Final Fantasy XII: The Zodiac Age
“Questa è la storia di un tempo lontanissimo”, potrebbe cominciare questa recensione. I fan di lunga data conosceranno bene il percorso artistico della serie di Final Fantasy, dai disperati esordi ispirati al fantasy occidentale fino alla mitologia della Fabula Nova Crystallis -passando per i temi maturi e le ambientazioni tecnologiche del trittico VI / VII / VIII. Giocare a Final Fantasy XII The Zodiac Age oggi, a pochi mesi dall’uscita del quindicesimo capitolo, significa fare i conti con tutto quello che la serie è riuscita a rappresentare per moltissimi anni -e questa reincarnazione ne rappresenta la versione perfezionata servita sul mercato alla giusta temperatura.
Final Fantasy XII The Zodiac Age, molto più che semplice remastered, si basa sulla tipica tradizione delle versioni International della serie–“ristampe” destinate al solo Giappone e arricchite da una serie di piccole e grandi modifiche sviluppate solamente durante il processo di localizzazione. Final Fantasy VII International portò in sol levante le famose Weapon, ad esempio (realizzate solo per la versione USA), mentre per Final Fantasy X International toccò a molto più materiale, come la Sferografia Avanzata e una lunga lista di boss aggiuntivi (dagli Eoni Oscuri a Der Richter/Penance, presenti poi nella versione europea)
Vediamo di parlare quindi delle caratteristiche che differenziano -questa- versione di Final Fantasy XII dalle sue due precedenti release: in primo luogo, Final Fantasy XII The Zodiac Age porta in dote agli utenti Playstation 4 non solo il famigerato Zodiac Job System e le sue 12 License Board alternative (finora riservato appunto alla versione International, a sola esclusiva per il mercato giapponese), ma anche la possibilità di assegnare un secondo Job ad ogni personaggio una volta ottenuto il primo Esper nella storia.
(Per chi non fosse familiare con il singolare sistema di skill utilizzato nel titolo, basti sapere che si trattava originariamente di una sorta di tabella periodica sulla quale procedere ordinatamente di casella in casella in ogni direzione, acquistando sulle varie caselle ogni genere di potenziamento: dagli incantesimi ai bonus alle statistiche, comprendendo anche per la possibilità di equipaggiare alcune armi & oggetti.)
La soluzione del Zodiac Job System, ovvero la separazione di tutte le abilità acquistabili in 12 license board (separate tematicamente per competenze ed ispirate al lore dei dodici Zodiac Braves della saga di Ivalice), venne implementata infatti come risposta alla scarsa customizzazione dovuta alla presenza di un unico board: laddove nella versione International la decisione di quale Job assegnare ad ogni personaggio era irreversibile ed effettuata quasi alla cieca nelle primissime ore di gioco, The Zodiac Age lascia al giocatore molto più spazio di manovra garantendo non solo una seconda opportunità nel caso di un party mal progettato, ma facendo finalmente esplodere la maggiore flessibilità del sistema Gambit -la proto-intelligenza artificiale del party costruibile con una serie di semplici operatori logici.
Fra le innovazioni sempre presenti nella versione International e qui mantenute abbiamo alcune interessanti feature minori (New Game +; controllo degli Ospiti in battaglia; una mappa migliorata; una modalità a velocità aumentata, attivata dal tasto L1, per un migliore scorrimento delle fasi di esplorazione), alcuni bilanciamenti fra i livelli e le scuole dei vari incantesimi, e specialmente l’inserimento della modalità Trial -un gauntlet da 100 battaglie che promette di mettere alla prova persino i party meglio costruiti. Fra le feature maggiori, segnaliamo il grosso cambio di rotta riguardo alle Apoteosi /Overdrives (che ora non necessitano più di MP, ma possiedono una loro bassa non dissimile dalle più classiche Limit Break), e la possibilità sia di controllare gli Esper in battaglia che di modificarne i Gambit -sempre all’insegna di una maggiore flessibilità.
Giusto due parole sul comparto narrativo: Final Fantasy XII The Zodiac Age non interviene ad alterare nessun elemento di quella che è una fra le trame con più potenziale mai costruite attorno ad un Final Fantasy, seppure con le proprie imperfezioni. La storia di Baltier, Fran, Basch e Ashelia tratta dei temi di guerra, intrighi politici e complotti millenari tipici dell’universo narrativo della Ivalice Alliance e già ispirati al profondissimo Final Fantasy Tactics (forse uno degli spin off più riusciti della serie principale) -anche se il tentativo di raccontare una storia matura e moralmente ambigua andò incontro già all’epoca a diversi ostacoli, primo fra tutti l’inserimento coatto di personaggi più affini alla demografica shonen.
Nemmeno la più radicale delle remastered potrebbe offrire una soluzione a queste problematiche, è chiaro, e all’utente non resta che apprezzare l’opera nella sua totalità: scopo dichiarato degli autori è stato quello di fornire non solo un semplice svecchiamento tecnico, ma anche di trovare nuovi modi per rende l’esperienza di gioco migliore e più accessibile ai nuovi giocatori. Da questo punto di vista, The Zodiac Age è un completo successo, un ottimo esercizio nel modernizzare un gioco che, ai suoi tempi, fu già un esercizio di modernizzazione per un genere