochi accenni jazz e gli sporadici momenti emozionanti rappresentano le eccezioni e non la regola di una Sound Track altalenante. Di stampo commerciale è uno dei due pezzi melici del gioco, il già citato "Real Emotion", in misura meno predominante lo è l'ending theme: "1000 words".
Un paragone con Nobuo Uematsu (al tempo indaffarato sui pentagrammi di Final Fantasy XI) sarebbe scomodo per i due compositori Noriko Matsueda e Takahito Eguchi, già ascoltati in "The Bouncer", tuttavia è innegabile che le differenti potenzialità ed esperienze si notano subito anche per l'orecchio meno attento, così come del resto potrebbero apparire opinabili tutte le sfumature modaiole partorite dall'eccentrica mente di Tetsuya Nomura (sempre lodevole invece sul piano del character design e dei portraits che arricchiscono gli ammirevoli menu).
This is Another Story
Final Fantasy X offriva una visuale del mondo più mesta e seria e del pathos della sua trama (e della sua Sound Track capolavoro) in Final Fantasy X-2 non c'è traccia. Logicamente, giacchè gli eventi sono ben altri e i polimorfismi presenti sono tutti giustificabili (apprezzabili o non, questo è un altro discorso) da quel grande e unico cambiamento che ha spento Yu Yevon due anni prima e che ha influenzato ineluttabilmente la morfologia, la società e le personalità.
Se c'è una cosa che non è cambiata quella è la conversione per il mercato Pal, ancora una volta sotto le aspettative. Le bande nere che affliggevano Final Fantasy X sono state ereditate dal suo seguito e la presenza di un tanto agognato selettore 50/60 hz sembrava evidentemente (ed erroneamente) poco influente. L'adattamento linguistico per il nostro bel stivale potrebbe far storcere il naso ai più assidui appassionati della saga e a tutti coloro che preferiscono (almeno nelle parole-chiave) la nomenclatura anglosassone. Eppure questi turpi inconvenienti non fanno perdere al titolo la sua attrattiva che con la forza di un fantastico sistema di combattimenti ha le potenzialità di far dimenticare non solo di essere abitanti di quel continente chiamato Europa (a dir poco bistratto sul campo videoludico), ma fa anche soprassedere su tutte quelle lievi andature zoppicanti che il gioco si trascina dietro.
Bless the crystals!
213
table2
Inizialmente più per intuito che per riflessione andremo ad attaccare (al pari dei nemici) quasi immediatamente, rendendo tanto frenetici quanto intriganti gli incontri casuali. Con la dovuta dimestichezza si impara presto a padroneggiare il fulmineo Battle System e si entra nel campo pseudo-tattico facendo uso e abuso delle varie Chains e riuscendo a calcolare i giusti ritmi per sorprendere in controtempo i nemici (senza per questo rinunciare all'enfasi ed alla rapidità). A dimostrare ulteriormente che Final Fantasy X-2 ripudia tutto quanto sia stasi sta una maggiore dose d'azione presente anche nell'esplorazione degli ambienti dove sarà possibile (attraverso la pressione del tasto cerchio al momento e al posto giusto) saltare, scendere e scalare con una frequenza neppure tanto bassa. Altra metamorfosi è incarnata nella struttura a missioni che, oltre a ritmare il racconto in maniera differente dal passato, rappresenta un mezzo mascherante per ovviare ad alcune mancanze narrative. L'essenza del copione, infatti, è complessivamente effimera e non regge il confronto con i massimi esponenti della serie e del genere (fortunatamente non ne ha nemmeno le pretese). Il team di sviluppo supervisionato da Yoshinori Kitase (Producer) ha inoltre messo a disposizione (come da consuetudine) svariate sottostorie che complessivamente aumentano non di poco la varietà e la grande libertà d'azione che il corso dell'avventura, assolutamente non lineare, offre sin dall'inizio. Tuttavia si consideri che al fine di completare il gioco al 100%, vedendone il finale migliore, occorre non effettuare sbalzi tra un capitolo e l'altro (i capitoli narrativi sono cinque).
Ultimarlo nella sua interezza al primo colpo è sì possibile, ma particolarmente difficile (soprattutto se si è disattenti ai dettagli) ed è per questo che verrà particolarmente utile ed apprezzabile la possibilità di iniziare il gioco più volte (nella modalità Plus) conservando la propria Inventory e le abilità apprese nelle precedenti sedute.
