Fire Emblem

di Antonio 'Treasure Hunter' Norfo

Nelle manovre di spostamento inoltre occorrerà muovere le unità all'interno dei villaggi presenti (visitando i borghi si evita loro la distruzione e talvolta si possono assoldare nuovi compagni e accedere a delle sottomissioni).
Talvolta bisognerà parlare con determinati personaggi al fine di convincerli e non di secondo piano sarà l'assidua visita ad armerie ed empori (più in là, ad accompagnarci nella spedizione, vi sarà il mercante Merlinus e la sua preziosissima tenda da proteggere).
Altro colpo di classe, già noto agli estimatori di Fire Emblem, sono le affinità tra personaggi; collocando due guerrieri costantemente vicini avverrà infatti che essi, di battaglia in battaglia, inizino a parlarsi ed incitarsi impreziosendo così il di per sé solido copione.
Le classi sono molteplici e varie ed utilizzato uno specifico oggetto (Hero's Crest) sarà possibile (è consigliabile farlo una volta raggiunto il livello massimo, cioè il ventesimo) evolvere alcune classi basilari in altre più avanzata (con abilità in più e con una più trattenuta distribuzione dei punti esperienza).
Padroneggiare a dovere la meccanica di gioco non sarà il principale problema, eppure Fire Emblem è uno strategico impegnativo e talvolta capace di veri e propri attimi di frustrazione. Alla base di tutto sta la morte dei membri delle truppe; niente resurrezione o altro: morto un compagno, non se ne fa un altro (uccisi i personaggi principali il gioco va automaticamente in Game Over).
Questo comporta una sola alternativa (per quanti chiaramente non vogliano privarsi di preziosi alleati): iniziare nuovamente il capitolo. Potremmo avanzare come attenuante la verosimiglianza, ma maggiore importanza ricopre in tal caso l'attenzione che necessariamente le missioni richiedono ai loro strateghi. Come novelli Leonida dovremmo sempre confrontarci contro un nemico sempre in superiorità numerica e sarà nei momenti più concitati che la personale materia grigia svolgerà l'unico ruolo di "deus ex machina" concepito dal codice videoludico (e cavalleresco) di Fire Emblem.

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La parte da leone dell'intero reparto estetico la svolge senza alcun dubbio la colonna sonora, varia, mai tediosa ed assolutamente rara per quanto concerne il panorama Game Boy Advance (tutte le tracce possono essere ascoltate a piacimento accedendo negli extra alla "Sound Room").
Graficamente il titolo Intelligent System si presenta spartano (si abbraccino tutti i significati del termine) nelle fasi di spostamento su mappa, ma una volta giunti nelle sezioni di combattimento effetti luce, animazioni (soprattutto quelle dei critical hits) e fasto la fanno da padroni. Eccezionale d'altra parte il character design (apprezzabile sì nei piccoli portraits ma in maggior misura nei dialoghi d'intermezzo) e tutte le scelte cromatiche di tutti gli artworks che questa cartuccia donerà ai suoi fruitori.
Come esperienza globale Fire Emblem non esce sconfitto nel confronto con gli altri strategici che affollano il portatile della casa di Kyoto, anzi: vuoi per narrazione, vuoi per sfida proposta ed impegno richiesto, esso avanza meriti per la vittoria difficilmente irriconoscibili.
Talvolta frustrante, ma l'eroismo e la forza dello stratega risiedono nei più coraggiosi e certamente le due modalità extra disponibili a gioco ultimato (una ci vede vestire i panni di Hector, l'altra è un preoccupante "Hard Mode" in regalo) rappresentano la ciliegina sulla torta per un'epica avventura come non se ne vedevano ormai da tempo. Ci sono voluti quattordici anni perché un episodio della serie uscisse al di fuori dei confini nipponici, adesso è tempo di godere del frutto della lunga attesa e di sperare che i futuri tasselli della saga non ci vengano mai più preclusi.

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