Firefighter F.D. 18
di
Questo è forse l'unico lato del gameplay capace di suscitare interesse ai suoi fruitori. Infatti descritto strutturalmente vien da sé analizzare Firefighter F.D.18 sul piano della debole costanza ludica. La poco ricercata componente arcade del titolo porta ad un senso di ripetitività degli eventi fin troppo tangibile lungo le quasi dieci ore di gioco, e il lato disadorno delle decorazioni e delle scelte cromatiche (con una ovvia, ma esagerata, predominanza del fuoco e del fumo riprodotti su schermo) poco aiutano ad una grafica, supportata da un selettore 50/60 hz, che stilisticamente non va alla ricerca dell'onore visivo (pur adempiendo ai propri compiti sui modelli antropomorfici abbastanza verosimili). Parimenti si potrebbe affermare per l'accompagnamento musicale (dall'assente capacità di meravigliare) e per il parlato, dalla consistenza e dal pathos pari a quelli di un film hollywoodiano di infima fattura (medesimo commento tocca alla sceneggiatura ed alle tematiche della trama). La colonna sonora prova timidamente a infondere coraggio e al contempo gravosa tensione, ma risulta nel complesso fallimentare e insoddisfacente.
Sul piano del concept si potrebbe discutere per ore, ma certamente la rarità di un gioco ambientato sulle vicissitudini di un vigile del fuoco poteva avere uno sviluppo creativo dal migliore esito e, visti i nomi interpellati, il risultato finale poteva avere decisamente diversa forma (non basta certo calcare strade frequentate da pochi, occorre anche ingegnarsi sul come farlo). Il titolo ha pochissimi spunti ludici interessanti (anzi ne ha uno solo: la testé citata presenza di boss "infernali") e non verrà certo ricordato dalle future generazioni giocatrici per particolarità ed unicità tematica. Un action, in definitiva, senza troppe pretese, con un protagonista ornato di vesti indossate da encomiabili uomini che salvano la vita dei loro simili ogni singolo e reale giorno dell'anno solare. Ironia della sorte (sarebbe meglio dire dei nomi), ma Firefighter F.D.18 piomba proprio in quel limbo del videogioco di chi non sa osare e di chi si accontenta di accontentare.