A lifetime of memories
Il titolo eredita il lussuoso motore grafico di Final Fantasy X, stilisticamente e tecnicamente una fra le meraviglie dell'hardware Playstation 2 (anche a quasi tre anni dalla sua prima apparizione). Il ruolo degli addetti non si è limitato al mero copia e incolla ma emerge nelle migliorie apportate quali la maggior verosimiglianza delle movenze labiali delle protagoniste (ben visibili nelle simpatiche smorfie di Rikku), i cali di clipping oramai quasi del tutto assenti ed un effetto aliasing ampiamente ridotto soprattutto all'interno dei combattimenti. Inoltre le tre protagoniste e tutti i personaggi subalterni godono tutti di un'eccellente texturizzazione e di un altrettanto ottimo numero di poligoni, ennesimo vanto di un reparto visivo sopra la media. Ad assecondare la trama stanno invero le innumerevoli scelte stilistiche come gli allegri cromatismi, la sontuosità di alcune vedute paesaggistiche (la cui visione sarà accompagnata da una telecamera dinamica pregevolissima) e l'indubbio fascino che scaturisce dalle architetture di fantasia (valido esempio sono le "Floating Ruins", esplorabili nei primi frangenti di gioco). Le locazioni visitabili appartengono in parte alla Spira conosciuta (spesso con cambiamenti morfologici ben evidenziati) e in parte alla Spira ignota (nuovi angoli di quelle misteriose lande ci sveleranno i loro segreti). E' sull'ambito del sonoro che emergono le prime debolezze giacchè i pochi accenni jazz e gli sporadici momenti emozionanti rappresentano le eccezioni e non la regola di una Sound Track altalenante. Di stampo commerciale è uno dei due pezzi melici del gioco, il già citato "Real Emotion", in misura meno predominante lo è l'ending theme: "1000 words".
Un paragone con Nobuo Uematsu (al tempo indaffarato sui pentagrammi di Final Fantasy XI) sarebbe scomodo per i due compositori Noriko Matsueda e Takahito Eguchi, già ascoltati in "The Bouncer", tuttavia è innegabile che le differenti potenzialità ed esperienze si notano subito anche per l'orecchio meno attento, così come del resto potrebbero apparire opinabili tutte le sfumature modaiole partorite dall'eccentrica mente di Tetsuya Nomura (sempre lodevole invece sul piano del character design e dei portraits che arricchiscono gli ammirevoli menu).
This is Another Story
Final Fantasy X offriva una visuale del mondo più mesta e seria e del pathos della sua trama (e della sua Sound Track capolavoro) in Final Fantasy X-2 non c'è traccia. Logicamente, giacchè gli eventi sono ben altri e i polimorfismi presenti sono tutti giustificabili (apprezzabili o non, questo è un altro discorso) da quel grande e unico cambiamento che ha spento Yu Yevon due anni prima e che ha influenzato ineluttabilmente la morfologia, la società e le personalità.
Se c'è una cosa che non è cambiata quella è la conversione per il mercato Pal, ancora una volta sotto le aspettative. Le bande nere che affliggevano Final Fantasy X sono state ereditate dal suo seguito e la presenza di un tanto agognato selettore 50/60 hz sembrava evidentemente (ed erroneamente) poco influente. L'adattamento linguistico per il nostro bel stivale potrebbe far storcere il naso ai più assidui appassionati della saga e a tutti coloro che preferiscono (almeno nelle parole-chiave) la nomenclatura anglosassone. Eppure questi turpi inconvenienti non fanno perdere al titolo la sua attrattiva che con la forza di un fantastico sistema di combattimenti ha le potenzialità di far dimenticare non solo di essere abitanti di quel continente chiamato Europa (a dir poco bistratto sul campo videoludico), ma fa anche soprassedere su tutte quelle lievi andature zoppicanti che il gioco si trascina dietro.
Bless the crystals!
Final Fantasy X-2
8
Voto
Redazione
Final Fantasy X-2
Final Fantasy X-2 ha l'enorme pregio di divertire e far rivisitare locazioni ormai entrate nei cuori di milioni di giocatori. Suoi complici sono un sistema di combattimenti versatile e frenetico ed una natura da sequel (arma invero a doppio taglio) che per la prima volta approda nella saga di paternità "Sakaguchiana". Una struttura ramificata in missioni, un finale perfetto da perseguire, segreti e sottostorie da svelare ed una domanda che affligge tanto noi quanto la dolce Yuna. La diciannovenne figlia di Braska è accompagnata per l'occasione dalla radiosa Rikku e dalla new entry Paine e insieme andranno alla caccia di sfere e di ricordi, vestendo i panni di svariati jobs e incontrando per la perigliosa via vecchie e nuove facce. La versione nostrana è penalizzata rispetto a quella Ntsc da un adattamento linguistico spesso cacofonico e risibile, da fastidiose bande nere e dall'assenza di un selettore 50/60 hz che oggi, anno domini 2004, risultano mancanze ormai inaccettabili. Difetti che tuttavia scalfiscono appena un encomiabile motore grafico ed un'esperienza che per quanto spensierata e inferiore rispetto alle antecedenti risulta decisamente appetibile per la sua atipicità (eccettuando le scelte stilistiche "fashion oriented").