Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia

di Daniele Mariani

Quella di Fire Emblem è una serie che ha seguito fedelmente Nintendo fin dagli inizi più oscuri del genere sui primi NES. Spesso relegata a brand di secondo piano ed incapace di duellare alla pari con i mostri sacri del settore (a causa del suo essere prevalentemente un jRpG strategico), Fire Emblem ha sempre alternato release su handheld a titoli più corposi per le ammiraglie della grande N come Gamecube e Wii fino alla release di Awakening per 3DS, un capolavoro che venne concepito ai tempi come un capitolo di addio a un brand in costante declino -e che invece risollevò la serie dalle ceneri catapultandola al centro dell’attenzione con la successiva release di Fates nelle triplici vesti di Birthright, Conquest, e Revelation.

In tutto questo, Shadows of Valentia arriva sul mercato mondiale come completo remake del vecchissimo Fire Emblem Gaiden -il secondo capitolo della saga comparso su Famicom (si, Famicom) nel lontanissimo 1992 e mai uscito dal Giappone. A causa di alcune scelte stilistiche, Gaiden è stato a lungo considerato una sorta di pecora nera all’interno della serie -stupisce quindi come Intelligent Systems abbia deciso di proseguire con questa fusione fra vecchio e nuovo una serie salvata da morte certa grazie agli ultimi due titoli.

Inziando dalle basi: Shadows of Valentia racconta la storia dei giovani Alm e Celica, amici di infanzia presto separati e costretti a reincontrarsi sui fronti opposti di una guerra per l’unificazione del continente di Valentia -una guerra che è solo l’ombra del conflitto eterno fra gli dei fondatori dei due regni di Rigel e Sofia. Sebbene le tematiche alla base rimangano le stesse tipiche dell’epoca seminale che ha partorito, fra altri, anche la serie di Final Fantasy e Dragon Quest, il team di Intelligent Systems è riuscito a compiere un ottimo lavoro di svecchiamento, sia sul campo del character design che per quanto riguarda i testi dei dialoghi ed il ritmo della progressione di gioco -spesso criticati in Fire Emblem Gaiden a causa della sua natura arcaica e peculiare rispetto agli altri capitoli della serie.

Fire Emblem Gaiden ha infatti sempre rappresentato, come già anticipato, un figlioccio adottivo della serie -principalmente a causa di alcuni elementi introdotti come esperimenti all’epoca (ad esempio la presenza di una mappa overworld liberamente esplorabile), e solo in seguito costituiti come stonature rispetto alle tipicità dei vari Fire Emblem. Shadows of Valentia punta, come remake, a mantenere intatto il “feeling” dell’originale attraverso una serie di scelte più che azzeccate sul piano stilistico, ma che faranno storcere il naso ai giocatori e ai fan più recenti della serie.

Andando per ordine: Shadows of Valentia mantiene ovviamente intatto il gameplay alla base della serie, quello dell’RpG strategico su piccola scala composto da unità di personaggi ben caratterizzati -con una particolare attenzione ai rapporti interpersonali, resi attraverso brevi dialoghi e costruiti grazie ad ogni interazione sul campo di battaglia (come cure o fiancheggiamenti). Sempre presente, come punto caratterizzante della serie, la possibilità di scegliere sia diversi livelli di difficoltà che la possibilità "hardcore" di considerare perse per sempre le unità uccise in battaglia.

A differenza degli altri capitoli, tuttavia, Shadows of Valentia presenta anche le caratteristiche che hanno contribuito a rendere peculari Fire Emblem Gaiden: del tutto assente, ad esempio, il triangolo sasso-carta-forbice per quanto riguarda i rapporti di forza fra le diverse unità - staple della serie ma introdotto solo successivamente a Gaiden con Genealogy of the Holy War.

Assente, sempre per motivi storici, il sistema di lento decadimento delle armi: i personaggi in Shadows of Valentia hanno ora bisogno di equipaggiare solo armi e armature particolari, e né queste ne quelle fornite di default ad ogni unità potranno mai rompersi. Sempre parlando di armi, molte tipologie di equipaggiamento possono sbloccare l’uso di diverse abilità (sia offensive che difensive) utilizzabili esclusivamente mantenendo la stessa arma equipaggiata; a limitare l’uso di queste abilità, così come di qualsiasi spell disponibile a maghi o chierici, è presente un costo da pagare in HP.

Le particolarità della natura “remake” di Shadows of Valentia non si limitano certo al combattimento: il gioco introduce alcuni segmenti di dungeon crawling in terza persona (come “trasposizione” stilistica dei famosi dungeon esplorabili in Gaiden, una delle tante atipicità di quel titolo), oltre alla possibilità di esplorare città e villaggi attraverso una semplicissima interfaccia a metà fra la graphic novel (con cui parlare ai vari PNG iniziando e portando a compimento alcune sidequest) e il punta-e-clicca, con cui interagire con gli ambienti perquisendo le varie location alla ricerca di consumabili ed equipaggiamenti.

Shadows of Valentia, insomma, è un Fire Emblem decisamente atipico -un remake fedele di un capitolo fra i più discussi della serie, con cui Intelligent Systems ha probabilmente voluto testare le acque sul futuro del brand dopo gli inaspettati successi degli ultimi episodi. Il rimando all'epoca 8-bit è costante sia nelle tematiche trattate (Divinità! Cattivi monodimensionali! Agnizioni!) che nel character design, ma il lavoro di limatura è stato compiuto con tocco volutamente leggero: sono ancora presenti a livello di gameplay alcune caratteristiche "arcaiche" tipiche del periodo (come una grossa preferenza per la "lunghezza" delle battaglie piuttosto che sulla loro complessità), mentre alcuni degli elementi più caratteristici degli ultimi episodi della serie (come i matrimoni) sono del tutto assenti.

Il tutto non produce affatto una esperienza negativa, ma 25 anni sono tanti -e si sentono: da molti punti di vista, Shadows of Valentia è più una finestra sul passato, (dedicata ai fan di vecchio corso della saga) che un nuovo capitolo per gli appassionati avvicinati grazie ad Awakening o Fates.